Google sposta la produzione dalla Cina per evitare i dazi di Trump
Google avrebbe deciso di spostare la produzione dalla Cina a Taiwan (o altre nazioni) per evitare i dazi imposti da Trump. Attualmente sarebbero coinvolti i prodotti della linea Nest e le schede madri per server.
di Mattia Speroni pubblicata il 13 Giugno 2019, alle 12:41 nel canale WebGoogleNest
La guerra tra USA e Cina sta continuando a modificare il mercato. Ultima novità non riguarda però Huawei, come già visto nei giorni scorsi, ma Google. La società di Mountain View starebbe infatti spostando la produzione dei dispositivi hardware al di fuori della Cina evitando così i dazi decisi da Donald Trump.
In particolare Google avrebbe spostato la produzione di alcuni prodotti di Nest (in particolare dei termostati) e hardware dedicato ai server. Già ora molti componenti vengono prodotti non in Cina ma nella vicina Taiwan (o in Malesia), come la parte relativa alle schede madri. Questo permette a Google di non subire i dazi del 25%.
Sempre Bloomberg riporta che l'aver spostato la produzione di schede madri dalla Cina non riguarderebbe le possibilità di spionaggio di cui si parlò negli scorsi mesi quanto proprio le problematiche legate ai dazi. In particolare sarebbero proprio le schede madri "il problema" e non i rack completi che attualmente non sarebbero colpiti dagli aumenti, secondo quanto riportato.
In risposta ai dazi imposti da Trump, il governo cinese avrebbe inasprito i controlli contro aziende statunitensi rendendo la situazione commerciale difficile. Questo potrebbe spingere non solo Google, ma anche altre aziende statunitensi a lasciare la Cina come sede produttiva e spostarsi in altre nazioni come Taiwan, Vietnam, India oppure Messico (se non addirittura tornare negli USA).
19 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoMa rimane il fatto che spostare le produzione dalla Cina, ne danneggia i lavoratori, ma non le riporta negli USA.
Ma rimane il fatto che spostare le produzione dalla Cina, ne danneggia i lavoratori, ma non le riporta negli USA.
Ma il punto non è mica quello di riportarli negli USA. E poi per come [S]sfruttano[/S] *cough* lavorano quei lavoratori gli stanno facendo un favore.
bhe... ricordo che glielo abbiamo permesso noi... anzi glielo stiamo permettendo tutt'ora... facciamo un conto di quanto money-transfer da 999,00 euro partono ogni giorno... da quanti anni... 20 ?!?
il tessile di Prato? i Divani ? ... "gli artigiani, cinesi, della qualità".
Forse non è mai troppo tardi... forse...
Perchè tu pensi che le condizioni lavorative negli stabilimenti in Vietnam, Malesia o India, senza parlare di Bangladesh o Etiopia per il tessile, siano migliori di quelle in Cina?
In tutti quei Paesi oggi, il costo della manodopera è più bassa di quella cinese, quindi con i dazi sono un ottima scusa per spostarsi lì ed abbassare ulteriormente i costi di produzione.
Comunque le paghe dei lavoratori messicani negli USA sono migliori, ma le condizioni lavorative meglio lasciarle perdere.
In tutti quei Paesi oggi, il costo della manodopera è più bassa di quella cinese, quindi con i dazi sono un ottima scusa per spostarsi lì ed abbassare ulteriormente i costi di produzione.
Comunque le paghe dei lavoratori messicani negli USA sono migliori, ma le condizioni lavorative meglio lasciarle perdere.
Mi complimento con te che hai ancora voglia di far ragionare le persone e sopratutto porti fatti e non vuote ideologie...io ci ho rinunciato da parecchio, ormai a leggere certi commenti di persone che vogliono dividere il mondo tra "buoni" e "cattivi", ancora convinti che esista qualcosa di diverso dal profitto quando si parla di industrie e realtà produttive, sorrido e penso soltanto...beata ingenuità !
In tutti quei Paesi oggi, il costo della manodopera è più bassa di quella cinese, quindi con i dazi sono un ottima scusa per spostarsi lì ed abbassare ulteriormente i costi di produzione.
Comunque le paghe dei lavoratori messicani negli USA sono migliori, ma le condizioni lavorative meglio lasciarle perdere.
stavo per scriverlo io. visto che hai citato il vietnam, ricordo le migliaia di campagne contro nike e lo sfruttamento minorile
Vuoi vendere negli USA? paghi un extra o sposti parte della tua produzione qui così dai lavoro alle persone del paese in cui vendi.
Ovviamente provate a dire una cosa del genere in Europa e vi danno dal Nazi-comunista-fascista-marxista, perché è una buona cosa evidentemente far migrare le industrie dal proprio paese anno dopo anno a favore di altre nazioni....giusto?
A "piccole dose" può anche funzionare, su larga scala è un fallimento, imho.
Se i prodotti non vengono prodotti in loco, perchè comunque non è conveniente spostarci la produzione, e vengono rincarati dai dazi, ad avvantaggiarsene è la popolazione più ricca, che lo comprerà comunque, mentre la parte più povera semplicemente se ne priverà cercando prodotti alternativi, se ce ne sono.
Del tipo: mettiamo il dazio sul vino italiano fino a che non piantate le vostri viti in California.
Ma con tutti i miei sforzi, il vino non mi viene uguale o mi costa troppo aprire la nuova azienda.
Ok, la bottiglia ora costa di più e se la comprano i ricchi.
Il povero, berrà vino californiano e gli enologi locali ringraziano.
In volumi, meno vino venduto dagli italiani, ma non è detto che si sia creata più lavoro in patria.
O magari si crea il "mercato parallelo", come avvenuto tante altre volte in passato, per cui la bottiglia di vino italiano la faccio arrivare di straforo dal Canada, con la conseguenza che lo Stato ci rimette sia la creazione dei nuovi posti di lavoro sia gli introiti delle tasse e gli enologi californiani se la pigliano in saccoccia.
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