Cina: trovati masterizzatori DVD Sony contraffatti

Allarme fra le grandi aziende produttrici di hardware informatico, in seguito al riptrovamento in CIna di partite di masterizzatori DVD Sony perfettamente contraffatti
di Alessandro Bordin pubblicata il 07 Dicembre 2006, alle 15:44 nel canale StorageSony
"Cina" e "contraffazione" sono termini molto spesso associati, a riprova di come la terra del Dragone sia divenuta nel tempo la patria della copia illecita, indipendentemente dal settore merceologico interessato. E' di questi giorni l'ennesima notizia riguardante una contraffazione, come riportato da Digitimes, avente per oggetto il masterizzatore DVD multistandard Sony DW-G120A.
La notizia è di per sé curiosa, oltre ad offrire sul piatto d'argento l'occasione per una considerazione generale sul fenomeno. Curiosa, perché ad essere contraffatto non è un prodotto di marca dal prezzo di acquisto esorbitante, ma di fatto un prodotto con margini risicatissimi anche nella versione originale. Aziende come Samsung, BenQ e Asus stanno vivendo il momento con una certa inquietudine, in seguito a questa notizia. Tutte con sedi produttive in Cina, tutte con linee produttive di masterizzatori DVD; se è successo a Sony molto probabilmente può succedere anche a loro.
Le copie contraffatte, sequestrate nella zona di Pechino, avrebbero dovuto essere vendute molto probabilmente sul mercato occidentale, anche in ragione di una politica di prezzi in Oriente spinta all'estremo in questo particolare settore.
Arriviamo dunque alla considerazione di carattere generale. Il fenomeno Cina porta con sé vantaggi e svantaggi, mettendosi nei panni di un produttore di hardware (con la possibilità di espandere il pensiero a praticamente tutte le tipologie di prodotto esistenti sul mercato). Se da una parte la Cina costituisce di fatto un paradiso in termini di costo della mano d'opera e della forza lavoro praticamente infinita, dall'altro mette nelle mani di chi produce fisicamente il materiale la tecnologia per produrlo.
Facile capire quindi come la tecnologia sia esposta ad un pericolo di plagio e/o copia non indifferente, senza poter contare inoltre su politiche di salvaguardia del copyright o di un qualsiasi organismo realmente efficace per arginare il fenomeno contraffazione sul territorio cinese. Spesso è anche difficile capire se ci si trova davanti ad un clone contraffatto o ad un prodotto uscito dalla stessa catena produttiva ufficiale, ma fuori dal controllo della Casa Madre.
Non mancano infatti esempi di apparecchi elettronici o capi di abbigliamento che di fatto sono contraffatti solo a parole, in quanto provenienti dalle stesse linee produttive ufficiali ma venduti per pochi soldi (su cui vi è comunque un grosso margine) attraverso canali non ufficiali come aste on-line o mercatini nelle principali città cinesi.
Delocalizzare può avere i suoi rischi dunque: se da una parte si può contare su costi produttivi ridicoli, dall'altra si gioca una vera roulette russa, con la pistola puntata sulle tecnologie proprietarie e sulla creatività, in costante pericolo di copia ogni giorno.
108 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoIn fondo alle aziende che decidono di far produrre in Cina, rispondo che hanno fatto le loro economie anche alla faccia dei dipendenti di altre nazioni, ora queste scelte gli si stanno infilando nel ...
In fondo alle aziende che decidono di far produrre in Cina, rispondo che hanno fatto le loro economie anche alla faccia dei dipendenti di altre nazioni, ora queste scelte gli si stanno infilando nel ...
Vero, ma quelli le tende non le smonteranno mica dalla Cina, falsi o no gli conviene cmq produrre le merci li, anche a costo di farsele "copiare" per benino.
Il problema è che oramai senza le fabbriche cinesi qualsiasi azienda finirebbe per rimanere totalmente o quasi senza produzione, questo mette le aziende in una condizione di dipendenza dai loro stessi committenti a buon mercato, con fabbriche che di fatto lavorano su commissione senza appartenere al marchio e possono fare ciò che vogliono di quello che producono, come rivendere in proprio le merci nell'illegalità, che in questo caso le leggi cinesi non colpiscono, in quanto non vi è interesse particolare a contrastare tale fenomeno.
Più che brutti di mer*.* a loro, io lo direi alle multinazionali che hanno reso ciò possibile guadagnado sulla semi schiavitù di chi si accontenta di sopravvivere a stento.
Quale cultura giuridica simile a quella occidentale può avere la Cina se consente allo stato attuale di oscurare la libertà di espressione e di pensiero in Internet?
E ancora: la pena di morte... tutto questo fa parte di una cultura giuridica e sociale a nostro avviso arretrata e deviata, figurati se si preoccupano di tutelare i diritti d'autore, con quei casini che hanno...
Non se incentivi la qualità. E' chiaro se vuoi tirare sul prezzo ti ammazzano. Ci vuole una lenta, difficilissima sensibilizzazione
Un giudizio assolutamente obiettivo e da cassazionista, complimenti.
Devi effettuare il login per poter commentare
Se non sei ancora registrato, puoi farlo attraverso questo form.
Se sei già registrato e loggato nel sito, puoi inserire il tuo commento.
Si tenga presente quanto letto nel regolamento, nel rispetto del "quieto vivere".