10 anni di Chromebook, una pazza idea che oggi raccoglie consensi

Quest'anno si celebrano 10 anni di vita dei Chromebook, i prodotti con sistema operativo Chrome OS che nel 2011 giunsero sul mercato tra mille dubbi e critiche. Oggi però, complice la pandemia e un'evoluzione costante, stanno conquistando sempre più pubblico.
di Manolo De Agostini pubblicata il 12 Marzo 2021, alle 18:41 nel canale PortatiliGoogleChromebook
Quest'anno Google e i suoi partner festeggiano il decimo compleanno dei Chromebook. Era il 2010, quando un anno prima del debutto commerciale nacque il programma pilota CR-48, un assaggio di quello che Acer e Samsung avrebbero presentato al mondo nel 2011.
All'epoca, dobbiamo dirlo, il progetto Chrome OS appariva una bella idea e nulla più, qualcosa di avveniristico: per funzionare era necessario il collegamento costante a Internet, e l'interfaccia era praticamente il browser Chrome. Nessuna app installata, se non avevi la connessione il Chromebook era inutilizzabile. Oggi si parla ancora di digital divide, pensate alla portata del problema nel 2011!
Nel corso di questi dieci anni Google ha progressivamente migliorato il suo sistema operativo, implementando un'interfaccia più simile a quella di un OS desktop tradizionale, ma non solo: oggi le app principali funzionano anche senza connettività. Nel 2016 è arrivato il Play Store, aprendo i Chromebook a un mare di applicazioni, senza contare il controllo parentale Family Link e Project Crostini per far girare app Linux.
L'evoluzione non ha toccato solo il software, ma anche l'hardware, e nel corso del tempo abbiamo visto l'offerta di Chromebook diventare sempre più completa con modelli 2 in 1, tradizionali o convertibili. I Chromebook hanno raggiunto inoltre le imprese e oggi ci sono modelli con CPU Intel certificati EVO per garantire elevata autonomia e reattività. Anche AMD negli ultimi anni ha creato una linea di processori dedicati ai Chromebook e ci sono modelli con SoC MediaTek.
D'altronde, se per anni i Chromebook si erano ritagliati una nicchia di grande successo nelle scuole statunitensi, nell'ultimo periodo hanno ampliato i loro confini: lo scorso anno in molti hanno trovato nei Chromebook lo strumento ideale per lo smart working e la didattica a distanza, anche grazie a prezzi non particolarmente elevati di molti modelli. Nel 2020, secondo Canalys, le vendite sono cresciute del 104% rispetto al 2019, con un balzo da 14,7 a 30,7 milioni di unità. Una crescita che si è ovviamente riflessa anche sulla quota di mercato di Chrome OS.
D'altronde, se nel 2011 poteva essere un'idea per certi versi limitante e disorientante quella di mettere il browser al centro di tutto, oggi rispecchia la realtà di molti di coloro che usano il notebook: con un browser si fa praticamente qualsiasi cosa, anche giocare se pensiamo all'esistenza di servizi di cloud gaming come GeForce Now e Stadia.
Quest'anno vedremo altri 40 prodotti con Chrome OS, mentre a livello software arriverà uno strumento di registrazione dello schermo integrato (utili per studenti e insegnanti) e le app Google Meet e Zoom preinstallate. Google ha insomma voglia di rilanciare e in casa Microsoft questa corsa non è certo passata inosservata: nei prossimi mesi si attende il debutto di Windows 10X, la risposta di Microsoft a Chrome OS.
10 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoNel giro di 10 anni, con l'avvento del 5G e delle connessioni in fibra, si tornerà di nuovo ad avere device "stupidi" (come un chromebook) come ai tempi dei mainframe. La vera potenza coputazionale sarà nei vari datacenter di google, aws, ms & Co.
se hai un vecchio vinicle /cd/o gioco su supporto fisico puoi ascoltarlo o giocarci quando ti pare.
se hai qualcosa di "virtuale" lo hai solo finchè è attivo quel servizio ....
sostanzialmente non hai nulla o lo hai finche vogliono loro!
ad essere lungimiranti è un inganno .... è il vecchio vaporware
Concordo con Jacopo Mordillo tranne il fatto che non c'entra il vaporware.
Poi voi fate come volete.
Io ho i miei terabyte di dischi ben al sicuro e catalogati.
Il problema del cloud è che possono guardare il tuoi dati tranquillamente senza che tu possa minimamente accorgerti.
Poi una volta che decidono di chiudere, ti tocca recuperarli in qualche modo. E ultima cosa se poi decidono che dopo un tot di giga è a pagamento allora ti tocca pagare.
Ci rimane solo Linux che è ancora rispettoso della nostra privacy.
Io tutta questa spinta non la vedo, anzi attualmente mi pare che consenta anche di scaricare app dallo store senza avere un account Microsoft a differenza invece di quanto era in origine.
Su questo pc ho fatto il passaggio da 8 a 10 mantenendo lo stesso account offline, e non capisco davvero a cosa ti riferisci.
Mi pare che il rischio che Google o Microsoft chiudano i loro servizi dall'oggi al domani sia pressoché nullo, molto più concreto quello che l'hard disk di cui non hai ancora fatto il backup muoia improvvisamente o che magari il tuo appartamento vada a fuoco e\o che venga svaligiato dai ladri...
Ma qui si parla di chrome os, che è sostanzialmente basato su Linux, per quanto sia molto diversa dalle classiche distro gnu\linux
Di fatto puoi anche usare debian gentoo o quello che ti pare, ma se usi i servizi online di Google non vedo tutta questa differenza, e per quanto mi rigurda in effetti senza una connessione ad internet non trovo più nemmeno una ragione valida per accendere il pc...
Assolutamente d'accordo, è giusto che chi voglia uscire di casa con il cappellino di carta stagnola per evitare che i satelliti gli leggano la mente sia libero di farlo.
Purtroppo Microsoft ha il brutto vizio di cercare di forzare i suoi utenti a fare certe cose.
Dopo gli aggiornamenti coatti a Windows 10, nonostante le "scuse", non hanno certo perso il vizio.
Pensa per esempio all'uso del PIN nei sistemi Windows 10: prima potevi scegliere tranquillamente di non usarlo, poi la scelta di non usarlo è si rimasta ma ha iniziato a non funzionare (costringendoti di fatto a metterne uno e rimuoverlo in seguito), ora la scelta è proprio sparita, puoi sempre rimuoverlo in seguito ma è sempre più difficile, l'opzione c'è ancora (per ora) ma dietro un percorso non intuitivo.
Stessa cosa per l'Account Microsoft: sempre più difficile evitare di farlo, si è passato dalla scelta chiara al mettere sempre meno in evidenza la possibilità (dietro una scritta anche questa ben poco intuitiva) al costringere alla fine l'utente ad inizializzare il computer offline per non doversi far venire i mal di testa nel cercare di creare solo l'account locale.
Per quanto riguarda la privacy, davvero non vedi la "spinta" di cui parla l'altro utente? Non solo nel cercare di farti utilizzare l'account microsoft, ma anche nei sistemi di telemetria sempre più invasivi e avidi di risorse, tanto che le analisi sulle versioni di Windows senza di essi mostrano un impatto non trascurabile.
Microsoft non si rende conto che in questo modo non fa altro che indisporre la propria utenza che guarda anche altri sistemi, quando possibile, proprio perchè si è stancata di dover perdere tempo in queste manovre.
Non è un caso quindi che i Chromebook abbiano sempre più successo: Microsoft dalla sua posizione di forza continua a fare scelte che non piacciono ai suoi utenti.
In particolare in questo caso credo che l'assurdo appesantimento di Windows 10 negli ultimi anni abbia avuto il suo peso: chi si fida a comprare oggi un Windows 10 su un computer con un processorino ATOM o un ARM, rischiando di trovarsi ben presto o da subito una macchina lenta mentre con ChromeOS sai che comunque gira bene anche su hardware insulso.
L'avrò usato una volta anni fa, giusto per curiosità, poi trovando per il mio uso inutile ne ho fatto a meno e da allora ne avevo quasi perso memoria, sarà poi che le ultime installazioni di Windows 10 le faccio offline quindi obbligato ad usare account locale e password tradizionale certo potrei ora passare in qualsiasi momento ad uno dei miei 4 account Microsoft, ma davvero non ne sento la necessità ne tanto meno avverto tutte queste pressioni di cui si sta parlando.
Sulla questione Privacy ammetto di essere stato poco chiaro anche perché sono polemiche trite e ritrite su cui non ho alcuna voglia di soffermarmi, ma il punto è:
se metto le mie foto i miei documenti "sulla nuvola", se continuo ad usare tutti i servizi online come i motori di ricerca, la geolocalizzazione ecc ecc.. in cui volontariamente espongo molti miei dati a queste società, cosa cambia se si accede con windows 10 o con un "buntu" qualsiasi?
Puoi scegliere di usare servizi più rispettosi della privacy, o scegliere soluzioni a pagamento che la garantiscano.
Windows invece non solo è una soluzione a pagamento che non lo garantisce, ma è spesso una scelta obbligata con percentuali di diffusione quasi totali. L'unica versione più rispettosa della privacy non è accessibile ai comuni mortali, e sono stati sollevati dubbi sul fatto che avrebbero continuato a realizzarla.
Ma stiamo finendo OT. Del resto anche ChromeOS temo non sia affatto un campione di privacy, ma almeno non è diventato obeso per questo.
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