Possibile svolta Spotify: il colosso svedese pensa a un ritocco anche importante dell'algoritmo

In vista importanti novità per Spotify, sebbene non vi siano ancora certezze sulla reale attuazione. I cambiamenti puntano a favorire gli artisti emergenti e non solo le etichette musicali consolidate
di Lorenzo Tirotta pubblicata il 03 Novembre 2020, alle 17:01 nel canale MultimediaSpotify
Spotify è ormai una realtà assodata da anni nel panorama musicale virtuale, in tutto il globo. Dal 2018 ad oggi, con un incremento del 30% di utenti, ha surclassato i suoi concorrenti come Apple Music e Amazon Music, nonostante quest'ultimo abbia raddoppiato i propri utenti nel giro di un semestre. L'algoritmo finora usato da Spotify si basa sugli ascolti, riproponendo i brani più ricercati e popolari. In pratica più ascolti fai in meno tempo più sarai in cima alle playlist e alle varie rotazioni, lasciando così poco spazio agli artisti emergenti che ogni anno tentano di 'autoproporsi' al pubblico tramite questa piattaforma.
La svolta dettata da Spotify sembra proprio partire dalla presente questione, ma prima di iniziare è opportuno capire come le moderne app per gli smartphone hanno cambiato il modo di ascoltare la musica. Il passaggio dalla musica "fisica" (vinili e CD) a quella digitale o liquida ha inevitabilmente e forse inconsapevolmente mutato le esigenze degli ascoltatori. Oggi non è più solo l'ascoltatore che cerca la musica, ma spesso è la musica che cerca l'ascoltatore. Spotify, dopo un certo periodo di apprendimento dei nostri gusti, viene incontro in maniera personalizzata all'utente con proposte compatibili con quanto già ascoltato.
Quello che tutti ci chiediamo: come cambia l'algoritmo di Spotify?
Spotify, con la modifica dell'attuale algoritmo, propone una nuova apertura agli artisti emergenti e alle proprie etichette. Questi ultimi hanno la possibilità di influenzare l'algoritmo attraverso una sorta di meccanismo inverso. In pratica l'etichetta propone a Spotify di riprodurre e promuovere un brano di un proprio artista inserendolo nelle riproduzioni casuali, nelle sezioni radiofoniche o all'interno delle playlist più cliccate, lasciando all'etichetta/artista una probabilità di successo di gran lunga maggiore. Tutto questo ha un prezzo, insieme a dubbi da risolvere. Charleton Lamb, responsabile del Marketing dei prodotti di Spotify, ha comunque imposto delle condizioni precise (Spotify versa circa il 70% dei suoi guadagni ai diritti pagati alle case discografiche).
In tal caso l'artista in cambio della
promozione extra del brano percepirà una percentuale di commissione più bassa,
a meno che il brano stesso non venga ricercato ed ascoltato direttamente
dall'utente. Questa proposta corre il rischio di influenzare la nostra
esperienza musicale in Spotify? Per ora
soffermiamoci sui lati positivi, ovvero l'obiettivo di far conoscere al grande
pubblico nuova musica e la speranza di offrire un'importante opportunità ai
tanti artisti emergenti per sperare nel successo. In conclusione è lecito
affermare che questo, per ora, rimane solo un test e che la modifica
dell'algoritmo è di fatto ancora in fase di sviluppo. Le premesse sembrano essere
buone e presto scopriremo se rimarrà una proposta o diventerà realtà.
3 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoNon cambierà niente: chi può permettesi di guadagnare qualcosa meno (ovvero chi guadagna di più
A chi al contrario ha davvero le qualità per emergere ma preferisce investire in strumenti e qualità, resteranno le briciole.
Chi ci guadagna è ovviamente Spotify.
Il bello è che i farabutti vorrebbero pure farti credere che lo fanno per promuovere gli artisti emergenti...
By(t)e
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