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#1 |
Senior Member
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FINI SI DIMETTE!
Rottura tra Fini e Berlusconi
"Mi dimetto da vicepremier" di BARBARA JERKOV Silvio Berlusconi con Gianfranco Fini ROMA - Berlusconi contro Follini. Fini e Buttiglione contro Tremonti. E Berlusconi contro Fini. Ovvero tutti contro tutti, opera in due atti e un'appendice, andata in scena ieri fra Palazzo Chigi, Montecitorio e Palazzo Grazioli. Prologo. Ormai è chiaro. Il premier non ha alcuna intenzione di sottrarre deleghe al superministro dell'Economia, ed è assolutamente deciso a limitare il rimpasto di governo allo stretto indispensabile. Niente crisi, niente Berlusconi bis. Niente. Atto primo, dunque, Palazzo Grazioli all'ora di colazione. "Guarda che in fondo se le elezioni sono andate come sono andate", sospira il Cavaliere guardando dritto negli occhi Follini, "è colpa tua che non mi hai permesso di abolire la par condicio. I comunisti non hanno mai cambiato pelle, sono dei professionisti, cosa credi? So per certo che ci hanno annullato migliaia di schede, i nostri sono solo dei dilettanti, basta un niente a farli fessi...". No, non è andato bene per niente il pranzo voluto da Berlusconi per normalizzare i rapporti con il segretario centrista. "Incomunicabilità totale", riassume chi ha parlato a sera con Follini. Già le premesse: il leader centrista le elezioni le ha vinte, Berlusconi le ha perse. Non proprio l'ideale per ben predisporre il padrone di casa. Tanto più che Follini si fa precedere dall'annuncio di aver scelto Strasburgo. Lascerà Montecitorio per fare l'eurodeputato. Inutile cioè provare a risolvere la partita politica offrendogli poltrone ministeriali. Berlusconi capisce subito che non è proprio il caso di insistere. I toni a tavola restano sempra formalmente civili, i contenuti dell'ora e mezzo scarsa di colloquio, però, confermano una distanza francamente difficile da colmare. "Se ho perso le elezioni è anche colpa tua", Berlusconi accusa Follini. Follini ribadisce le sue ragioni. Soprattutto, insiste per riportare la conversazione dalle recriminazioni sul passato, al futuro del centrodestra. PUBBLICITA' "Devi renderti conto", dice il segretario dell'Udc, "che questo momento può essere prezioso per rimotivare gli animi della maggioranza, ci vuole un cambio di passo profondo. Se invece pensi sul serio di risolvere tutto giocando al ribasso, con una riverniciata alla facciata della maggioranza, sprechi un'occasione irripetibile, e io non intendo seguirti". Le parole "crisi di governo" o "appoggio esterno" non sembra siano mai state pronunciate. Ma fra i centristi sono tanti in queste ore a mettere lo show down esplicitamente nel conto. Rientrando in via Due Macelli, Follini telefona a Fini. L'asse di ferro fra i due alleati non è mai venuto meno, tanto più adesso. "Ormai è evidente che Silvio ha una concezione di collegialità che non è la nostra", rivelerà più tardi ai suoi il vicepremier, "non intende spacchettare le deleghe di Tremonti. Al massimo il Mezzogiorno, ma sia Marco sia io siamo d'accordo che non è questo il punto. Stavolta, o si fa sul serio o non se ne fa niente". Lo show down, appunto. Il secondo atto della giornata va in scena a Palazzo Chigi. Si riunisce il primo Consiglio dei ministri del dopo voto. La tensione è tanta: ci sono i ballottaggi di domenica, la Lega che va per conto suo, il rischio concretissimo di perdere, dopo le europee, pure la provincia di Milano. Quando arriva Tremonti presentando ai colleghi fuori sacco il decreto salva-Alitalia, Buttiglione salta su. "Ma come? Così, senza preavviso?", sbotta. "E adesso che figura ci facciamo con Bruxelles?". Il ministro centrista si precipita in anticamera per telefonare al commissario europeo alla Concorrenza, Ana De Palacio, giustificando l'operato del nostro governo e mandandole personalmente per fax il documento. "Per l'ennesima volta", sibila intanto Fini, visibilmente arrabbiato, "Tremonti ci mette davanti al fatto compiuto. Hai fatto così per tre anni, Giulio, ma adesso le cose sono cambiate, adesso basta". E poi, rivolto a Berlusconi: "Lo vedi a che serve la verifica?". A sorpresa, invece di mediare, il premier si schiera senza incertezze al fianco del suo superministro. "Verifica, verifica... Sono io che dico basta!", tuona Berlusconi. "Questi termini della vecchia politica con me non attaccano, ormai dovresti averlo imparato. Ma ti sembra il momento di attaccarsi alle forme, di fronte a un provvedimento tecnico di questa urgenza?". E' a questo punto che il vicepremier si alza: "Se è così non mi resta che andarmene". E non solo dalla riunione. E' una minaccia di dimissioni in piena regola, "se le cose non cambiano". acc se le cose non cambiano ![]() |
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#2 |
Senior Member
Iscritto dal: May 2001
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nell'aprirla ho temuto una bufala come quella del bastardissimo bluelake di ieri.... invece è tutto vero! MI-TTTTTI-COOOOO!
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#3 |
Senior Member
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pure io
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#4 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
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No, no... questa sembra proprio verillllimaaaa!!!
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Eroi da non dimenticare: Nicola Calipari (04/03/2005) e Vittorio Arrigoni (14/04/2011) e Bradley Manning. Sono certo che anche i francesi si indignarono per il fatto che i tedeschi, piuttosto che veder dissolvere la loro nazione, preferirono il nazismo. Chi non impara la storia... |
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#5 | |
Senior Member
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#6 |
Bannato
Iscritto dal: Feb 2000
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mi sa tanto di articolo di repubblica...
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#7 |
Messaggi: n/a
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era ora che Fini si facesse sentire!!
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#8 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2000
Città: La città più brutta della Toscana: Prato
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#9 | |
Bannato
Iscritto dal: Feb 2000
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e allora chissà che cazzo è successo veramente ![]() |
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#10 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: Torino
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Ma, ma... l'articolo esiste veramente...
... ... ... mi permetto di dire che è scritto proprio "a cazzo"! Avessi presentato una cosa del genere a "Teorie e tecniche della comunicazione giornalistica" mi avrebbero cancellato d'ufficio qualche esame!! ![]() ![]()
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Eroi da non dimenticare: Nicola Calipari (04/03/2005) e Vittorio Arrigoni (14/04/2011) e Bradley Manning. Sono certo che anche i francesi si indignarono per il fatto che i tedeschi, piuttosto che veder dissolvere la loro nazione, preferirono il nazismo. Chi non impara la storia... |
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#11 | |
Senior Member
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#12 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
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Anche il Corriere riporta la notizia qui:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/P.../23/fini.shtml Il vicepremier: così l'esecutivo non c'è più. Il premier lo ferma Lite con Berlusconi: Fini minaccia la crisi Il presidente del Consiglio: ho rispettato i patti, tu volevi sempre di più. La delegazione di An si alza e se va ROMA - Come due eserciti schierati l’uno dinnanzi all’altro sulla linea di confine, così erano disposti in Consiglio dei ministri. Ed era scritto che prima o poi sarebbe partito un colpo di pistola, era scontato che si sarebbe verificato un incidente alla frontiera. E’ stata la discussione sul decreto per il prestito-ponte all’Alitalia a innescare lo scontro, sebbene ieri qualsiasi tema avrebbe incendiato la riunione dell’esecutivo. Però nessuno avrebbe immaginato un faccia a faccia così teso tra il premier e il suo vice, nessuno avrebbe mai potuto prevedere che il diverbio si trasformasse in un incidente diplomatico e degenerasse al punto da indurre Fini, e dietro lui i suoi ministri, ad alzarsi dal tavolo e a lasciare il salone delle riunioni. In quel momento si è aperta la crisi di governo, ed è vero che l’immediato gesto conciliatorio di Berlusconi, unito all’opera di mediazione di Gianni Letta, ha ricondotto la delegazione di An al suo posto e scongiurato che l’evento si compisse. Tuttavia è ormai chiara la crisi politica che attraversa il Polo, e che è aggravata da una profonda crisi nei rapporti personali tra i maggiorenti della coalizione. Per un Follini che saluta il Cavaliere e se ne va a Strasburgo, c’è un Fini che a muso duro avvisa Berlusconi che «se così stanno le cose, il governo non c’è più». Tutto è iniziato dopo l’intervento di Tremonti su Alitalia. E’ stato allora che il capo della destra ha chiesto la parola per caldeggiare l’approvazione del decreto. Ma non si è fermato lì. «...Ne approfitto per dire al ministro dell’Economia che in vista del vertice Ecofin è necessario trovare un accordo sul Dpef, perché io non darò il mio assenso a nulla, tantomeno al varo del decreto taglia-spese, se non avremo nel frattempo stabilito i contenuti del Documento di programmazione. Spero di esser stato chiaro». Era stato chiaro, ma era altrettanto chiaro che Fini volesse rincarare la dose. E infatti: «O ci mettiamo prima d’accordo, o An non voterà nulla», ha concluso volgendo lo sguardo verso Berlusconi. Un gesto eloquente, quasi di sfida. Un modo per ribadire al premier ciò che gli aveva detto la scorsa settimana, quando il suo interlocutore lo congedò assicurando che avrebbe risolto tutto, «mi servono solo alcune ore». Da allora non c’è stato più alcun contatto, solo un messaggio: «Riparliamone dopo i ballottaggi». Chiamato direttamente in causa, il Cavaliere ha tentato di rassicurare l’alleato. Il fatto è che il vicepremier non aveva intenzione di farsi rassicurare, perché dal suo punto di vista gli era bastata la figuraccia cui si era esposto con la più lunga verifica della storia repubblicana. Perciò non si è trattenuto, non l’ha voluto fare, quando ha sentito quel vocabolo, «verifica», pronunciato da Berlusconi: «Ti prego, evita di usare quella parola». «Ma voi l’avete usata per mesi e mesi», si è riscaldato il premier. «Se fossi stato di parola non sarebbe servito», ha ribattuto gelidamente il suo vice. Raccontano che a quel punto il capo del governo non ci abbia visto: «Non è vero. Io ho tenuto fede ai patti. Sei tu che volevi sempre di più». Così è esploso il colpo di pistola, e tutti hanno avvertito lo sparo mentre nel salone calava un drammatico silenzio, rotto solo dal rumore della sedia spostata di scatto dal vice premier: «Un Consiglio dei ministri non può proseguire senza il premier, ma può andare avanti anche senza il vicepremier». E’ stato un attimo. Vedendo Fini in piedi, gli altri esponenti di An l’hanno imitato, ripiegando in fretta i documenti nelle borse per non rimanere indietro. Per un istante Berlusconi ha osservato incredulo gli alleati. Poi si è alzato, ha preso Fini per la mano, mentre Letta si adoperava per aiutarlo. Insieme al presidente del Consiglio e al suo sottosegretario, altri ministri sono intervenuti. Non Tremonti, e nemmeno i rappresentanti del Carroccio. Almeno così dicono quanti hanno assistito alla scena. Così si è sfiorata la crisi di governo, sebbene Fini abbia accettato di rimanere, sebbene la riunione sia proseguita senza più scossoni, con il premier che da quel momento si è estraniato dal dibattito per tentare di ricomporre lo strappo con il suo vice: «Vedrai, Gianfranco, vedrai che l’accordo lo troveremo». La crisi non c’è stata e forse non ci sarà, ma la crisi è in atto se il leader del secondo partito della coalizione arriva a dire in quel salone di Palazzo Chigi che «il governo non c’è più». Il Cavaliere è convinto di rimettere le cose a posto «dopo i ballottaggi». Ma domenica, quei ballottaggi potrebbero provocare un altro terremoto, se la provincia di Milano andasse persa. Francesco Verderami 23 giugno 2004 Ciao Federico |
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#13 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Città: Vila Del Mar
Messaggi: 541
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Tutte bufale, oggi Fini farà una conferenza stampa dove dichiarerà che il litigio con Silvio non c'è mai stato e che lui è più uomo di tutti noi
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ORGOGLIO FERRARI - 1999 | 2000 | 2001 | 2002 | 2003 | 2004 | 2007 | 2008 (e senza bisogno di truffe) |
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#14 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: Torino
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[OT]
Decisamente migliore l'articolo del Corriere. Prima "La Repubblica" fa ripetere ai suoi giornalisti le basi del giornalismo anglosassone, meglio sarà per tutti. [/OT] Sul tema specifico... che devo dire, mi stupisce che Fini abbia sopportato così a lungo.
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Eroi da non dimenticare: Nicola Calipari (04/03/2005) e Vittorio Arrigoni (14/04/2011) e Bradley Manning. Sono certo che anche i francesi si indignarono per il fatto che i tedeschi, piuttosto che veder dissolvere la loro nazione, preferirono il nazismo. Chi non impara la storia... |
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#15 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2000
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Benedetto sia il Signore,la mia Roccia,che insegna alle mie mani a fare la guerra e alle mie dita a combattere Meglio 1 giorno da Zeman che una vita da Elkann ( qualsiasi ![]() Ciao pierpo! |
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#16 |
Bannato
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Stupore, meraviglia, goduria.
Le mie tre sensazioni, nell'ordine. |
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#17 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2002
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l' ansa non ne parla.
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#18 |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
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Scusate, ma perchè ve la prendete con Repubblica?
A parte loro e il Corriere, tutto il resto è nulla...
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#19 |
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Iscritto dal: Jan 2000
Città: Salerno
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Pensavo che perlomeno fino ai ballottaggi nei due poli non si sarebbe mossa una foglia, invece qui già volano gli stracci.
Sarà interessante vedere cosa succederà da qui all'autunno.
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Detesto questa faccina ![]() |
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#20 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2002
Città: Pescara
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Non potevo desiderare di iniziare la giornata in un modo migliore
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