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Old 08-04-2009, 08:31   #1
beach_man
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L'Italia degli Italiani

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il terremoto in abruzzo
Eroi e vecchi camion, le due Italie
Fantastica dedizione e piccoli egoismi, i contrasti (storici) di un Paese in emergenza

Il caposquadra dei pompieri Marco Cavagna ci ha lasciato la pelle, nel tentativo di salvare quella degli altri. Era partito coi colleghi da Bergamo per L'Aquila all'alba. La sera era già al lavoro tra le rovine della città fantasma. Una fitta e si è accasciato. C’è da sperare che almeno l’ambulanza fosse in ordine. Perché, insieme con tanti eroi ricchi di coraggio e generosità come lui, i vigili del fuoco arrivati da tutto il Paese sono stati costretti a portare in Abruzzo anche vecchi camion scassati.

Bestioni appesantiti da venti anni di servizio o ancora di più. Che a volte, dopo un rantolo del motore, si sono fermati in autostrada e, come certi muli di una volta, non han voluto saperne di ripartire. Eccole qui, le due facce dello Stato sul fronte di quella che Guido Bertolaso ha chiamato «la tragedia del millennio». Due facce complementari, come tante volte accade. Da una parte l’Italia dei vetusti «Fiat Om 90», «AF Combi» o «APS Eurofaire» in servizio dai tempi lontani in cui il centravanti della nazionale era Paolino Rossi, carrette di lamiera che dopo essere state lasciate «dieci anni nei capannoni » (parole di un comunicato ufficiale del sindacato di base Rdb-Cub) sono finite «fuori uso per problemi di ribaltamento e rotture ai supporti del serbatoio dell’acqua» e abbandonate lungo il percorso.

Dall’altra l’Italia che nel giro di poche ore, in condizioni di assoluta emergenza, riesce a portare a L’Aquila un camion di computer nuovi di zecca, subito allacciati da una squadretta di sistemisti per allestire una centrale operativa d’avanguardia. E non puoi arrabbiarti con la prima Italia senza guardare con ammirazione quell’altra. Non puoi sentirti orgoglioso di come sgobbano i carabinieri e i poliziotti, le guardie di finanza e i forestali e tutti gli altri senza ribollire d’insofferenza a guardare la mattina, tra le macerie di Onna, la delusione dei volontari della Protezione civile del Friuli, che sono venuti giù coi loro cani e le loro tende e le loro attrezzature e stanno lì impotenti nelle loro divise nuove di zecca che non riescono a sporcare: «Sono già le dieci, siamo qua da ieri sera e nessuno ci ha ancora detto come possiamo renderci utili. Che modo è?».

È l’Italia. La «nostra» Italia. Piccoli egoismi e fantastica dedizione, efficienza e sciatteria, ripiegamenti individualisti e straordinario altruismo di uomini e donne accorsi da tutte le contrade a dare una mano. Nonostante le paure per uno sciame sismico che pare non finire mai. I cani, nel centro del capoluogo, sono nervosi. Sembrano sentirli prima, loro, gli scrolloni della terra. Gli esperti dicono che è così da sempre. Che secondo Diodoro Siculo, pochi giorni prima che un sisma annientasse la città greca di Elice, nel Peloponneso, nel 373 a.C., i ratti e le donnole e i serpenti avevano abbandonato la città. E che tre giorni prima della spaventosa scudisciata che qualche tempo fa sconquassò la cinese Mianzhu uccidendo duemila persone, migliaia di rospi in fuga si erano riversati per le strade. E che gli etruschi, per capire, guardavano le vipere. Come noi oggi, mentre i sismologi si avventurano tra i diagrammi, ci accorgiamo di buttare un occhio, inquieti, su ogni bastardi*no che scodinzola tra i cornicioni sbriciolati. Mentre una Volante passa per il corso principale con l’altoparlante a tutto volume per cacciare i rarissimi passanti che affrettano il passo: «Via da queste strade! Via da queste strade!».

Il gran Sasso, lassù in alto, domina severo. L’impresario edile Bruno Canali, ai margini di quella Onna in cui le ruspe scavano solchi tra le montagne di macerie per ricostruire il tracciato delle vecchie strade, mostra il suo villino: «Non c’è una crepa ». Spiega che l’ha costruita seguendo «tutti i criteri antisismici». A pochi metri, le altre case si sono sgretolate. Da lui non è caduto un soprammobile. Come fai a non arrabbiarti, a guardare le fotografie della biblioteca della scuola elementare crollata a Goriano Sicoli o, peggio ancora, dell’ospedale (l’ospedale!) dell’Aquila? Sono anni che si sa come si dovrebbe costruire, nelle aree a rischio. Non sono serviti a niente la durissima lezione del terremoto ad Avezzano né gli avvertimenti degli esperti che da decenni ricordano come le zone più esposte siano quella a cavallo dello Stretto di Messina, la Sila in Calabria, il Forlivese, la Garfagnana e la Marsica né il disastro di qualche anno fa in cui morirono i piccoli di san Giuliano. A niente. «Dopotutto non è la natura che ha ammucchiato là ventimila case di sei-sette piani», disse furente Jean-Jacques Rousseau a proposito del catastrofico terremoto di Lisbona del 1755. L’uomo non può sfidare impunemente la natura: questo voleva dire. Non può contare, spensieratamente, solo sulla buona sorte. Eppure così è sempre stato, da noi. E decine di migliaia di persone hanno continuato ad ammucchiarsi disordinatamente intorno al Vesuvio nonostante siano passati solo pochi decenni dall’ultima eruzione del 1944 quando la gente pazza di paura prese a girare con la statua di San Gennaro perché fermasse la lava già bloccata quarant’anni prima dal santo a un passo da Trecase. E migliaia di sindaci e assessori e vigili urbani hanno chiuso gli occhi per anni sul modo in cui, anche nelle zone più pericolose, venivano tirati su spesso con cemento scadente e piloni gracili i condomini e le scuole e gli edifici pubblici. Per non dire di chi aveva le responsabilità più gravi. «Mai più», aveva giurato Silvio Berlusconi nel novembre del 2002, dopo la tragedia di san Giuliano di Puglia. Sono passati più di sei anni, da allora. Ma, come accusava ieri mattina Il Sole 24 ore, il varo delle nuove regole si è via via impantanato di ritocco in ritocco, di rinvio in rinvio, di proroga in proroga. Colpa della destra, colpa della sinistra. Basti ricordare che fu solo la Corte Costituzionale, tre anni fa, tra i lamenti e gli strilli dei costruttori («Siamo molto preoccupati per il rischio di paralisi nei cantieri, si potrebbe bloccare l’edilizia!») a bloccare una legge troppo permissiva della Regione Toscana spiegando che no, «in zona sismica, non si possono iniziare i lavori senza la preventiva autorizzazione scritta del competente ufficio tecnico».

Ed è sbalorditivo, oggi, tornare indietro soltanto di qualche giorno. E trovare la conferma che mai, prima dell’apocalisse di lunedì notte, erano state nominate parole come sisma o terremoti nella proposta edilizia del governo alle Regioni del giugno scorso, mai nella prima bozza di un mese del «piano casa», mai nell’intesa del 31 marzo. Mai. Oggi Claudio Scajola detta alle agenzie che il piano casa «dovrà essere utile anche per le protezioni antisismiche» e il nuovo documento dato alle Regioni, ritoccato l’altro ieri in tutta fretta, ha un «articolo 2» nuovo nuovo. Dove si spiega, sotto il titolo «misure urgenti in materia antisismica» che «gli interventi di ampliamento nonché di demolizione e ricostruzione di immobili e gli interventi che comunque riguardino parti strutturali di edifici, non possono essere assentiti né realizzati e per i medesimi non può essere previsto né concesso alcun premio urbanistico sotto alcuna forma ed in particolare come aumento di cubatura, ove non sia documentalmente provato il rispetto della vigente normativa antisismica».

Evviva. Ci sono voluti i lutti di Onna e la distruzione dell’Aquila e quelle file di bare allineate, però, per cambiare il testo originale dato alle Regioni solo una settimana fa. Dove l’articolo 6, precipitosamente soppresso dopo il cataclisma abruzzese, era intitolato «Semplificazioni in materia antisismica». Meglio tardi che mai. Purché fra una settimana, un mese, un anno, non torni tutto come prima. C’è un Galiani che forse Berlusconi non conosce. Si chiamava Ferdinando e non Adriano, aveva una «elle» sola, vestiva l’abito da abate ed era un dotto economista. Disse: «Molte volte le calamità distruggono le nazioni senza risorgimento, ma talvolta sono principio di risorgimento e di riordinamento di esse. Tutto dipende da come si ristorano». Sarà il caso di ricordarlo.


08 aprile 2009
http://www.corriere.it/cronache/09_a...4f02aabc.shtml
La solita "Italia" dai mille volti.
C'e' sempre bisogno di una "disgrazia" per ricordarne un'altra.Ma da come si vede ogni volta, il tempo passa...la memoria pure,ma non cambia mai niente.
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"Il governo sull'uomo da parte dell'uomo è la schiavitù", - (Pierre-Joseph Proudhon)
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Old 08-04-2009, 08:45   #2
LUVІ
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Città: Roma-Milano Utente:Deberlusconizzato Iscritto:20/2/2000 Status:SuperUtenteAdm Messaggi totali:107634 Auto:BMW X3 3.0 SD M
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Che tristezza....
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Old 08-04-2009, 10:17   #3
Windtears
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L'Avatar di Windtears
 
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Non c'è niente di triste LUVI, purtroppo è il mondo degli interessi: non vorrai mica bloccare l'edilizia o aumentare i prezzi degli alloggi per colpa dei materiali necessari?
Perché ovviamente il ricarico delle misure di sicurezza obbligatorie (o presunte tali) sai che non deve incidere sul margine di profitto del costruttore e di tutti i mazzettari che proliferano intorno.

L'italia è questa, lo era Zafferana Etnea, lo era il Belice, lo era Assisi, lo era l'Irpinia, (chissà che ne pensa Cirino Pomiciaus di tutta questa pubblicità negativa, ora che si deve presentare alle europee, lui che è stato indagato per la gestione della ricostruzione... poverino. )

Si possono fare diecimilioni di leggi, ma poi se non si vogliono eseguire controlli, è tutto inutile... se l'interesse economico deve superare la sicurezza delle vite umane perché l'edilizia non si può fermare... beh, perdonatemi ma che ne parliamo a fare?

L'importante è far vedere che siamo tutti solidali, invece di procedere con inchieste processuali "vere" e non mediatiche circa appalti e appaltatori per evidenziare le cause e non le conseguenze di questa sciagura.

Scusate lo sfogo, ma ormai c'ho fatto al callo a questo tragedismo da seconda guerra mondiale, e ancor di più al seguente finto ottimismo da ricostruzione di chi sa che potrà speculare nuovamente sulle occasioni edilizie.

Comunque il thread sul terremoto c'è già, forse sarebbe meglio fondere i due post?

Questa ovviamente è una mia opinione, non voglio vendere per oro colato quello che penso.

Saluti.
Windtears è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 08-04-2009, 10:33   #4
ConteZero
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Iscritto dal: Dec 2006
Città: Trapani (TP)
Messaggi: 3098
Berlusconi nasce palazzinaro, è ovvio che veda questa roba come una iattura.
Chissà quanto ha penato/pagato (vi ricordate quando disse che entrava in comune con "la mazzetta in bocca?") per costruire le aree residenziali che l'hanno lanciato nel mondo della televisione...
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A casa ho almeno sette PC, in firma non ci stanno
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Old 08-04-2009, 10:56   #5
il Caccia
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che bell'articolo, finalmente qualcosa che fa piacere leggere (non per il tema naturalmente). Credo rispecchi nella migliore delle maniere quello che purtroppo è lo spirito di noi italiani, anche nel nostro piccolo, nelle nostre singole vite, gioia e castigo di noi stessi da alcuni anni (una ventina direi..)..Perchè ho la sensazione che siamo così indietro, delle mummie rispetto al resto del mondo? perchè siamo così legati alla storia forse, che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno visto che nella storia ci viviamo in pratica? tra case centenarie, palazzi centenari, alberi centenari, locali centenari, siamo centenari anche noi? domando, perchè veramente ho questa sensazione, per quel che rigurda me stesso, e ho il sospetto che in parte l'atteggiamento sia dovuto anche all'habitat in cui mi rendo conto di vivere, e non intendo habitat casalingo, ma cittadino, regionale, italiano proprio.
Immobilità, questà è la parola che mi viene in mente...Siamo noi giovani che ci diamo troppo poco da fare? perchè in realtà siamo preparati, seguiamo la tecnologia, studiamo, seguiamo correnti di pensiero moderne, insomma, l'europa e il resto del mondo li contattiamo ogni giorno con internet, e vediamo bene come progrediscano gli altri, con quali strategie, con quali tecniche..come possiamo scrollarci la polvere della storia in cui siamo sommersi e fare un salto in avanti? buttarci in massa in politica e scalzare tutti quei vecchiacci dalle loro calde poltrone? non so, non volevo essere melodrammatico, ma veramente biogna che ci mettiamo in moto
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Old 08-04-2009, 10:57   #6
beach_man
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Non c'è niente di triste LUVI, purtroppo è il mondo degli interessi: non vorrai mica bloccare l'edilizia o aumentare i prezzi degli alloggi per colpa dei materiali necessari?
Perché ovviamente il ricarico delle misure di sicurezza obbligatorie (o presunte tali) sai che non deve incidere sul margine di profitto del costruttore e di tutti i mazzettari che proliferano intorno.

L'italia è questa, lo era Zafferana Etnea, lo era il Belice, lo era Assisi, lo era l'Irpinia, (chissà che ne pensa Cirino Pomiciaus di tutta questa pubblicità negativa, ora che si deve presentare alle europee, lui che è stato indagato per la gestione della ricostruzione... poverino. )

Si possono fare diecimilioni di leggi, ma poi se non si vogliono eseguire controlli, è tutto inutile... se l'interesse economico deve superare la sicurezza delle vite umane perché l'edilizia non si può fermare... beh, perdonatemi ma che ne parliamo a fare?

L'importante è far vedere che siamo tutti solidali, invece di procedere con inchieste processuali "vere" e non mediatiche circa appalti e appaltatori per evidenziare le cause e non le conseguenze di questa sciagura.

Scusate lo sfogo, ma ormai c'ho fatto al callo a questo tragedismo da seconda guerra mondiale, e ancor di più al seguente finto ottimismo da ricostruzione di chi sa che potrà speculare nuovamente sulle occasioni edilizie.

Comunque il thread sul terremoto c'è già, forse sarebbe meglio fondere i due post?

Questa ovviamente è una mia opinione, non voglio vendere per oro colato quello che penso.

Saluti.
Purtroppo in Italia c'e' ancora troppa gente che sta bene, per potersi aspettare dei cambiamenti.
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Old 08-04-2009, 11:39   #7
beach_man
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che bell'articolo, finalmente qualcosa che fa piacere leggere (non per il tema naturalmente). Credo rispecchi nella migliore delle maniere quello che purtroppo è lo spirito di noi italiani, anche nel nostro piccolo, nelle nostre singole vite, gioia e castigo di noi stessi da alcuni anni (una ventina direi..)..Perchè ho la sensazione che siamo così indietro, delle mummie rispetto al resto del mondo? perchè siamo così legati alla storia forse, che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno visto che nella storia ci viviamo in pratica? tra case centenarie, palazzi centenari, alberi centenari, locali centenari, siamo centenari anche noi? domando, perchè veramente ho questa sensazione, per quel che rigurda me stesso, e ho il sospetto che in parte l'atteggiamento sia dovuto anche all'habitat in cui mi rendo conto di vivere, e non intendo habitat casalingo, ma cittadino, regionale, italiano proprio.
Immobilità, questà è la parola che mi viene in mente...Siamo noi giovani che ci diamo troppo poco da fare? perchè in realtà siamo preparati, seguiamo la tecnologia, studiamo, seguiamo correnti di pensiero moderne, insomma, l'europa e il resto del mondo li contattiamo ogni giorno con internet, e vediamo bene come progrediscano gli altri, con quali strategie, con quali tecniche..come possiamo scrollarci la polvere della storia in cui siamo sommersi e fare un salto in avanti? buttarci in massa in politica e scalzare tutti quei vecchiacci dalle loro calde poltrone? non so, non volevo essere melodrammatico, ma veramente biogna che ci mettiamo in moto
Mentalita' bisogna cambiare mentalita'....siamo un popolo di soggiogati,a tal punto che quando capita di avere uno spiraglio di " lucidita' ", purtroppo piu delle volte a seguito di qualche evento disastroso, non siamo in grado di approfittarne e si ritorna nel cieco circolo vizioso.
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Old 08-04-2009, 11:57   #8
il Caccia
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Mentalita' bisogna cambiare mentalita'....siamo un popolo di soggiogati,a tal punto che quando capita di avere uno spiraglio di " lucidita' ", purtroppo piu delle volte a seguito di qualche evento disastroso, non siamo in grado di approfittarne e si ritorna nel cieco circolo vizioso.
si, è vero, credo avvenga in queste situazioni perchè nasce un elemento di coesione, che nella vita quotidina ci manca, ognuno pensa al suo, e con senso di avvilimento, è questo il problema
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Old 08-04-2009, 12:20   #9
*MATRIX*
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se all'italiano gli dai troppa libertà si prede tutta la mano il braccio e la persona
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Nel corso della vita, non ci sarà certo penuria di gente che ti dice come vivere, avranno tutte le risposte, cosa dovresti fare, cosa non dovresti fare. Non ci discutere mai, tu di' sempre: «Ah sì? è un'idea davvero brillante» e poi fai come ti pare.(Woody Allen)
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