Si stringe il cerchio attorno a TP-Link negli USA: vicino il ban per motivi di sicurezza nazionale
Le autorità statunitensi stanno valutando un divieto alla vendita dei router domestici di TP-Link Systems in base a potenziali rischi per la sicurezza nazionale legati ai legami con la Cina. Il colosso detiene oltre un terzo del mercato USA e respinge ogni accusa, mentre il dossier rimane aperto presso il Dipartimento del Commercio.
di Manolo De Agostini pubblicata il 02 Novembre 2025, alle 11:01 nel canale PerifericheTP-Link
Negli Stati Uniti si profila un nuovo caso "Huawei": diverse agenzie e dipartimenti del Governo federale hanno chiesto ufficialmente al Dipartimento del Commercio di vietare la vendita e la distribuzione dei router TP-Link su tutto il territorio nazionale. L'accusa è quella di rappresentare un potenziale rischio per la sicurezza nazionale, in quanto l'azienda, pur operando nel Paese tramite TP-Link Systems con sede a Irvine (California), mantiene legami con la casa madre cinese TP-Link Technologies. Del caso si parla da mesi, e il clima dello scontro sta salendo di temperatura.
Secondo fonti citate dal Washington Post, il timore delle autorità riguarda la possibilità che i dispositivi TP-Link - router, Wi-Fi extender, videocamere Tapo e prodotti smart home - possano essere utilizzati da Pechino per accedere ai dati dei cittadini americani. La legge cinese obbliga infatti aziende e cittadini a collaborare con il governo in caso di richiesta d'informazioni o supporto tecnico, anche se operano all'estero.

In pratica, se il governo cinese dovesse chiedere a TP-Link l'accesso ai dati o l'apertura di una backdoor, la società non potrebbe rifiutare. È lo stesso principio che ha portato, anni fa, al bando dei prodotti Huawei negli Stati Uniti.
Tuttavia, non esistono ad oggi prove concrete di accessi ai dati o attività di spionaggio compiute attraverso i dispositivi TP-Link. Il provvedimento, se approvato, avrebbe quindi carattere preventivo. Il Dipartimento del Commercio può ancora decidere di sospendere la misura o di negoziare un accordo con l'azienda per garantire la completa indipendenza tecnologica dalla Cina.
TP-Link, da parte sua, respinge con forza le accuse. Il portavoce Jeff Seedman definisce "insensate" le ipotesi di spionaggio e sostiene che "qualsiasi azione contro TP-Link Systems non avrebbe alcun impatto sulla Cina, ma finirebbe per danneggiare una compagnia americana".
La società ricorda di aver avviato nel 2024 la separazione formale tra la sede statunitense e quella cinese, processo completato nell'estate 2025. Oggi TP-Link Systems è registrata come entità indipendente e afferma che solo ingegneri americani possono rilasciare aggiornamenti software per il mercato USA.
Con una quota di mercato stimata fra il 36% e il 50%, TP-Link è il marchio di router domestici più diffuso negli Stati Uniti. Un eventuale divieto di vendita avrebbe quindi effetti significativi sia per i consumatori sia per il mercato, oltre a riaccendere la tensione tra Washington e Pechino.










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17 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoMe li immagino proprio Apple o Microsoft che forniscono i codici sorgente di Windows e macOS
ad avvantaggiarsi sapremmo già chi sarebbero....
ad avvantaggiarsi sapremmo già chi sarebbero....
Crack in un mondo open source? Sarebbe come cercare di rubare acqua da una sorgente pubblica… ma non preoccuparti, qualcuno troverà comunque il modo di venderla a prezzo pieno e con abbonamento mensile, basta inserire qualche feature premium.
no no..
crack nel senso che le vulnerabilità sarebbero studiate a fondo a partire dal codice...
crack nel senso che le vulnerabilità sarebbero studiate a fondo a partire dal codice...
Se fosse così l'open souce sarebbe più vulnerabile del software proprietario quando invece è spesso il contrario...è il famoso effetto Linus (perchè si pensa sia coniato da Linus Torvalds ma in realtà è di Eric Raymond) "Given enough eyeballs, all bugs are shallow”.
In sostanza, più persone guardano il codice, più è probabile che eventuali vulnerabilità vengano scoperte e corrette rapidamente e più è grande e seguito il progetto è più è improbabile che sia vulnerabile.
Ci sono stati dei vantaggi anche in occidente, sì riempirci di paccottiglia a basso costo, erodere l'industria autoctona, perdere posti di lavoro, regalare al Mondo una nuova superpotenza....Però ci sono stati anche degli aspetti positivi..............loading............per loro! Ovvero non vino più di stenti..
Se avessi preso una chiavetta "occidentale" di altra marca ( ma sappiamo che in realtà è cinese anch'essa) avrei dovuto spendere almeno 25 euro. Quei 19 euro li spenderò localmente al supermercato sotto casa.
Grazie alla produzione globale più efficiente, i consumatori hanno più potere d’acquisto, massimizzano il loro beneficio, senza dover rinunciare a beni di base.
Non è esattamente un cattivo affare.
La fine della globalizzazione significa sovvenzionare industrie meno efficienti a cui vanno quei 19 euro di differenza per mantenere la loro inefficienza.
Non è esattamente il massimo in un paese come l'Italia dove i stipendi sono bassi.
Ma lavorare sull'innovazione, istruzione e la ricerca invece di stare a piagnucolare che i cinesi ci fanno un mazzo tanto no???
Devo ricordare in cosa abbiamo speso i nostri soldi ultimamente invece che in istruzione, innovazione, e R&S?
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