Amazon: la nuova ondata di licenziamenti non è legata all'AI, ma alla 'cultura aziendale' secondo il CEO
Secondo il CEO di Amazon, la nuova ondata di licenziamenti non è legata all'intelligenza artificiale ma è una questione di "cultura" aziendale: ecco le parole di Andy Hassy
di Davide Raia pubblicata il 02 Novembre 2025, alle 10:01 nel canale WebAmazon
Nei giorni scorsi, Amazon ha annunciato un taglio di 14.000 posti di lavoro. La notizia era stata anticipata da diverse indiscrezioni ma, pur non essendo arrivata in modo inaspettato, ha avuto un impatto mediatico notevole.
In molti, infatti, hanno indicato nella volontà di puntare sull'AI e sull'automazione delle attività la scelta di Amazon di dare un taglio netto al numero dei posti di lavoro. A fare chiarezza sulla questione è stato il CEO di Amazon, Andy Jassy, con una dichiarazione che rischia di far discutere, quasi quanto l'annuncio dei licenziamenti.
Cosa ha detto il CEO
Nel corso della conference call relativa ai risultati dell'ultima trimestrale di Amazon, il CEO Andy Jassy ha spiegato il motivo dietro alla scelta di dare il via a una nuova ondata di licenziamenti. Secondo Jassy: "L'annuncio che abbiamo fatto qualche giorno fa non è stato realmente motivato da ragioni finanziarie, e non è nemmeno realmente guidato dall'intelligenza artificiale, almeno non in questo momento. È davvero una questione di cultura aziendale". Quella annunciata da Amazon questa settimana è la seconda ondata di licenziamenti più grande della sua storia dopo il taglio di 27 mila posti di lavoro avvenuto nel corso del 2022.

C'è di mezzo anche l'AI
Beth Galletti, Senior Vice President of People eXperience and Technology di Amazon, nel post con cui sono stati annunciati i licenziamenti ha comunque evidenziato il legame con l'AI. Secondo la manager "questa generazione di intelligenza artificiale è la tecnologia più rivoluzionaria che abbiamo visto dai tempi di Internet e consente alle aziende di innovare molto più velocemente che mai (nei segmenti di mercato esistenti e in quelli completamente nuovi".
La verità è probabilmente nel mezzo: se è vero - come tra l'altro ha fatto intendere anche Satya Nadella di Microsoft dopo interventi analoghi - che le aziende devono cambiare per non perdere il terreno in un'epoca di tremendi rinnovamenti, dall'altra minimizzare il ruolo dell'AI appare anacronistico.










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16 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoLicenziamo perchè certe posizioni lavorative sono state automatizzate, ma il grosso dei licenziamenti serve per disfarsi di gente che dobbiamo pagare di più (per scatti di anzianità o per contratti stipulati in passato) e li rimpiazziamo con neoassunti che in un modo o nell'altro pagheremo di meno.
Questo sta succedendo anche con altre aziende che dopo aver licenziato dicendo che automatizzavano tramite LLM ora assumono nuovo personale con contratti più bassi o fanno outsourcing all'estero.
Il mio titolare lo riassumerebbe in "tutti utili e nessuno indispensabile".
Chi vuol capire, capisca.
Questa è la cultura aziendale di Amazon, oggi gli servi e lavori, domani diventi obsoleto, inutile, troppo costoso e, senza tanti complimenti, calcio nel sedere e ti mandano a casa.
Ecco la loro cultura aziendale.
Tu non sei necessario per guidare una multinazionale,facendoli sentire inutili....
d'altra parte oh... se vuoi (meglio: devi) competere con aliexpress e temu...
Chi vuol capire, capisca.
Questa è la cultura aziendale di Amazon, oggi gli servi e lavori, domani diventi obsoleto, inutile, troppo costoso e, senza tanti complimenti, calcio nel sedere e ti mandano a casa.
Ecco la loro cultura aziendale.
E' pieno di gente online (su Reddit è un mantra ricorrente) che venera le grandi aziende e spala merda su qualsiasi azienda abbia meno di 1000 dipendenti o non sia multinazionale, salvo poi ritrovarsi post quotidiani su gente che lavora per queste società ed è in burnout, è disperata per il clima malsano, per le pratiche aziendali tossiche, per la competizione soffocante... insomma la classica sindrome di Stoccolma.
Questa cosa poi si manifesta con la classica accusa di scarsa competitività delle piccole e medie imprese italiane, magari facendo di tutta l'erba un fascio sotto la macchietta dell'impresa padronale che lavora come 40 anni fa...
Poi vai a vedere tutti grandi progetti e scopri che sotto la grande società c'è la PMI in subappalto che lavora con tutti i più astrusi standard alla moda o tecnologie sulla cresta dell'onda, oppure vai a vedere l'export e scopri che la stragrande maggioranza sono piccole e piccolissime aziende iper specializzate ad altissima professionalità.
Ma va bene così, continuiamo a illuderci che grande è bello, questo sì che è un vero paradigma fantozziano da anni '70.
se non hai troppe mire espansionistiche, almeno, non hai il suo fiato che puzza di cipolla caramellata sul collo tutto il giorno e puoi mimetizzarti meglio nell'ambiente che ti circonda...
«Lei è obsoleto!»
Mi ricorda 'Un giorno di ordinaria follia' . Michael Douglas, lavorava nel settore difesa.
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