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Old 02-06-2007, 12:10   #141
rootshooter
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Se non sbaglio Mercoledì Visco riferità in senato con un "corposo dossier" preparato per spiegare la vicenda. Consiglio di tenere viva la discussione fino a quel giorno perchè la replica penso che sarà interessante. Riguardo a Speciale, sono cariche che dipendono dal governo, e fino a quando è così, non mi sembra "un attentato alla democrazia" quello di cambiare uomini ai vertici. Del resto il centrodestra ci aveva messo i suoi, come Speciale, Pollari, etc... Per essere limpido, il centrosinistra deve mettere uomini di chiara e riconosciuta capacità e autorevolezza, e non uomini ricondubili a catene ed intrecci di potere (vedi di nuovo Speciale). Se farà così allora la cosa sarà stata gestita bene.
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Old 02-06-2007, 12:24   #142
sander4
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http://www.repubblica.it/2007/06/sez...n-rifiuto.html
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Old 02-06-2007, 13:21   #143
lukeskywalker
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ci è andato giù pesantissimo
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Old 02-06-2007, 13:48   #144
ennys
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ci è andato giù pesantissimo
Essere Carlo Bonini pseudonimo di Vincenzo Visco ???

Magari no, ma pare il classico articolo scritto su commissione.

Comunque Repubblica, non dimentichiamolo, essere obiettivo e autorevole no come Libero et/aut Ilgiornale...

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Old 02-06-2007, 15:07   #145
youremailaddress
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ma guarda guarda come sono scatenati i prodi-boys a difesa della loro cosca di governanti da strapazzo! Ma non avete una faccia?
Pensiamo solo se una cosa del genere l'avesse fatta il precedente Governo... possiamo solo immaginare questi strenui difensori di oggi, cosa sarebbero stati allora..
per tornare a questa ridicola ex-maggioranza, ormai sono senza vergogna!
A casa! Avete ricevuto lunedi l'avviso di sfratto, dilettanti allo sbaraglio..
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Old 02-06-2007, 15:09   #146
johannes
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non c'entra la maggioranza. anche l'opposizione fece la stessa cosa. pensiamo all'editto bulgaro, ai tanti processi di Silvio Berlusconi, non è che l'opposizione non l'abbia difeso, scusa.
sono tutti uguali.
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Old 02-06-2007, 15:59   #147
rootshooter
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anonimo "youremailaddress" io non etichetto quelli con cui discuto con "berlusconi-boys" o altre locuzioni, se scrivi per scatenare flame, ti consiglio di impiegare il tuo tempo in qualcosa di più utile.
Detto questo, riguardo la vicenda, la situazione è quella della parola di uno contro quella di un altro, in quanto fino ad ora nessuno ha aperto procedimenti o inchiesti od altro per accertare i fatti. Quindi, sentita la parola di Speciale, io mi riservo di sentire la parola di Visco quando riferirà, se riferirà, per farmi un giudizio personale sulla vicenda. Certo che se è vero, come dice Visco, che quei dirigenti della Gdf che dovevano subire un avvicendamento non avevano niente a che fare con il caso Unipol, la faccenda è una delle tante montature che ultimamente vanno di moda...
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Old 02-06-2007, 16:04   #148
sander4
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Se non sbaglio Mercoledì Visco riferità in senato con un "corposo dossier" preparato per spiegare la vicenda. Consiglio di tenere viva la discussione fino a quel giorno perchè la replica penso che sarà interessante. Riguardo a Speciale, sono cariche che dipendono dal governo, e fino a quando è così, non mi sembra "un attentato alla democrazia" quello di cambiare uomini ai vertici. Del resto il centrodestra ci aveva messo i suoi, come Speciale, Pollari, etc... Per essere limpido, il centrosinistra deve mettere uomini di chiara e riconosciuta capacità e autorevolezza, e non uomini ricondubili a catene ed intrecci di potere (vedi di nuovo Speciale). Se farà così allora la cosa sarà stata gestita bene.
quoto
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Old 02-06-2007, 17:18   #149
Ominobianco
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Città: Piemonte
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Se uno ha voglia di cercare di ricapitolare tutta la storia e vedere bene come è andata,si legga gli articoli di Carlo Bonini che ricostruiscono la storia fin dal suo inizio.

Carlo Bonini per La Repubblica
(2 giugno 2007)
http://www.repubblica.it/2007/06/sez...n-rifiuto.html

Nell'epilogo, dunque, il generale di fanteria Roberto Speciale da Petraperzia (Enna), "Ciccio il comandante", come ama farsi vezzeggiare dai suoi amici forzisti e di Alleanza nazionale, non batte i tacchi. Nella sua uscita non c'è traccia di uno di quei suoi "Ossequiosamente obbedisco", "Subordinatamente La saluto", con cui per dodici mesi ha omaggiato un nuovo padrone politico cui scavava la fossa. In trenta minuti di colloquio in via XX Settembre, comunica al ministro dell'Economia Padoa-Schioppa, che gliele chiede, che lui alle dimissioni "non ci pensa nemmeno". Si fa mettere alla porta e destituire dal comando con effetto immediato lasciandosi offrire un posticino alla Corte dei conti (che forse accetterà, o forse no).

Perché questo contemplava il format che il centro-destra aveva scritto e che con diligenza lui ha interpretato in queste due settimane. L'uscita di scena doveva essere rumorosa. E rumorosa è stata. Perché, da oggi, in un'ultima operazione di "spin", rumore possa chiamare altro rumore ("La destituzione è un golpe". "Un attentato alla Costituzione". "Un'esecuzione gappista") convincendo il Paese di essere rimasto orfano di un generale "spezzaferro", di un "civil servant", che non si è piegato all'arroganza della politica.

Roberto Speciale non è stato né l'uno, né l'altro. Roberto Speciale è un fungo cresciuto nel sottobosco in cui, per cinque anni, il centro-destra ha coltivato un disegno di controllo degli apparati che doveva avere nell'intelligence politico-militare, il Sismi di Nicolò Pollari, e nelle Fiamme Gialle, un nuovo potente e pervasivo strumento di controllo e intervento a uso politico. Un grumo di potere non più misterioso almeno da quattro anni.

Di cui il governo di centro-sinistra conosceva e conosce uomini e coordinate. Di cui ha fatto le spese (la campagna sul caso Unipol, le intrusioni abusive nelle anagrafi tributarie, il sistema di spionaggio illegale in Telecom). Ma a cui sin qui non ha voluto (o potuto) mettere mano. Per insipienza, per miopia, per divisioni interne. E a cui oggi sacrifica, non a caso, il viceministro Vincenzo Visco (l'unico, a quanto pare, ad aver avvistato per tempo "criticità" che altri non hanno voluto vedere).

Eppure, non era necessario un indovino per intuire come sarebbe andata a finire. Per comprendere quale fosse la posta in gioco. Nell'autunno scorso, con l'uscita di Pollari dal Sismi, Speciale perde il suo mentore e rimane unico custode della potente macchina che, nel luglio 2003, gli era stata consegnata con ben altre e per lui più consone mansioni. E' un Carneade, "Ciccio il comandante". E, in quell'estate, quando decidono di nominarlo comandante generale della Finanza, Berlusconi e Tremonti ne ignorano persino l'esistenza. E' Nicolò Pollari, siciliano come Speciale, che garantisce per lui. Che ne sollecita e impone la nomina.

E' l'uomo giusto, al posto giusto, al momento giusto, ragiona l'allora direttore del Sismi. E' una muffa degli Stati Maggiori della Difesa che a fatica ha superato l'Accademia militare di Modena. Un burocrate furbissimo con un debole per le belle cose (arredi e orologi), la bella gente, i bei luoghi (Capri). Che in dieci anni (dal 1993 al 2003), da poltrone di nessuna visibilità, ha coltivato una fitta rete di benevolenze. Ha comandato infatti il primo Reparto dello Stato maggiore Esercito e quindi il primo Reparto dello Stato maggiore Difesa, da dove ha controllato "il personale" (avanzamenti e stato giuridico della truppa e dei quadri ufficiali. Per un periodo anche la leva).

Nell'estate 2003, Pollari ha bisogno di una testa di legno che governi per conto terzi (per suo conto) la Guardia di Finanza. Il tempo necessario al governo di centro-destra per varare la riforma che (come per l'Arma dei carabinieri) dovrebbe consentire di nominare al comando del corpo un proprio generale. Che prepari cioè a Pollari, generale di corpo d'armata delle Fiamme Gialle, il suo grande rientro quando si tratterà di lasciare il Sismi. E' un piano di cui Pollari si compiace e che Speciale racconta in giro, vantandosene.

Pollari dispone. "Ciccio" esegue. Il Sismi si gonfia di ufficiali della Finanza e, va da sé, anche del figlio di Speciale, cui per qualche tempo viene affidato (con esiti disastrosi) il centro di Abu Dhabi. Speciale ridisegna i vertici del Corpo con organigrammi dettati da Pollari e dal suo delfino, il generale Emilio Spaziante, che dalla Lombardia (di cui controlla ogni ufficiale) viene portato a Roma, come capo di Stato Maggiore. Speciale fa e disfa, ritenendo di non dover neppure informare il suo comandante in seconda.

Poi, il piano Pollari va a farsi benedire. E con lui la direzione del Sismi e l'osmosi tra la nostra intelligence militare e le Fiamme Gialle. Speciale resta il solo garante, con pieni poteri di comando, di una ragnatela pazientemente tessuta per quattro anni. Di un apparato che è stato il braccio operativo dell'esecutivo di ieri, oggi opposizione. Il tentativo di Visco di cominciare a intaccarne i gangli (Milano) è troppo. Ma è anche una magnifica occasione.

L'operazione può cominciare. E Speciale ne conosce l'epilogo. Si aggiusterà la fascia in vita e si farà saltare come un martire nel governo di centro-sinistra. Forse, farà qualcosa di più. Se è vero, come dicono quando ormai è notte, che oggi, da destituito, sederà ai Fori imperiali nel palco autorità della Festa della Repubblica. Se è vero che in queste ore lo accende l'idea di mummificarsi in Viale XXI Aprile ricorrendo a qualche tribunale amministrativo contro la decisione del governo.


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Carlo Bonini per La Repubblica
(23 maggio 2007)
http://www.repubblica.it/2007/05/sez...-e-guerre.html

Sembra una storia limpida, "il caso Visco". Non lo è. Perché monca e sapientemente manipolata. E, come in tutte le storie manipolate, i fatti ne nascondono un'altra. Che racconta le mosse oblique del vertice della Guardia di Finanza e ne svela le ragioni velenose. È notizia di ieri. Il "Giornale", di proprietà della famiglia Berlusconi, "documenta" un brutto affare. In un verbale del 17 luglio 2006, il comandante generale della Finanza, Roberto Speciale, riferisce all'Avvocatura dello Stato di essere stato oggetto di indebite, insistite e minacciose pressioni da parte del viceministro per l'Economia Vincenzo Visco per trasferire quattro alti ufficiali in servizio a Milano.

Quattro ufficiali che, in quel momento "lavorano all'inchiesta" che ha tolto serenità ai Ds, "il caso Unipol". La richiesta di trasferimento non ha nessuna apparente motivazione se non quella, "inconfessabile" di punire servitori dello Stato considerati politicamente inaffidabili dai nuovi inquilini di Palazzo Chigi. Il comandante Speciale resiste coraggiosamente all'arroganza del viceministro e la spunta. I quattro ufficiali restano al loro posto. Il fatto non è nuovo (le cronache del luglio 2006 riferirono diffusamente del conflitto tra comandante generale e viceministro), ma il verbale di Speciale offre pathos, sollecita indignazione. Tra il 13 e il 17 luglio 2006, sembra di vederlo, il generale mentre, assediato nel suo ufficio di viale XXI aprile, prova a spiegare a Visco che non può dare corso immediato a trasferimenti imposti del ministro senza violare la legge. Che esistono delle procedure da rispettare e che a quelle lui starà. Sembra di vederlo ancora, ventilare stoicamente le dimissioni il 17 luglio 2006, quando dall'ufficio del viceministro arrivano arroganti minacce.

La cronaca del "Giornale" porta la firma di Gianluigi Nuzzi. E il dettaglio non è neutro. Serve a entrare nella storia del "caso Visco", a ricostruirne con esattezza i passaggi. A illuminarne i protagonisti. Nuzzi ha ottime fonti nella Guardia di Finanza. Ha tenuto dei corsi alla scuola della Guardia di Finanza. Nella Guardia di Finanza ha raccolto il brogliaccio di un'intercettazione mai trascritta che, nel gennaio 2006, documenta la ormai celebre conversazione telefonica tra Piero Fassino e Giovanni Consorte ("Abbiamo una banca...") che sprofonda i Ds in uno psicodramma. Ma, soprattutto, Gianluigi Nuzzi ha un amico importante nelle Fiamme Gialle: il generale Emilio Spaziante, che della Guardia di Finanza è stato capo di Stato Maggiore dal luglio 2005 al marzo scorso, quando viene nominato vicedirettore del Cesis (organo di coordinamento dei nosti servizi segreti). Nuzzi e Spaziante si conoscono da tempo e insieme, nel 2004, inciampano in una fuga di notizie per un'indagine sui bilanci dell'Impregilo. Vicenda che appare dimenticata, ma che, nel gennaio 2006, quando si consuma la fuga di notizie su Fassino e Consorte, a molti sembra utile ricordare.

Estate 2006, dunque. Visco è appena arrivato all'Economia, il generale Emilio Spaziante è a Roma ormai da un anno quale capo di Stato maggiore. Fino all'anno prima, ha comandato la Regione Lombardia. E la Lombardia e Milano sono da sempre il suo "collegio". Non c'è foglia che si muova nei comandi territoriali che lui non sappia. Quando dunque lascia per il comando a Roma, Spaziante impone quale suo successore un amico fraterno, un compagno di corso: il generale Mario Forchetti. Per Spaziante è una garanzia doppia. Non solo per l'amicizia, ma per il network che li lega. Entrambi sono stati ufficiali del "II Reparto", l'intelligence della Guardia di Finanza, l'occhio e l'orecchio che lavora in perfetta osmosi con il Sismi dell'ex generale di corpo d'armata della Fiamme Gialle Nicolò Pollari e da cui Pollari pesca decine e decine di suoi ex ufficiali.

Il Sismi di Pollari - la Guardia di Finanza della Lombardia - il capo di Stato Maggiore Emilio Spaziante. E' un triangolo d'acciaio che ha il suo baricentro a Milano dove, in quei mesi, molto bolle in pentola. Non solo le inchieste sulle scalate bancarie e sul caso Unipol, ma anche le vicende di Telecom, le singolari intrusioni nelle anagrafi tributarie alla ricerca di qualche buona notizia sullo stato dei patrimoni dei leader del centro-sinistra.

Epperò, ecco che nel luglio del 2006, il network sembra doversi improvvisamente spezzare. In giugno, il comandante generale della Guardia di Finanza, Roberto Speciale, sollecita il viceministro Visco a dare corso a una cinquantina di avvicendamenti di alti ufficiali stilata nei mesi precedenti. Visco prende tempo e chiede di poter prima compiere un giro di orizzonte. Riunisce i direttori generali delle amministrazioni civili dello Stato, i vertici della Guardia di Finanza, chiedendo che su quella lista di trasferimenti faccia le loro osservazioni non solo il generale Spaziante, ma anche l'allora comandante in seconda Italo Pappa e l'ufficiale che dovrà succedergli, il generale Sergio Favaro. Per quel che ne riferiscono oggi fonti qualificate al ministero dell'Economia, Visco raccoglie da Favaro e Pappa un'opinione condivisa che a Milano e nella Lombradia esista "una criticità". Nessuno aggiunge di più. Ma il network che fa capo a Spaziante non è un segreto per nessuno.

Visco chiede dunque al Comandante generale di integrare la lista di trasferimenti già pronta con quattro nomi: il comandante regionale della Lombardia, generale Forchetti; il comandante del Nucleo provinciale Regionale della Lombardia, colonnello Lorusso; il comandante del Nucleo provinciale della polizia tributaria di Milano, colonnello Pomponi; il gruppo dei servizi di polizia giudiziaria, Tomei.

I quattro ufficiali da trasferire diventano presto tre (Tomei scompare dall'orizzonte). E il 13 luglio 2006, a leggere il suo verbale pubblicato dal "Giornale", il comandante generale Speciale entra nel suo personale inferno. Curiosamente, però, lo stesso generale omette di riferire cosa accade il 14 di luglio. Con una nota al viceministro Visco, lo informa di aver predisposto l'avvio dei procedimenti di trasferimento. Indica anche a quali nuovi incarichi saranno destinati: Forchetti sarà il nuovo comandante generale della Regione Piemonte; Lorusso il nuovo capo di stato maggiore del comando interregionale di Milano; Pomponi andrà al comando generale a Roma.

Passano i giorni e al ministero monta l'irritazione perché non si ha alcun segno che quel che Speciale ha scritto nella sua nota avrà un seguito. Ma lo stallo ha una ragione. Consente di manovrare a chi deve impedire che il triangolo Sismi-Spaziante-Milano si spezzi. Viene costruito un primo falso. Che i tre ufficiali da trasferire paghino il loro coinvolgimento nell'indagine Unipol. In realtà, nessuno di loro vi ha mai messo mano. All'inchiesta (e alle sue intercettazioni) hanno lavorato, a Milano, gli uomini del nucleo di polizia valutaria di Roma. Piuttosto è vero che il brogliaccio dell'intercettazione Consorte (di cui si è avuta "fuga di notizie") è stato redatto nella caserma milanese di via Filzi, sede del nucleo di polizia tributaria (quello comandato da Pomponi). Il resto è un gioco da ragazzi. La notizia dei trasferimenti contesi obbliga l'Avvocatura generale dello Stato ad aprire un fascicolo per conoscere "eventuali addebiti disciplinari" sul conto degli ufficiali in predicato di trasferimento. E il caso viene affidato a Manuela Romei Pasetti, amica di famiglia del generale Spaziante. Che, insieme a Speciale, viene sentito ad horas negli uffici della caserma di via Filzi a Milano. I generali Pappa e Favaro, che pure avrebbero qualcosa da dire, e di diverso, dovranno aspettare settembre e saranno sentiti in Procura.

A fine luglio 2006, la partita è chiusa. Spaziante e Speciale hanno vinto. Gli ufficiali da trasferire restano al loro posto. Come i veleni di quella storia. Buoni per essere riproposti ora, che si ricomincia a parlare di un nuovo comandante generale della Guardia di Finanza.


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Carlo Bonini per La Repubblica
(28 ottobre 2006)
http://www.repubblica.it/2006/10/sez...me-gialle.html

In fondo, sono trascorse solo quarantotto ore. Eppure, se si cerca qualche prima risposta su responsabilità e mandanti degli accessi abusivi alla Anagrafe tributaria, al ministero dell'Economia rispondono con la certezza dell'indicativo. Dice una fonte molto qualificata: "Delle 128 intrusioni nella posizione patrimoniale del Presidente del Consiglio e di sua moglie, abbiamo accertato che le più invasive hanno origine lungo l'asse Novara-Milano. Siamo convinti che non sia un caso. Perché in questa, come in altre vicende recenti di spionaggio politico, è proprio tra Novara e Milano che abbiamo visto dietro il lavoro di militari infedeli della Guardia di Finanza la mano o quantomeno l'ombra del Sismi".

Il riferimento della fonte di via XX Settembre, così come lo scenario che accredita, non è poi tanto misterioso. A Milano, a quattro mesi dalle elezioni politiche, è in una caserma della Guardia di Finanza che mani ancora ignote sottraggono il brogliaccio della conversazione telefonica intercettata e mai depositata agli atti dell'inchiesta Unipol tra il segretario dei Ds Piero Fassino e Giovanni Consorte perché finisca sulla prima pagina del "Giornale". A Milano, viene mandato a dirigere il centro Sismi Giuseppe Gerli, ex comandante della Guardia di Finanza di Novara, città in cui hanno lavorato fino al giorno del loro arresto (il marzo scorso) due marescialli addetti alla sezione "I" (l'intelligence delle Fiamme Gialle) coinvolti nell'operazione di spionaggio politico ai danni di Piero Marrazzo, candidato del centrosinistra alle elezioni regionali del Lazio. A Milano, il centro Sismi di Gerli lavora con la struttura Telecom di Giuliano Tavaroli e la sua corona di agenzie di investigazione nera in outsourcing (la "Polis" di Cipriani su tutte). Dai terminali degli uffici dell'Agenzia delle entrate di Milano e della tenenza della Guardia di Finanza di Borgomanero (Novara), sono stati abusivamente violati i dati patrimoniali di Romano Prodi e di sua moglie. E dunque: Guardia di Finanza; Sismi; traffico di informazioni riservate da spendere nel mercato del ricatto e dell'intimidazione politica. La sequenza oggi accreditata in via XX settembre è chiara. Così come il dato di fatto che ne è il presupposto: la piena integrazione, in questi ultimi cinque anni, delle reti di informazione e degli uomini dei due apparati (nel Sismi di Pollari sono transitati tra l'ottobre 2001 e oggi, 800 finanzieri).

Tra Milano e Novara, le certezze di via XX settembre sulle intrusioni abusive nell'Anagrafe tributaria, incrociano, al momento, il nome e la storia di un finanziere semplice in servizio come piantone all'Intendenza di Borgomanero dal 1998, nonché il lavoro infedele di alcuni impiegati dell'agenzia delle entrate di Milano. Raccontano fonti qualificate della Guardia di Finanza di Novara che il militare, giovedì mattina, abbia manifestato un rumoroso stupore nel leggere l'avviso di garanzia consegnatogli al momento della perquisizione. Parlano di giustificazioni fragili o, quantomeno, non troppo credibili. "Semplice curiosità", avrebbe detto il ragazzo, aggiungendo di "non ricordarla neppure" quell'interrogazione al terminale fatta sul conto di Romano Prodi il 30 settembre 2005.

A Milano, le tracce delle violazioni delle banche dati non portano in caserme, ma all'Agenzia delle entrate. A impiegati civili. Per trovare gli altri nove finanzieri indagati in questo affare bisogna bussare ai comandi di Roma, Pisa, Torino, Sassari, alle Intendenze di Castrovillari, Sapri, Asti, Frascati, Larino. Dunque? Una fonte investigativa impegnata in queste ore nel venire a capo della montagna di carte sequestrate nelle oltre 250 perquisizioni di giovedì taglia corto: "Comprendiamo perfettamente la necessità di sapere e di sapere presto. Ma per dare conto dei nessi di questa indagine, dell'esistenza di una rete e della sua ampiezza ci vorrà ancora del tempo".

Una circostanza resta fuori di dubbio. Il nesso Sismi-Guardia di Finanza è in queste ore ago della bussola che orienta le mosse del ministero dell'Economia. Nel marzo scorso, quando per la prima volta "Repubblica" lo illuminò nella vicenda dell'arresto dei due marescialli di Novara coinvolti nello spionaggio di Piero Marrazzo, il direttore del Sismi, Nicolò Pollari, presentò le sue dimissioni (respinte) a Palazzo Chigi. Oggi, in forza di quel nesso, si annuncia una resa dei conti dell'autorità politica con il Comando Generale. Per dirne una, il ministero vuole venire a capo dell'opaco meccanismo che, negli ultimi mesi di vita del governo Berlusconi, ha consentito al Comandante generale Roberto Speciale di "mettere in sicurezza" alcuni degli ufficiali chiave che, in questi cinque anni, hanno assicurato piena continuità di lavoro, ascolto e scambio tra le strutture della Finanza e quelle del Sismi. La maggior parte dei generali promossi nelle ultime due valutazioni hanno infatti salito il gradino più alto della loro carriera in forza di una pioggia di "encomi solenni" di cui il ministero non ha trovato traccia pubblica. A cominciare da uno degli ufficiali più vicini al direttore del controspionaggio militare, Walter Cretella Lombardo. Speciale e Pollari lo avevano voluto al comando del II Reparto, il più potente e temuto, perché interfaccia informativo del Sismi e perché collettore delle informazioni raccolte dai comandi territoriali attraverso le "sezioni I". Ebbene, nel 2005, Walter Cretella Lombardo raccoglie ben 10 encomi solenni. Tolte le ferie, più o meno uno ogni trenta giorni. L'1 gennaio di quest'anno viene promosso generale di divisione. Oggi, comanda la scuola di polizia tributaria di Ostia. La struttura attraverso cui tutti i giovani ufficiali devono passare se aspirano a un avanzamento di carriera. La chiusa che governa e seleziona i quadri della Finanza di domani.

Ultima modifica di Ominobianco : 02-06-2007 alle 19:10.
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Old 02-06-2007, 17:24   #150
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ma guarda guarda come sono scatenati i prodi-boys a difesa della loro cosca di governanti da strapazzo! Ma non avete una faccia?
Pensiamo solo se una cosa del genere l'avesse fatta il precedente Governo... possiamo solo immaginare questi strenui difensori di oggi, cosa sarebbero stati allora..
per tornare a questa ridicola ex-maggioranza, ormai sono senza vergogna!
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Old 02-06-2007, 18:18   #151
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Se uno ha voglia di cercare di ricapitolare tutta la storia e vedere bene come è andata,si legga gli articoli di Carlo Bonini che ricostruiscono la storia fin dal suo inizio.
eh ma certo, la repubblica è la nuova Bibbia, fonte di Verità.. mica schierata, no no muah muah muah muah
ma per piacere...
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Old 02-06-2007, 18:42   #152
gtrin
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eh ma certo, la repubblica è la nuova Bibbia, fonte di Verità.. mica schierata, no no muah muah muah muah
ma per piacere...
non ha importanza il giornale che pubblica ma è importante se ciò che si pubblica corrisponde a verità.
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Old 02-06-2007, 19:01   #153
Maxmel
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eh ma certo, la repubblica è la nuova Bibbia, fonte di Verità.. mica schierata, no no muah muah muah muah
ma per piacere...
avresti dovuto leggere oltre le due righe hai quotato.
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"A pessimist is someone who is waiting for it to rain. But I'm already soaked to the skin." L. Cohen.
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Old 02-06-2007, 21:07   #154
DonaldDuck
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Città: Cittadino di un mondo libero dalla spazzatura
Messaggi: 5537
Ma quando mai uscirà la verità...

http://www.libertaegiustizia.it/spec...0&id_sezione=5
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Le telefonate di Consorte a Fassino
Ferruccio Sansa, la Repubblica, 03-01-2006

MILANO - Gli omissis sono scomparsi. E sulle intercettazioni di Giovanni Consorte - l´ex numero uno di Unipol accusato di aggiotaggio - adesso compaiono i nomi dei parlamentari: Piero Fassino e con lui, tra gli altri, Nicola Latorre, senatore ds assistente di Massimo D´Alema. E poi il tesoriere ds, Ugo Sposetti.
Fassino viene citato anche in altre intercettazioni telefoniche di Consorte. Una in particolare, con il vice-direttore dell´Unità, Rinaldo Gianola: «Gianni - annotano i finanzieri - dice che lui ha la maggioranza di Bnl, dice di non aver fatto una mossa senza preavvertire la Consob. Rinaldo chiede se Abete ha fatto "delle porcate" a favore di Della Valle e degli altri... Rinaldo chiede se sul fronte politico, Fassino e gli altri, lui sia coperto. Gianni dice di sì».
Brogliacci finora rimasti coperti da omissis proprio perché vi comparivano parlamentari, ma pubblicati ieri da Il Giornale. Il segretario ds compare cinque volte nelle intercettazioni, per circa venti minuti di colloqui con Consorte. Alcuni nei giorni cruciali della scalata di Unipol a Bnl. Le telefonate più delicate sono proprio quelle del 18 luglio: Unipol a mezzogiorno ha comunicato al mercato che lancerà un´Opa obbligatoria su Bnl. In contanti. E subito dopo Consorte comincia un giro di telefonate. Tra le prime quella con il senatore Latorre (7 minuti e 24 secondi, secondo la Finanza) e poi un´altra con Fassino (2 minuti e 36 secondi). «E allora siamo padroni di una banca?», chiede Fassino. E Consorte: «È chiusa, sì, è fatta». Poi Fassino: «Siete voi i padroni della banca, io non c´entro niente». Consorte: «Sì, è fatta. È stata una vicenda durissima...». E Fassino: «Già, ormai è proprio fatta», esclama il segretario ds. Che chiede chiarimenti. Consorte risponde: «Alla fine emerge che abbiamo diciamo quattro coop». E Fassino: «Quanto prendono?». Consorte: «Il 4%, ognuna l´1%. Poi ci sono quattro istituti di credito italiani che sono al 12%. Infine banche estere come Nomura, Credit Suisse e Deutsche Bank.... Poi c´è anche Gnutti e Hopa... il 4,99%. Marcellino Gavio e Pascotto sono all´uno e mezzo». Fassino: «Insieme?». Consorte: «Certo, e poi Unipol chiude al 15%». Fassino chiede a Consorte maggiori dettagli su un´operazione che in quei giorni sembrava conclusa: «Gli immobiliaristi sono fuori», annuncia Consorte. Ma Fassino vuole sapere di più: «Tu ora che operazioni fai dopo questa?». Consorte annuncia il lancio dell´Opa. E il segretario ds: «Hai già lanciato l´Opa obbligatoria?». Consorte: «Già, proprio al medesimo prezzo delle cessioni delle azioni degli immobiliaristi». Fassino: «2,7 euro?». Consorte: «Via ogni speculazione, sono stati trattati tutti uguali. Per legge potevamo fare 2,55». Fassino: «Bbva cosa offre?». Consorte: «2,52 in azioni. Noi offriamo instant cash». Fassino: «Cazzo». Consorte: «Noi in realtà abbiamo già in mano il 51%... quelle aziende ci hanno rilasciato un diritto a comprare i loro titoli se dall´Opa non dovessero arrivare azioni». Ma il segretario ds nelle telefonate vuole anche avere rassicurazioni su eventuali ostacoli: «Sono possibili ricorsi in sede giudiziaria?», chiede. Consorte: «Noi non ne vediamo neanche uno». Fassino: «Cioè il fatto che contestualmente siano avvenute tutte queste cessioni...». Consorte: «Questo è il concerto fra gli alleati con le quote già in mano. Poi l´Opa senza penalizzare nessuno». Fassino: «Bene, bene».
Consorte è convinto di aver vinto e intende denunciare quelli che nei mesi scorsi lo hanno calunniato. Fassino, però, lo frena: «Prima di denunciare aspetta. Prima portiamo a casa tutto». Poi il segretario ds tiene a sottolineare: «Voi avete fatto un´operazione di mercato, quello che ho sempre sostenuto io. Industriale». Consorte: «Industriale e di mercato». Fassino: «Esatto. Ora dovete comportarvi bene. Preoccupatevi bene di come comunicate in positivo il piano industriale. Perché il problema adesso è dimostrare che noi abbiamo... che voi avete un piano industriale».

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All'anima dell' errore in buona fede...

http://www.repubblica.it/2006/a/sezi...s/ansiads.html
Quote:
I Ds condannano con forza la pubblicazione illegale
delle intercettazioni. Ma c'è chi chiede anche un'autocritica
Telefonate Fassino-Consorte
E la Quercia si interroga
Tacciono il segretario e D'Alema, in fermento la sinistra interna

ROMA - Lo stato maggiore della Quercia tace, ma nel partito si discute: la telefonata tra il segretario Piero Fassino e il presidente della Unipol Giovanni Consorte, pubblicata ieri dal Giornale, ha aperto un difficile e complicato dibattito.

In silenzio Fassino, e così Massimo D'Alema. La linea dei Ds è nelle parole del coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca: una sorta di "non ci stiamo", una denuncia della "campagna scandalistica e strumentale" che colpisce il partito, la sottolineatura che le intercettazioni "non mettono in discussione il comportamento morale e politico dei ds e dei suoi dirigenti".

Ma la fibrillazione cresce, e nel partito non sono pochi quelli che chiedono un qualche stappo, un'autocritica, una "nuova rotta". Tutti gli occhi sono puntati verso la direzione nazionale convocata per mercoledì 11 gennaio. Si doveva discutere di candidature, e invece la bufera Unipol ha stravolto l'ordine del giorno.

Nel frattempo, la linea ufficiale della Quercia è quella di protestare per la diffusione e pubblicazione "illegale" della telefonata tra Fassino e Consorte. Dal colloquio, ripetono a via Nazionale, viene fuori che il segretario Ds non ha commesso alcun reato e che si limitava a chiedere informazioni a cose fatte, quando l'opa per l'acquisto di Bnl era stata già lanciata.

Quello che però viene rimproverato ai Ds è il "tifo" del loro segretario per la scalata di Unipol alla Bnl. Quel tifo che il coordinatore della segreteria Vannino Chiti ieri ha detto di considerare un "errore" e che ora è diventato il principale capo d'accusa contro la dirigenza di via Nazionale.

Ci sarà un'autocritica in direzione? A sentire Peppino Caldarola, ex direttore dell'Unità con l'etichetta di dalemiano, potrebbe anche succedere. Caldarola si dice d'accordo con Chiti e auspica un "gesto di coraggio" da parte dei vertici Ds. Quale? "Occorre riconoscere l'errore fatto in buona fede". Anche per recuperare il rapporto con la base, tanto disorientata dalla vicenda da far temere a qualcuno una perdita del 2-3% di voti alle prossime elezioni politiche.

In queste ore Fassino viene incalzato dalla sinistra e dalla destra del partito, unite nello stigmatizzare la copertura data a Unipol. L'assalto al partito, sostiene Fabio Mussi, leader della sinistra diessina, "è stato reso possibile dal grave errore politico di Fassino e D'Alema". Per questo, aggiunge, serve "una vera correzione di rotta": la sinistra deve stare "sopra il mercato, non dentro". Se Cesare Salvi chiede a Fassino di "riconoscere gli errori con umiltà", Lanfranco Turci, uno che di cooperative se ne intende perchè è stato presidente della Legacoop, dice che per i Ds ci sono già ora danni dovuti alla "sovraesposizione" di Fassino e D'Alema. E aggiunge lapidario: "C'è molto malessere nel partito, chi ha sostenuto che non c'è niente da discutere ha sbagliato".

Ormai fuori dai Ds, l'ex segretario della svolta Achille Occhetto auspica un cambio della guardia. A suo giudizio i Ds hanno sbagliato ad appoggiare una cordata nella quale c'erano "i furbetti del quartierino", in nome del principio che "il denaro non olet".

Insomma, i Ds devono correre ai ripari se non vogliono perdere consensi. Anche perchè è diffuso il timore che la Margherita voglia approfittare della situazione per presentarsi all'appuntamento con la nascita del partito democratico in condizioni di forza. Come spiega il deputato della sinistra Ds Carlo Leoni, "a non pochi sorge il dubbio che la precondizione per un partito democratico sia lo sfiancamento dei Ds".

(3 gennaio 2006)

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http://www.corriere.it/Primo_Piano/E...laloggia.shtml
Quote:
Consorte e l’«associazione per delinquere»

Ds, l’errore da correggere

di Ernesto Galli Della Loggi

Forse stupefatti dal trovarsi per la prima volta coinvolti in qualcosa che comunque ricorda la «questione morale», i vertici dei Ds mostrano di non riuscire ancora a mettere a fuoco il punto vero della questione di cui sono chiamati a dare conto. Finora si sono divisi tra chi pensa che l'errore sia consistito in un eccesso di collateralismo tra partito e Unipol, e dunque nel tifo eccessivo a favore della scalata alla Bnl, chi invece crede che tutto nasca dall'essersi fidati troppo di un personaggio come Consorte, o chi ancora insiste a immaginare che l'intera faccenda si spieghi essenzialmente con una sorta di complotto mediatico per favorire questo o quel disegno politico, si spieghi cioè con la «canea» dei giornali, per usare l'elegante espressione usata a suo tempo dall'onorevole Bersani a proposito delle critiche all'ex governatore Fazio.

È ormai chiaro però che nessuna di queste spiegazioni è adeguata alla realtà delle cose: tanto meno quella, ascoltata fino a qualche giorno fa, che chiedeva con finta ingenuità perché mai Unipol non potesse muoversi sul mercato come una qualunque altra azienda. Il problema, infatti, non è né il carattere di Unipol né il tifo né il collateralismo o quant'altro. E non è neppure Consorte. Il vero problema è la consorteria, ed è con tale problema che i Ds devono fare i conti. Quella consorteria che già il l5 aprile dell'anno scorso, con accorta lungimiranza, il direttore del Sole-24 Ore, Ferruccio de Bortoli, vedeva all'opera nelle congiunte scalate ad Antonveneta, alla Bnl e al Corriere della Sera, «in un' atmosfera ricca di ambiguità e silenzi e tristemente povera di trasparenza ». È in un'atmosfera del genere, adeguatamente tratteggiata poco tempo dopo anche da Enrico Deaglio in un intero numero del Diario, che per mesi si sono mossi uomini del centrodestra: i vari Brancher, Grillo, Livolsi (quest'ultimo vicinissimo al presidente del Consiglio, il quale anche perciò appare oggi decisamente grottesco negli improbabilissimi panni di fustigatore dei rapporti tra affari e politica), ma non solo del centrodestra. Notava, infatti, già ad aprile sempre de Bortoli: «Colpisce una certa simpatia che alcuni di loro suscitano nell'opposizione, a conferma che il centrosinistra, quando sceglie compagni di viaggio nell'economia e nella finanza, spesso sbaglia. E di grosso».

Questo è il punto decisivo, che dunque era già ben visibile (e visto) la primavera passata, ma sul quale, invece, i Ds hanno per tutto questo tempo chiuso gli occhi, e cioè, come ha scritto ieri il direttore di Repubblica Ezio Mauro, «il legame contro natura tra Unipol e i furbetti del quartierino, la complicità tra Consorte e Fiorani, i metodi disinvolti e illegali usati per arricchimenti personali (...) le alleanze, l'illegalità, la contiguità con un mondo che con la sinistra non c'entra nulla». In effetti, non si capisce niente delle manovre che hanno messo a soqquadro la finanza italiana, se non si vede al loro centro, per l'appunto, il collegamento decisivo che in quelle manovre ha tenuto insieme, con la benedizione della Banca d'Italia, uomini e ambienti della destra e della sinistra. «L'allenatore è Gianni (Consorte, ndr), il coach è Gianni, è lui che decide i ruoli e decide anche i tempi», afferma esplicitamente Fiorani in un'intercettazione telefonica di questa estate.

E pochi giorni dopo, ad operazioni apparentemente concluse, lo stesso Fiorani rivolgendosi a Consorte gli dice di sentirsi «sangue del suo sangue» mentre l'altro gli risponde: «Credo che abbiamo fatto un buon lavoro (...) abbiamo dato la risposta a tutte le teste di c..., trovati gli alleati, delle banche italiane e mondiali, abbiamo fatto l'Opa che nessuno ha niente da ridire ». Non si contano ormai le prove del rapporto strettissimo tra il capo di Unipol e quello della Popolare italiana, così come del rapporto tra Consorte e il finanziere bresciano Gnutti (non a caso entrambi indagati per associazione a delinquere) e di questi ultimi due, a loro volta, con Stefano Ricucci, che l'8 luglio si spingerà a dire all'amministratore di Unipol: «Ti abbiamo servito la banca su un piatto d'argento». Chissà se su quello stesso piatto c'erano anche i 50 milioni di euro versati a Consorte e Sacchetti per consulenze, inverosimilmente eguali ed egualmente inverosimili, fornite dai due non si è ancora capito a chi e per che cosa. Come ha potuto non avere sentore di nulla chi tra i Ds è stato fin dall'inizio vicino a Consorte e all'Opa sulla Bnl? Nel porre questa e altre domande non ci condiziona in nulla il fatto che proprio dal connubio sopra detto sia partito il tentativo di impadronirsi del Corriere della Sera.

Ma è un fatto che, proprio mentre questo e ben altro stava accadendo, c'era tra iDs— lo ha ricordato qualche giorno fa Miriam Mafai in un bell'articolo su Repubblica— chi, evidentemente ancora era convinto di avere a che fare con dei «capitani coraggiosi», chiedeva polemicamente: «Cos'ha Ricucci che non va?», «Cos'ha Gnutti che non va?». Per fortuna che altri esponenti di quel partito, da Napolitano ad Epifani, si sono affrettati nei giorni scorsi ad esprimere sentimenti e punti di vista ben diversi e molto verosimilmente covati da tempo. È proprio questa molteplicità di opinioni, questa non monoliticità del principale partito della sinistra, che oggi impedisce processi sommari al gruppo dirigente dei Ds. In particolare al segretario Fassino, di cui anche le intercettazioni pubblicate dalla stampa indicano la sostanziale estraneità rispetto alla regia delle scalate e dunque la sostanziale buona fede.

Proprio la buona fede, però, richiede come corollario indispensabile la franca ammissione da parte dei Ds e dello stesso Fassino dell'errore commesso: che si spieghi come mai in tanti mesi non si è colta neppure un'occasione per cercare di capire, e dunque per prender le distanze, dal viluppo affaristico che stava montando, dall'associazione a delinquere. Non si chiede nulla più di questo. Ma anche nulla di meno.

07 gennaio 2006

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E' colpa del giornalista o della talpa che ha fatto trapelare le intercettazioni?


http://www.corriere.it/Primo_Piano/C...giornale.shtml
Quote:
Il caso: la divulgazione delle telefonate tra Consorte e Fassino

Intercettazioni, indagato cronista «Giornale» Aperta un'inchiesta per rivelazione di segreti d'ufficio contro Nuzzi che replica: «Avevo una notizia e l'ho data».

MILANO - La procura di Milano ha aperto un fascicolo per rivelazione di atti coperti dal segreto d'ufficio in relazione all'articolo comparso martedì sul quotidiano «Il Giornale» in cui si riportavano le intercettazioni, a quanto si è appreso mai utilizzate ai fini dell'inchiesta sulla scalata ad Antonveneta, tra Giovanni Consorte e il segretario dei Ds Piero Fassino in particolare.

In base all'articolo 326 del codice di procedura penale si deduce quindi che sia stato iscritto nel registro degli indagati l'autore dell'articolo, Gianluigi Nuzzi, in concorso con pubblici ufficiali per ora ignoti.

In merito allo scoop di Nuzzi che ha spinto la Procura di Milano ad aprire un fascicolo e mettere sotto inchiesta il cronista di punta del quotidiano di via Negri, il direttore del quotidiano Belpietro replica categorico: «Il nostro dovere è dare notizie. L'abbiamo fatto e continuereno a farlo». Lo stesso Nuzzi ha aggiunto: «quelle intercettazioni non sono né illegali né abusive perchè sono state delegate dall' Autorità Giudiziaria di Milano».
04 gennaio 2006
__________________
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Old 03-06-2007, 01:27   #155
ennys
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Se uno ha voglia di cercare di ricapitolare tutta la storia e vedere bene come è andata,si legga gli articoli di Carlo Bonini che ricostruiscono la storia fin dal suo inizio.


Vedere bene COME E' ANDATA SECONDO CARLO BONINI E "LA REPUBBLICA".

Magari ciò che è scritto è pure vero ma non spacciamo per cronaca quella che cronaca non è, dai...


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Old 03-06-2007, 02:24   #156
Lucrezio
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Old 03-06-2007, 02:50   #157
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Magari ciò che è scritto è pure vero ma non spacciamo per cronaca quella che cronaca non è, dai...
Carlo Bonini è un cronista giudiziario che lavora per il Corriere della Sera e la Repubblica e avendo seguito la vicenda fin dal suo inizio non ha fatto altro che raccontarla.
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Old 03-06-2007, 04:47   #158
ennys
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Carlo Bonini è un cronista giudiziario che lavora per il Corriere della Sera e la Repubblica e avendo seguito la vicenda fin dal suo inizio non ha fatto altro che raccontarla.
L'ha raccontata, permettimi, mettendoci un pacco di sue valutazioni e giudizi.

Cronaca e commenti sono due cose che il giornalismo italiano non è mai in grado o non vuole mai separare.
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Old 03-06-2007, 11:06   #159
marlin
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IL COMMENTO
La destra giacobina
a passo di carica
di EUGENIO SCALFARI

cut(troppo lungo)

http://www.repubblica.it/2007/06/sez...giacobina.html
...
...
...
...
...
...
...

Ma ora risaliamo a quanto è accaduto tra il vice ministro delle Finanze e il generale Speciale. Ecco i fatti nella loro crudezza.

1. Speciale presenta a Visco qualche mese fa un piano di avvicendamenti comprendenti l'intero quadro di comando della G. d. F. Motivazione: è prassi che ogni tre anni gli incarichi siano avvicendati per ragioni di funzionalità.

2. Visco esamina il piano e vede che l'avvicendamento riguarda tutti i comandi salvo quelli di Milano e della Lombardia. Ne chiede ragione. Speciale, in ottemperanza, si impegna a riformulare il piano includendovi i comandi della Lombardia.

3. Visco sa benissimo il motivo dell'esclusione dei generali e dei colonnelli che hanno incarichi dirigenti a Milano: si è formato da anni in quella provincia un gruppo di potere collegato con il comando generale di Roma. Risulta a Visco che quegli ufficiali abbiano "chiuso gli occhi" su gravissime irregolarità verificatesi nel sistema delle intercettazioni telefoniche, avvenute nel corso di scalate finanziarie a banche e a giornali.

Alcuni di quei documenti sono stati trafugati e consegnati a giornali di parte per la pubblicazione. In alcuni casi le intercettazioni non sono neppure arrivate all'ufficio del Pubblico Ministero ma trafugate prima e consegnate ai giornali senza che la magistratura inquirente ne avesse preso visione.

4. Passano i giorni e le settimane ma Speciale non consegna il nuovo piano di avvicendamento.

5. Nel frattempo lo stesso Speciale avvisa, all'insaputa di Visco, il procuratore della Repubblica di Milano che i comandi della G. d. F. milanese stanno per essere sostituiti. Il procuratore si preoccupa per i nuclei di polizia giudiziaria che operano ai suoi ordini effettuando inchieste delicate e importanti. Speciale lo invita a mettere per iscritto quelle preoccupazioni. Arriva la lettera del procuratore. Speciale la mostra a Visco.

6. Visco, dopo aver riesaminato la pratica, telefona a Speciale per manifestare la sua sorpresa e il suo malcontento. Speciale mette in vivavoce la telefonata alla presenza di due alti ufficiali che ascoltano la conversazione.

7. Il tribunale di Milano, richiesto di verificare lo stato dei fatti in via di accertamento, esclude che esista alcuna indebita interferenza da parte di Visco.

8. Speciale rende pubblico il conflitto in atto presentandolo come un'interferenza di Visco sull'autonomia della G. d. F.
Di qui i seguiti politici che conosciamo e che portano all'autosospensione di Visco dalla delega sulla G. d. F. e alla rimozione di Speciale dal comando generale per rottura del rapporto fiduciario tra lui e il governo.

Dove sia in questa arruffata vicenda l'attentato alla Costituzione e alla democrazia denunciato con voce stentorea da Berlusconi e da tutti i suoi alleati, Casini compreso, è un mistero.

Il vice ministro delle Finanze aveva - ed ha - il fondato sospetto di gravi irregolarità compiute da alcuni comandi collegati con il comando generale. Rientra pienamente nei suoi poteri stimolare il comando generale ad avvicendare i generali non affidabili. Alla fine, accogliendo le preoccupazioni del procuratore di Milano, lo stesso Visco consente ad escludere i comandi milanesi dall'avvicendamento dei quadri nel resto d'Italia.

Tra i dettagli (dettagli?) incredibili c'è quella telefonata messa in vivavoce all'insaputa dell'interlocutore ed ascoltata da due ufficiali di piena fiducia dello Speciale. Basterebbe questo dettaglio a rimuoverlo dal comando.
Del resto - e purtroppo - non è la prima volta che il comando generale della G. d. F. dà luogo a gravissimi scandali. Almeno in altre due occasioni dovette intervenire la magistratura penale e fioccarono pesanti condanne di reclusione.

Ovviamente ciò non lede il valore e l'affidabilità di quel corpo militare, così come i tanti casi di pedofilia dei preti non vulnerano l'essenza della Chiesa quando predica il Vangelo. Certo ne sporca l'immagine e quindi danneggia fortemente la Chiesa. Così le malefatte di alcuni generali e perfino del comandante generale pro-tempore non inficiano l'essenza d'un corpo chiamato a tutelare le finanze dello Stato ma certamente ne sporcano l'immagine.

Quanto a Visco, quando il conflitto si è fatto rovente tracimando nella politica e in Parlamento, ha restituito la delega in attesa che si pronunci la magistratura di Roma che nel frattempo ha aperto un'inchiesta contro ignoti su quel tema.

C'è un'orchestrazione sapiente in tutto questo. La ricerca della spallata che tarda a venire. L'uso delle proteste provenienti dai tanti interessi corporativi. I danni gravi dell'eterno litigio all'interno del governo e della coalizione che lo sostiene. Il voto elettorale certamente sfavorevole al centrosinistra specie nel Nord. Il riemergere del massimalismo della Lega e dei falchi berlusconiani. Le rivalità fra i riformisti del centrosinistra per la leadership del Partito democratico. La sinistra radicale imbizzarrita.

C'è un paese che non ha più una classe dirigente ma solo veline e velini disposti a tutto pur d'avere due minuti su un telegiornale e un titolo di prima pagina su un quotidiano.

Possiamo esser tranquilli in mezzo a questo "tsunami"?
Due punti fermi negli ultimi tre giorni ci sono stati. Il primo è la correttezza e la forza di Giorgio Napolitano di fronte agli sguaiati tentativi di coinvolgerlo e il richiamo del Capo dello Stato al principio della divisione dei poteri che rappresenta il cardine dello Stato di diritto e che, in verità, Berlusconi ha calpestato e calpesta da dieci anni a questa parte. Le leggi "ad personam" e la sua prassi di governo lo provano a sufficienza, quale che sia in proposito l'opinione della nuova borghesia sponsorizzata e immaginata da Montezemolo e dal giovane Colaninno.

Il secondo punto di tranquillità è venuto dalle Considerazioni finali esposte il 31 maggio dal governatore della Banca d'Italia. Draghi, con una prosa secca quanto lucida e documentata, ha segnalato le luci e le ombre dell'economia italiana distribuendole equamente tra la classe politica, le parti sociali, gli operatori economici. Ha dato a ciascuno il suo, nessuno è stato privato dei riconoscimenti meritati e del fardello di critiche altrettanto dovute.

Personalmente temevo che il tecnocrate Draghi si mettesse sulla scia della protesta confindustriale legittima ma sciupata dalla salsa demagogica servita a piene mani nell'Auditorium di Roma e in quello di Santa Margherita. Non è stato così e ne sono ben lieto. Draghi ha reso un servizio al paese, come ha fatto Mario Monti in altre occasioni. Come fece Ciampi nelle varie tappe della sua vita al servizio delle istituzioni.

Queste persone ci danno calma e recuperano la morale e la ragione. Seguendo questa traccia si potrà forse costruire uno specchio nuovo e recuperare un'immagine decente di noi stessi e d'un paese deviato dai cattivi esempi a ingrandire il fuscello che sta nell'occhio altrui senza occuparsi della trave che acceca il proprio.

(3 giugno 2007)

Ultima modifica di marlin : 03-06-2007 alle 11:09.
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Old 03-06-2007, 11:27   #160
T3d
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questo è quanto.

un'altra telekom serbia.

berlusconi è un maestro nel minare un governo, la talebanizzazione della politica la chiamerei
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