|
|
|
![]() |
|
Strumenti |
![]() |
#81 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
Messaggi: 14031
|
|
![]() |
![]() |
![]() |
#82 |
Bannato
Iscritto dal: Jun 2005
Città: Milano
Messaggi: 146
|
|
![]() |
![]() |
![]() |
#83 | |
Member
Iscritto dal: Feb 2007
Città: Romagna ma col cuore in Toscana, e spero nel prossimo futuro in Spagna
Messaggi: 357
|
Quote:
![]()
__________________
Chiesa Valdese - Remember, my child: Without innocence the cross is only iron, - Grazie Daniele di regalarmi ogni giorno il tuo amore! - Per l'Alternativa - Chi ci pensa nel miele, annega - La Filosofia è come la Russia, piena di paludi e spesso invasa dai tedeschi. (Roger Nimier) |
|
![]() |
![]() |
![]() |
#84 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Cittadino di un mondo libero dalla spazzatura
Messaggi: 5537
|
Si si, hai ragione. Assolutamente ragione. Ti do proprio ragione. Ragione su tutti i fronti.
__________________
Affari conclusi: topogatto, BoBBazza, skorpion2, Ricky68, aleforumista, antarex, titave, gonfaloniere, Paramir, Liqih, stefocus, biagimax101, Torregiani, cajenna, s5otto, flu, enricobart, Sinclair63, Jeppo71, LucaAL, ercagno, tomejerry1974, oxone, tetsuya31, X1l10on88. Seccature da: diabolikoverclock; danyrace |
![]() |
![]() |
![]() |
#85 |
Bannato
Iscritto dal: Jun 2005
Città: Milano
Messaggi: 146
|
Il Pariolino criminale
Il massacro del Circeo Il massacro del Circeo, per l'atrocità delle sevizie inferte a Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, che ne morì, è destinato a restare una delle pagine criminali più allucinanti del dopoguerra. Oltre mille pagine di istruttoria furono scritte per ricostruire nei dettagli questo delitto avvenuto il primo ottobre del 1975. Dopo 36 ore di torture morali, fisiche e sessuali, tre giovani Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira, tutti gravitanti negli ambienti neofascisti della capitale, uccidono Rosaria Lopez, 17 anni, che assieme alla sua coetanea, Donatella Colasanti, li aveva seguiti nella villa al Circeo di Ghira, convinte di andare ad una festa. Dopo una notte di bestiale violenza, all'alba, i tre - pensando che le due ragazze siano morte - le avvolgono in sacchi di plastica, le caricano nel bagagliaio della 127 di Guido e fanno ritorno a Roma. Prima di sbarazzarsi dei corpi delle due ragazze, parcheggiano tranquillamente l'auto sotto l'abitazione dello stesso Guido e si allontanano. Ma Donatella Colasanti, tramortita e ferita, è era ancora viva, e accortasi che l'auto è stata abbandonata, comincia a gemere, richiamando così l'attenzione di un vigile notturno che apre il bagagliaio dell'auto e la salva. Gianni Guido viene subito arrestato, in apparente stato di confusione mentale. Angelo Izzo poco dopo, Andrea Ghira riesce invece a fuggire. Non sarà mai catturato. Il processo si svolge nel luglio del 1976 e i giudici non concedono alcuna attenuante ai tre imputati, che vengono condannati in prima istanza al carcere a vita per omicidio pluriaggravato. Nel gennaio del 1977 Gianni Guido e Angelo Izzo cercano di evadere dal carcere di Latina, dove erano detenuti, prendendo in ostaggio una guardia carceraria. Il tentativo fallisce. Al processo d'appello, il 28 ottobre 1980, i familiari della giovane uccisa, accettano il risarcimento offerto dalla famiglia Guido e questo - insieme al presunto pentimento dell'omicida - induce la Corte a ridurgli la pena a 30 anni di reclusione. Successivamente Guido viene trasferito nel carcere di San Gimignano dove, grazie ad una condotta modello, riesce a godere di un trattamento tanto privilegiato da avere accesso alla portineria del penitenziario da dove fugge, senza particolari difficoltà, il 25 gennaio 1981. Il 28 gennaio 1983 Guido viene arrestato a Buenos Aires: sotto falso nome, vendeva automobili. Ricoverato in ospedale, in attesa di estradizione, perché feritosi durante un tentativo di evasione, il 15 aprile 1985, Guido riesce nuovamente a fuggire. Sarà nuovamente intercettato nel giugno 1994 a Panama e trasferito in Italia. Tentativi di evasione hanno caratterizzato anche la vita carceraria di Angelo Izzo, nel frattempo divenuto una sorta di "pentito" buono per tutte le stagioni (dall’eversione di destra fino alla mafia). Izzo riesce ad evadere dal carcere di Alessandria il 25 agosto 1994 per essere poi arrestato in Francia il 15 settembre successivo. Di Andrea Ghira, invece, non si sono mai avute notizie. Evaso dal carcere.....ma dai: Angelo Izzo si trovava in semilibertà da circa sei mesi: usciva la mattina dal carcere di Campobasso e ritornava in cella la sera. Lavorava per la comunità di padre Dario Saccomani, un pastore evangelico conosciuto in carcere. Ed è stato proprio nella comunità per il recupero dei tossicodipendenti che i tre si sono conosciuti: Palladino faceva il segretario della cooperativa; Pedicino era ospite in qualità di ex rapinatore. Izzo era stato condannato all'ergastolo per il delitto del Circeo, che risale al primo ottobre del 1975: Rosaria Lopez, 17 anni, venne uccisa, mentre l'amica e coetanea, Donatella Colasanti, riuscì a salvarsi dopo 36 ore di sevizie. Izzo, noto estremista di destra, venne arrestato e, nel processo celebrato nel luglio del 1976, condannato in prima istanza al carcere a vita per omicidio pluriaggravato, insieme a Gianni Guido e Andrea Ghira che però, a differenza dei primi due, non venne mai catturato e fece per sempre perdere le sue tracce. Nel gennaio del 1977, Angelo Izzo insieme al complice Gianni Guido tentarono l'evasione dal carcere di Latina prendendo in ostaggio una guardia carceraria. Il tentativo di fuga fallì, ma dopo 17 anni Izzo ci riprovò ancora. Il 25 agosto 1994 riuscì ad evadere dal penitenziario di Alessandria, ma venne fermato in Francia, il 15 settembre successivo. E ora, proprio quando aveva ottenuto la libertà vigilata, arriva il nuovo arresto. Angelo Izzo poi avrebbe ucciso ancora. E' stato arrestato questa mattina a Campobasso per una pistola non denunciata, ma poche ore più tardi gli agenti, perlustrando le campagne di Mirabello Sannitico, alla periferia del capoluogo molisano, hanno dissotterrato i cadaveri di due donne, una donna di 57 anni e sua figlia di 14 anni: sul corpo dela ragazzina ci sarebbero segni di violenza sessuale. Il medico legale intervenuto sul posto ha riferito che la loro morte sarebbe recente, forse risalirebbe a giovedì scorso. Erano sotterrate nel giardino della loro villetta, i loro corpi chiusi in un sacco di plastica. La ragazzina era nuda, ammanettata e aveva la bocca chiusa da una striscia di nastro adesivo: probabilmente è stata violentata prima di essere uccisa. Sua madre, invece, era vestita. Sono la moglie e la figlia di un pentito della criminalità organizzata pugliese, Giovanni Maiorano, 49 anni, condannato all'ergastolo per un omicidio compiuto nell' ambito della guerra tra clan contrapposti della "Sacra corona unita", attualmente detenuto nel carcere di Palermo, lo stesso istituto di pena dove era stato rinchiuso Izzo per cinque anni. Secondo gli investigatori dello Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia, la morte delle due donne potrebbe trattarsi di una vendetta trasversale: Izzo avrebbe ucciso la moglie e la figlia del pentito pugliese per lavare un rancore maturato durante la permenanza nel carcere siciliano. |
![]() |
![]() |
![]() |
#86 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2006
Città: Messina
Messaggi: 9293
|
Quindi Izzo psicopatico e stupratore è uguale a Battisti idealista estremista e lottatore per il popolo?
bene bene,questo conferma quello che penso di questi pseudorivoluzionari ![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
#87 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Cittadino di un mondo libero dalla spazzatura
Messaggi: 5537
|
Renato Curcio (profilo)
-La vita- È figlio di una giovane ragazza-madre pugliese emigrata a Roma, Jolanda Curcio e di Renato Zampa (fratello del più noto regista cinematografico, Luigi Zampa). Curcio prese il nome della madre, dal momento che nacque da una relazione extraconiugale. I primi anni della sua vita furono molto difficili sia per le difficoltà scolastiche di Curcio che per la precarietà dei lavori della madre. La morte dello zio Armando, lavoratore della FIAT, a causa d'una rappresaglia delle milizie della RSI, nei primi mesi del 1945, segnarono profondamente Curcio. Trascorse la sua adolescenza tra Milano ed Albenga, dove si diplomò all'Istituto Galileo Galilei di Campochiesa Albenga. In quegli anni Curcio frequentava la militanza cattolica. Nel 1962 si iscrisse all'Istituto Superiore di Scienze Sociali (poi Università) di Trento, al corso di laurea in sociologia. Subito fu coinvolto dalla mobilitazione studentesca, che a Trento iniziò prima di altrove con l'occupazione dell'università. A Trento incontrò la sua futura compagna, anch'essa di estrazione cattolica, Margherita Cagol, detta "Mara". Maturò il proprio credo ideologico all'interno delle lotte universitarie e aderì ad alcuni piccoli gruppi d'estrema sinistra. Curcio, che per un lungo periodo condivide l'abitazione con un personaggio colto e carismatico qual era Mauro Rostagno (poi soprannominato il "Che" di Trento), nel '67 formò un gruppo di studio denominato Università Negativa, in cui veniva svolto un lavoro di formazione teorica con una rilettura di testi ignorati dai corsi universitari tra i quali Mao-Tze-Tung, Marcuse, Guevara, Panzieri, Cabral. Entrò a far parte della redazione della rivista "Lavoro Politico" di ispirazione marxista-leninista, dai suoi articoli traspariva però una critica verso il "filocastrismo" e verso l'avventurismo di chi arrivava a proporre azioni armate in Italia; come si legge testualmente << è solo un piccolo borghese in cerca di emozioni e non un vero rivoluzionario >> chi queste azioni proponeva, poiché la presa del potere da parte del proletariato era un processo lungo che non poteva essere ridotto alla sola parola d'ordine della guerriglia. I fatti di Avola del 2 Dicembre '68, quando la polizia sparò sui braccianti uccidendone due ma continuando a sparare ininterrottamente per 25 minuti, furono l'episodio che probabilmente causò il ripensamento di Curcio sul tema della violenza Pur avendo completato tutti gli esami, non si laureò, per scelta politica. -La nascita della lotta armata- Siamo in piena contestazione studentesca, quando Curcio, sposatosi con Mara, partecipò al famoso convegno di Chiavari. Stando a quanto riportato da Giorgio Galli nel suo libro "Storia del Partito Armato" (Edizioni CDE, Milano, 1986), ai primi di novembre del 1969, all'Hotel Stella Maris di Chiavari, di proprietà di un istituto religioso, si riunirono una settantina di appartenenti al Collettivo politico metropolitano di Milano, nel quale figurava il nucleo che - nell'anno successivo - fondò le Brigate Rosse. La relazione di Curcio a Chiavari citava un noto rivoluzionario brasiliano, Marcelo de Andrade, il quale asseriva che "Ogni alternativa proletaria al potere è - fin dall'inizio - politico-militare, nel senso che la lotta armata cittadina costituisce la via principale alla lotta di classe"). Dunque, fin da subito, Curcio si mostrò favorevole alla presa delle armi da parte dell'avanguardia proletaria. Ma la sua posizione e quella di qualche altro oratore rimase, al momento minoritaria. Ma, già un mese dopo il convegno di Chiavari, con la bomba di Piazza Fontana a Milano, la sinistra extraparlamentare cominciò a sentirsi minacciata dai settori deviati dello stato. Dopo il Covegno di Pecorile, furono fondate le Brigate Rosse. Nel maggio 1970, nel quartiere di Lorenteggio a Milano apparvero i primi volantini con la firma delle neocostituite BR. Solo il 17 settembre 1970 si ebbe la prima azione sovversiva: nel tardo pomeriggio saltò in aria il garage di un dirigente della SIT Siemens, Giuseppe Leoni. Sui volantini distribuiti si legge che quello era l'esempio da dare ai crumiri ed ai "dirigenti - bastardi". SIT Siemens, Pirelli, Alfa Romeo: queste sono le prime industrie ove si insedia il partito armato. Questi primi momenti furono scanditi da attentati incendiari ai danni di dirigenti e di avversari politici. La vicenda delle BR continuò, poi, per la strada ben nota (vedasi la voce relativa, "Brigate Rosse"). -L'arresto e la carcerazione- Curcio fu, per un quadriennio, assieme a Mara ed ad Alberto Franceschini nel direttorio delle BR. Fu arrestato nel settembre 1974. Come conseguenza di un'azione diretta e guidata da Mara, Curcio evase dal carcere già nel febbraio 1975, per esser poi ripreso e definitivamente incarcerato all'inizio del 1976. Nel frattempo, in un conflitto a fuoco coi carabinieri, Mara era morta nel giugno del '75. Con la morte di Mara e con la carcerazione di Curcio e di Franceschini, la direzione del movimento passò ai "duri e puri", con a capo Mario Moretti. La stagione degli omicidi e dei ferimenti, ufficialmente, si aprì nel giugno del 1976, con l'omicidio del magistrato Coco. Curcio non aveva teorizzato lo spargimento di sangue e mai si è pentito delle sue scelte. Era ed è rimasto uno dei cosiddetti "irriducibili". Curcio è rimasto in carcere dal 1976 al 7 aprile del 1993. Oggi lavora come direttore editoriale nella cooperativa Sensibili alle foglie; ha scritto libri sul precariato.
__________________
Affari conclusi: topogatto, BoBBazza, skorpion2, Ricky68, aleforumista, antarex, titave, gonfaloniere, Paramir, Liqih, stefocus, biagimax101, Torregiani, cajenna, s5otto, flu, enricobart, Sinclair63, Jeppo71, LucaAL, ercagno, tomejerry1974, oxone, tetsuya31, X1l10on88. Seccature da: diabolikoverclock; danyrace |
![]() |
![]() |
![]() |
#88 |
Bannato
Iscritto dal: Jun 2005
Città: Milano
Messaggi: 146
|
Omicidio Varalli da parte dei neofascisti a Milano
![]() ...Il 16 aprile era in programma una manifestazione per il diritto alla casa, cui partecipano migliaia di persone aderenti ai sindacati degli inquilini, ai gruppi di base cresciuti in quegli anni sulla parola d'ordine della casa come diritto sociale e ai gruppi giovanili della sinistra rivoluzionaria. Al termine del corteo, alcuni militanti del Movimento dei lavoratori per il socialismo si avviarono verso l'Università statale, passando per piazza Cavour. In quella piazza un gruppo di neofascisti stava effettuando un volantinaggio: in realtà, come sempre in quegli anni, quel tipo di presenza non era che un pretesto per conquistare una zona, imponendovi una sorta di coprifuoco per qualsiasi manifestazione di antifascismo e aggredendo chiunque fosse, anche solo per l'aspetto, definibile di sinistra. Era quanto avveniva stabilmente alla fine degli anni Sessanta in piazza San Babila, con decine di persone aggredite e talvolta accoltellate gravemente, prima che lo sdegno popolare vi ristabilisse la convivenza civile. La tattica degli squadristi era sempre la stessa: affermare una presenza, intimidire chiunque non simpatizzasse per il neofascismo e cercare di colpire i militanti di sinistra. In piazza Cavour scattò la trappola: i giovani di ritorno dal corteo vennero aggrediti da un gruppo di squadristi. Reagirono, ma uno dei fascisti, Antonio Braggion, non esitò a sparare ripetutamente, colpendo mortalmente Claudio Varalli. Le indagini accertarono rapidamente che il proiettile aveva colto Claudio alla nuca mentre cercava di mettersi in salvo, smentendo la tesi dei fascisti che avevano sostenuto di essere stati vittime di un'aggressione. Alla tragedia si aggiunse la provocazione: vennero infatti fermati una decina di compagni di Claudio alcuni dei quali furono imputati di rissa. In pochi minuti la notizia fece il giro di Milano e piazza Cavour divenne il punto di raccolta spontaneo di tutti gli antifascisti della città, sgomenti e carichi di rabbia per l'ennesimo crimine fascista lasciato impunito. Braggion infatti si era immediatamente reso irreperibile e tale rimase fino quasi al termine del processo, (si veda in documenti) che si tenne soltanto nel 1978. La partecipazione al presidio fu enorme e appassionata. Nel Palazzo dei Giornali, nella stessa piazza, avevano (e hanno tuttora) sede la redazione e la tipografia de Il Giornale, allora diretto da Indro Montanelli. A tarda sera si sparse la voce che il numero in uscita dalle rotative conteneva una ricostruzione dei fatti che accreditava la versione fascista di un'aggressione da parte dei giovani di sinistra. Questo affronto alla memoria di Varalli sembrò veramente troppo. Così un gruppo consistente di manifestanti entrò nella sede del quotidiano e ne impedì la distribuzione. Contemporaneamente, venne indetta per l'indomani una manifestazione che affermasse con forza che Milano era una città chiusa alla reazione e al neofascismo... |
![]() |
![]() |
![]() |
#89 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Cittadino di un mondo libero dalla spazzatura
Messaggi: 5537
|
Renato Curcio. Io guerrigliero
In questa intervista del 1990 a Lina Coletti , il fondatore delle Brigate rosse afferma di non essersi mai sentito un terrorista e pensa che dovrà convivere con la storia di una << esperienza politica sconfitta>>. Poi ricorda, senza intenti giustificatori, il problema di una violenza di destra di impareggiabile ferocia, e spesso impunita. Il capo storico delle Brigate rosse, il simbolo degli anni di piombo…Uno che non s’è mai macchiato di atti di sangue, e però ti chiedi se ha minori responsabilità. E te lo chiedi guardandolo negli occhi che pur sono così vivi, ancora. Dopo quasi tre lustri di galera. Dov’ha scritto tre libri. E con due compagni ne sta finendo un quarto. Lui che s’è scoperto gran slancio per la semiotica , il mondo onirico, le capacità medianiche…Lui che tre anni addietro, assieme a Mario Moretti, dichiarò esaurita la lotta armata. E ormai pareva pronto a un’evenienza di libertà. Con pronto già un convegno, anche, su questo. A Rebibbia. Ex terroristi, giuristi, parlamentari, giornalisti : tutti insieme a discutere. Ma poi il convegno è saltato per ordine di Giuliano Vassalli, ministro della giustizia. Come mai Curcio? Difficile capire le ragioni, visto che nessuno le ha date. Certo avrebbe potuto essere un momento per conoscerci meglio, per guardarci. Per distruggere alcuni fantasmi, anche.. Sa è dacchè s’è aperta un’idea di discontinuità e rottura con tutto ciò che è successo negli anni settanta che diciamo che siccome il mondo è cambiato occorre essere determinati. La sequenza d’eventi di cui siamo stati protagonisti è finita, diciamo. E’ dunque è finita la storia legata a quei tempi, a quei morti, a quelle certezze.. E lo diciamo non partendo da un’ipotesi di dissociazione o di abiura. Nessuno di noi ha voluto automutilarsi, siamo stati quel che siamo stati. E ora occorre mettere un punto fermo tra le due epoche, dite Già. Il punto fermo. Perché tutto è mutato così grandiosamente, ripeto così totalmente…..E’ mutata la faccia della terra, ormai. E difatti ci ritroviamo a guardare i cadaveri di noi stessi, mentre il sistema politico tiene in galera non il fenomeno, ma i testimoni del fenomeno….Vede, la legislazione d’emergenza ha insistito sui provvedimenti premiali : se ti penti e collabori ti riduco la pena. Ciò a mandato in frantumi il nesso tra pena e reato, peraltro già intaccato dagli aggravi previsti dalle leggi speciali e dal clima in cui si svolgevano i processi. Contro questa tendenza si leva l’esigenza di un atto legislativo oggettivo per tutti: atto dovuto, se non si vuole restare prigionieri del passato. Atto dovuto…Ne parliamo più avanti, Curcio. Ma intanto…intanto s’è arenato in parlamento anche il disegno di legge sull’indulto, firmato dai socialisti e comunisti, democristiani, oltre alla sinistra indipendente… E Franco Russo, Dp, uno dei sottoscrittori: “ Chi teme che si possa concedere legittimazione politica al terrorismo dovrebbe considerare che, ormai, questi ex terroristi detenuti, o almeno quelli che fanno capo a Curcio, non pretendono più di porsi come soggetto collettivo, ma solo come un gruppo di individui che alle spalle ha una sua storia comune”… E’ così. Che, ripeto, un’esperienza politica sconfitta non si riconverte. Tenere in vita le sue vestigia sarebbe soltanto un esercizio nostalgico. Già << La storia è finita>>, dite. Ma lo mettevate in conto che forse l’avrebbero scritta i vincitori ? No. Non ci siamo mai posti il problema. Io. Perlomeno. Che pure non sarò mai libero, della mia storia. Che devo convivere oggi e ci dovrò convivere domani. Ma il suo orgoglio, Curcio. A volte la sua alterigia. A volte la sua imprudenza… C’è chi ha scritto che lei, in fondo, resta schiavo del suo mito. Il mito d’un uomo che dev’essere “l’ultimo a lasciare la nave che affonda “…. Purtroppo questo mi perseguita. In qualche modo siamo diventati due amici un po’ bizzosi, io e il mio mito…. Per il resto…Non voglio essere l’ultimo. Io uscirei anche subito, ma c’è un sistema di leggi che per una bizzarra serie di circostanze lo rende impossibile, a uno come me. E difatti godo di un’attenzione esagerata, e i miei processi non finiscono mai. Forse è così. Curcio. Ma se si pensa a ciò che è stato, a ciò che ha rappresentato… E a ogni modo: una volta Franceschini, parlando di sé e delle Br “prima generazione”, disse :<< Non ci siamo mai sentiti dei terroristi>>. << Ciò vale anche per lei?>>, le chiesero. E lei : << Si . Le Br operavano una scelta guerrigliera che nei suoi fondamenti politici e culturali non aveva nulla a che spartire con il terrorismo>>. Guerriglia, terrorismo… La differenza davvero è così eclatante?. Direi di si. Se nei primi anni settanta, insieme a operai della Pirelli o della Fiat, ci orientammo verso scelte di lotta piuttosto radicali, ciò è successo perché, nel ’69 , qualcuno aveva inaugurato, a piazza Fontana , la stagione delle stragi. E dico”qualcuno” in quanto, a oltre 20 anni da allora, né la magistratura né il parlamento sanno cosa dirci, a chi si debbano ufficialmente attribuire. E forse non è un caso. Le stragi terroristiche a che puntavano, difatti? A creare nel paese un riflusso d’ordine su cui far leva per una svolta autoritaria. E noi, sia pur ricorrendo a pratiche di guerriglia intendevamo opporci anche a questo tentativo. Bisogna sistemare le cose nel loro contesto, sa, per cercare di capire gli anni settanta. Gli anni del Vietnam, della tensione tra Est ed Ovest, del movimento comunista internazionale da una parte e i popoli oppressi dall’altra…. S’era sempre pensato che della seconda guerra mondiale in poi non si potessero fare rivoluzioni. E invece certi paesi, come la Bolivia, davano l’idea che un eventuale sviluppo rivoluzionario poteva esserci anche in Europa. E in Italia. L’Italia che era stata del dopoguerra. E della ricostruzione. E delle grandi migrazioni dal Sud al Nord.. L’Italia di tutto un coacervo di tensioni che portarono al biennio 68-69 , è cioè non ancora al problema della rivoluzione ma della democrazia. << Che significa democrazia , visto che sono costretto a lavorare a salari da sfruttamento e in posti disagevoli ? Le tensioni , d’accordo. E tuttavia… Si, c’erano tensioni. E fermento, E per contro, c’erano risposte di grandissima chiusura al tempo in cui cominciarono a maturare le strategie : le strategie delle bombe. Così, in questo quadro, alcuni si chiesero se non fosse opportuno ragionare in termini di trasformazione che non trascurasse il problema della guerriglia. Noi discutevamo. E non clandestinamente, mentre la stragrande maggioranza delle azioni sanguinarie venivano dalla destra reazionaria. E… Si, gli anni settanta furono in fondo lo sviluppo di queste promesse. Anzi nei quali nessuno seppe trarre insegnamento da ciò che avveniva per far scelte diverse. Né noi, né tantomeno le forze politiche. Lei ancora distingue tra guerriglia e terrorismo. E io penso a ciò che, sempre, tutti e due si portano dietro. Morti. Rovine.Tormenti. Strazi. Tormenti anche di chi sopravvive e non dimentica. Guardi: nel mio modo di concepire l’azione politica, l’azione rivoluzionaria, devo dire che non mi sono mai sentito come un attore terrorista. Mi sono sentito parte di un processo di trasformazione in atto, e ho fatto ciò che con quei compagni, con quegli amici, in quelle circostanze, insieme venivamo maturando. Ma ricorda? Vi chiamavano “ miserabili “ ; “ mostri “ “ belve assetate di sangue “ ….. E…Ha dichiarato Carol Tarantelli, che negli anni dell’odio perse il marito:<< All’inizio anch’io li vedevo come mostri. Del resto come puoi immaginarti una persona che decide di importi brutalmente la sua volontà >>…. Qualcuno ci ha chiamato come dice lei. Qualcuno con minor ferocia. Altri ancora con aggettivazioni lusinghieri. L’idea che noi volessimo far valere brutalmente la nostra mi sembra però piuttosto unilaterale. Altri l’avevano in animo. E che fossero male intenzionati lo dimostrano alcune cifre: nel periodo ’69-75, su 2344 episodi di violenza politica , 2158 sono attribuibili alla destra , e solo 186 alla sinistra. E , su un totale 442 morti e feriti a causa di episodi di violenza e attentati, ben 413 sono originati dalle stragi e dall’eversione fascista. Che orrore questa freddezza di numeri, Curcio. E tuttavia…Ecco ho come l’impressione che lei sia stato “ diverso “ non solo perché non ha ammazzato nessuno. Diverso perché forse ciò che è successo non le apparteneva fino in fondo, piuttosto. Diverso perché sperava in cose diverse.. In realtà ciò che succede non appartiene mai a chi attraversa gli eventi. C’è questo essere attraversati che è più forte della nostra volontà di mettere le braghe alla storia. Certo, ho sperato in cose diverse…. Io che ho attraversato gli anni settanta in compagnia di molti altri e di un sogno rivoluzionario…. Il sogno è finito , ma gli altri sono ancora qui : in carcere, in esilio, oppure in semilibertà tra mille vincoli. Io mi impegno per una soluzione collettiva. Lei che, presumo , ha creduto fino in fondo in una società che potesse mutare. In un’utopia che potesse realizzarsi… E adesso se la ritrova ben diversa, questa società. Ben degradata, quest’utopia… Una società politicamente assente. Preda soffocata tra capitalismo e oligarchia. E..Dev’essere terribile se uno si domanda: << In fondo perché l’ho fatto, quel che ho fatto ?>>… Bhe: non mi sento certo responsabile degli esiti attuali della società. Non la conosco. Mi giunge come un’eco lontana. Filtrata da troppi cancelli, da troppe sbarre…. Lei è ancora giovane Curcio. E….insomma le importa della sua giovinezza ? Certo che m’importa. E non credo proprio d’averla sprecata. Negli anni sessanta sono stato a Trento, e , per dirla come Sanatano,<< è stato un modo splendido di vivere la giovinezza>>. Poi, nei primi anni settanta, sono stato a Milano e Torino: con gli operai delle grandi fabbriche , e i ragazzi delle periferie, nel cuore di una convulsione tragica e profonda. Infine , nella seconda metà degli anni settanta , e finora, ho guardato il cielo dal fondo di un pozzo. Non che abbia visto molto del cielo, ma , in compenso, ho esplorato a lungo il pozzo. Cosa sono i ricordi per lei , Curcio ? Con le parole di Sartre: << i ricordi sono le rughe dell’anima>> Le i che a Scialoja dell’Espresso ha detto :<< Credo di dover andare incontro alla generazione del Duemila aperto all’esplorazione dei nuovi passaggi e tenendo aperta la memoria di quelli già affrontati >>.. All’incontro di cui sopra io porto la memoria personale e generazionale di una sconfitta, ma , anche una volontà di comunicazione e di trasformazione non battuta. Pensa di essere stato punito abbastanza? Dal mio punto di vista anche un giorno sarebbe già troppo. Ma qui siamo ormai alla soglia dei 15 anni, e se tento paragoni non trovo equivalenti. Le stragi hanno fatto 138 morti : quanti anni di carcere hanno fatto i loro autori? Noi lottiamo per la rottura storica. Intervista rilasciata a Mario Scialoja il 5 gennaio 1975 nel carcere di Casale Monferrato, dove Curcio era detenuto da pochi mesi. Casale Monferrato - Renato Curcio, leader delle Brigate rosse, parla dal carcere in cui è rinchiuso dal 9 settembre scorso sotto l’accusa di “costituzione di banda armata”. L’intervista che segue è un documento importante. Le domande sono quelle che l’opinione pubblica italiana, testimone delle imprese delle Brigate rosse, si pone da tempo. Le risposte sono state trasmesse da Curcio al suo avvocato difensore Eduardo di Giovanni .<< Rispondendo a queste domande>> dice Curcio come premessa, << non parlo a nome di una organizzazione, ma in quanto militante della sinistra rivoluzionaria>> Domanda : Parliamo de suo arresto. Come mai è cascato nel tranello teso da un personaggio già palesemente ambiguo quale padre Girotto ( frate mitra)? Perché l’operazione è scattata proprio in settembre? Risposta: << Gli uomini dell’antiguerriglia del Gen Dalla Chiesa, servendosi di un giuda e sfruttando un mio difetto di informazione ed un mio errore di valutazione hanno portato a termine proprio in quel periodo una manovra di agganciamento che ha consentito la trappola e l’arresto, ma dietro alla semplice operazione di polizia c’era dell’altro: ventilare il pericolo di una azione di forza delle sinistre per giustificare un controgolpe preventivo nero, e, in via subalterna , proporre un contraltare all’attacco delle trame nere che si faceva via più consistente>> Domanda: Il suo arresto e la catena di altri arresti di “sospetti” brigatisti fino a che punto ha intaccato il gruppo? Cosa resta delle Brigate rosse? Risposta: <<L’arresto di alcuni compagni non significa non significa la sconfitta della nostra guerra di classe né della necessità della sua organizzazione da parte proletaria. Ciò è dimostrato dalla continuazione delle offensive; ad esempio le due recenti incursioni armate nelle centrali spionistiche del Sida ( Sindacato Italiano dell’automobile) di Mirafiori e Rivalta. La guerriglia è ormai un dato oggettivo della situazione politica italiana ed europea, un bisogno politico delle avanguardie proletarie; il suo sviluppo può essere ritardato, momentaneamente sospeso, ma non certo impedito>>. Domanda: Negli ultimi mesi si sono verificati una serie di “ episodi” firmati con altre sigle, che riecheggiano l’esperienza delle Brigate rosse; si tratta davvero di emanazioni delle Br o di proliferazioni spontanee che raccolgono le vostre indicazioni? Risposta: << In tutti i poli di classe esistono avanguardie che, superata la fase della protesta, hanno fatta propria la tesi delle Br che nell’Europa occidentale l’improponibilità attuale dell’ipotesi insurrezionale vera e propria non deve significare rinuncia alla guerra di classe, ma sviluppo di questa nella forma di guerriglia urbana. I “gruppi”, le varie forze della sinistra, devono capire, pur facendo salve le differenze di valutazione, che l’indebolimento dell’esperienza Br non è nell’interesse del movimento di sinistra>>. Domanda: A Firenze, a Bologna, si sono verificati episodi di criminalità che alcuni definiscono “comune” ed altri “politica”. Secondo lei qual è, e dove sta, il confine? Risposta: << La definizione corrente è “aberrante follia provocatoria”. A mio avviso non vi è nulla di aberrante, di follia e di provocatorio in ciò che hanno fatto quei compagni, vi sono invece degli errori di impianto politico e di tecnica militare. Dagli errori si deve trarre una lezione, che è una conferma di una tesi sempre sostenuta dalle Br, guerra di classe non vuol dire “imbracciare il fucile”, ma interpretare in termini organizzativi e politico-militari la protesta ribollente nei grandi centri industriali e metropolitani sotto la crosta nastratrice e legalitaria della sinistra ufficiale. Domanda: Sicchè gli “espropri “ , le rapine a fini politici, secondo le non sono “atti di delinquenza” ? Risposta : << Evidentemente no. Mi ritengo anche inesatto definire l’espropriazione una “rapina per fini politici” Per quanto ciò possa apparire paradossale l’espropriazione non deve essere calibrata sulle esigenze di sussistenza dell’organizzazione di guerriglia che la pratica, bensì sull’effettiva capacità offensiva che ha raggiunto. Per questo si dice che l’espropriazione è una componente strategica ( non tattica) di ogni guerriglia. Anche in una fase iniziale essa è praticata come tassazione che il movimento rivoluzionario impone alla borghesia, mentre alla fine del processo assumerà la forma di espropriazione generale di ogni priorità sulla quale possono essere costruiti rapporti di sfruttamento ed oppressione. Nell’espropriazione dunque si oggettivano dei valori di legalità e moralità rivoluzionaria>>. Domanda: E’ stato scritto che le Br hanno”teorizzato l’azione armata in odio e in lotta contro i comunisti”. E’ vero? Risposta : E’ un giudizio privo di senso. Intanto stabilisce una identità impropria tra comunisti e Pci. Il comunismo, prima che un partito è una concezione del mondo: in questo senso anche in Italia vi sono molti comunisti non iscritti al Pci. Una parte dei comunisti rivoluzionari italiani non condivide la linea del partito, il compromesso storico, ed ha scelto di battersi per una diversa prospettiva di svolta storica per il socialismo. Ciò non presuppone odio,ma una lotta politica tra due strategie divergenti. La crisi dello Stato, del partito di maggioranza e del modello di sviluppo è ormai tale da esigere una “rottura storica”, e non un compromesso>> Domanda : Ma rimane il fatto che anche all’interno della classe operaia la grande maggioranza non condivide la scelta della lotta armata. Risposta: << La classe operaia non va mitizzata. Il giudizio del proletariato condizionato, la cui coscienza è manipolata ed “ espropriata”, non deve far testo. E’ un proletario telediretto. Oggi il messaggio che lanciano le avanguardie armate si rivolge alle fasce proletarie che per la definizione dei loro interessi reali non hanno bisogno di suggerimenti premasticati. L’approfondimento della crisi e lo sviluppo della guerra di classe potranno poi anche i proletari condizionati di fronte alla realtà dei loro interessi di classe. E il loro giudizio sarà libero e genuino>>.
__________________
Affari conclusi: topogatto, BoBBazza, skorpion2, Ricky68, aleforumista, antarex, titave, gonfaloniere, Paramir, Liqih, stefocus, biagimax101, Torregiani, cajenna, s5otto, flu, enricobart, Sinclair63, Jeppo71, LucaAL, ercagno, tomejerry1974, oxone, tetsuya31, X1l10on88. Seccature da: diabolikoverclock; danyrace |
![]() |
![]() |
![]() |
#90 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2004
Città: Terrone è bello... ......Nord-BARESE è meglio; Occupazione: Esportatore di Canosinità nella CAPITALE; Trattative concluse: ___25___ Status: ZIO!!!!
Messaggi: 5271
|
i sò magh!!!
__________________
MY FACEBOOK
CHI SEMINA RACCOGLIE, MA CHI RACCOGLIE SI CHINA ... E A QUEL PUNTO È UN ATTIMO ... MY DEVIANT |
![]() |
![]() |
![]() |
#91 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Cittadino di un mondo libero dalla spazzatura
Messaggi: 5537
|
Una serata con il fondatore delle Br:
"La mia una vicenda politico rivol... tosa" Curcio, trent'anni dopo "Così ho pagato il debito" di SILVANA MAZZOCCHI MILANO - Una tranquilla serata di ordinario lavoro. Trent'anni dopo Renato Curcio è un manager che si dedica "a raccontare il mondo con sguardo diverso". E' il direttore editoriale di Sensibiliallefoglie, casa editrice lanciata nel '90 quando lui era ancora in carcere e poi in semilibertà. Da anni, del tutto libero, gira l'Italia con i soci-amici della coperativa e con i libri del catalogo. Vanno dove li chiamano e dove ritengono necessario andare; nelle città, ma anche nei paesini piccoli e isolati dove una libreria non l'ha mai vista nessuno. Per far "nascere i nostri libri tra i nostri potenziali lettori". E interviene nelle sale affollate, in genere per ultimo, dopo autori e presentatori. Defilato, rispettoso delle collaborazioni e dei contatti che hanno reso solida l'attività di Sensibiliallefoglie e che la fanno prosperare. Tanto che ora la cooperativa va puntuale al Salone del libro di Torino e si prepara ad essere presente anche a Roma, alla manifestazione annuale delle piccole case editrici. Curcio non parla del suo passato di ex capo delle Brigate rosse di prima generazione. E quando gli tocca citare il motivo che lo portò in carcere tanto tempo fa, lo definisce con qualche esitazione "una vicenda politico rivol... tosa" e si ha l'impressione che gli sia rimasta in gola la parola "rivoluzionaria. Il suo presente, invece, lo rivendica. "Ho pagato il mio debito con la società, tutto e fino in fondo. Eravamo ancora in carcere quando pensammo alla cooperativa, e allora volevamo soprattutto costruirci un lavoro. Ma adesso funziona, mi piace, ci piace e facciamo finalmente quello che ho sempre voluto fare". Trent'anni dopo quello che Curcio fa è dare visibilità a "quelli che sono considerati esuberi, alle persone senza voce". Detenuti, immigrati, internati nei manicomi giudiziari, portatori di handicap. E vecchi. "Sì, vecchi che nessuno vuole, esuberi appunto che non servono e che devono restare invisibili". Annuncia il prossimo libro, "si chiamerà "Pannoloni verdi", abbiamo già un cantiere di lavoro che analizza la situazione degli anziani a Bologna". Usa volentieri il "noi": facciamo scegliamo progettiamo. E tiene alla coralità del lavoro, ai ricercatori e agli ex detenuti che, in squadra, hanno ormai fatto della coperativa la loro impresa e il loro futuro. "Facciamo analisi socionarrativa, vogliamo offrire un altro sguardo sul mondo raccontando storie". Rifiuta l'enfasi e non gli piace la parola controcultura. Spiega i motivi con attenzione senza partire da sé; ha impiegato troppo tempo e fatica, dice, per uscire dalla "sovraesposizione" che il personaggio Curcio attirava su Sensibiliallefoglie, quando centinaia di persone si presentavano nelle sale soltanto per la curiosità d'incontrare il fontatore delle Brigate rosse. Tutt'altra cosa rispetto "al vero pubblico della casa editrice". Quello che permette alla cooperativa di sfornare almeno dieci titoli l'anno e di arrivare a vendere, con il sistema del porta a porta, anche settemila copie di un volume. Senza filtri, senza distribuzione, con i banchetti aperti nei luoghi dove si tengono le presentazioni, le mostre e i seminari promossi dal marchio. Oppure per posta e via internet. E, in seguito, attraverso la rete. "Il progetto è quello di abbandonare del tutto le librerie e creare una rete con i centri culturali, le biblioteche, i centro studi". Ha 65 anni ormai, Curcio. E li porta bene; è persino più asciutto rispetto all'uomo delle foto storiche di trent'anni fa, l'eterno maglione scuro girocollo e i capelli corti e brizzolati che mettono in mostra il naso pronunciato. Foto di un passato remoto, quando era il capo carismatico delle Brigate rosse, quelle delle azioni dimostrative e degli agguati ai funzionari della Fiat, ma anche dei primi rapimenti come il sequestro del magistrato genovese Mario Sossi. Veniva dai sogni ribelli del '68, Curcio; dal movimento studentesco di Trento dove aveva frequentato la facoltà di sociologia. All'inizio dei Settanta aveva fondato la stella a cinque punte insieme con Alberto Franceschini e con sua moglie, Mara Cagol, uccisa il 5 giugno del '75 alla cascina Spiotta, sulle colline di Acqui Terme durante un conflitto a fuoco tra brigatisti, che avevano rapito l'industriale Vallarino Gancia, e i carabinieri. Infine, il 18 gennaio del '76, esattamente trenta anni fa, era stato arrestato la seconda volta (nel febbraio dell'anno precedente era evaso dal carcere di Casale Monferrato grazie a un'azione guidata proprio da sua moglie Mara). Quel giorno venne intercettato a Milano, in un appartamento di Porta Ticinese. Lo condannarono all'ergastolo. Anche se non aveva mai ucciso nessuno, si portava addosso un fardello enorme di responsabilità per quella lotta armata che aveva già compiuto azioni e rapimenti e che presto avrebbe messo a ferro e fuoco il paese. Certo è che, dopo il suo arresto, le Br di seconda generazione alzarono il tiro e prese il via una massiccia escalation di attentati, ferimenti e omicidi. Fino alla strage di via Fani e all'uccisione di Aldo Moro, fino al feroce sbando successivo. Il passato che non passa Curcio non l'affronta personalmente (dentro Sensibiliallefoglie lui si occupa di lavoro e di globalizzazione), ma lo fa tramite "il progetto memoria, una serie di ricerche che copre il periodo 1969-1989". La storia di tutte le sigle della lotta armata, i nomi di chi è rimasto sul selciato e quelli delle vittime uccise. "Adesso è in preparazione un libro sulle carceri speciali, sempre in quegli anni", informa. Un modo per non rimuovere il passato? Non raccoglie: "Ci sono molte tesi di laurea sull'argomento, sono ricerche importanti, utili. E del resto ciascuno di noi è tutto quello che ha vissuto". Ore 21, sala Guicciardini, Milano. Sono presenti un centinaio di persone, operatori penitenziari soprattutto. Al tavolo un'avvocata, un criminologo, un rappresentante di Antigone, l'associazione che da anni si occupa di carcere e detenuti. Un paio di fotografi sparano raffiche di flash in faccia a Curcio. Viene presentato un volume fresco di stampa: "Mai. L'ergastolo nella vita quotidiana" di Annino Mele, ancora recluso. La cooperativa si batte da tempo contro l'ergastolo, "la pena delle pene". Curcio prende la parola per ultimo e dice di aver conosciuto Mele nel '77 nel carcere di Termini Imerese. "Con Annino abbiamo subito trovato un territorio comune; io venivo dall'Asinara e dalla mia vicenda politico rivol.. tosa. E lui da tutt'altro contesto, da Mamoiada. Era un pastore poverissimo". Sta in piedi Curcio mentre interviene. Ma conserva un tono dimesso, privo di enfasi. Riassume i motivi per cui Sensibiliallefoglie ha pubblicato il libro di Mele ed un po' la filosofia della casa editrice: "Cercare un'altra strada per contribuire ad abolire le istituzioni totali che tolgono la vita". Le elenca: "Il carcere, il manicomio giudiziario, sopravvissuto alla riforma Basaglia degli anni Settanta e 'atroci', i centri di permanenza temporanea, campi di concentramento per immigrati". Curcio termina il suo intervento e gli applausi ci sono, ma misurati. Pari a quelli ricevuti dagli altri interlocutori. Solo i flash dei fotografi continuano a preferirlo. Lui si raccomanda di non trasformare tutto in intervista. "A 65 anni voglio affrontare la sfida di essere giudicato soltanto per quello che faccio ora. Per il resto ci sarà un'altra sede, quella del dibattito storico che potrà ricostruire quanto è successo". E lei, Curcio, a questo dibattito parteciperebbe? Sorride, "No". (18 gennaio 2006)
__________________
Affari conclusi: topogatto, BoBBazza, skorpion2, Ricky68, aleforumista, antarex, titave, gonfaloniere, Paramir, Liqih, stefocus, biagimax101, Torregiani, cajenna, s5otto, flu, enricobart, Sinclair63, Jeppo71, LucaAL, ercagno, tomejerry1974, oxone, tetsuya31, X1l10on88. Seccature da: diabolikoverclock; danyrace |
![]() |
![]() |
![]() |
#92 |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2006
Città: Messina
Messaggi: 9293
|
è diventata una gara?
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
#93 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Cittadino di un mondo libero dalla spazzatura
Messaggi: 5537
|
Curcio ospite: è polemica a Lecce
LECCE - Polemiche all'università di Lecce per la partecipazione di Renato Curcio, ex leade delle Brigate Rosse a cavallo degli anni settanta a due manifestazioni organizate dall'ateneo salentino. In una lettera lettera inviata al rettore Oronzo Limone, il senatore di Allenaza Nazionale, Alfredo Mantovano ha espresso tutto il suo rammarico per una decisione che non ha esitato a definire come "assurda". "Quanto sta per accadere non qualifica Renato Curcio: a ciò hanno già provveduto i tribunali e la storia. Qualifica l'Università di Lecce - ha tuonato il senatore nella lettera indirizzata al magnifico - Trovo l'iniziativa assurda; ma trovo ancora più sorprendente che non un solo docente dell'Università di cui Ella è Rettore abbia levato la propria voce per dissociarsi. Sembra quasi più semplice dissociarsi dal terrorismo che dalla vergogna. Se, come non mi illudo che accada, Ella ne ha ancora qualche residuo (di vergogna), risparmi all'ateneo l'umiliazione che sta per subire". Immediata la replica del rettore Limone, che in una lettera inviata alla stampa ha sottolineato come l'iniziativa dell'università leccese non deve essere connotata sotto nessuna bandiera ideologica. "Il signor Renato Curcio - ha scritto il rettore - non sarà ospite in qualità di docente, bensì semplicemente per presentare un libro della casa editrice di cui è direttore editoriale. Pertanto - conclude - non credo che alcunchè di cui vergognarsi in merito alla libertà d'espressione e dell'indipendenza del sapare universitario dal pensiero politico, garantita ampiamente dalla Costituzione Italiana". (9 gennaio 2007)
__________________
Affari conclusi: topogatto, BoBBazza, skorpion2, Ricky68, aleforumista, antarex, titave, gonfaloniere, Paramir, Liqih, stefocus, biagimax101, Torregiani, cajenna, s5otto, flu, enricobart, Sinclair63, Jeppo71, LucaAL, ercagno, tomejerry1974, oxone, tetsuya31, X1l10on88. Seccature da: diabolikoverclock; danyrace |
![]() |
![]() |
![]() |
#94 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Cittadino di un mondo libero dalla spazzatura
Messaggi: 5537
|
Sit-in del centrodestra contro Renato Curcio
I consiglieri dell'opposizione Raffaele Rossi, Maria Grazia Concetti e Roberto Marconi protesteranno contro la presenza dell'ex leader delle Br, che sarà venerdì prossimo al Kursaal. E chiamano a raccolti i "moderati" del centrosinistra grottammaese. GROTTAMMARE - Continua a dividere la presenza di Roberto Curcio, ex leader delle Brigate Rosse, al Kursaal, venerdì prossimo, nell'ambito della rassegna "Immaginazioni al potere" dell'associazione Blow Up. I consiglieri comunali del centrodestra, Raffaele Rossi, Maria Grazia Concetti e Roberto Marconi, infatti, invitano alla partecipazione al sit-in di protesta, idea lanciata dal consigliere regionale di An Guido Castelli, che si terrà in piazza Kursaal venerdì dalle ore 21. «La partecipazione di Renato Curcio in un convegno sostenuto da enti pubblici è inaccettabile» scrivono in una nota i consiglieri, precisando che «non si tratta di una bagarre politica, ma di una affermazione di principio sacrosanta di cittadini che si riconoscono nelle istituzioni e nella Costituzione della Repubblica Italiana, e che vivono in modo democratico e civile». «Indigna che un uomo che in passato ha cercato di sovvertire le istituzioni, dopo aver scontato la pena, senza dissociarsi tanto meno pentirsi oggi sia patrocinato dal Comune di Grottammare per esporre le sue idee» continuano i rappresentanti dell'opposizione. «Inopportuno il tentativo del Presidente della Provincia e del Sindaco il tentativo di far passare la questione in sordina invece che prenderne doverosamente le distanze. Ironia della sorte è che questo signore, esponente di spicco delle Brigate Rosse, che in passato ha tentato di sovvertire lo stato anche con la lotta armata, ed oggi senza nemmeno chiedere perdono per le sue malefatte, propina le sue idee con nelle medesime istituzioni». Riguardo le affermazioni dell'associazione Blow Up, l'opposizione scrive: «Inutile che l’associazione che promuove la serata giustifichi in qualche modo il clamoroso errore, il signor Renato Curcio senza disconoscere il proprio passato ed ammetterne gli errori, non può propinare le sue idee in manifestazioni patrocinate dalle istituzioni, lui ha combattuto, in modo non democratico». Infine un riferimento alla politica comunale: «Ci scandalizza il clamoroso silenzio dei consiglieri della Margherita, ormai del tutto succubi della politica della sinistra estrema. Non occorre molto coraggio per prendere le distanza da tali eventi, seguendo il buon esempio del Presidente Spacca. Poco conta che vengano fatte manifestazioni suoi movimenti della destra negli anni 70, il terrorismo resta terrorismo sempre lontano da chi confronta le proprie idee in modo democratico e civile, soprattutto rispettando la vita di tutti ed in particolare degli innocenti».
__________________
Affari conclusi: topogatto, BoBBazza, skorpion2, Ricky68, aleforumista, antarex, titave, gonfaloniere, Paramir, Liqih, stefocus, biagimax101, Torregiani, cajenna, s5otto, flu, enricobart, Sinclair63, Jeppo71, LucaAL, ercagno, tomejerry1974, oxone, tetsuya31, X1l10on88. Seccature da: diabolikoverclock; danyrace |
![]() |
![]() |
![]() |
#95 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2001
Messaggi: 1299
|
Quote:
«Se un buon numero di prigionieri morirà in conseguenza delle dure condizioni di fatto non ci trovo assolutamente nulla da dire. Anzi, il fatto che per migliaia e migliaia di famiglie la guerra di Mussolini e soprattutto la spedizione contro la Russia si concludano con una tragedia, con un lutto personale, è il migliore, il più efficace degli antidoti. Io non sostengo che i prigionieri si debbano sopprimere, ma nelle durezze oggettive che possono provocare la fine di molti di loro, non riesco a vedere altro che la concreta espressione di quella giustizia che il vecchio Hegel diceva essere immanente in tutta la storia». (risposta di Palmiro TOGLIATTI alle sollecitazioni di quanti gli chiedevano di intercedere presso Stalin, a favore dei reduci di guerra italiani prigionieri in Unione Sovietica) Lettera pubblicata su quotidiano a tiratura nazionale.
__________________
![]() Referenti in Compravendite Ognuno sceglie le cause per cui combattere in base alla propria statura. Ultima modifica di Jo3 : 22-03-2007 alle 22:05. |
|
![]() |
![]() |
![]() |
#96 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 2159
|
|
![]() |
![]() |
![]() |
#97 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Cittadino di un mondo libero dalla spazzatura
Messaggi: 5537
|
ROMA: SCALZONE TORNA A MANIFESTARE A 'LA SAPIENZA' CON PIFANO E MILIUCCI
Roma, 16 feb. (Adnkronos) - Porte chiuse della facolta' di Lettere dell'universita' 'La Sapienza' per i ragazzi del collettivo universitario, che avevano organizzato per questa mattina un'incontro sulla 'cacciata' di Luciano Lama, ex segretario della Cgil, durante gli scontri del '77. Fuori la facolta', a manifestare verso la sede del rettore della Sapienza, sono arrivati Oreste Scalzone, appena tornato da quasi 30 anni di esilio in Francia, l'ex capo di 'Via dei Volsci' Daniele Pifano e Vincenzo Miliucci.
__________________
Affari conclusi: topogatto, BoBBazza, skorpion2, Ricky68, aleforumista, antarex, titave, gonfaloniere, Paramir, Liqih, stefocus, biagimax101, Torregiani, cajenna, s5otto, flu, enricobart, Sinclair63, Jeppo71, LucaAL, ercagno, tomejerry1974, oxone, tetsuya31, X1l10on88. Seccature da: diabolikoverclock; danyrace |
![]() |
![]() |
![]() |
#98 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Cittadino di un mondo libero dalla spazzatura
Messaggi: 5537
|
Ferma per un'ora l'università dove era previsto un incontro fra gli studenti e l'x leader di Potere Operaio
L'incontro per ricordare la contestazione all'ex leader Cgil Lama esattamente trent'anni fa Assemblea con Scalzone nel giorno di Lama Roma, il preside chiude la Facoltà di Lettere La manifestazione non era autorizzata. Si è poi spostata nel piazzale ROMA - Chiusa per un'ora la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università La Sapienza di Roma dove era prevista un'assemblea non autorizzata con l'ex leader di Potere Operaio Oreste Scalzone nell'anniversario della contestazione del 1977 contro l'ex capo della Cgil Luciano Lama. Sulla porta principale della facoltà un cartello indica che verrà riaperta alle ore 11. L'ingresso è però consentito a chi deve sostenere gli esami. La decisione è stata presa dal preside della Facoltà di Lettere Guido Pescosolido "ma comunque è stata una scelta collegiale perché si tratta di una manifestazione non autorizzata", aggiunge il preside spiegando "che non è stata dettata dal timore per la presenza di Scalzone". E subito la reazione: non potendosi svolgere nella facoltà, l'assemblea con Scalzone si è spostata davanti al rettorato, proprio davanti alla scalinata ed alla statua di Minerva che trent'anni fa sono stati scenario della famosa, durissima, contestazione al leader della Cgil. Gli studenti hanno attaccato sulla scalinata due grandi striscioni che ricalcano quello storico del '77: "Col futuro alle spalle per scacciare i fantasmi" e "Chi ha paura del '77?" Scalzone, per anni esule in Francia, solo recentemente è rientrato in Italia. "Spero che questa vicenda spinga la Cgil a ragionare al proprio interno anziché scaricare le responsabilità su una presunta pista parigina" dice commentando gli arresti legati all'indagine sulle Brigate Rosse. "Dobbiamo ricordare che anche per questi arresti c'è la presunzione di innocenza giudiziaria". E su Alfredo Davanzo, come lui esule a Parigi, dice di averlo incontrato una volta, quando aveva l'obbligo di firma, e di averlo visto in manifestazioni sindacali: "Davanzo lavorava come operaio - racconta - io facevo il professore e questo non era molto gradito. Un giorno, infatti, mi fece una battuta proprio sui professori. Una battuta che non apprezzai" (16 febbraio 2007)
__________________
Affari conclusi: topogatto, BoBBazza, skorpion2, Ricky68, aleforumista, antarex, titave, gonfaloniere, Paramir, Liqih, stefocus, biagimax101, Torregiani, cajenna, s5otto, flu, enricobart, Sinclair63, Jeppo71, LucaAL, ercagno, tomejerry1974, oxone, tetsuya31, X1l10on88. Seccature da: diabolikoverclock; danyrace |
![]() |
![]() |
![]() |
#99 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Cittadino di un mondo libero dalla spazzatura
Messaggi: 5537
|
Scalzone: Sognavo di fare il rivoltoso
16 febbraio 2007 alle 11:37 — Repubblica È un fiume in piena Oreste Scalzone. Arriva sul piazzale della Minerva all’università La Sapienza di Roma con il consueto cappotto nero, la sciarpa rossa e il cappello a larghe tese, anche quello nero, e il suo popolo lo acclama. Quando tocca un argomento lo sviscera nelle molteplici sfaccettature intramezzando ogni discorso con citazioni di Camus, Canetti, Shakespeare e naturalmente Marx. Detesta, e non ne fa mistero, il poeta Sanguineti e lo attacca ripetutamente. A chi gli chiede di ricordare quel 16 marzo di 30 anni fa, il 1977, giorno in cui alla Sapienza di Roma venne contestato il leader della Cgil Luciano Lama che fu costretto ad abbandonare la piazza sorride lasciandosi andare a quelli che definisce amarcord. Avverte però che potrebbe diventare “sentimentale e stucchevole”. Inizia raccontando che da bambino voleva fare il rivoltoso e a chi gli chiede se nella sua vita ha avuto dei ripensamenti dice chiaramente di no anche se ammette di avere “rimorsi e rimpianti”. Precisa che tutto quello che ha fatto è stato affinché altri “ottenessero qualche cosa, una vita migliore, una società più giusta. E se gli si domanda se in questo modo sia stata bruciata una generazione risponde: ”Le generazioni non si bruciano perché c’è un cattivo maestro“. Poi ci si ripensa e aggiunge: ”E poi, quali sono le generazioni che non si bruciano? “.
__________________
Affari conclusi: topogatto, BoBBazza, skorpion2, Ricky68, aleforumista, antarex, titave, gonfaloniere, Paramir, Liqih, stefocus, biagimax101, Torregiani, cajenna, s5otto, flu, enricobart, Sinclair63, Jeppo71, LucaAL, ercagno, tomejerry1974, oxone, tetsuya31, X1l10on88. Seccature da: diabolikoverclock; danyrace |
![]() |
![]() |
![]() |
#100 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Cittadino di un mondo libero dalla spazzatura
Messaggi: 5537
|
Oreste Scalzone
Nel 1968 conosce Franco Piperno, ed il 1 marzo partecipa agli scontri di Valle Giulia, che segneranno una svolta nella contestazione italiana del sessantotto. Nel 1969 fonda con Franco Piperno e Toni Negri il gruppo di Potere Operaio. Nel 1973 un gruppo di Potere Operaio attuò un attentato noto come Rogo di Primavalle. Successivamente aderì a Autonomia Operaia. Nel 1977 venne arrestato, il 7 aprile assieme a Toni Negri e Emilio Vesce e nel 1978 fu condannato. Nel 1981 fuggì in Francia, dove rimase fino al Febbraio 2007, quando in seguito alla prescrizione dei reati pote' tornare in Italia, senza scontare condanne. Il 17 gennaio 2007, i giudici della prima Corte d'assise di Milano hanno deliberato che nei confronti di Oreste Scalzone non si possa più procedere per «intervenuta prescrizione in relazione ai reati di partecipazione ad associazione sovversiva, banda armata e rapine». Oggi scrive saggi sulla situazione italiana. Recentemente ha rilasciato una intervista sul Rogo di Primavalle. Recenti sono le affermazioni al quotidiano Il Giornale [citazione necessaria] nelle quali Scalzone afferma di provare nostalgia per la rivoluzione e si reputa in grado di sparare contro il nemico. Nella stessa intervista afferma anche di disprezzare i parenti delle vittime del terrorismo di sinistra, per la maggior parte agenti di polizia uccisi mentre difendevano il cittadino e lo Stato. E' apparso in un 'intervista televisiva durante la trasmissione "Le Iene" su Italiauno il 12 Febbraio 2007.
__________________
Affari conclusi: topogatto, BoBBazza, skorpion2, Ricky68, aleforumista, antarex, titave, gonfaloniere, Paramir, Liqih, stefocus, biagimax101, Torregiani, cajenna, s5otto, flu, enricobart, Sinclair63, Jeppo71, LucaAL, ercagno, tomejerry1974, oxone, tetsuya31, X1l10on88. Seccature da: diabolikoverclock; danyrace |
![]() |
![]() |
![]() |
Strumenti | |
|
|
Tutti gli orari sono GMT +1. Ora sono le: 10:07.