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#61 | |
Bannato
Iscritto dal: May 2004
Città: Cagliari
Messaggi: 704
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Proteus, forumisticamente parlando ci conosciamo da tempo, per cui lascia che ti dica che da un pò di tempo ti sei come ripiegato in un leghismo-berlusconismo di ritorno veramente incomprensibile prima ti sforzavi di essere più obbiettivo, adesso su certi argomenti non senti ragioni ed evidenze che gli altri ti portano l'obbiettività assoluta non è di nessuno, però come ti ho già detto in altro post, non puoi scrivere sempre tacciando agli altri di guefoghibellinismo, contorsionismi, militanza politica ecc., non perchè l'accusa sia come ti ho detto in se disturbante, quanto perchè è un argomento che ti si può ritorcere tranquillamente contro fra le altre cose mi puoi rinfacciare che su Fazio che tu in passato attaccavi e io tiepidamente difendevo più come istituzione banca d'Italia che come persona che non conoscevo, avevi ragione tu, Fazio è parte delle problematiche che si sono avute in questi anni come scandali e come problematiche economiche del credito e non solo, e non è questione di sole leggi, regolamenti e controlli da perfezionare invece seguendo la disciplina del tuo partito, sei passato dall'antifazismo al fazismo e tanto per parlare male di qualcuno lo fai di Ciampi (in modo abbastanza gratuito mi sembra) o di Tronchetti Provera, che se anche fosse come dici tu, non sposta il discorso di Fazio, perchè due torti non fanno una ragione, ma appunto due torti Ciao |
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#62 |
Junior Member
Iscritto dal: Jun 2005
Messaggi: 8
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Fazio e i furboni del quartierone Lodovico Festa
Il diritto all'indignazione in Italia è nella disponibilità di pochi, certificati ambienti, e si può esprimere solo verso persone dotate di pedigree. Indignarsi per un banchiere centrale che parla ciociaro, ha una figlia suora ed è un testone che difende la propria onorabilità non è consentito. Che cosa si può fare allora se qualche ufficio giudiziario per settimane passa indiscrezioni ai giornali sulle sue future mosse come se invece che di un'indagine ci trovassimo di fronte alla telecronaca di una partita? Che cosa provare se ci s'imbatte in un teorema di questa fatta: Antonio Fazio non è indagato, ma lo interrogheremo la prossima settimana. E in quel momento, a sua tutela, gli spediremo un avviso di garanzia. Che cosa dire di chi di fronte a questa untuosa procedura, comunicata pezzo per pezzo quotidianamente, titola: «Fazio indagato» (in realtà nelle ridicole spiegazioni è «indagabile» o al massimo «indagando») e arriva a scrivere che finalmente «Fazio sarà chiamato a rispondere». Così sul Corriere della Sera.Mentre altri scrivono che siccome non si è dimesso «tocca ora alla magistratura surrogare i compiti della politica». Abbiamo premesso che non facendo parte di ambienti certificati alla Francesco Giavazzi e scrivendo di persone come Fazio prive di pedigree, non possiamo indignarci. Ma un senso di sporco per come si dipanano le cose della giustizia e dell'informazione italiane, è consentito? Ed è lecito spiegare a chi vuole nuove surroghe giudiziarie alla politica e al mercato che non siamo più nel 1992,quando fu possibile decapitare la più parte dell'area moderata della politica italiana con l'uso unilaterale e politicizzato della magistratura? Non esistono le condizioni internazionali: l'Italia non è più in balìa di chi dall'estero voleva risolvere in quel modo le nostre «anomalie». La parte dell'Europa che allora coprì la liquidazione di uomini di governo come Bettino Craxi, Arnaldo Forlani e Giulio Andreotti, è in acque cattive dopo i referendum francese e olandese, e il voto tedesco. Negli Stati Uniti i rapporti con Roma sono ottimiNon vi sono, nonostante qualche disorientamento della società italiana, le basi sociali per riti selvaggi di epurazione. L'esperienza stessa della miseria della stagione di Mani pulite ha vaccinato molti. Chi, contando sui suoi quarti di nobiltà, cerca d'innescare una nuova stagione giustizialista incontra immediatamente gravi contraddizioni. Quel che sta succedendo alla Fiat ha molti aspetti positivi, lo spirito di rilancio di quella grande impresa è encomiabile e d'appoggiare senza riserve.Ma chi pensava che fosse possibile l'uso di un moralismo unilaterale si trova immediatamente di fronte (dalla Repubblica all'Unità) a un coro di rimproveri per le operazioni disinvolte di Ifil nell'intervenire nel capitale azionario della società torinese. L'idea di crocifiggere Fazio perché si è fatto vedere insieme con un Chicco Gnutti, condannato in primo grado per insider trading, lanciata dalle colonne di un quotidiano che nomina poi un manager di grandissimo valore e qualità ma che ha patteggiato per insider tradingnon passa in cavalleria come ai bei tempi. L'Italia ha senza dubbio bisogno di maggiore trasparenza e legalità: in questo quadro è indispensabile cambiare le regole anche di istituzioni come Bankitalia e possono persino essere necessarie le dimissioni di un galantuomo come Fazio (la cui politica di dirigismo bancario non è sempre condivisibile) ma pensare che invece che con la politica, questo si otterrà con le gazzarre mediatico-giudiziarie in gloria dei furboni del quartierone, forse,questa volta,è irrealistico. IL GIORNALE.IT Ultima modifica di Grande blu : 22-09-2005 alle 10:23. |
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#63 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Padova
Messaggi: 11757
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non so.... io ho trovato in giro questo e ve lo posto....
suona abbastanza ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Vicenda Banca d’Italia: solo una lotta di potere per il Signoraggio? di Pierluigi Paoletti www.centrofondi.it La pietra dello scandalo è stata portata alla luce alla fine del 2003 da un'analisi dell'ufficio studi di Mediobanca sui bilanci delle banche italiane dal quale è emerso che gli azionisti di Bankitalia sono le stesse banche che la BdI deve controllare, la cosa viene riportata solo dal Sole 24 ore e da Famiglia Cristiana. Da quel momento tutta la parte indipendente della comunità finanziaria poi seguita da moltissime altre persone sensibili al problema, ne parla e solleva il caso Bankitalia alimentato in seguito dagli scandali sul collocamento da parte delle banche delle obbligazioni Argentina, Cirio e Parmalat. La Lega e Tremonti, allora super ministro dell’economia e del Tesoro si schierano apertamente contro Fazio,. Tutto però si ridimensiona con le dimissioni forzate di Tremonti e anche la Lega ritorna sui suoi passi dopo che Bankitalia ha evitato il fallimento alla banca della Lega Credieuronord, facendola acquisire dalla Popolare di Lodi oggi Popolare Italiana di Fiorani. Fino ad allora Fazio ha sempre agito con la disinvoltura e la spavalderia di chi godeva della copertura politica del governo che l’ha difeso a spada tratta in molte occasioni, a volte anche contro l’evidenza come nel caso Cirio e Parmalat, fino a questa estate quando con le intercettazioni telefoniche che hanno messo in piazza gli intrecci con la cricca di Fiorani & c. si è rotto qualcosa. Da quel momento tutti i mass media, che fino ad allora avevano scelto la strada dell’omertà, si sono schierati contro Fazio ed anche la copertura politica che lo ha sempre accompagnato, grazie anche alle bordate del ministro Siniscalco, si è notevolmente affievolita facendo stringere sempre più il cerchio attorno al Governatore della Banca d’Italia che non vuole dimettersi. Il consiglio dei ministri in tutta fretta ha varato le linee guida della riforma di Bankitalia introducendo un mandato a termine per il Governatore e l’intenzione di riportare in mani pubbliche la Banca Centrale e molti giornali hanno riportato anche diversi nomi graditi a Ciampi che potrebbero sostituire Fazio a via Nazionale: Tommaso Padoa Schioppa, Mario Draghi, Mario Monti oltre allo stesso Siniscalco. L’intera vicenda ha qualcosa di strano: perché questo improvviso accanimento di mass media e politici contro Fazio? Non credo infatti alla storia della credibilità internazionale dell’Italia sbandierata da tutti. Sotto, secondo me, c’è dell’altro. Se notate bene tutte le persone citate in neretto protagoniste della vicenda, fanno parte di quella che Marco Saba, ricercatore del Centro Studi Monetari, chiama le Brigate Rothschild, ammesse al Bilderberg group circolo ristrettissimo che decide delle sorti del mondo e sono tutte schierate contro l’attuale Governatore mentre sappiamo che il religiosissimo Fazio è benvoluto dal sen. Giulio Andreotti e dall’Opus Dei. La richiesta delle dimissioni di Fazio nasconderebbero allora una lotta di potere tra Banchieri e Opus Dei? E per quali oscuri motivi si contenderebbero la guida della Banca d’Italia? Probabilmente per controllare i proventi dal signoraggio italiano incamerati dalla Banca d’Italia attraverso la sua partecipazione nella BCE. In ballo infatti c’è una cifra pari al debito pubblico di cui lo Stato italiano è debitore nei confronti della Banca Centrale (1.439.755 milioni di euro nel 2004). Lo stato infatti per un oscuro motivo ha rinunciato alla facoltà di emettere il denaro di cui ha bisogno e l’ha ceduta prima alla BdI e oggi alla BCE. Facendo ciò non si indebita per il solo costo di stampa delle banconote, come sarebbe naturale visto che la valuta non ha alcuna copertura, ma per il loro valore facciale e su quello emette i titoli di stato (BOT BTP CTZ ecc.) i cui proventi vanno interamente alla Banca Centrale per aver stampato le banconote. E scandalo nello scandalo, nel bilancio della Banca Centrale al passivo non figurano i costi tipografici (carta, inchiostro ecc), ma il valore facciale delle banconote e all’attivo il ricavato della vendita dei titoli di stato con la conseguenza che i bilanci sono sempre vicini al pareggio. Il fatto che per una convenzione il mercato dia valore a dei semplici pezzi di carta non significa che questi siano ricchezza – quella gliela diamo noi accettandola in cambio del nostro lavoro- in realtà sono sempre e solo pezzi di carta colorata e poiché è solo questo che fornisce la Banca Centrale , in bilancio dovrebbe essere iscritto al passivo solo il costo di produzione di questi biglietti colorati (pochi eurocent a banconota invece che 50-100-500 euro). Con il quasi pareggio di bilancio, gli utili da spartire tra l’azionariato sono molto esigui e quindi l’operazione del governo di riportare le azioni di Bankitalia in mano pubblica risulta essere solamente un’operazione di facciata, utile solo a togliere ai controllati (le banche) la proprietà del controllore (Bankitalia), mentre rimane tuttora un mistero la strada che prende il denaro derivante dalla vendita dei titoli di stato (Signoraggio). Speriamo che qualcuno prima o poi faccia luce anche su questo che non è, purtroppo, solo un “giallo” italiano
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#64 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2001
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Kotoshi mo yoroshiku onegai-itashimasu |
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#65 |
Member
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Possibile che sia ancora li???
Ma chi l'ha scelto quest'uomo? Sta facendo fare all'ITALIA TUTTA, governo, opposizione, una figura ridicola.. e il tutto per preservare la sua presunta 'onorabilità'.... poco importa se intanto chi ci rimette è il paese! oggi ai telegiornali, Tremonti a Washingston seduto vicino a Fazio, ma in mezzo una terza persona, perchè i due "non si parlano".... un ministro e un governatore della banca centrale.... |
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#66 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
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Sabato 24 Settembre 2005
Imbarazzo e stupore tra i Sette Grandi I francesi se la prendono con il «caos italiano», i tedeschi ricordano il beau geste di Welteke dal nostro inviato WASHINGTON La delegazione francese è stupita di quanto in Italia i politici parlino troppo in pubblico di questa situazione «che dovrebbe invece essere affrontata più riservatamente come tutte le cose serie». «E’ il solito caos italiano», si commenta rigorosamente lontano dai registratori. Al G7 era atteso Siniscalco ed è arrivato invece T remonti. Il governatore Fazio c’è, ma sino all’ultimo nessuno metteva la mano sul fatto che dopo le parole di Berlusconi sarebbe davvero stato presente. Il presidente della Bce, Jean Claude Trichet è stato sino a qualche mese fa presidente della Banca centrale di Francia. E questo conta nel giudizio che molto riservatamente la delegazione parigina dà di tutta la vicenda. C’è la convinzione, in sintonia con il loro ex governatore, che è meglio che la Bce non si metta in mezzo a suggerire a Fazio di riprendere un aereo per tornare a casa. Più che imbarazzo, nello staff del Cancelliere dello Scacchiere, Gordon Brown, c’è «stupore» per quella che viene definita una «situazione assurda». Ma come, si dice, un governatore viene a sapere in aereo di essere stato sfiduciato dal presidente del Consiglio e «una volta atterrato a Washington non dice niente? Non si difende?». Per i britannici questo silenzio è inconcepibile, e non c’è verso di far loro capire che nel linguaggio degli italiani a volte quello che non è detto ha lo stesso rango di dignità di quello che invece è detto. I tedeschi sono più rigidi. Ricordano che il loro Welteke «si è dimesso per molto meno» da presidente della Bundesbank: per quei 7.661 euro di conto di albergo offertogli dalla Dresder Bank, e per aver dormito una notte su un panfilo della Bmw durante il Grand Prix di Montecarlo. R. La. (Il Messaggero.it)
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#67 |
Senior Member
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Facciamo le corna
Ho "coperto", come si dice nel gergo giornalistico, la riunione del Fondo Monetario Internazionale a Washington, dove l'ex e insieme neo ministro dell'economia Giulio Tremonti e il "fantasma che cammina", il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, sfiduciato da tutti meno che dal Vaticano e da alcuni pastori delle Prealpi, hanno partecipato senza riviolgersi la parola, come se neppure parlassero la stessa lingua, come se appartenessero a due nazioni, a due pianeti, a due tribù diverse e ostili. E' dal 1970, quando il direttore della "Stampa" , Alberto Ronchey, ebbe la temerarietà di mandarmi a Bruxelles come corrispondente, che assisto, che "copro", incontri fra ministri, presidenti, diplomatici. Ho visto all'opera tragici politicanti italiani incapaci di parlare l'italiano, lasciamo pedere lingue straniere. Ho visto ministri completamente all'oscuro delle materie trattate. Ho visto ministri scappare via dal garage per evitare di incontrare i giornalisti e i fotografi come attricette sorprese a letto con un uomo diverso dal marito, ho visto ministri abbioccarsi come vecchissimi neonati, ho visto primi ministri avventurarsi in conversazioni in francese o in inglese di fronte a interlocutori che lottavano eroicamente per non scoppiare a ridere. Valga per tutti quell'euro deputato che al Parlamento di Strasburgo esortò l'Europa a prendersi cura dei propri cittadini "du cul au tombeau", dal sedere alla tomba, confondendo il "berceau", la culla, con una parte oscura del corpo umano, tra gli sghignazzi dei presenti. Eppure mai, come ieri, ho vissuto l'imbarazzo, la vergogna, di essere rappresentato da un governo che ha messo in scena lo spettacolino grottesco, il "blob" di un vice presidente (Tremonti) che rifiuta addirittura di pronunciare il nome, di riconoscere la presenza nello stesso edificio, di colui che occupa la massima carica istituzionale della finanza pubblica, del custode e guardiano dei nostri borsellini. Lo stesso Tremonti, quando gli ho chiesto se mai, nella sua formidabile memoria, ricordasse una situazione nella quale un governo non parlasse con sè stesso ha risposto seccamente "No". Mai. Prima o poi, se questa follia senza precedenti continuasse, il mondo obbiettivamente spietato della finanza internazionale ci castigherebbe, frustandoci con quel meccanismo del "rating", del voto ai nostri debiti che si traduce in un aumento immediato del costo del danaro, dunque degli interessi che deve pagare chi ha un mutuo immobiliare a tasso variabile, chi compera a rate, chi usa carte di credito, chi deve finanziare con prestiti la propria attività commerciale o industriale. Pagheremo caro, pagheremo tutti, l'agonia tragicomica di un governo morto che ancora osa vantarsi di "avere accresciuto il prestigio internazionale" dell'Italia. Se quello che ho visto in queste ore a Washington e ha scosso anche un cinico corazzato da 35 anni di miserandi spettacoli offerti dalla politica italiana sui set internazionali, continuerà, non ci resta che fare quel gesto del Presidente del Consiglio che tanto prestigio portò alla nazione. Le corna. di V.Zucconi
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.. ora stringiti forte a Lana, Dai Conan, bella non c'è nessuna come lei...http://wwp.icq.com/scripts/online.dl...1701&img=5 [/siz] |
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#68 |
Senior Member
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Lunedì 26 Settembre 2005
Fmi, Tremonti rimanda Fazio in Italia Il ministro gli ritira la delega a rappresentare il nostro Paese alla Banca mondiale dal nostro inviato ROSSELLA LAMA WASHINGTON Non potendo licenziarlo, perché per sua stessa ammissione la legge non lo consente, Giulio Tremonti toglie a Fazio la possibilità di rappresentare l’Italia alla riunione del Comitato per lo Sviluppo della Banca Mondiale. E di notte il governatore lascia Washington, e si fa riportare a Roma da un aereo privato. E’ l’epilogo clamoroso di due giorni di convivenza da separati in casa. Antonio Fazio e Giulio Tremonti che alloggiano nello stesso albergo, e si sfuggono sulla porta per non salutarsi. Divisi al tavolo del G7 dal direttore generale del tesoro, Vittorio Grilli, invitato a sedersi tra loro. Il tutto tra lo stupore e l’incredulità delle delegazioni di tutto il mondo, arrivati alle riunioni dell’Fmi e della Banca Mondiale per parlare di poveri, di debito da cancellare, e del rischio petrolio. E’ un atto politico forte quello compiuto da Tremonti, una dichiarazione di sfiducia senza possibilità di appello. Il ministro toglie il terreno sotto i piedi a Fazio, cerca di convincerlo a gettare la spugna, a dare le dimissioni. Quello compiuto da Tremonti è certamente un atto legittimo, perché spetta al ministro del Tesoro designare chi parla al consueto appuntamento della domenica mattina a Washington. Ma è l’interruzione di una consuetudine consolidata. Antonio Fazio ha calcato questa scena per tredici anni consecutivi, da quando è diventato governatore della Banca d’Italia, e nessuno aveva sinora pensato di togliergliela (lo stesso Siniscalco, prima di dimettersi aveva indicato il governatore come rappresentante alla riunione del Comitato per lo sviluppo). Quando il segretariato della Banca Mondiale ha chiesto a Tremonti chi sarebbe stato a parlare per l’Italia, il ministro ha chiesto se avesse potuto designare una persona diversa dal governatore. Sì, era possibile, così ha messo nero su bianco il nome di Ignazio Angeloni, attuale responsabile del ministero per gli Affari internazionali, ex Bce, ex Banca Italia. Non ci sono conferme sul fatto che si sia consultato in anticipo con il premier Berlusconi, ma è facile pensarlo. Poi il ministro ha preso il volo per l’Italia, glissando con qualcuno sulla portata del suo gesto: «Sono solo cose tecniche». A Washington erano da poco passate le cinque di sabato pomeriggio. Si dice che prima di salire in aereo abbia avuto con Fazio una telefonata burrascosa. Ma fonti del Ministero lo smentiscono seccamente. Nessuna telefonata, nessun colloquio. Il che rende ancora più scioccante la circostanza, perché vuol dire che il governatore ha appreso della sua esclusione dai funzionari della Banca Mondiale. E magari qualche ora dopo. La sensazione di chi l’ha visto nel pomeriggio è stata infatti che fosse all’oscuro di quello che era accaduto. Comunque, alle 7,30 di sera, al concerto-ricevimento offerto da Unicredit all’ambasciata italiana, il governatore non è andato. Per la Banca d’Italia c’erano invece il vice-direttore generale Pierluigi Ciocca e Ignazio Visco, responsabile per i mercati monetari. Alle 21,15 sono usciti. Nella notte tutta la delegazione di Banca Italia, portavoce compresi, è partita per Roma. In silenzio, senza nessun avviso. Le camere al Four Seasons risultavano ancora occupate, evidentemente il conto è stato pagato ieri mattina. Quasi certamente il governatore non aveva messo in conto uno sviluppo di questo tipo, tanto è vero che sabato mattina aveva detto ad alcuni giornalisti che stava mettendo a punto l’intervento per il Divelopment commettee. E la sua non è stata l’unica relazione non consegnata dagli italiani. Tremonti, volato a Washington giovedì notte, ad una manciata di ore dal giuramento da ministro, non aveva un suo testo da leggere al summit di venerdì. Non ha voluto fare propria quella di Siniscalco, annunciando che la sua sarebbe arrivata dopo due giorni. ---------------------- La trincea tedesca del governatore di OSCAR GIANNINO il nostro Paese ha fatto un altro passo indietro nella scala della credibilità internazionale. Sta diventando la regola di ogni vertice internazionale economico-finanziario, ed è molto grave. Si sono affrontate due opposte coerenze. Il neoministro Giulio Tremonti è stato conseguente alle proprie radicate opinioni, precedenti alla vicenda della doppia opa bancaria, e ai recenti giudizi espressi da Berlusconi sul governatore. Dall’altra, Fazio resta convinto delle proprie ragioni, che non si abbandona nel disonore un incarico così elevato se non vi sono violazioni contestate, motivate e riconosciute da chi ha titolo per farlo. La scelta di Tremonti delegare la rappresentanza dell’Italia nel Development Commitee della Banca Mondiale a un rappresentante del Tesoro e non al governatore è motivata, si tratta di un meeting ministeriale. Semmai, la sorpresa è stata apprendere che era stato proprio Siniscalco, dimissionario contro Fazio, ad avere delegato quest’ultimo. Tremonti ha dovuto riscrivere la delega. Ma l’ineccepibilità della decisione, che ha portato al rimpatrio prima del tempo del governatore, nulla toglie al fatto che la spirale continua ad avvitarsi, mentre la soluzione non si vede. La novità è che alla “coscienza” del governatore si è appellato lo stesso quotidiano della Cei, l’ Avvenire . Pur attaccando “le potenti lobbies che per i propri interessi fanno credere che decapitando Bankitalia tutto andrà a posto”, il giornale dei vescovi italiani ha aperto alla necessità di impedire che “via Nazionale diventi come Fort Alamo assediato”. L’intervento lascia capire che il problema se si aprisse una trattativa riservata, senza nuovi colpi scena mediatici sarebbe semmai quello di negoziare un’adeguata successione, che incontrasse il consenso anche di Fazio. E’ di un suggerimento felpato a Berlusconi, in vista dell’intervento che terrà domani alla Camera e al Senato. Ma sembra difficile che il consiglio della testata cattolica venga raccolto. Tremonti, ieri, escludeva di aver a portata di mano iter procedurali tali da sbloccare la situazione. Il decreto di revoca della nomina di 13 anni fa, di cui diverse testate hanno parlato, è un’ipotesi infondata: cadrebbe sotto la scure del Tar. Le conclusioni alle quali perverrà il 6 ottobre la Bce sulla doppia opa non avranno alcuna incidenza su eventuali dimissioni di Fazio, per quelle l’unica strada da Francoforte è attivare il comitato etico secondo l’articolo 14 del Trattato, cosa che può avvenire solo in caso di gravi violazioni che oggi a Fazio nessuno contesta. A Roma, l’unica via è incardinare le procedure per una riunione straordinaria del Consiglio superiore della Banca: ma Fazio gode del sostegno della maggioranza dei membri. Di fronte alle motivazioni scritte di un’eventuale revoca da parte del Consiglio, Fazio seguendo il Trattato è pronto ad adire la Corte europea di giustizia. Perché Fazio non molla? Un ragionamento spinge la sua coscienza a resistere. Non si tratta solo di onore. Nella prima parte della legislatura, argomenta Fazio, a scatenarsi contro di lui fu una visione in cui si mischiavano populismi di entrambi i colori: la denuncia della mancata tutela ai risparmiatori sui bond argentini, Cirio e Parmalat, dimenticava che dovere del banchiere centrale secondo il nostro ordinamento è la stabilità del sistema e dunque degli istituti bancari, non di chi compra prodotti finanziari. Allora Fazio vinse, col sostegno del sistema bancario, del mondo industriale ed editoriale. La differenza rispetto ad allora, pensa Fazio, è che oggi proprio i vertici dell’intreccio banco-industriale italiano non si riconosce più nel governatore e ne reclama un altro, più vicino ai propri interessi. Perché sia chiaro che di questo si tratta, Fazio resiste. Ogni banchiere centrale europeo, ritiene, non può che considerare come un attacco alla propria funzione, che si destituiscano un proprio collega per “fotografare” interessi finanziari ed equilibri politici. Per il governatore non si tratterebbe di cercare impunità. Ma di un vero e proprio conflitto alla Max Weber tra Bildungsbürgertum , l’élite meritocratica che basa la propria autorevolezza sulla preparazione tecnica, e il Besitzbürgertum, le classi proprietarie che vogliono capi espressione dei propri interessi. E’ una lettura suggestiva. Ma anch’essa dovrebbe spingere a una soluzione ragionevole. Siamo a pochi giorni da una Finanziaria che deve recuperare tra lo 0,8 e l’1,3% del Pil di deficit, con una delle primarie voci d’entrata, l’Irap, illegittima per Bruxelles, con un avanzo primario in caduta, l’industria che stenta e mezzo Paese che teme, a fine mese. Di questo passo, non Fazio solo, tutti noi finiremo per trovare una comune Waterloo. (Il Messaggero.it)
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#69 |
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Lunedì 3 Ottobre 2005
Fazio potrebbe rifiutare l’interrogatorio Il suo legale Franco Coppi: «Temo la strumentalizzazione dei verbali» di VALENTINA ERRANTE ROMA - Una memoria difensiva per spiegare tutti i passaggi del via libera alla Bpi di Antonio Fiorani. Un documento firmato da Antonio Fazio per chiarire le ragioni delle sue scelte. Non ci dovrebbe essere alcun faccia a faccia tra il Governatore di Bankitalia, indagato per abuso d’ufficio, e i magistrati romani. Almeno per il momento. Dopo la notifica dell’avviso di garanzia e dell’invito a comparire, consegnati nelle mani dell’avvocato Franco Coppi, difensore di Fazio, il procuratore aggiunto Achille Toro e il sostituto Perla Lori attendono le mosse del Governatore. Ma è molto probabile che il numero uno di Palazzo Koch decida di non presentarsi all’interrogatorio e di inviare in procura una memoria per spiegare perché, dopo il parere negativo degli ispettori di Bankitalia, abbia deciso di affidarsi a una consulenza esterna e autorizzare L’Opa di Bpi su Antonveneta. La linea, annunciata dal professore Coppi, ufficialmente non è stata concordata con il Governatore, ma già nel fine settimana, proprio Fazio avrebbe chiesto all’Ufficio legale e alla Vigilanza di Bankitalia di preparare alcuni documenti relativi alla vicenda Antonveneta. Atti da allegare alla memoria indirizzata ai pm o comunque indispensabili per redigere il documento. L'avvocato Franco Coppi non ha dubbi: «Sono convinto che sia meglio per il Go vernatore non presentarsi, il rischio è che frammenti delle dichiarazioni ai pm possano essere divulgati in modo distorto e magari strumentalizzati. Sono necessari venti giorni prima che un verbale di interrogatorio venga consegnato a un difensore, intanto sui giornali potrebbe uscire di tutto». L’altra questione riguarda invece la conoscenza delle contestazioni: «Oggi - aggiunge Coppi - leggendo un quotidiano ho scoperto una nuova versione dell'intercettazione telefonica tra Fazio e Fiorani (la conversazione dell'11 luglio in cui Fiorani, informato del via libera all’Opa, dice di voler baciare in fronte il Governatore ndr). Io conoscevo quella riportata nel provvedimento del gip di Milano, ripresa dai giornali. In questa nuova, Fazio mette in contatto Fiorani e De Mattia (funzionario di Bankitalia, ndr) che subordina l'ok all'Opa ad alcune prescrizioni. Condizioni che poi Bpi non sarà in grado di rispettare al punto da obbligare Bankitalia a fare marcia indietro. Molti atti non li conosciamo». Ma Coppi è prudente: «Con il Governatore non abbiamo ancora avuto modo di confrontarci. Dall’altra parte - continua - so bene che, se Fazio decidesse di non presentarsi, il suo atteggiamento potrebbe alimentare ancor di più le polemiche. Da tempo è sotto i riflettori. Bisogna valutare con attenzione come muoversi». L’idea della difesa è quella di attendere la conclusione dell’inchiesta: il deposito degli atti consentirà di conoscere le carte in mano ai magistrati e di sapere esattamente su quali basi venga contestata a Fazio l’ipotesi di abuso d’ufficio. Poi ci saranno venti giorni di tempo: tutti gli indagati, Francesco Frasca, responsabile dell’area Vigilanza di Bankitalia, Gianpiero Fiorani, ex ad di Bpi, Giovanni Benevento, presidente di Bpi, e Antonio Fazio potranno chiedere di essere interrogati. «Dopo il deposito - continua il legale - il Governatore sarà nelle condizioni di rispondere, ma questa è solo un mia idea. La decisione spetta a Fazio, che deve tener conto di tanti elementi. Ha le spalle larghe per resistere agli attacchi». (Il Messaggero.it)
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