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Old 26-09-2003, 16:02   #41
cerbert
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Caro fabio, forse ni.jo starà facendo confusione.
Però ricordo benissimo che nel post che mi ha spinto a "rinfrescarmi la memoria" ricordavi che la relazione della missione di Peace Keeping in cui si evito accuratamente di parlare di "genocidio" era firmata da Kofi Annan che così si adeguava alla linea, mantenuta, anzi caldamente supportata poi dagli USA, come scritto nel mio articolo di apertura di "non intervento" e confermato in questo rapporto (in inglese, scusate) della Commissione Usa per i Rifugiati (USCR) ovvero l'organo di cooperazione USA con UNHRC.

http://www.refugees.org/news/testimony/050598b.htm

Così, per questo massacro, non ha chiesto scusa solo l'ONU, ammettendo una incapacità tutt'ora non risolta, ma chiese scusa, grazie al cielo, anche il Presidente Clinton a nome del Governo Americano nel 1998.

Ma, dopo le scuse, è stato risolto qualcosa?
Leggendo i documenti che posti, direi proprio di no, se non vi sono interessi diretti, i singoli stati NON intervengono e se intervengono spesso peggiorano le cose. Che facciamo, allora?
__________________
Eroi da non dimenticare: Nicola Calipari (04/03/2005) e Vittorio Arrigoni (14/04/2011) e Bradley Manning.
Sono certo che anche i francesi si indignarono per il fatto che i tedeschi, piuttosto che veder dissolvere la loro nazione, preferirono il nazismo. Chi non impara la storia...
cerbert è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 26-09-2003, 16:56   #42
ni.jo
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Quote:
Originariamente inviato da fabio69
questa discussione l’ho vista solo ieri sera sul tardi
mi dispiace dirtelo ni.jo , ma così stai facendo solo disinformazione
ne avevamo discusso tempo fa sull’altro forum e credevo d’averti portato del materiale per farti come minimo venire il beneficio del dubbio rispetto alla tua verità precostituita secondo cui gli americani avrebbero recitato in quella vicenda chissà quale ruolo (negativo, naturalmente)
eppure ti avevo prodotto articoli di giornali on line, di associazioni pacifiste e umanitarie al di sopra di ogni sospetto, di testimoni degli avvenimenti, sentenze di tribunale, discussioni di storici ecc. ecc., ma sembra che per te non contino nulla, tu comunque continui a seguire la tua verità precostituita
mah, vediamo innanzitutto cosa scrivi qui
ciao Fabio, non ho preso solo quello (ho messo anche gli altri link) quell'articolo l'ho messo per intero perchè non sosteneva che l'Onu fosse la perfezione e gli usa il diavolo, se leggi sotto il post** non cerco di nascondere nessuna colpa.
Sul ruolo usa mi hai tolto qualche dubbio e qualche altro mi è rimasto, contariamente a come dici non ho certezze, ne uno che fà "disinformazione" posta un documento contro la sua teoria...ho si prende la briga di riconoscere i meriti dell'oggetto di "demonizzazione" come le parti in grassetto mi pare dimostrino.

Una delle cose che ancora penso è che Kagame sia un uomo degli usa, l'altra che per suo tramite un qualche ruolo, seppur minore di Francia e Belgio, il governo usa lo abbia e continui a giocarlo, a parte il mancato intervento per cui è stato chiesto scusa.

sulla del Ponte ecco un pezzo significativo dal link (riportare tutto è un ottimo modo per non far leggere nulla, mi sa)

Quote:

Mandati separati su proposta USA

All’ora attuale, la Del Ponte, che ha portato sul banco degli imputati l'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, detiene ancora entrambi i mandati. Della durata di quattro anni, i mandati scadranno il 14 settembre.

Per il prossimo quadriennio, il Consiglio di Sicurezza ha deciso di scindere le due funzioni. La risoluzione approvata giovedì è stata redatta dagli Stati Uniti: in essa si chiede al segretario generale Kofi Annan di nominare un nuovo procuratore per il tribunale incaricato di occuparsi dei genocidi del 1994 in Ruanda. Secondo le aspettative al Palazzo di Vetro, il nuovo incarico dovrebbe essere affidato ad un magistrato africano.

Pressioni dal Ruanda
La raccomandazione di sdoppiare i mandati dei due tribunali era stata fatta nelle scorse settimane da Annan anche in seguito a pressioni del governo del Ruanda, che aveva criticato l'inefficienza della corte nonostante i suoi 16 giudici, oltre 800 membri dello staff e un bilancio di circa cento milioni di dollari l'anno.

Per i ruandesi, la Del Ponte si sarebbe occupata più intensamente del suo lavoro all’Aja, trascurando il compito in Africa. «Questo genocidio è stato affidato ad un procuratore a tempo parziale» ha dichiarato a swissinfo Valentine Rujwabiza, ambasciatore del Ruanda in Svizzera. «Carla Del Ponte avrà passato sì e no 30 giorni all’anno ad Arusha».

Le critiche maggiori però Rujwabiza le rivolge al tribunale nel suo complesso. «Il problema più grande è la sua lentezza: in nove anni il tribunale ha giudicato appena 15 persone. A perdere la vita nel genocidio sono stati quasi un milione di esseri umani».

Mancanza di cooperazione

Qualche tempo fa, Carla Del Ponte aveva a sua volta accusato il governo ruandese di non cooperare in modo costruttivo alle indagini.

«Vorrei che la politica fosse meno coinvolta», aveva detto la Del Ponte in giugno alla Televisione della Svizzera tedesca. «Quando ci sono delle indagini in corso, dovrebbe essere il magistrato a decidere il da farsi e non i politici».

In particolare, la Del Ponte sostiene che il governo, guidato dall’etnia Tutsi, ha tentato di ostacolare il suo lavoro al tribunale da quando si è cominciato ad indagare su crimini commessi con tutta probabilità dai militari Tutsi.

Poi per carità può essere una coincidenza e comunque come fai notare al limite in questo caso gli usa hanno appoggiagiato i giusti, ma nell'altra discussione quello che volevo dimostrarti è che raramente l'azione a fatta per ottenere b non produce qualche effetto secondario imprevisto....
adesso in quella zona c'è una guerra chiamata prima guerra mondiale africana, e guardacaso il nostro amico kagame ci gioca un ruolo fondamentale...ancora non stò a giudicare in bene o in male, faccio notare che c'è invischiato.

ma più avanti ho anche capocciato sul muro per il basso numero di condanne.

Si forse ho le idee un pò confuse, capita se non ti intestardisci su un unica teoria ma accogli elementi di dubbio.


**
Quote:
Originariamente inviato da ni.jo
E' innegabile che le Nazioni Unite siano sovente impotenti.
I motivi sono imho da ricercare nelle ragioni delle "grandi nazioni" con diritto di veto, che dovrebbero oltre che finanziare e "formare" l'organizzazione anche fornire le truppe.
Ripeto, a mio parere, non esiste oggi un alternativa ad una organizzazione delle nazioni per risolvere le diattribe internazionali: l'altrenativa è l'anarchia totale, che si autoregolamenta come più o meno fà il mercato!(battutina antineoliberista)
Purtroppo senza gli Usa non si fà proprio nulla, credo, e ultimamente mi sembra che la piega presa dall'amministrazione attuale sia di fare a meno dell'Onu, quando l'apporto politico e militare di quella che è stata la nazione fondatrice è ndispensabile.
____________________________________________________
Sul genocidio dei Tutsi da parte degli Hutu in Ruanda, (un milione di morti in un centinaio appena di giorni), alcuni dei quali avevano trovato rifugio nei campi protetti dai caschi blu, prima dell'ordine di abbandonarli al loro destino in quanto le componenti dell'Onu in tutto il casino non trovarono altro che metter sù una controversa missione "torquoise" su cui ancora non credo si sia fatta piena luce mentre Clinton si tenne ben fermi i marines scottato dalla "missione di pace" in Somalia o occupato in altre più gioiose pratiche...ig:
I soldati ONU di nazionalità belga, francese e italiana vennero mandati a recuperare i connazionali...
Ho letto di preti suore e funzionari implicati e condannati per genocidio nei link** di fabio69, altra discussione in un altro "mondo" un pò più scuro ;-)
__________________
Primo Officiante della Setta dei Logorroici - Arconte della prolissità - Crociato della Replica|Custode Di Lomaghiusa e Muffin|

Ultima modifica di ni.jo : 26-09-2003 alle 17:57.
ni.jo è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 27-09-2003, 13:14   #43
ni.jo
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Città: torino but i'm sard inside.
Messaggi: 406
Tanto per riordinarmi un po’ le idee andiamo per punti: sarà sicuramente lungo, mi spiace, ma oggi inizio a lavorare solo alle 16.00
buona parte dei contributi sono tuoi, a significare che le nostre posizioni divergono solamente sul ruolo del governo USA nella vicenda: come già ti dissi non è mia intenzione sminuire le colpe di Francia, Belgio,Onu e Chiesa, che tu hai eloquentemente illustrato…
Per questo motivo, quoto tutti i link che hai postato su xion, perché ci sono evidenti ammissioni di intervento “coloniale” di tutti i paesi (non solo degli Stati Uniti, anzi gli altri han fatto peggio) a cui sono contrario perché attualmente ci si è resi conto che ci si stanno rivoltando contro e che producendo vantaggi economici hanno lo spiacevole effetto secondario di seminare morte ovunque, compreso nei paesi che hanno messo in atto questi interventi.
Più precisamente, dobbiamo domandarci se la cosiddetta “americanizzazione” del globo non possa rivoltarsi contro la stessa America, e per conseguenza contro di noi atlantici. Da tempo gli Stati Uniti tessono intorno al pianeta una fitta tela di organizzazioni economiche, commerciali e strategiche per affermare gli interessi americani sui mercati mondiali in nome del libero scambio, che è ne più ne meno che la prosecuzione delle politiche coloniali che han portato ai disastri di cui stiamo parlando.

-punto secondo non intendo sminuire nemmeno le responsabilità americane (che poi era l’oggetto del 3d su Xion), e agli usa ci si arriva per via diretta tramite Kagame e i berretti verdi di Fort Bragg.

KAGAME. Che abbia studiato negli usa in effetti non vuol dire granché, solo se il suo corso di studi fosse stato teoria del urbanistica tzigana o oceonagrafia tibetana o storia dell’arte talebana…in realtà Paul Kagame è stato addestrato al U.s.Army Command and Staff College (CGSC) di Leavenworth in Kansas. http://www-cgsc.army.mil/
L’ U.s. Army Command and Staff College è un college molto particolare, che si è meritato il soprannome molto affettuoso di “fucina di dittatori”.
Quote:
Fabio Pipinato
Fabio Pipinato e' stato fino a poco tempo fa direttore dell'eccellente sito di "Unimondo", ed e' attualmente cooperante in Africa.
Para Boletín "La non violenza e' in cammino"
cut
Tra i moltissimi misfatti compiuti dal colonialismo viene ricordata, tra le altre, l'occupazione belga del Congo. Tra il 1880 ed il 1920 fu compiuto un vero e proprio olocausto nel Congo con milioni di morti. Il documento di Dakar termina con la richiesta di compensazione che secondo il diritto internazionale trova legittimita' in un precedente caso di 200.000 ebrei schiavizzati dal regime nazista; recentemente, i diretti o i discendenti, hanno avuto un qualche risarcimento.
Prima la schiavitu' e poi il colonialismo hanno, senza ombra di dubbio, devastato la dignita' e l'economia continentale, ma solo gli ingenui possono pensare che le colpe stanno tutte a nord del mar Mediterraneo. Ancor oggi i dittatori presenti nella Regione dei Grandi Laghi, solo per rimanere nell'esempio, compiono brutalita' non inferiori agli ex-coloni. Uno di questi, Paul Kagame, autoproclamatosi Presidente del Rwanda, capo delle forze armate e quant'altro, ha giustamente alzato la voce a Durban contro le nazioni europee ree di aver diviso i popoli africani. Il Belgio in particolare, afferma Kagame, ha responsabilita' sino al genocidio rwandese del 1994.
E' tutto vero ma non dimentichiamo che il suo Rwanda sta partecipando, con gli alleati anglofoni, Burundi ed Uganda, alla conquista della Repubblica Democratica del Congo, causando una tragedia non inferiore al genocidio rwandese o ai massacri perpetrati dai belgi. La sistematica violazione dei diritti umani nelle prigioni rwandesi non ha eguali al mondo. Non solo. Kagame accusa l'Europa ma si guarda bene dall'attaccare gli Stati Uniti ove e' stato preparato in una Scuola Militare gia' soprannominata "fucina di dittatori".
Nè si guarda bene dal prendere le distanze dal suo tenente colonnello Ibingira, l’esecutore del massacro degli hutu a Kibeho, che invece di subire in prigione la pena ridicola di 18 mesi che gli è stata inflitta è tuttora nelle sue funzioni e ha mantenuto tutti i suoi diritti di ufficiale superiore e i suoi poteri. Proprio a lui, agli inizi del 1997, è stato affidato il compito di organizzare la sicurezza delle prefetture della città di Kigali e della Kigali rurale.

Sempre nel college si insegnano tralaltro tecniche di controguerriglia, applicate contro i zapatisti,
Quote:
= Both Special Warfare and The Professional Bulletin of the U.S. Army, John F. Kennedy Special Warfare Center and School, Fort Bragg, NC; U.S. Army Field Manual 100-20, "Stability and Support Operation," U.S. Army Command and General Staff College, Ft. Levenworth, KS (1997).
Da un documento ufficiale (1) delle forze armate USA, i GAFE furono addestrati direttamente nel Fort Bragg, in North Carolina, da esperti della CIA in dottrine di "contro-guerriglia" e questo non è l'unico indizio della partecipazione dei servizi USA nella repressione in Loxicha: nel 96, "...si scoprì che istruttori dell'FBI organizzarono nella città di Oaxaca, un corso per la polizia stanziata in differenti località" (La Jornada 26/04/98).
Con interessanti muatazioni genetiche da sicurezza nazionale a interessi economici (ps il manifesto l’hai citato anche tu, eh)

Quote:
= il manifesto
Si scrive «oil», si legge «sicurezza nazionale» di RITT GOLDSTEIN(il manifesto del 13/11/2002)
Anche gli Usa hanno gli ispettori tra i piedi: quelli del Congresso che indagano sul crack Enron. La Casa bianca nega loro i documenti sulla base del fatto che la sicurezza energetica «è» sicurezza nazionale. E il Pentagono deve garantirla, specie nei posti dove c'è petrolio. A costo della guerraPer parecchi mesi, a partire dall'aprile 2001, è stata prodotta una raffica di documenti politici militari e governativi che miravano a legittimare l'uso delle forze armate americane per garantire l'approvvigionamento di petrolio e gas. Contemporaneamente, la task force sull'energia del vicepresidente Dick Cheney si è attivata per affrontare la minaccia di una crisi petrolifera americana, mentre sono state esercitate pressioni ad alto livello perché nel gruppo fosse incluso anche il dipartimento della difesa. Sintetizzando efficacemente il ruolo futuro delle forze armate Usa, nell'estate 2001 l'Army War College ha affermato che «la sicurezza è qualcosa di più che proteggere il paese dalle minacce esterne; sicurezza è anche sicurezza economica». L'articolo, apparso sulla rivista del War College, Parameters, continuava auspicando che «le forze armate possano essere utilizzate per qualcosa di più che proteggere semplicemente un paese e il suo popolo dalle minacce tradizionali».Concentrando l'attenzione su questa nuova evoluzione del pensiero strategico Usa, le pubblicazioni dell'Army War College e del suo General and Command Staff College hanno cominciato a sostenere che, quando sono in gioco petrolio e gas, «dove vanno gli affari Usa, là seguono gli interessi nazionali». Contemporaneamente, la rivista dello Us Army's Command and General Staff College, Military Review, ha messo in luce la ricchezza energetica del Mar Caspio e dell'Asia Centrale e la sua importanza per la sicurezza economica degli Usa. Un documento politico congiunto di due dei principali istituti di ricerca americani, il Council on Foreign Relations e il James A. Baker III Institute for Public Policy, ha confermato ulteriormente questa nuova prospettiva. La sicurezza energetica è stata equiparata alla sicurezza nazionale.Praticamente in contemporanea con queste iniziative, il generale Tommy Franks, comandante delle forze armate Usa responsabili per l'area del Golfo persico/Asia meridionale, ha sottolineato il sostegno militare a questa ricerca di approvvigionamenti energetici. In un resoconto del 13 aprile 2001 sulla testimonianza del generale al Congresso, l'ufficio stampa dell'esercito ha definito la missione chiave del suo comando come «l'accesso a queste risorse energetiche (della regione)». Nei mesi precedenti l'11 settembre, un coro virtuale di policy-makers governativi e di militari americani è andato costruendo in misura via via crescente contesti militari per questioni energetiche. Confermando esplicitamente il rafforzamento del legame tra forze armate e questione energetica, un documento politico ad alto livello commissionato dall'amministrazione Bush - Strategic Energy Policy Challanges for the 21st Century -- ha dato parere favorevole all'«intervento militare» per assicurare le forniture energetiche. Il rapporto è stato preparato congiuntamente dal Council on Foreign Relations e dal James A. Baker III Institute for Public Policy, e il progetto era coordinato da un colonnello dell'esercito Usa.
KAGAME, a capo dei servizi segreti militari delle forze ugandesi, nel ‘90 tornò in patria a comandare l’esercito rwandese. (prima dello scoppio della guerra civile e dell’invasione del Rwanda l’esercito patriottico rwandese faceva parte dell’esercito Ugandese). L’Uganda, da metà degli anni ’80 era governata da Yoweri Museveni, che era in ottimi rapporti con gli usa, e da dove è iniziata la “guerra di liberazione”, che come fai giustamente notare anche tu, pose fine al genocidio al posto delle NU...
Ma d’altronde tu mi chiedi di citare anche gli altri documenti che hai postato e io eseguo:il maiuscolo è tuo, il grassetto è mio.

Quote:
http://www.manitese.it/mensile/598/ruanda3.htm
SCOPRIRE LA VERITÀ
di Stefano Squarcina

Il Ruanda agita da alcune settimane la scena politica francese. All'Assemblea Nazionale, infatti, è stata costituita una "Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul genocidio in Ruanda" a cui è stato attribuito il compito di far luce sul ruolo della Francia nel genocidio del 1994. Parigi è sempre stata sospettata di aver sostenuto il governo Hutu al potere a Kigali, di aver saputo per tempo dell'esistenza di un piano particolareggiato per lo sterminio organizzato dei Tutsi, di aver fatto di tutto per combattere comunque il "Fronte Patriottico Ruandese" (FPR) ovvero l'esercito Tutsi che in poche settimane, all'epoca, prese il potere. Non a caso i rapporti tra Ruanda e Francia, e tra Ruanda ed Europa, sono molto agitati ancor oggi, proprio perché Kigali non ha mai perdonato il sostegno di Parigi ai "génocidaires". La Francia, infatti, non ha mai nascosto il fastidio con cui guarda alla penetrazione statunitense nel continente africano, fino a paco fa una specie di "dominio esclusivo" di Parigi, e la battaglia che nel 1994 si giocò tra i Tutsi (sostenuti dagli americani) e gli Hutu (sostenuti fino all'ultimo dai francesi) rimandava proprio ad un più ampio scontro geostrategico largamente dominato dagli Stati Uniti. La cosiddetta "Operazione Tourqoise" con cui Parigi decise allora di intervenire in Ruanda creando delle "zone sicure" per la popolazione era in realtà una operazione militare tesa ad affermare una presenza politica in tutta un'area dell'Africa poi persa con la "caduta" di Kigali, Bujumbura e Kinshasa. DEL RESTO, BASTA PROPRIO GUARDARE A COME PARIGI SOSTENNE FINO ALL'ULTIMO IL DITTATORE MOBUTU PER CAPIRE QUANTO È SPREGIUDICATA LA POLITICA AFRICANA FRANCESE...
Il Ruanda, che non ha miniere di oro nel suo territorio è diventato il secondo esportatore africano di oro. Qualche giorno fa, riferendosi ai massacri nella Regione dell’Ituri in Congo,
Quote:
Presidente della Conferenza episcopale Congolese, Card. Etsou, “Denunciamo con fermezza i Presidenti del Ruanda Paul Kagame e dell’Uganda Yoweri Museveni, per il calvario che impongono al popolo Congolese”
Quote:
http://www.warnews.it/ita/r_d_congo06.html
KAGAME. Non è in vena di scherzi il presidente ruandese, che alla conferenza di Durban arriva con un rimprovero ben preciso alla Nazioni Unite: non aver ricordato abbastanza nell’agenda della Conferenza, così come nella bozza di dichiarazione finale, la tragedia del genocidio del ‘94, perpetrato dagli hutu estremisti ai danni dei tutsi. "Un genocidio - ricorda Kagame - le cui origini vanno cercate anche nelle discriminazioni introdotte dai colonialisti europei".
Le ultime elezioni in Rwanda, vinte con una percentuale superiore al 95 % da Kagame
Considerazioni prima
Hutu e tutsi ricominciano dalle urne Oggi in Ruanda alle sei in punto si sono aperti i seggi. Sono le prime elezioni dal 1994. Le prime dal grande massacro dei tutsi e degli hutu moderati. Dopo nove anni “di transizione”, come prescritto dagli accordi di Arusha, quasi 4 milioni di elettori (su 8 milioni di abitanti) sono chiamati a scegliere il loro presidente. Il risvolto della medaglia è che il nome del vincitore è scontato: Paul Kagame, 45 anni, occhialini e viso affilato, l’ex capo della guerriglia tutsi del Fronte Patriottico Ruandese che nel luglio 1994 liberò Kigali, da nove anni uomo forte del governo e dal 2000 (quando a votare furono solo i suoi ministri) ufficialmente presidente. Vincerà lui, dicono tutti gli osservatori. L’unico candidato dell’unica opposizione, Faustin Twagiramungu, 58 anni, hutu moderato, tornato in giugno da un esilio di otto anni in Belgio, denuncia la campagna di intimidazioni a cui è stato sottoposto da quello che definisce “il regime dittatoriale” guidato da Paul Kagame. Dodici suoi sostenitori sono stati arrestati sabato in un bar di Kigali con l’accusa di fomentare disordini.
E dopo il voto.
http://www.oneworld.net/article/view/66888/1/
L'arma più potente e più utilizzata dal regime di Kigali è il "genocidio". Paul Kagame, presidente del Rwanda, ancora a settembre, di fronte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha giustificato l'invasione del Congo, la guerra e le violazioni con la necessità di proteggere le frontiere del suo paese da un possibile genocidio.

Quote:
Conferenza episcopale americana 12/1998 mons. Kataliko, arcivescovo di Bukavu,
"Possiamo fare tutta la fatica che vogliamo a lamentarci delle violazioni dei nostri diritti più elementari di persone e di popoli; il mondo è sordo perché è stata messa in circolazione un'ideologia più grande, di fronte alla quale tutto il resto è relativo. Il genocidio, diventato 'ideologico' funziona come un assegno in bianco offerto dall'attuale amministrazione Usa alla comunità tutsi per fare qualsiasi cosa a tutte le comunità confinanti e in tutta impunità"
Si riferiva agli appoggi finanziari e militari degli Usa ai tutsi rwandesi, documentati nello stesso scritto.
-I berretti verdi.
Quote:
Agenzia France Presse; “un team di 10 membri, proveniente dal III Gruppo Forze Speciali di Fort Bragg, North Carolina, stava addestrando ufficiali Rwandesi fin dal 15 luglio 1998. Da quando l'RPF (Fronte Patriottico Rwandese) ha preso il potere, l'addestramento militare USA e la fornitura delle armi si sono intensificati.
Una bozza interna cronologica del Pentagono, preparata come risposta alle domande del Congresso sul ruolo degli USA in Rwanda, ha rivelato che il ruolo militare degli USA e' maggiore di quanto si sappia (...)”
Stessa cosa da
Quote:
L.Duke, Africans Use Us Military Training in Unexpected Ways scritto sul Washington Post il 14/07/1998
“ è ampliamente dimostrato che i corpi speciali americani in particolar modo berretti verdi del 3° corpo di base a Fort Bragg e c’era la presenza di consulenti militari nella regione”
[quote] Il genocidio del Ruanda iniziò nel 1994, un anno dopo l’inizio della “guerra di liberazione”.
La guerra di liberazione ebbe il vuia libera dei servizi segreti inglesi
Quote:
Africa Direct in “submission to the UN tribunal on Rwanda” http://www.junius.co.uk/africa-direct/tribunal.html) <<a partire dal 1989 l’america sostenne gli attacchi del fronte patriottico rwandese –ugandese al Rwanda….nel 1981 negli archivi del dipartimento di Stato Usa c’erano almeno 56 “dossier” su questi attacchi…con la piena approvazione dei servizi segreti inglesi>>
Ufficiali Ugandesi vennero addestrati dai corpi speciali us nell’ambito del progetto Africa Crisis Reaction Iniziative, con la collaborazione del Military Professional Resourrces Inc.
-La scintilla che diede il “la” fù l’abbattimento dell’aereo “Mystere Falcon” con a bordo Habyarimana.
Tu parli di recenti rivelazioni giornalistiche io cito un’inchiesta ordinata dal parlamento Francese corroborata (uno dei bidet per la coscienza, concordo con te) e due studi di Wayne Madsen, (giornalista investigativo di Washington), nonchè la testimonianza di Paul Mugabe (ex membro degli Alti comandi del Fronte) in “The shooting Down of the aircraft Carryng Rwandan President Habyarimana” in una testimonianza all’International Strategic Studies Association Alexandria Virginia 24/04/2000:
Quote:
“ W.Madsen “UN & Canada complicit in Randa Cover up: America and Rpf Planned and launched aircraft attack” da l’Observatoire del L’Afrique Centrale vol.3, ma anche “Tutzi informants killed rwandan president”
“La rivelazione più drammatica riguarda la scatola nera del “Mystere Falcon” (…) fù trasportata al quartirer generale delle O.n.u. a New York, dov’è tuttora conservata (…) secondo le fonti O.n.u. il governo degli U.s.a. ha fatto pressioni perché le informazioni contenute nella scatola nera non venissero divulgate (…) inoltre la Arbour (procuratore capo del tribunale internazionale) ordinò ai propri subordinati (…) di interrompere le indagini quando divenne evidente che stavano portando a una conclusione chiara: il Fronte Patriottico (era coinvolto) nell’organizzazione dell’attentato (…) il fronte controllava le tre principali vie d’accesso all’aereoporto e mercenari europei al soldo dei servizi segreti americani usarono un magazzino vicino all’aereoporto per pianificare e lanciare il missile che abbattè il falcon. (…) inoltre negli anni 96-97 l’agenzia canadese CIDA aveva concesso aiuti umanitari di emergenza proprio al fronte, che li aveva usati per acquistare armi (…)
Nello stesso documento si legge che l’allora sotto segretario dell’Onu Kofi Annan, responsabile del dipartimeto di Peace keeeping, era in stretto contatto con Madeleine Albright ambasciatrice Usa all’Onu con funzioni di sicurezza nazionale, e che Boutros Gali venne tenuto all’oscuro e rimosso dalla carica nel 96
Quote:
International Strategic Studies Association Alexandria Virginia 24/04/2000, testimonianza di P.Mugabe
La decisione di Paul Kagame di abbattere l' aereo del prcsidente Habyarimana fece da caralizzatore a un dramma senza precedenti nella storia rwandese; il gcnerale ne era pienamente consapevole.
(Cut)
Kagame è in grado di spiegare al popolo rwandese perchè ha inviato Claude Dusaidi e Charles Muligande a New York e Washington per bloccare l'intervento militare delle Nazioni Unite, che doveva proteggere la popolazione del Rwanda dal genocidio? Il motivo era permettere ai capi del Fronte pattiottico di assumere il controllo del governo a Kigali e mostrare al mondo che erano loro -il Fronte patriottico rwandese -a fermare il genocidio Tutti ricordano che il genocidio è durato tre mesi, persino Kagame ha detto che era in grado di fermarlo la prima settimana, dopo l'incidente aereo. Il generale Kagame può spiegare perche ha chiesto alla MINUAR di lasciare immediatamente il territorio rwandese, mentre le Nazioni Unite stavano esaminando la possibilità di aumentare la presenza di truppe in Rwanda per fermare il genocidio?
Il tuo contributo sull’abbattimento dell’aereo è stato (sempre dalla stessa fonte):

Quote:
MISSILI SCONOSCIUTI

E nel tentativo di sganciare la Francia da qualsiasi responsabilità diretta nel sostegno agli estremisti Hutu, l'ex-Ministro della Difesa Leotard ha "attaccato" sostenendo che i soli responsabili dell'abbattimento il 6 aprile 1994 dell'aereo in cui viaggiavano il presidente ruandese Juvenal Habyarimana e il presidente burundese Cipryen Ntaryamira sono i vertici Tutsi del "Fronte Patriottico Ruandese". Leotard ha poi rivelato che, secondo informazioni dei servizi segreti francesi, in quell'aereo -messo a disposizione dalla Francia- doveva salire anche il Presidente zairese Sese Seko Mobutu, e che solo per un contrattempo ciò non avvenne. Sempre secondo Leotard, il missile utilizzato nell'abbattimento dell'aereo era del tipo in dotazione all'esercito ugandese, MA RECENTI RIVELAZIONI GIORNALISTICHE PARLANO INVECE DEL COINVOLGIMENTO DI UN TRAFFICANTE D'ARMI BELGO-BURUNDESE, MATHIAS HITIMANA, CHE AVREBBE FATTO TRANSITARE DA BRUXELLES E PARIGI QUEL TIPO DI MISSILE PER FARLO ARRIVARE NELLE MANI DI ESPONENTI HUTU ESTREMISTI, CONTRARI ALLA LINEA DEL PRESIDENTE HABYARIMANA CHE VOLEVA FAR PARTECIPARE I TUTSI AL GOVERNO DEL PAESE.

COABITAZIONE

MA EDOUARD BALLADUR HA ANCHE VOLUTO CHIAMARE IN CAUSA IL DEFUNTO PRESIDENTE FRANCESE FRANCOIS MITTERAND, CHE GESTIVA DIRETTAMENTE DALL'ELISEO LA POLITICA AFRICANA, E CHE AVEVA MESSO SUO FIGLIO A CAPO DELLA COSIDDETTA "CELLULA AFRICANA". L'EX-PREMIER HA FATTO INTENDERE CHE ALL'ELISEO ESISTEVA "UNA CORRENTE DI PENSIERO" CHE PUNTAVA SULL'UTILIZZO DI MERCENARI PER SOSTENERE GLI HUTU; STANDO ALLE SUE AFFERMAZIONI, DURANTE IL PERIODO DELLA COABITAZIONE MITTERAND-BALLADUR SAREBBERO STATE SOSPESE LE FORNITURE DI ARMI AL RUANDA, "MA NON POSSO ESCLUDERE -HA AGGIUNTO BALLADUR- CHE CON ALTRE VIE ESSE ABBIANO CONTINUATO AD ARRIVARE AGLI HUTU ESTREMISTI". INSOMMA, CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE...
A chi legge valutare le fonti.
Ma comunque sia, l’avesse abbattuto il figlio di Mitterand in persona quell’aereo, non toglierebbe che in una regione Africana miglia e miglia lontana da Usa e Francia ci sia stato un macello immane e che l’occidente ci abbia generosamente messo lo zampino.
Continuo con lo stesso documento giornalistico:
Quote:
QUALE VERITÀ
Comunque sia, le prime audizioni della "commissione Ruanda" del Parlamento francese dimostrano che quanto successe nel 1994 a Kigali e dintorni non è stato solo l'affare di "Tutsi contro Hutu" o di "Hutu contro Tutsi" bensì il teatro di più ampi e complicati giochi decisi tra Parigi, Bruxelles, Kigali, Washington, Kampala e Bujumbura. PIÙ PASSA IL TEMPO E PIÙ EMERGONO CHIARE -ANCHE SENZA NECESSITÀ DI PROVE CHE FORSE NON SI TROVERANNO MAI- CHE LA FRANCIA IN PARTICOLARE HA "GIOCATO SPORCO" IN RUANDA, CERCANDO DI UTILIZZARE IL GENOCIDIO PER SALVAGUARDARE UN'INFLUENZA CHE OGGI È QUANTO MAI RIDOTTA IN QUELL'AREA. SI TRATTA DI RESPONSABILITÀ POLITICHE, MILITARI E MORALI CHE CI SI AUGURA LA "COMMISSIONE QUILÉS" CHIARISCA. QUELLA STESSA NECESSITÀ DI STABILIRE LA VERITÀ CHE STA PERCORRENDO IL PARLAMENTO BELGA, DOVE UN'ANALOGA COMMISSIONE STA CHIARENDO LE RESPONSABILITÀ DI BRUXELLES NEL MASSACRO DI CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PERSONE. PERCHÉ UNA PARTE CONSISTENTE DI RESPONSABILITÀ DI QUANTO È SUCCESSO IN RUANDA NEL 1994 VA CERCATA IN EUROPA.
Gli altri tuoi documenti mni han convinto della colpevolezza dell’europa, ne prendo uno a caso;

Quote:
Da http://www.amnesty.it/notiziario/02_02/parole4.php3
RUANDA: GENOCIDIO ANNUNCIATO
di Daniele Scaglione

Nella primavera del 1997, in un collegio di Gisenyi e in uno di Kibuye, furono uccise trentatré ragazze e una suora belga settantaduenne. Esponenti dell’hutu power irruppero negli edifici e ordinarono alle donne di separarsi: hutu da una parte, tutsi dall’altra. Ma le giovani si dichiararono tutte "ruandesi" e furono uccise senza distinzioni.
Il genocidio dei tutsi inizia con l’uccisione, il 6 aprile 1994, del presidente ruandese Habyarimana, esponente dell’hutu power e si interrompe con la presa del potere da parte del Fronte patriottico ruandese, il 19 luglio seguente.
Gourevitch, giornalista del New Yorker, fa nomi, ricostruisce il "prima", il "durante" e il "dopo", attribuisce responsabilità, spiega come il genocidio non sia stato causato da sottosviluppo, disagio e povertà, ma sia il frutto di una strategia di sterminio pianificata da anni. ACCUSA LA FRANCIA CHE – ANCORA DURANTE I GIORNI DEL MASSACRO – RIFORNÌ DI ARMI E MILITARI I RESPONSABILI DEL GENOCIDIO, NONCHÉ LE NAZIONI UNITE E L’UNIONE EUROPEA, DISTRATTE DURANTE LA CARNEFICINA, MA PRODIGHE DI AIUTI AI CAMPI PROFUGHI DOVE COMANDAVANO E SI RIORGANIZZAVANO GLI HUTU RESPONSABILI DEL GENOCIDIO E CHE AVREBBERO ANCORA INSANGUINATO IL PAESE, COME TESTIMONIA LA CARNEFICINA DELLE STUDENTESSE DEL 1997.
Mentre dopo essere stato “cazziato” per aver descritto un passaggio di consegne tra Washington e Parigi in Africa leggo, sempre da un tuo post:
Quote:
Da http://www.saharawi.it/archivio/1998/documenti/2.htm
Africa, Sconfitta o Vincente
Aumenta la dipendenza dalle economie occidentali
Ma si vedono i segni della rinascita
Ne parliamo con gli storici Jean Pierre Chretien e Carlo Carbone
Roma - E’ trascorso poco più di un anno dalla trionfale vittoria di Laurent Desireè Kabila, un tempo compagno d’armi del Che, e quindi liquidatore della dittatura di Mobutu in Zaire, oggi Congo e da sempre nel cuore dell’Africa. Ne sono passati quattro dallo spaventoso genocidio in Ruanda. Sulle ceneri di questi due regimi e con l’entrata in scena prepotente della nuova potenza africana, l’Uganda di Museveni, si sta affermando un nuovo ordine continentale che ruota attorno alla forte presenza del Sudafrica di Nelson Mandela.Clinton, nel suo recente viaggio in Africa, ha appunto benedetto il nuovo assetto.
LA FRANCIA BATTE IN RITIRATE E S’INTERROGA INQUIETA SULLE SUE RESPONSABILITÀ NEL GENOCIDIO IN RUANDA. L’Africa che rappresenta appena il 2% della produzione mondiale, continua ad andare alla deriva? A 35 anni dalla fondazione (25 maggio 1963, Addis Abeba) dell’Organizzazione per l’Unità Africana il continente si è effettivamente emancipato dal colonialismo o assiste impotente al "passaggio delle consegne" tra Parigi e Washington.
Come ti ho detto anche nell’altro 3d, sul colonialismo che
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ni.jo: Probabilmente per te è un fenomeno in calo, per me ha solo cambiato forma, virando ad un colonialismo meramente economico...che è senz'altro meglio del colonialismo tout-court, forse.
ti faccio osservare che l’ingresso dell’america nel dominio africano e la cacciata degli europei non è affatto indolore: al giorno d’oggi come ti dicevo c’è una guerra chiamata “prima guerra mondiale africana”, in cui Kagame (che non è un santerello come dimostra il massacro degli hutu a Kibeho, in cui il suo colonnello Ibingira, l’esecutore del massacro ha subito una condanna ridicola a 18 mesi ma è tuttora nelle sue funzioni e ha mantenuto tutti i suoi diritti di ufficiale superiore e i suoi poteri) gioca un ruolo fondamentale.
Sono pronto a mangiarmi il cappello se prima o poi non sarà necessario intervenire per fermare il massacro che si stà perpetrando in Africa anche ora.Anzi, no non scommetto perché ho il sospetto che li si lascerà scannare come animali anche ‘sta volta.
Sui machete riprendo di nuovo il tuo post su hwupgrade.uk:
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da http://www.ecn.org/cassasolidarietan...tarista/16.htm
Un "Turchese" rosso sangue
A quattro anni dal massacro in Ruanda, nell’ennesimo anniversario, molti fantasmi aleggiano ancora nell’aria.

Sotto la copertura fornita dal piano di aggiustamento strutturale della Banca Mondiale, attraverso l’utilizzo di fondi di investimento destinati a privati, il governo ruandese avrebbe finanziato il genocidio che ha devastato il paese nel ’94 (oltre 500.000 ruandesi uccisi).

I dati agghiaccianti emergono da un rapporto delle Nazioni Unite, che doveva rimanere segreto, e riguardano l’investimento di fondi della Banca Mondiale destinati allo sviluppo economico del paese che sono stati utilizzati per acquistare più di 580 tonnellate di machetes, considerate "armi bianche", senza destare alcun sospetto nella comunità internazionale.

Il passaggio appare cristallino nella sua sotterranea macchinazione: i paesi "civilizzati", attenti sostenitori della Banca Mondiale, investono denaro in questa che dovrebbe "incentivare" lo sviluppo economico di paesi in difficoltà. Nessuno si accorge che più dell’80% del fondo destinato tra il ’90 ed il ’94 al Ruanda servì per acquistare armamenti dai paesi "civilizzati" (gli stessi sostenitori della Banca Mondiale)? Il regime Hutu, le forze armate governative, le milizie hanno avuto anni per affilare i loro machetes.

Come non accorgersi che i militari francesi, insediatisi in Ruanda dal ’90 al ’94 per "evacuare i francesi", addestrarono inoltre indisturbati l’esercito e le milizie che poi portarono a termine il genocidio, il terzo del secolo dopo quello di armeni ed ebrei? La missione "TURQUOISE" ("Turchese") appare in realtà assumere colori ben più cupi, di morte.

A volte le nostre analisi sembrano anche a noi stessi viaggiare nei cieli lontani dell’astrattezza. Purtroppo è la realtà stessa che si prende la briga di dimostrarci che quando sosteniamo che sono gli stati ed il capitale (soprattutto quelli di casa nostra) a provocare le guerre, stiamo solo descrivendo una tragica normalità.
Che strano questo accostamento della Banca Mondiale e del Fmi alla Francia….io ho sempre pensato che il paese più influente nelle politiche di questo ente fosse il governo statunitense…mi sarò sbagliato.
Trovo invece pertinente e plausibile il documentato intervento di una banca francese cui accenni da qualche parte: è chiaro che i Francesi sentendosi sfuggire la regione di mano armarono quei criminali.
Per me, cerca di capire, è l’azione che è sbagliata non chi la compie: armare due persone che lottano non ti garantisce che quelle stesse armi non ti si rivoltino contro fisicamente o politicamente.E questa, mi spiace, è proprio la tattica messa in opera da decenni dal governo americano, dai vari Kissinger per dirne uno.
Questo passaggio dei tuoi link poi è cristallino, avrei dovuto postarlo io (metto un grassetto per i più pigri, ‘sto post è diventato abnorme…
Quote:

Dal genocidio del 1994 alla crisi dell'ottobre/novembre 1996

Negli ultimi due anni, gran parte dell'aiuto umanitario fornito ufficialmente ai profughi ruandesi ad est dello Zaire è servito in realtà per acquisti di armi
Le milizie razziste hutu e quel che resta dell'esercito genocida del vecchio regime di Habyarimana hanno usato il denaro dell'aiuto umanitario per impedire per anni che nel loro paese rientrassero svariate centinaia di migliaia di ruandesi.
I miliziani estremisti hutu e i militari dell'ex esercito ruandese organizzavano una vera e propria dittatura nei campi dei rifugiati. I governi imperialisti ne erano al corrente. Il governo francese è direttamente complice. Prima, durante e dopo il genocidio, le industrie di armi del Nord hanno fornito le loro merci mortifere ai responsabili del genocidio (cfr. Scheda 1).

Antecedenti: dal 1990 al 1993

A partire dal 1990, la dittatura di Habyariana ha accolto un piano di riassetto strutturale imposto dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale. Una parte rilevante del denaro prestato da queste istituzioni multilaterali è stata usata dal regime dittatoriale per acquistare le armi servite a organizzare il genocidio che ha provocato oltre un milione di morti in tre mesi a partire dall'aprile 1994 (cfr. successivo articolo di Sabine Legrand).
La politica di riassetto imposta dalla BM e dal FMI ha privato del loro reddito i piccoli produttori di caffè (perlopiù hutu) trasformandoli in una riserva di reclutamento per l'esercito ruandese (i cui effettivi sono quadruplicati tra il 1990 e il 1994) e le milizie estremiste hutu. La paga dei militari e dei miliziani proveniva dai soldi ricevuti come prestito. In questo periodo veniva minuziosamente preparato il piano del genocidio.

Attualmente

Il nuovo regime ruandese è costretto dalla BM e dal FMI a rimborsare il denaro che è servito ad armare il braccio degli artefici del genocidio.
Di una parte rilevante delle ricchezze del Ruanda sia appropriano istituzioni e governi che hanno chiuso gli occhi di fronte ai preparativi del genocidio.La Francia si fa rimborsare un aiuto bilaterale che è servito ad acquistare armi dalle industrie francesi.
Il ritorno massiccio dei rifugiati verso il Ruanda possibile grazie allo sbandamento delle milizie estremiste hutu e dell'ex esercito genocida a partire da metà novembre del 1966 (cfr. articolo di Colette Braeckman) ha per il momento sventato i piani degli strateghi militari del Nord, che sognavano di mandare nella zona una forza militare straniera di 12.000 persone.
Scandalosamente, però, i governi del Nord si guardano bene dall'aprire le proprie borse per fare arrivare, senza i propri militari, l'aiuto umanitario di cui ha urgente bisogno la popolazione civile. I governi del Nord (a partire dalla Francia) sono soprattutto preoccupati per la destabilizzazione del regime di Mobutu e manovrano per salvarlo ancora una volta.
Va fatta completamente luce su tutti gli aiuti passati e presenti all'operazione di genocidio. Le milizieestremiste hutu e l'ex esercito ruandese vanno disarmati. I responsabili del genocidio vanno processati in Ruanda.
No all'intervento militare straniero.
Inoltro immediato dell'aiuto umanitario ai rifugiati senza passare per l'invio di un corpo di spedizione straniero.
Appoggio internazionale agli sforzi delle autorità ruandesi di reinserire il meglio possibile i rifugiati che rientrano nel paese.
Annullamento del debito del Ruanda e blocco delle politiche di riassetto strutturale.
Organizzazione di un programma internazionale di distribuzione in favore delle famiglie vittime del genocidio. Versamento di rimborsi e interessi alla popolazione ruandese da parte dei governi del Nord e delle istituzioni multilaterali corresponsabili del genocidio.
Per quanto riguarda lo Zaire, bisogna aiutare la popolazione a liberarsi direttamente di Mobutu: esproprio dei beni detenuti da Mobutu e dal suo entourage all'estero e restituzione di questi al popolo zairese cui sono stati rubati.
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Scheda 1- Nuove rivelazioni sulla vendita di armi ai responsabili del genocidio in Ruanda

Inghilterra – La società britannica Mil Tec Corporation ha garantito in pieno genocidio l'invio di armi all'esercito ruandese. Secondo il «Times» (18.11.'96), il 17 aprile 1994, a undici giorni di distanza dall'inizio del genocidio, questa società ha consegnato all'esercito ruandese munizioni provenienti da Israele; il 3 maggio, invio di fucili AK47 e di mortai; il 9 maggio, 2.500 fucili AK47, 500.000 munizioni e 2.000 mortai da mm 60 provenienti dall'Albania; il 18 maggio (mentre l'ONU aveva decretato l'embargo sulle vendite di armi il 17 maggio), altro stock di armi comprendenti lanicarazzi RPG7; il 13 luglio, altra vendita fatta passare da Tirana per Kinshasa prima di arrivare a Goma, controllata dall'esercito francese nel quadro dell'"Operazione Turchese".
Il «Times» cita il passo di una lettera della MIL Tec Corporation ai militari ruandesi: «Abbiamo sostenuto il vostro governo da oltre cinque anni [...] Dovete rendervi conto che abbiamo derogato per assistere il vostro ministero all'occorrenza».
Belgio – [b]La Fabbrica Nazionale di Herstal (la FNH-Belgique appartiene all'azienda pubblica francese GIAT) avrebbe venduto 1.500 kalshnikov cinesi e rumeni agli estremisti hutu ruandesi rifugiati nel Kivu grazie a una licenza d'esportazione per l'Arabia Saudita[ /b] Si sarebbe trovata traccia di parte della vendita - stando al rapporto ONU sui traffici di armi - nell'isola di Iwawa, sul lago Kivu, sottratta agli ex soldati ruandesi dall'Esercito patriottico del Ruanda. La Commissione ONU incaricata dell'inchiesta avrebbe richiesto spiegazioni al Ministero degli Esteri belga, ma sembra non abbia ancora ricevuto risposta.
Francia - La scoperta nel campo i Mugunga di una lettera della società parastatale SOFREMS, che propone il 5 maggio 1994, in pieno genocidio, la vendita di parti di blindati all'Esercito ruandese, mette in luce l'attualità del sostegno militare e diplomatico della Francia all'Hutu Power, sostegno sul quale da oltre due anni sono disponibili diversi elementi (cfr. François-Xavier Verschave in Rapport 1995 de l'"Observatoire permanent de la cooperation française", Desclées de Brouwer, maggio 1995). Alla fine di maggio del 1995, l'organizzazione Human Rights Watch ha pubblicato una Relazione d'inchiesta che segnalava in particolare la consegna all'aeroporto di Goma di cinque carichi di armi per l'Hutu Power, verso fine maggio-inizi giugno del 1994 - dopo il voto all'ONU dell'embargo sulle armi. I carichi comprendevano artiglieria, mitragliatrici, fucili d'assalto e munizioni forniti dal governo francese. Jean-Claude Urbano, allora console francese a Goma, ha giustificato questi carichi spiegando che erano frutto della conclusione di contratti stipulati con l'esercito ruandese prima dell'embargo... Successivamente ha protestato con la HRW ma poi ha desistito (il 9 settembre 1996), subito prima del processo (da un comunicato di «Agir Ici» del 20.11.'96). (Eric Toussaint)
Altro illuminante passaggio, sempre tra i tuoi link,sempre grassetto per i pigri:

Quote:
- Zaire
CRONACA DI UN DISASTRO TANTO ANNUNCIATO
di Sabine Legrand (Bruxelles, novembre 1996)

Lo si dimentica troppo presto: in soli quattro mesi, nel 1994 in Ruanda sono state assassinate quasi un milione di persone: per intensità, uno dei più rilevanti genocidi che mai l'umanità abbia conosciuto. La popolazione tutsi è stata sterminata per oltre la metà perché la cricca intorno al dittatore Habyarimana si rifiutava di dividere il potere con l'opposizione e con i ribelli dell'FPR . Per salvare il regime, questa cricca ha predisposto il massacro fin nei minimi particolari ed è probabile che sa anche responsabile dell'assassinio dello stessi Habyarimana. Il genocidio si è fermato solo perché l'FPR era riuscito a conquistare militarmente il paese. I 2.700 caschi blu presenti nel paese non hanno fatto niente per impedire la carneficina. I loro effettivi sono addirittura stati ridotti a 450.
In compenso, un mese dopo, l'ONU decideva di nuovo di mandare sul posto 5.000 caschi blu, decretando inoltre l'embargo alla vendita d'armi al Ruanda
Il Consiglio d'iniziativa ha espresso il proprio accordo all'invio di truppe francesi per «proteggere e portare cibo» alle popolazioni. Non una parola sul genocidio in queste risoluzioni dell'organizzazione internazionale. L'intervento francese (l'operazione "turchese") viene lanciata proprio nel momento in cui l'FPR sta chiaramente per avere la meglio. I militari francesi (e senegalesi) creano una «zona umanitaria» grazie a cui gli artefici criminali del genocidio possono «umanamente» sfuggire a qualsiasi condanna. La zona umanitaria però accoglie anche masse di hutu in fuga. I miliziani estremisti hutu e i residui dell'esercito ruandese in rotta costringono infatti gruppi di popolazione a lanciarsi con loro sulle vie dell'esodo.
E' così che migliaia di rifugiati ruandesi si sono arenati in campi nel Kivu.
Quanto ai caschi blu, sono arrivati con quattro mesi di ritardo sulla decisione di inviarli e sono sbarcati... in Ruanda... dove l'FPR ha preso il potere e il genocidio è terminato.
Nei campi del Kivu le milizie hutu potranno riorganizzarsi tranquillamente. Impediscono ai rifugiati di rientrare nel loro paese. Si riforniscono di armi grazie all'esercito zairese.[b] Stando a un rapporto dell'ONU, anche alcuni paesi occidentali hanno riarmato i criminali, in particolare la Francia, la Gran Bretagna e l'Italia [b]
Non solo quindi i miliziani hutu sono riusciti a salvare la pelle ma hanno potuto riprendere la lotta per riconquistare il Ruanda. A partire dal Kivu, essi scagliano regolarmente attacchi in territorio ruandese, per destabilizzare il regime... e sopprimere fisicamente testimoni del genocidio. Per il nuovo regime ruandese è una situazione intollerabile.

La fine di un regno

Il secondo elemento al centro della crisi è la crisi nello stesso Zaire. Lo Zaire e un paese ottanta volte più grande del Belgio. Strategicamente situato al centro dell'Africa, è ricchissimo anche di risorse naturali, per cui ha sempre interessato da questo punto di vista le potenze occidentali.
Mobutu è sempre stato un servo astuto e devoto dell'Occidente. Lo Zaire era uno dei paesi di testa dell'"anticomunismo" in Africa; ha appoggiato ad esempio la lotta delle potenze occidentali contro il Movimento popolare di liberazione dell'Angola (MPLA) e contro l'African National Congres (ANC) in Sudafrica.
Dopo il crollo del blocco dell'Est e l'abolizione dell'apartheid, Mobutu è diventato meno utile ai suoi padroni. D'altro canto, le sue concessioni alla democrazia esclusivamente formali creavano difficoltà agli Stati Uniti nell'appoggiarlo incondizionatamente, per cui si sono messi alla ricerca di altri potenziali uomini di paglia . Di fronte a simili mutamenti, Mobutu non è rimasto inattivo. Combinando repressione e promozione a posti di responsabilità, è riuscito a mantenere divisa e a neutralizzare l'opposizione. E per dimostrare di essere l'ultimo baluardo contro il caos, lo ha creato lui stesso.
Già nel 1993, di fronte ai tragici eventi ruandesi, il Nord-Kivu costituiva già il teatro di scontri armati. Furono cacciati o assassinati dei Banyaruanda : si contarono varie migliaia di morti. Con la scusa dell'aiuto umanitario, Mobutu ha finanziato i dirigenti che organizzavano questi massacri. Ancora oggi può trarre vantaggio dagli scontri (cfr. oltre, intervista a Colette Braeckman).

Cut
L'ONU si era impegnato ad inviare truppe per aiutare il legittimo governo di Lumumba a garantire l'integrità del paese di fronte alla secessione del ricco Katanga, appoggiato dal Belgio. L'ONU ha mandato le sue truppe solo per imporre una tregua nel momento in cui l'esercito governativo stava avendo la meglio. La secessione del Katanga ha potuto durare così parecchi anni. L'insurrezione di Mulele, da parte sua, è stata repressa dal Belgio con l'aiuto degli americani, e questo ha permesso a Mobutu di rimanere al potere. Ancora, nel 1978, le truppe francesi e marocchine hanno salvato la vita a Maréchal, provocando migliaia di morti nella popolazione civile. Accanto all'inoltro di un aiuto umanitario vanno intrapresi sforzi per una soluzione strutturale dei problemi.
Sempre dai tuoi post (mi sono risparmiato una bella ricerca…per cui purtroppo non ho assolutamente il tempo),
Quote:
Kivu
LE METASTASI DEL GENOCIDIO
Intervista a Colette Braeckman, africanista ed autrice del libro Terre africaine (Fayard, Parigi).
Cut

C.B. Quel che c'è da fare è continuare a lavorare a preparare elezioni in tutto il paese, risolvere il problema dei profughi, mantenere l'unità del paese.

Inprecor - Dunque non c'è solidarietà tra l'opposizione a Kinshasa e i ribelli?
C. B. - No. Sbagliano a Kigali o altrove quanti pensano che una rivolta di tutta la popolazione zairese seguirà alla liberazione del Kivu.

Inprecor - Si può parlare di una "Santa Alleanza" intorno a Mobutu per salvare l'unità del paese?
C. B. - Si può parlare di un autentico nazionalismo. La gente pensa che i ruandesi debbano lasciare il paese. Vi sono anche avversari decisi del mobutismo che fanno collette per sostenere la popolazione del Kivu e che richiede l'intervento dell'esercito.
cut

Inprecor - C'è un conflitto tra Mobutu e Kengo?
C. B. - Kengo vuole che le elezioni si tengano e quindi che i rifugiati rientrino. Ha firmato accordi in questo senso. Per Mobutu invece i rifugiati rappresentano una carta diplomatica e politica. I generali gbandi, in particolare il cognato di Mobutu, percepiscono una percentuale sull'aiuto umanitario e si arricchiscono con il commercio delle armi. C'è quindi chiaramente un gioco di interessi diversi. Per Mobutu i rifugiati possono restare più a lungo. Ma a Kinshasa si esige che Kengo se ne vada. Mobutu dipende troppo all'aiuto straniero, in particolare da quello francese, per buttare fuori Kengo. L'Occidente e la Francia vogliono che Kengo rimanga.

Inprecor - La cosa va bene per Mobutu che potrebbe rinviare le elezioni con la scusa del caos nel Kivu?
C. B. - Dipende. Le organizzerebbe, se fosse sicuro di vincerle. La Commissione elettorale indipendente sostiene di volere fare in modo che le elezioni si svolgano correttamente. Se cos' sarà, credo che Mobutu perderà le elezioni. Non può vincerle senza brogli. Se Mobutu si accorge di non potere imbrogliare, vorrà il rinvio. Ma nel caos attuale è facile il broglio.

Inprecor - Kengo ha buoni rapporti con gli Stati Uniti?
C. B. - Li ha soprattutto con la Francia, ma anche con gli Stati Uniti e con le istituzioni finanziarie internazionali, perché paga i debiti.

Inprecor - Gli Stati Uniti lascerebbero cadere Mobutu per Kengo?
C. B. - In effetti puntano su di lui. E' l'uomo dell'Occidente. Il problema però è che nessuno nello Zaire lo sostiene. Non ho incontrato un solo zairese che si dichiari favorevole a Kengo.
in questo passo do atto che l’esercito rwandese è l’unico soggetto che può disarmare gli Hutu:

Quote:
Inprecor - Possono essere disarmate senza intervento militare le milizie estremiste hutu?
C. B. - L'unico che possa farlo, e lo sta facendo, è l'esercito ruandese


Inprecor - Il professor Reyntjens sostiene che sicuramente in Sudan c'è petrolio ed è questo che spiega l'interesse USA per la zona?
C. B. - C'è petrolio in Sudan, ma ci sono risorse anche nel Kivu, molti minerali importanti per l'industria aeronautica e le tecnologie di punta. Si parla di ideologia, ma secondo me il Kivu costituisce soprattutto una riserva di ricchezze che è ancora appena dischiusa e che si intende sfruttare.

Inprecor - Quali sono i rapporti degli Stati Uniti con il Ruanda? Non puntano un po' sul Ruanda per poter costituire un contrappeso nella zona rispetto alla Francia?
C. B. - Gli USA appoggiano il Ruanda perché ne vogliono garantire la stabilità e lo sviluppo. Un po' come con l'Uganda. Vogliono creare una zona stabile nella regione.

Inprecor - Come si spiega che la Spagna voglia oggi inviare truppe?
C. B. - Pur avendo un ruolo marginale, l'amicizia tra Chirac e Aznar è una parte della spiegazione. Non va neppure dimenticato che in Spagna ci sono i conservatori al potere. La lobby cattolica (specie l'Opus Dei) ha un peso rilevante in questo. .


Inprecor - Sulla stampa belga si dice che le milizie hutu non inquadrano più i rifugiati. E' esatto?
C. B. - No, è completamente falso. Ciò che accade è un fenomeno di cattura di ostaggi tra i più grandi della storia. I profughi continuano ad essere inquadrati dalle milizie. Sono arrivate in Ruanda persone con ferite da macete sulla schiena e si dice che sono state le milizie, tentando di impedire che rientrassero nel loro paese. Solo l'esercito ruandese può mettere fine a questa situazione, e penso sia questa la convinzione della stessa comunità internazionale, anche se non osa dichiararlo apertamente. Il Ruanda intende farla finita, per motivi ben noti. Nessun altro paese è disposto a inviare l'esercito per eliminare questa cancrena.

Inprecor - Perché la Francia invia truppe nel Congo-Brazzeville, proprio di fronte a Kinshasa?
C. B.- Per garantire il ritorno di Mobutu. Su questo non c'è il minimo dubbio.


- Zaire
LA FINE DELLA CATTURA DI OSTAGGI
di Colette Braeckman («Le Soire», 16 novembre 1996)
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Il modo in cui si è svolta questa gigantesca cattura di ostaggi getta una luce differente sull'atteggiamento della comunità internazionale: se le pressioni di certi paesi desiderosi di intervenire al più presto avessero funzionato, la pesante morsa sui campi non sarebbe stata ancora allentata, mentre al contrario la situazione attuale consente di capire meglio le "tergiversazioni" americane
Tutto è avvenuto come se, tergiversando, gli Stati Uniti aspettassero che nei campi avvenisse l'indispensabile vaglio tra i criminali e gli altri.

Così stando le cose, restano aperti parecchi problemi, in primo luogo quello dell'impiego della forza internazionale che si pensava ricercasse i profughi attraverso lo Zaire. Se le sue motivazioni erano realmente umanitarie non ha più altro da fare che aiutare i rimpatriati la dove si trovano, cioè in Ruanda. E lì c'è ancora tutto da fare: se infatti questo rientro è un successo per Kigali, il Ruanda resta pur sempre un paese povero e sovrappopolato, con le prigioni piene, con la giustizia che non ha ancora cominciato a funzionare.
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Questa sfida condiziona il futuro dell'intera Africa Centrale: la comunità internazionale che invia 12.000 uomini nello Zaire identificherà tali movimenti con un tentativo di liberazione o, con la scusa della stabilità, rafforzerà l'apparato di Mobutu?
Quanto all'opposizione zairese, che resiste a stento alla tentazione nazionalista se non xenofoba, sarà in grado di individuare il nemico principale e di approfittare della breccia che oggi si è aperta?

Infine su Michel Chossudovsky, che a te farà impallidire ( e in alcune considerazioni fa impallidire anche me ), scrive esattamente le stesse condanne a Fmi e Wto che hai linkato e non è un piciu qualsiasi: professore di economia all'università di Ottawa, consigliere economico per governi di paesi in via di sviluppo e per numerose organizzazioni internazionali compreso il programma di sviluppo di Nazioni Unite (UNDP), la Banca di sviluppo africana, l'istituto africano delle Nazioni Unite per sviluppo economico e la progettazione (AIEDEP), il fondo monetario della popolazione delle Nazioni Unite (UNFPA), l'organizzazione internazionale del Lavoro (ILO), l'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), la Commissione economica delle Nazioni Unite per l'america latina ed i Caraibi (ECLAC). Chossudovsky è presidente dell'associazione canadese degli studi dei Caraibi e dell'America latina. È membro di un certo numero di organismi di ricerca compreso il comitato della riforma monetaria ed economica (COMER), la vigilanza geopolitica della droga (OGD) e del Consiglio internazionale di salute della gente (IPHC).

In coda posto un interessante contributo preso da LIMES, rivista di geopolitica.

Quote:
'Noi restiamo una potenza europea'


JAMES Addison Baker III, di Houston, Texas, 63 anni e 8 figli, è considerato un grande negoziatore sia tra avvocati che tra ministri degli Esteri, entrambi suoi pari. Baker è stato il sessantunesimo segretario di Stato nell'amministrazione del repubblicano George Bush e, prima, segretario al Tesoro con Ronald Reagan. È uno degli uomini che hanno elaborato e portato a compimento la strategia vincente dell'Occidente nei confronti dell'Unione Sovietica; è forse colui che maggiormente si è impegnato, a fianco di Reagan prima e di Bush poi, a favore della perestrojka di Gorbacev; che si è speso in prima persona durante la guerra del Golfo; che, a Madrid, ha gettato le basi dell'accordo che avrebbe portato ai colloqui di pace tra Israele e l'Olp. Nel crepuscolo della guerra fredda che tutto ha cambiato e nell'attesa di un nuovo assetto di relazioni internazionali di là da venire, Baker è tra coloro in grado di leggere freddamente il presente. E di raccontarlo. Lo abbiamo intervistato.

LIMES Signor segretario, fu proprio lei che, dopo la guerra del Golfo e la caduta del comunismo, contribuì a elaborare la teoria di un nuovo ordine mondiale. Da allora sono passati appena tre anni. Le chiedo, lei vede un qualche ordine nel mondo attuale?


BAKER Lasci che le spieghi che cosa voleva dire quell'espressione nel modo in cui venne usata. Voleva dire che i paesi - quasi tutti i paesi del mondo - stavano abbracciando i princìpi e i valori che l'Occidente aveva fatto suoi per gli ultimi quarant'anni, sarebbe a dire democrazia e libero mercato. Voleva dire che il comunismo era crollato, che l'Unione Sovietica era implosa. Ogni paese - nell'America Latina, eccetto Cuba, nella maggior parte dell'area del Pacifico, in Africa e in Medio Oriente - tutti stavano accettando democrazia e mercato. E questo è quanto quella locuzione implicava. Ma senza escludere tensioni tecniche, conflitti, il riemergere di vecchie animosità tradizionali. E infatti, di queste, ne abbiamo viste a profusione!

LIMES Siamo alla svolta del secolo: lei pensa che esista un pericolo di declino per l'Occidente?

BAKER Penso, in effetti, che la questione sia molto importante. Una delle scommesse che ha di fronte a sé l'Occidente è di rafforzare l'alleanza occidentale. Una cosa che va fatta è ridefinire la missione della Nato per esser certi di mantenerla come il più efficace strumento di sicurezza degli ultimi quarant'anni. Ma per questo l'Alleanza deve ridefinire la sua missione. Dobbiamo assicurarci, ora che non c'è una singola superiore minaccia alla nostra esistenza - voglio dire la minaccia nucleare dell'Unione Sovietica - di non lasciar emergere difficoltà commerciali ed economiche che creino divisioni nel campo occidentale. Credo che l'Ovest in quanto entità - le democrazie industriali, o il G7 se vuole - possa continuare ad essere efficace politicamente ed economicamente nella promozione di crescita, pace, prosperità e stabilità. Ma bisogna lavorare per far sì che, come ho detto, non affondiamo sulle secche delle diversità commerciali ed economiche che naturalmente esisteranno tra noi.

LIMES Scusi signor Baker, facciamo qualche caso concreto. Lei è a favore di una Russia forte o debole?

BAKER Credo che vorremmo tutti vedere, soprattutto, una Russia stabile, che vada avanti nelle riforme politiche ed economiche. Una Russia che sia in buoni rapporti con l'Occidente.

LIMES Ma lei che credito dà a Boris Elcin quando afferma che, alla fine, la Russia sarà cambiata anche se lui dovesse lasciare il potere?

BAKER Non solo lo credo quando lo dice. Ma lo so. Lo so per l'esperienza che ho avuto trattando con lui: so che è un riformatore, ci crede, pensa che quella sia la via sulla quale deve camminare la Russia. Allo stesso tempo - come capita a molti leader - sta subendo un bel po' di resistenza. Certo sono disturbato nel vedere che gente come Gajdar e Fedorov abbia lasciato il governo, ma penso che il presidente Elcin creda sempre nelle riforme e in buone relazioni con l'Ovest; e non nella via su cui vorrebbero portare la Russia gli ultranazionalisti e anche i fascisti come Vladimir Zirinovskij.

LIMES Quali sarebbero le eventuali alternative a Elcin?

BAKER Penso che siano in molti ad essere impegnati a favore delle riforme - ricordiamo che probabilmente il 75% dei piccoli esercizi è stato privatizzato. Si sono sviluppati dei mercati rudimentali in tutta la Russia e sono quindi in tanti ad essere interessati alle riforme. Quanto ai nomi, non escluderei - in aggiunta a quelli già menzionati come Egor Gajdar o Boris Fedorov - il primo ministro Viktor Cernomyrdin. E ce ne sono altri. Tuttavia ci sono anche, sfortunatamente, coloro che cercano di capitalizzare le difficoltà di un paese che è stato messo sottosopra politicamente, economicamente e socialmente.

LIMES Che effetto farebbe, agli Stati Uniti, una Germania che guidasse politicamente l'Europa?

BAKER La posizione degli Stati Uniti è che abbiamo appoggiato l'integrazione europea e continueremo ad appoggiarla. Come debba aver luogo l'integrazione, francamente, è affare degli europei, non sta agli Stati Uniti deciderlo. Noi abbiamo molti amici in Europa, paesi che sono forti sostenitori della Nato come l'Italia e la Germania, ma come l'Europa si sviluppi in termini di integrazione, è affar suo.

LIMES Anche con una Germania forte?

BAKER Ma la Germania è già forte, economicamente.

LIMES Ma non compiutamente dal punto di vista politico.

BAKER Be', penso che lo sia anche in termini politici, per come spinge verso l'integrazione europea. E il modo di ancorare la Germania all'Europa è proprio quello di vedere realizzata l'integrazione. È stata opinione degli Stati Uniti, per qualche tempo, che la Germania dovesse assumere responsabilità commisurate al suo potenziale economico. Quindi benvenuta, senza l'esclusione di alcun paese e dentro un'Europa integrata.

LIMES Lei, signor segretario, è stato uno dei maggiori protagonisti al tempo della caduta del Muro di Berlino. C'è niente oggi che, se potesse, farebbe in modo diverso?

BAKER Be', penso che saremmo dovuti essere più rapidi nel dare l'assistenza che avevamo promesso ai riformatori dell'Unione Sovietica. Detto questo devo ricordare anche i miei tempi da ministro del Tesoro e dire che certi vincoli posti dal Fondo monetario erano appropriati. Sarebbe stato un errore versare grandi quantità di danaro in assistenza, senza prima richiedere che i russi raggiungessero degli standard minimi, di pari passo con le riforme.

LIMES L'attuale segretario di Stato Warren Christopher ha detto che le passate amministrazioni Usa sono state troppo eurocentriche. Lei che ne dice?

BAKER Che non sono d'accordo. Penso che gli Stati Uniti siano una potenza europea. Lo siamo stati per lungo tempo. Siamo anche una potenza del Pacifico. E penso che si possano coniugare entrambe queste due realtà senza che l'una escluda l'altra. Non è necessario essere eurocentrici o asiacentrici. Ricordo che durante l'amministrazione Bush è accaduto qualcosa di incredibile in Europa. Il mondo intero è cambiato, con la caduta del Muro, con l'integrazione della Germania, con il crollo dell'Urss; e con il negoziato su alcuni fondamentali trattati sul controllo delle armi. Per non dire della guerra del Golfo e dell'apporto che l'Europa fornì a quell'impresa.

LIMES Alcuni leader europei, dopo gli accordi Nafta, temono che gli Usa guardino solo verso il Pacifico e non prestino più molta attenzione a loro. Lei che ne pensa?

BAKER Penso che neanche ciò sia vero. Penso, di nuovo, che noi siamo una potenza europea e una potenza del Pacifico e che dobbiamo sviluppare entrambi questi interessi. E dobbiamo farlo in un modo che non sia di mutua esclusione.

LIMES Ma i paesi asiatici del Pacific Rim sono Est od Ovest?

BAKER Oh, penso che si tratti di una falsa scelta. Il Giappone ha chiaramente fatto parte dell'alleanza occidentale per lungo tempo. È una democrazia, certamente ha un'economia basata sul libero mercato; ha adottato, per la maggior parte, princìpi e valori dell'Occidente; è membro dell'Ocse. E ci sono altri paesi nel Pacific Rim che possono raggiungere questi obiettivi. Pertanto penso che chiedersi che sta a Ovest e chi sta a Est sia solo uno slogan.

LIMES Si può spiegare meglio?

BAKER Ricordo quando l'Unione Sovietica fu al collasso e si crearono paesi come il Tagikistan, il Kurdistan e l'Uzbekistan. Avemmo una interessante discussione al Dipartimento di Stato per decidere se questi paesi sarebbero ricaduti nella sfera dell'Ufficio degli Affari europei oppure in quella degli Affari est-asiatici. Be', io pensavo già allora che quello fosse un dibattito sterile. Per me ciò che conta sono i valori e i princìpi di un paese.




EDITORIALE - E se gli africani colonizzassero l'Africa ?



1. Prendiamo un paese africano a caso, il Camerun. dati appresi sui banchi di scuola: 475 mila kilometri quadrati di superficie; circa 12 milioni di abitanti, capitale Yaoundé, città principali Douala nel Sud-Ovest e Garoua nel Nord, indipendente dal 1960. Sappiamo poi che la “pentola camerunese”, quest'Africa in miniatura, riunisce nello stesso territorio duecento etnie. Georges R. Tadonki, il corrispondente di Limes dal Camerun, ci informa che la retorica ufficiale vi consacra le nozioni di “autoctono” e di “allogeno”, eredità dei colonialisti, i quali distinguevano fra abitanti originari delle città e immigrati (dalla campagna). Tadonki ci spiega che i camerunesi praticano correntemente - nella pubblica amministrazione, nelle imprese, per la strada - l'osservazione etnologica: scrutare le differenze, valorizzare o deprezzare per tal via partner o vicini. Insomma ci sono i fratelli e gli altri. Peggio: queste rappresentazioni sono assimilate già nelle scuole. Lo testimonia una discussione recentemente organizzata a Yaoundé fra un alunno di 11 anni, una sua compagna di scuola che ha 12 anni e una studentessa di 18 anni. I risultati sono riassunti nella tabella della pagina seguente. Constatazione di Tadonki: questo “bestiario tribalista” che mette all'indice e respinge, cova una violenza di cui il genocidio ruandese è stata l'ultima manifestazione. Schematicamente si potrebbe dire che il Camerun a un tempo esiste e non esiste.


2. Pure, non tutto è nero nell'Africa Nera. Al di là del relativo afrottimismo della World Bank (si veda l'articolo di Callisto Madavo e Jean-Louis Sarbib) e del crescente spazio che la grande stampa americana e internazionale concede agli affari africani - non solo nella cronaca dei genocidi - il contesto geopolitico subsahariano è in movimento. Le vecchie griglie interpretative - “anglofoni” versus “francofoni”, “clienti” degli Stati Uniti, della Francia o, fino al 1991, dell'Unione Sovietica - hanno perso di senso. Di più: a quasi quarant'anni dalla cosiddetta “decolonizzazione” - cioè dal tentativo delle potenze occidentali di continuare a controllare l'Africa in via indiretta, attraverso marionette autoctone - un'epoca nuova comincia ad emergere. Non occorre aderire alla fenomenologia hegeliana dello spirito e alla sua evocativa rappresentazione della dialettica servo/padrone per notare che la manipolazione è reciproca: da una parte le agenzie occidentali o le imprese multinazionali con concreti interessi nelle materie prime della regione, dall'altra gli ex afromarxisti convertiti a più o meno improbabili obbedienze “democratiche”, che giocano in Africa centrale il sostegno americano e la decomposizione del “basso impero” francese l'uno contro l'altro, avendo imparato che per affermarsi conviene dividere.

L'Africa è senza dubbio dittatura, carestia, genocidio artigianale (e perciò forse percepito come qualcosa di più terrificante di genocidi compiuti altrove), ma è anche gestazione di nuovi soggetti geopolitici. Anzitutto, il continente dispone per la prima volta nella storia di una potenza riconosciuta e rispettata su scala mondiale: il Sudafrica. Malgrado le gigantesche incognite del dopo-Mandela - partiti etnici, partiti divisi su base etnica? - esso vuole ritagliarsi, in quanto potenza nera, una sua vasta sfera d'influenza ben al di là dei suoi confini, verso il cuore stesso dell'Africa centrale. Fino a trovarsi faccia a faccia con il leader ugandese Yoweri Museveni - il “Bismarck dei Grandi Laghi” - che si appoggia sull'ex capo dei suoi servizi segreti e attuale uomo forte del Ruanda, il vicepresidente Paul Kagame, e sul leader della nuova Repubblica democratica del Congo (già Zaire), Laurent Kabila.

Museveni parla apertamente di “Stati Uniti d'Africa”. Egli rimarca il carattere africano del progetto, “che si realizzerà, è solo questione di tempo”: “L'Africa non è né anglofona né francofona. Il mio nome è Yoweri Museveni, figlio di Kaguta. Sono un bantufono e non un anglofono, perché dal Camerun fino al Sudafrica parliamo lingue bantu”. La dominazione occidentale sull'Africa è per lui dovuta “più alla debolezza e alla disorganizzazione delle forze indigene che non alla forza degli stranieri” (conversazione con Philip Gourevitch, The New Yorker, 4/8/1997, p. 46).

La ricetta di Museveni è il federalismo (si veda l'intervista di John Gitongo al Sole-24 Ore del 22/8/1997, p. 7). Federalismo significa nel contesto centrafricano una sorta di “impero tutsi” capace di costituire un contrappeso all'influenza sudafricana e alle ambizioni di altre aspiranti potenze regionali come la Nigeria o l'Angola. La “democrazia senza partiti” cara a Museveni non è esattamente nella linea di Montesquieu e di Kelsen, ma è il tentativo di costruire in Africa qualcosa che assomigli allo Stato. Un esperimento faustiano destinato a governare dall'alto e in un insieme più vasto i tribalismi e i razzismi da cui scaturiscono massacri come quello ruandese (tra i 500 mila e gli 800 mila morti nel 1994) o quello burundese (150 mila morti fra il 1993 e il 1997).

97301010: Antichi imperi, culture e stati africani97302011: L'Africa nel 1914
Museveni disprezza gli ideologi occidentali della democrazia come modello universale: “Quei signori sembrano affermare che le regioni sviluppate e quelle sottosviluppate possono essere gestite in modo uniforme. È la loro linea politica e io credo - a essere buono - che si tratti di immondizia pura, giacché non è possibile gestire alla stessa maniera società radicalmente differenti” (cfr. The New Yorker, cit.).

Modello sudafricano e modello ugandese si affrontano nello heartland dei futuribili “Stati Uniti d'Africa”, in Burundi. La sanguinosa contesa fra tutsi (15% della popolazione) e hutu (84%, il restante 1% sono pigmei twa), in cui per la prima volta un gruppo di Stati africani, che ha identificato nell'ex leader tanzaniano Julius Nyerere il suo rappresentante speciale, tenta di risolvere un conflitto sanguinoso quanto paradigmatico. Se infatti si applicasse rigidamente il principio democratico “una testa un voto”, il Burundi diventerebbe uno “Stato” hutu più o meno etnicamente puro. Il risultato sarebbe analogo se invece si accettasse l'idea di Museveni che la democrazia in Africa è ipocrisia e che quindi i partiti non possono che essere etnici. Dunque gli hutu voterebbero un partito hutu e i tutsi un partito tutsi. Risultato: avremmo probabilmente la spartizione del Burundi, e in prospettiva dell'intera regione, in uno Hutuland e in un Tutsiland, come vorrebbero gli estremisti dei due campi.

Una via di uscita la potrebbe offrire l'approccio seguito dai mediatori italiani della Comunità di Sant'Egidio, in appoggio all'iniziativa di Nyerere. Una soluzione vicina al modello sudafricano (o anche a quello applicato con successo dagli stessi negoziatori nel caso del Mozambico), che prende atto della persistenza di una divisione etnico-tribale, incentivata dalle piccole élite hutu e tutsi che si contendono il potere, e quindi tempera la “democrazia” con meccanismi di protezione e garanzia delle minoranze. Nel caso del Sudafrica si trattava di garantire i bianchi, qui i tutsi.

3. Per concludere, l'amaro scetticismo di Ali A. Mazrui, curatore di L'Africa a partire dal 1935 (ottavo volume della Storia dell'Africa pubblicata dall'Unesco). L'autore kenyota evoca una perfettamente plausibile ricolonizzazione del continente “sotto la bandiera dell'umanitarismo” (“Si può evitare la ricolonizzazione?”, Jeune Afrique, n. 1756, 1-7 settembre 1994).

Mazrui prosegue però individuando in Africa dei “Piemonti” capaci di riorganizzare le loro “sub-regioni”. E conclude: “Meglio sarebbe ricorrere all'autoconquista. Ma ciò presuppone un autocontrollo e una disciplina di cui l'Africa ha dato raramente prova prima del colonialismo”. Finalmente una geopolitica lucida e soprattutto… africana.




Quote:
La prima guerra africana.
http://lanazione.quotidiano.net/art/2001/01/17/1723282
Caos in Congo: le forze in campo



ROMA, 17 GENNAIO - La situazione di incertezza che fa seguito all'uccisione del presidente Laurent Desirè Kabila fa da sfondo alla profonda crisi della Repubblica democratica del Congo (ex Zaire), da oltre tre anni devastata da una guerra che ha lasciato sul terreno oltre 100 mila morti. Nel sanguinoso conflitto, definito la «prima guerra mondiale africana», sono coinvolti ben sette stati e numerose milizie e etnie. Ecco una scheda delle forze in campo.

- FORZE ARMATE CONGOLESI (Fac, esercito governativo): circa 70.000 uomini, in maggioranza provenienti dal movimento ribelle di Kabila che riuscì nel 1997 a rovesciare Mubutu. Arruolano anche gendarmi del Katanga (ora Shaba), tutsi congolesi addestrati in Uganda e Ruanda, uomini di Mobutu 'rieducatì, elementi di varie tribù minori del paese. Sono dotate soprattutto di armi leggere e di missili terra-aria.

- ALLEATI DI KABILA: le milizie hutu, responsabili in gran parte dei massacri perpetrati contro i tutsi nel Ruanda nel 1994 e rifugiatisi in seguito nel Congo. Il numero di questi miliziani è variabile, secondo il Ruanda sono 5.000-25.000. I Mai-Mai, combattenti congolesi che operano nell'est del paese e nel Kivu, sono alleati degli hutu contro il comune nemico tutsi.

- I RIBELLI: il Movimento per la liberazione del Congo (Mlc) diretto da Jean-Pierre Bemba. L'Mlc opera nella regione del centro-nord ricevendo sostegni dall'Uganda. Il gruppo conterebbe su circa 10.000 uomini. Il Raggruppamento congolese per la democrazia (Rcd-Goma), ramo principale della fazione ribelle che si è scissa in due. È diretto da Emile Ilunga e conta tra 10.000 e 15.000 uomini. I suoi capi sono ufficiali congolesi ribelli, spesso tutsi. L'Rcd-Goma è sostenuta dal Ruanda. Il Raggruppamento congolese per la democrazia-Movimento di liberazione (Rcd-Ml) diretto da Ernest Wamba dia Wamba, conta circa 3.500 uomini, agisce nei territori nei quali sono presenti truppe dell'Uganda.

- ESERCITO PATRIOTTICO RUANDESE: dominato dai tutsi, combatte a fianco dei ribelli anti-Kabila - ma aveva appoggiato Kabila nella guerra contro Mobutu. Circa 10.000 soldati.

- ESERCITO PATRIOTTICO UGANDESE: in precedenza sostenitore di Kabila contro Mobutu, ora sta con i ribelli. Ha circa 9.000 soldati. Il 15 giugno scorso l'Uganda aveva annunciato il ritiro delle sue truppe.

- BURUNDI: anche se il paese afferma di non avere interesse nel conflitto, si batte contro gli hutu favorevoli a Kabila. Non è noto il numero dei suoi soldati.

- FORZE DELLO ZIMBABWE: il presidente Robert Mugabe è stato il più solido alleato di Kabila nella guerra. Ha circa 10.000 soldati.

- FORZE DELL'ANGOLA: il governo dell'Angola, alle prese con una guerra civile da oltre 25 anni contro l'Unita, ha aiutato Kabila contro Mobutu (quest'ultimo aiutava invece i ribelli angolani dell'Unita che, dalle basi nell'ex Zaire, combattevano contro il loro governo). Circa 2.000 soldati.

- FORZE DELLA NAMIBIA: anche se situata lontana dalle frontiere del Congo la Namibia è un'alleata dell'Angola e quindi di Kabila. Ha circa 2.000 soldati.

Quote:
http://www2.unicatt.it/unicatt/seed/...cattnewsT=2136

Ruanda: la minoranza Tutsi ha sempre combattuto contro il regime Hutu, sorto subito dopo l'indipendenza nel 1962. Nel 1994 i governanti Hutu hanno pianificato e attuato il genocidio sistematico di un milione di Tutsi. La reazione è stata altrettanto violenta e dopo mesi di combattimenti e altre migliaia di morti, i Tutsi hanno conquistato Kigali, la capitale e il governo del Paese. Massacri con centinaia di migliaia di morti sono continuati da entrambe le parti, coinvolgendo anche i rifugiati Hutu provenienti dal Burundi.

Fiammata di violenza
tra hutu e tutsi: 67 morti
25 aprile 2000
Articolo messo in Rete alle 19:59 ora italiana (17:59 GMT)
http://www.cnnitalia.it/2000/MONDO/a...04/25/burundi/

BUJUMBURA (CNN) -- Violenti scontri infiammano nuovamente la guerra civile che dal 1993 affligge il Burundi: duri combattimenti sono segnalati nei dintorni della capitale, Bujumbura, e secondo l'esercito durante il fine settimana sono state uccise 67 persone, tra cui almeno 27 civili uccisi dai ribelli del gruppo etnico Hutu (che costituisce la grande maggioranza del Paese, ma storicamente non ha mai detenuto il potere).

L'esercito del Burundi, dominato dalla minoranza Tutsti, ha lanciato nei giorni scorsi una nuova offensiva contro le postazioni dei ribelli. Questa mattina nella capitale Bujumbura potevano essere uditi gli echi di bombardamenti e scambi di armi pesanti, mentre i ribelli avrebbero radunato unità di combattenti a sud della città.

Secondo il portavoce dell'esercito, il colonnello Longin Minani, 40 ribelli sono stati uccisi e 18 feriti domenica in un combattimento avvenuto al confine con la Tanzania.

Il portavoce ha anche accusato i ribelli di aver ucciso 16 civili in un attacco contro un campo profughi presso il villaggio meridionale di Mushara e altri quattro nella provincia di Bujubura Rurale, attorno alla capitale.

Secondo la stessa fonte i ribelli "continuano ad uccidere persone inermi, soprattutto bambini e anziani".

Uno dei gruppi ribelli, il Partito della liberazione della gente Hutu (Palipehutu), ha confermato l'attacco governativo alle proprie postazione, ma ha affermato che questo non servirà a provocare una ritirata.

I ribelli Hutu hanno abbracciato le armi nel 1993 quando le truppe Tutsi hanno assassinato il primo presidente democraticamente eletto del paese, che era un Hutu. La guerra civile ha provocato fino ad oggi circa 200.000 vittime, per la maggior parte civili. I diversi tentativi di avviare colloqui di pace hanno fallito l'obiettivo di raggiungere almeno un cessate il fuoco.

L'ex presidente sudafricano Nelson Mandela, che ha assunto lo scorso anno il ruolo di mediatore, è atteso venerdì per la sua prima visita in Burundi, dove incontrerò il presidente Pierre Buyoya e alcuni alti funzionari governativi.

Un nuovo round di negoziati è in programma per il prossimo mese nella città tanzaniana di Arusha.
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Old 27-09-2003, 14:10   #44
Max2
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Che dire? e chi ha il tempo per leggersi tutta questa roba?

Purtroppo il 99% degli occidentali non sa che una minima parte di come stanno le cose ...
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Old 27-09-2003, 14:29   #45
ni.jo
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Originariamente inviato da Max2
Che dire? e chi ha il tempo per leggersi tutta questa roba?

Purtroppo il 99% degli occidentali non sa che una minima parte di come stanno le cose ...
mi spiace sia lungo.
Possiamo iniziare con le considerazioni, se vi và.
Io ho solo l'impressione che l'occidente abbia dato il via ad un casino senza uscita, in cui non vedo un buono nemmeno con il lumicino.
La Francia e il Belgio han messo sù uno scempio immane, l'Onu ha subito uno scacco totale (in un link di fabio69 c'è un funzionario dell'Onu condannato per genocidio) grazie all'immobilismo di alcune grandi nazioni che sotto il tappeto facevano di tutto, la Chiesa, gli Usa, nemmeno l'Italia è esente da colpe.

x Fabio, lo sò che la Germania non è membro permanete, ma rimane una delle più grandi potenze economico-politiche mondiali, mentre Russia e Cina hanno diritto di veto quanto Usa e Gb e Francia.
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Old 27-09-2003, 15:09   #46
fabio69
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ni.jo però non ti capisco
se parzialmente i link che ti ho dato ti han fatto cambiare idea, essendo identici a quelli dell'altra discussione (anzi da ivi copiati), vuol dire che come minimo li avevi letto poco o non li avevi letti affatto
o altrimenti se non erano stati sufficienti a convincerti allora non vedo perchè ti debbano convincere adesso
e dire che ci avevo speso mezza domenica per raccoglierli
vabbe ti posterò le mie considerazioni conclusive a riguardo delle tue nuove convinzioni

fammi raccogliere le idee però, che con tutto quello che hai scritto me le stai confondendo un pò
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Old 27-09-2003, 15:20   #47
ni.jo
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Originariamente inviato da fabio69
ni.jo però non ti capisco
se parzialmente i link che ti ho dato ti han fatto cambiare idea, essendo identici a quelli dell'altra discussione (anzi da ivi copiati), vuol dire che come minimo li avevi letto poco o non li avevi letti affatto
o altrimenti se non erano stati sufficienti a convincerti allora non vedo perchè ti debbano convincere adesso
e dire che ci avevo speso mezza domenica per raccoglierli
vabbe ti posterò le mie considerazioni conclusive a riguardo delle tue nuove convinzioni

fammi raccogliere le idee però, che con tutto quello che hai scritto me le stai confondendo un pò
a-ah!Chi è che ha le idee confuse?!

confesso di non averli letti così approfonditamente per mera mancanza di tempo e perchè mi lasciava un pò sconcertato il tuo postare alcuni riferimenti alla presenza usa nella regione, (subdoravo un vil trabbocchetto ) che era poi un pò quello che volevo dimostrare e il continuo rifarsi alle colpe Francesi, come se le avessi negate.
Cmq, non chiamarle nuove convinzioni, mi hai messo a conoscenza di fatti che non conoscevo perdendoci una mezza domenica, ma adesso non fare lo sborone...
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Old 29-09-2003, 00:08   #48
fabio69
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Originariamente inviato da cerbert
Sì, però non solo questi vecchi discorsi continuano ad essere lasciati incompleti. Ma vengono regolarmente dimenticati dal, diciamo, 70% della popolazione occidentale che è tutt'ora convinta che in Ruanda Hutu e Tutsi si massacravano "perchè si odiavano" (come se fossero nati, così), quando non travisati.
invece è principalmente per questo che si massacravano
perchè si odiavano
infatti:
Quote:
Originariamente inviato da fabio69
Punto primo: la rivalità fra hutu e tutsi in ruanda è relativamente antica e si è acuita con il disimpegno coloniale belga (almeno per quanto riguarda il ruanda a differenza del burundi dove pur fra tensioni questa rivalità non è mai sfociata in massacri)
Essa ha origine nel 13 secolo, quando genti di stirpe etiope (soprannominati batutsi poi più semplicemente tutsi) stanche del regime oppressivo dell’impero abissino effettuarono una migrazione per stanziarsi nella regione dei grandi laghi (Uganda, Burundi e appunto Ruanda) dove si sovrapposero alle genti preesistenti denominate bahutu o più semplicemente hutu
La superiorità culturale e tecnica dei tutsi s’impose ben presto sugli autoctoni facendone l’etnia dominante malgrado la loro inferiorità numerica
I belgi rispettarono quest’ordine sociale, ma appena dismisero il loro impero coloniale vi fu una cruenta ribellione degli hutu che portò nel 1963 a spaventosi massacri che causarono fra i tutsi non meno di 80.000 vittime e 250.000 profughi la maggior parte rifugiatasi in Uganda e in Burundi dove andarono ad aggiungersi alla preesistente comunità tutsi
Questo solo per dire che gli hutu non erano nuovi a questo genere di massacri
:




Quote:
Originariamente inviato da cerbert Allora, facciamo anche i conti con i dati di fatto da cui è impossibile prescindere... e vediamo in che modo possiamo continuare a guardarci nello specchio senza sputare.

A me non dispiacerebbe cominciare a fare il conto con questi "dati di fatto". Dopo tutto sono lì, sempre gli stessi e sempre in attesa di soluzione. Mica si sono nascosti.
sono qui proprio per questo
solo per dire che questi "dati di fatto" non li vedo o non mi sono molto chiari
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Old 29-09-2003, 00:19   #49
fabio69
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Quote:
Originariamente inviato da cerbert
Veramente mi stavo riferendo alla media degli interventi visti su questa questione.

Poi c'è sempre una mia incapacità a capire dove sarebbe esattamente la "questione di principio".

Tralasciando il fatto che anche i principi andrebbero tradotti in pratica, non fosse altro per non riempirsi la bocca di paroloni come "sicurezza", "civiltà", "progresso" e continuare a masticare a vuoto, a me pare di vedere una situazione semplicissima:
o affrontiamo il dato di fatto o sarà il dato di fatto ad affrontare noi.

A meno che "questione di principio" non significhi "questione sul punto da cui iniziare".
non so se tu reputi i mie interventi su questa questione discostarsi dalla "media"
io però qui ho visto tante verità acquisite (in generale non in particolare da parte tua), certezze assolute e principi affermati che tali non erano
sarà perchè io sono sono una persona piena di dubbi e prima di abbracciare una verità cerco di accertare che tale sia, e non una verità di comodo precostituita o fondata su ragionamenti più o meno preconcetti
più vado avanti e più mi dico che faccio bene a dubitare
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Old 29-09-2003, 00:25   #50
fabio69
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Originariamente inviato da Bet
a proposito del titolo del 3d
ora che cerbert ci ha "rinfrescato" la memoria (più che altro ci ha fuso il cervello), di chi è la colpa ?

no, perchè io voglio sapere come va a finire
non è che mi metto a leggere un 3d giallo-fantascientico senza sapere com'è il finale
la colpa spesso non è come appare
nel senso di come appare quasi sempre nelle discussioni sui massimi sistemi affrontate in questo forum
cioè invariabilmente e immancabilmente degli americani




ps il finale magari questa volta lo scrivo io
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Old 29-09-2003, 00:32   #51
fabio69
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Originariamente inviato da cerbert
3) (serio) ad accusare l'ONU di "fallire", scaricandogli addosso la patente di inanità di fronte alle peggiori tragedie originate da decenni di politiche estere "allegre", non sono io. Ad avere la risposta alla domanda, infallibile e indiscutibile, sono altri.
non so se ti riferisci a me, ma nel caso del tutto probabile che lo fosse, mi preme sottolinearti che in genere mi limito a confutare le tue teorie senza pretendere di avere la risposta infallibile e indiscutibile
e se confuto, lo faccio in base alle mie conoscenze che, molte o poche, giuste o sbagliate, sono semplicemente diverse dalle tue....
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Old 29-09-2003, 00:37   #52
-kurgan-
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Originariamente inviato da cerbert
Sì, però non solo questi vecchi discorsi continuano ad essere lasciati incompleti. Ma vengono regolarmente dimenticati dal, diciamo, 70% della popolazione occidentale che è tutt'ora convinta che in Ruanda Hutu e Tutsi si massacravano "perchè si odiavano" (come se fossero nati, così), quando non travisati.
beh è vero che già si odiavano, in ruanda (non ridere, è vero) c'è un culto della bellezza molto forte. I tutsi sono molto alti e dai lineamenti delicati, gli hutu invece sono bassi e tozzi.
avevo letto questo da qualche parte, ovvio che non è stato il motivo scatenante, ma cmq da sempre gli hutu "odiavano" (o meglio, non vedevano di buon occhio) i tutsi. Il fatto poi che i secondi siano stati poi ricchi e privilegiati credo sia stata poi un'ulteriore miccia scatenante.
Poi al solito le guerre scoppiano per motivi economici (spesso per arricchire qualche multinazionale, soprattutto in africa), ma è facile indirizzare odio razziale verso una guerra civile, soprattutto in un paese dove l'analfabetismo è molto diffuso.
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Old 29-09-2003, 00:38   #53
-kurgan-
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mi rendo conto di aver fatto una sparata che per molti sarà motivo di ilarità, ma è così davvero
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Old 29-09-2003, 00:41   #54
fabio69
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Originariamente inviato da cerbert
Caro fabio, forse ni.jo starà facendo confusione.
Però ricordo benissimo che nel post che mi ha spinto a "rinfrescarmi la memoria" ricordavi ......
certo che la mia esortazione a "rinfrescarti la memoria" ti è rimasta impressa
eppure ti "rinfrescavo la memoria" con notizie di articoli di giornali on line, link di associazioni pacifiste, riflessioni dirette dello stesso Kofi Annan ecc. e le mie conclusioni non erano per niente drastiche, ma anzi quasi comprensive sul perchè l'ONU si sia trovato in certe situazioni o si sia reso spettatore complice di determinati avvenimenti tragici

ma tant'è
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Old 29-09-2003, 00:43   #55
Bet
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Originariamente inviato da fabio69
la colpa spesso non è come appare
nel senso di come appare quasi sempre nelle discussioni sui massimi sistemi affrontate in questo forum
cioè invariabilmente e immancabilmente degli americani




ps il finale magari questa volta lo scrivo io
ho visto i papiri che hai scritto, ma rimando la lettura a momenti migliori... ho sulla schiena qualche ora di viaggio in macchina sotto la pioggia... non voglio peggiorare ulteriormente la vista
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Old 29-09-2003, 00:49   #56
fabio69
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Originariamente inviato da ni.jo
a-ah!Chi è che ha le idee confuse?!

confesso di non averli letti così approfonditamente per mera mancanza di tempo e perchè mi lasciava un pò sconcertato il tuo postare alcuni riferimenti alla presenza usa nella regione, (subdoravo un vil trabbocchetto ) che era poi un pò quello che volevo dimostrare e il continuo rifarsi alle colpe Francesi, come se le avessi negate.
Cmq, non chiamarle nuove convinzioni, mi hai messo a conoscenza di fatti che non conoscevo perdendoci una mezza domenica, ma adesso non fare lo sborone...
tranquillo le ho già riordinate
con i miei canonici "punti"
solo che stasera non avevo nè il tempo nè la voglia di finirli
però di una cosa ti devo "ringraziare" (fra virgolette), cioè di avermi costretto a rimestare nella merda de les francaises
guarda ne sentivo proprio il bisogno
di questo non ti perdonerò mai
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Old 29-09-2003, 06:22   #57
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Originariamente inviato da fabio69
...però di una cosa ti devo "ringraziare" (fra virgolette), cioè di avermi costretto a rimestare nella merda de les francaises
guarda ne sentivo proprio il bisogno
di questo non ti perdonerò mai
già, è quello che intendevo con "spero sia servito ad entrambi", non ha messo di buon umore nemmeno me rovistare in quello schifo.
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Old 29-09-2003, 06:43   #58
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Originariamente inviato da -kurgan-
beh è vero che già si odiavano, in ruanda (non ridere, è vero) c'è un culto della bellezza molto forte. I tutsi sono molto alti e dai lineamenti delicati, gli hutu invece sono bassi e tozzi.
avevo letto questo da qualche parte, ovvio che non è stato il motivo scatenante, ma cmq da sempre gli hutu "odiavano" (o meglio, non vedevano di buon occhio) i tutsi. Il fatto poi che i secondi siano stati poi ricchi e privilegiati credo sia stata poi un'ulteriore miccia scatenante.
Poi al solito le guerre scoppiano per motivi economici (spesso per arricchire qualche multinazionale, soprattutto in africa), ma è facile indirizzare odio razziale verso una guerra civile, soprattutto in un paese dove l'analfabetismo è molto diffuso.
buona parte di quell'odio è stato indotto approfondendo la divisione in caste: pensa che in una sorte di "censimento" vennero ufficializzate suddividendoli non in base alla bellezza ma del loro occuparsi di agricoltura o allevamento...

I belgi e i Francesi non si limitarono quindi a "rispettare quest’ordine sociale", ma lo sfruttarono per dividere e imperare, appoggiando prima gli uni poi gli altri poi sempre di più quelli che per loro erano i più "aristocratici"...
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Old 29-09-2003, 08:07   #59
cerbert
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Rientro brevemente nella discussione per comunicare a ni.jo che la "Setta dei Logorroici" sta valutando una sua candidatura.

E anche per cercare di capire perchè con fabio ci si scanni. Definisco qui quelli che "pensavo", fossero i punti di disaccordo.
1) la responsabilità delle guerre dimenticate è esclusivamente locale.
2) le colpe di mancata prevenzione sono dell'ONU come organizzazione
3) non vi è alternativa possibile allo stato attuale di intervento unilaterale
4) la NATO è uno strumento efficacie nell'ambito di tale intervento

E quelli che sono i miei pareri (ripeto: miei pareri):
1) non è vero. Anche nel caso del Rwanda è quantomeno un "understatement" dire che una potenza coloniale dalla filosofia predatoria (probabilmente i peggiori di Europa come approccio) si "limitò ad inserirsi nella situazione preesistente". Il loro inserimento fu paragonabile ad un pallone da basket fatto passare su per una narice: è indiscutibile che il buco già c'era... I tutsi, che precedentemente vivevano un rapporto di "superiorità" basato sui contatti commerciali e imprenditoriali, divennero sotto i Belgi i gabellotti del Rwanda: da creatori di ricchezza divennero estrattori... la differenza non è da poco nelle dinamiche di "odio etnico". E questo caso vale per praticamente tutte le guerre dell'Africa coloniale.
2) vero. L'ONU presente come organizzazione è semplicemente un dito dietro a cui si nascondono interessi unilaterali. La domanda è: chi di noi ha mai difeso l'ONU come è ora?
3) assolutamente falso. La prova la abbiamo sotto gli occhi ogni anno. In un mondo globalizzato, pensare di poter ancora portare avanti dinamiche unilaterali o bilaterali significa lasciare al massacro la maggioranza assoluta della popolazione e PER DI PIU' attirarsi l'odio feroce delle parti escluse, diventando il capro espiatorio di ogni male e distorsione.
4) la NATO non ha gli strumenti, non ha la competenza e non ha la volontà di instaurare una sicurezza globale. Per fare un esempio affidare alla NATO il compito di prevenire o limitare le situazioni di guerra sarebbe come dare ad un'agenzia privata svizzera il ruolo di polizia in Italia. Già solo la diversa origine delle sue competenze rispetto alle forze di servizio civile (Croce Rossa, Pompieri, magistratura) la renderebbe scoordinata e incomprensibile agli utenti.

Ecco, spero che questo aiuterà a chiarire il mio pensiero.
__________________
Eroi da non dimenticare: Nicola Calipari (04/03/2005) e Vittorio Arrigoni (14/04/2011) e Bradley Manning.
Sono certo che anche i francesi si indignarono per il fatto che i tedeschi, piuttosto che veder dissolvere la loro nazione, preferirono il nazismo. Chi non impara la storia...
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Old 29-09-2003, 14:50   #60
fabio69
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Stefano, hai visto che acido è cerbert? Tu mi hai svelato che la colpa è del maggiordomo e guarda questo che risposte...
A questo punto aspettiamo von Clausewitz che voglio salutare con la sua faccina preferita " "
(semi-serio: ah! non immagini quanti siano le persone con risposte infallibili!)
già che risposta acida, e nel merito immeritata
a cerbert ha un pò infastidito questo mio intervento (peraltro in quella discussione gli devo ancora una risposta):
http://forum.hwupgrade.it/showthread...0&pagenumber=3
eppure ho lasciato che a parlare fossero altri: giornalisti, associazioni umanitarie, lo stesso Kofi Annan ecc.
e se si rilegge le mie conclusioni non sono per niente drastiche o censorie (cerbert mi anche dato del "fercoce" censore dell'ONU)
alle volte le mie risposte possono apparire indiscutibili (infallibili proprio no, quel requisito su questo forum sarebbe il caso si affibbiarlo ad altri utenti del passato e del presente) forse perchè mi premunisco che siano argomentate e non date a caso, preferibilmente ove possibile con "dati di fatto"
forse cerbert non ha gradito la mia esortazione a "rinfrescarsi la memoria"?
può darsi, ma non è forse vero che spesso e volentieri cerbert faccia finta di dimenticare talune considerazioni per ricordarne altre che possibilmente siano più funzionali alle tesi che vuol portare avanti?
o è solo una mia impressione?
cmq anche se cerbert è un buon tattico, la sua strategia lascia alquanto a desiderare
io come sempre lo lascio avanzare, lascio che si sbilanci, per poi attaccarlo alle spalle
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