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Old 24-01-2010, 22:57   #41
ciccio er meglio
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L'Avatar di ciccio er meglio
 
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Rimborso de che? mica va in prigione. Sta fermo un giro, lo scopo è questo.
e i danni morali dove li metti
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Amareggiato per la chiusura di mezzo forum Off-topic. Riapritelooo!
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Old 24-01-2010, 23:37   #42
- S y l a r -
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Un tizio nell'altro topic mi ha detto che quelli della mafia al potere sono luoghi comuni e siccome sembra molto sicuro di se ne deduco che è certamente sveglio senza contare che ha postato uno smile asd perciò non posso che credergli e valutare questa sentenza come un complotto di una certa magistratura politicizzata.
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Old 25-01-2010, 00:07   #43
Sheera
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Un tizio nell'altro topic mi ha detto che quelli della mafia al potere sono luoghi comuni e siccome sembra molto sicuro di se ne deduco che è certamente sveglio senza contare che ha postato uno smile asd perciò non posso che credergli e valutare questa sentenza come un complotto di una certa magistratura politicizzata.
Non è un complotto, è "normale" lotta di fazioni.
La mafia è... la parte... ehm... impresentabile dei servizi segreti, la "criminalità al servizio del potere".
Se vieni accolto nell'empireo puoi usufruirne anche tu. E diventi "giustificato" (=immune).
Hai presente il "viaggio notturno" del Sole (faraone)? Voleva dire che il faraone, dopo i colloqui ufficiali coi suoi ministri e funzionari alla luce del giorno, di sera si incontrava con gli uomini dei servizi segreti (l'occhio del faraone, etc) e con ehm... i "collaboratori" che questi controllavano.
C'erano operazioni che non potevano essere fatte direttamente da funzionari pubblici.
C'è un divertente giuramento degli alti funzionari egiziani: "Io non conosco quello che non esiste" ( )
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Old 25-01-2010, 00:09   #44
- S y l a r -
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Non è un complotto, è "normale" lotta di fazioni.
La mafia è... la parte... ehm... impresentabile dei servizi segreti, la "criminalità al servizio del potere".
Se vieni accolto nell'empireo puoi usufruirne anche tu. E diventi "giustificato" (=immune).
Hai presente il "viaggio notturno" del Sole (faraone)? Voleva dire che il faraone, dopo i colloqui ufficiali coi suoi ministri e funzionari alla luce del giorno, di sera si incontrava con gli uomini dei servizi segreti (l'occhio del faraone, etc) e con ehm... i "collaboratori" che questi controllavano.
C'erano operazioni che non potevano essere fatte direttamente da funzionari pubblici.
C'è un divertente giuramento degli alti funzionari egiziani: "Io non conosco quello che non esiste" ( )
Ti sei fatto un account solo per dirmi sta cosa quindi ti credo.
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Old 25-01-2010, 00:11   #45
Sheera
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Ti sei fatto un account solo per dirmi sta cosa quindi ti credo.
A parte che sono di sesso femminile, sono iscritta da luglio.
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Old 25-01-2010, 00:13   #46
- S y l a r -
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A parte che sono di sesso femminile, sono iscritta da luglio.
Due informazioni utili almeno quanto quelle del post.
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Old 25-01-2010, 16:01   #47
Vincenzo1968
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Cuffaro, 7 anni per mafia e nessun cannolo

L’ex governatore non festeggia più, in appello aumentata la pena

L’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro, oggi senatore dell’Udc, non favorì singoli mafiosi, ma è responsabile di favoreggiamento alla mafia: un’accusa che gli costa sette anni di reclusione. Riformando in peius la sentenza di primo grado del processo alle "talpe" la Corte d’appello di Palermo chiude con un pesante verdetto la stagione del cuffarismo, bollando l’ex governatore come favoreggiatore di Cosa Nostra e aumentando le condanne nei confronti dei suoi presunti complici: otto anni per Giorgio Riolo, il maresciallo dei carabinieri ora condannato per concorso in associazione mafiosa, e 15 anni e sei mesi per l’imprenditore della sanità Michele Aiello, ritenuto uno dei prestanome di Bernardo Provenzano e arrestato dopo la sentenza.

Il volto livido, la mascella serrata, infagottato in un cappotto scuro, il senatore dell’Udc alla lettura della sentenza lascia velocemente l’aula dirigendosi verso l’uscita, ma è subito circondato dai giornalisti: "Prendo atto della sentenza della Corte – dice – in conseguenza di ciò lascio ogni incarico di partito. Mi dedicherò, con la serenità che la Madonna mi aiuterà ad avere, alla mia famiglia e a difendermi nel processo, fiducioso in un esito di giustizia". Per lui, adesso, scatta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, ma di dimettersi da Palazzo Madama, come sollecita l’europarlamentare dell’Idv Sonia Alfano, non se ne parla: "Il verdetto non modifica il mio percorso politico", dice rispondendo ad un giornalista che gli chiedeva se intendeva dar fede al proposito manifestato in primo grado, quando promise che in caso di condanna per mafia avrebbe lasciato la politica.

E i guai giudiziari, per lui, non sono ancora finiti. Questo verdetto rafforza infatti il procedimento per le misure di prevenzione personale e patrimoniale avviato dalla procura e precede di pochi giorni il prossimo appuntamento giudiziario, fissato per il 5 febbraio davanti al gup di Palermo: Cuffaro dovrà difendersi dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, dopo il rinvio a giudizio chiesto per lui dal pm Nino Di Matteo, che ha prodotto nuove accuse nei suoi confronti mosse da alcuni pentiti agrigentini.

La condanna di ieri ha fotografato, invece, ancor più nitidamente, quell’area grigia in cui per anni si è mosso indisturbato, garantito da una sostanziale impunità, un groviglio perverso di interessi politici, economici, mafiosi ed affaristici che ruotavano, di fatto, attorno all’ex governatore, ritenuto, con questo verdetto, un’interfaccia del capomafia Giuseppe Guttadauro, al vertice del mandamento di Brancaccio.

Cuffaro e il boss parlavano a distanza attraverso l’ex assessore comunale dell’Udc Mimmo Miceli (condannato a nove anni per mafia), concordavano le candidature alle regionali, condizionavano i concorsi dei medici, sabotavano le indagini della magistratura, avevano "discorsi loro".

Un nuovo modello di rapporto mafia-politica molto più dissimulato, mediato e attento a nascondersi alle indagini della Procura di Palermo. Grazie all’esistenza di insospettabili "talpe".
Anche se la "talpa regina", quella che lo informava dalla Capitale, insomma, non ha ancora un volto e un nome: "A causa del comportamento (omertoso, ndr) degli imputati – ha detto in primo grado il pm Giuseppe Pignatone – non è stato possibile ricostruire l’intera catena delle rivelazioni delle notizie riservate, e dunque non è stato possibile accertare se vi era una fonte interna alla procura, e chi era quella persona in diretto collegamento con Roma con cui *Cuffaro commentava l’esito delle indagini".

E’ Cuffaro, infatti, secondo i giudici, che rivela al boss l’esistenza di microspie, disattivate da casa Guttadauro il 15 giugno del 2001: lo svela una frase della moglie del boss ("avia ragione Totò Cuffaro") citata dai giudici nella sentenza di primo grado. E Cuffaro, dunque, per i magistrati, diventa una risorsa preziosa per i mafiosi, al punto che nella fase della formazione delle liste per le regionali del ’91, va protetto da Cosa Nostra, e quindi il boss non deve incontrarlo: in una conversazione captata da una microspia Guttadauro, scrivono i magistrati nella sentenza di primo grado, "ribadisce la necessità di un referente privilegiato e diretto, afferma che tale precauzione va adottata non per creare ulteriori equivoci, bensì per cautelare Cuffaro ed evitare il rischio di farlo automaticamente accostare alla sua immagine di esponente mafioso".

Immagine da sempre curata dall’ex governatore, che negli anni scorsi ha tappezzato Palermo di manifesti con la scritta “la mafia fa schifo”. Ma quando i pm gli hanno contestato frequentazioni con Vincenzo Greco e Salvatore Aragona, entrambi condannati con sentenza passata in giudicato per mafia, ha detto sorpreso: "E che dovevo fare? Marginalizzarli? Io sono per ascoltare tutti, parlare con tutti…".
Da il Fatto Quotidiano del 24 gennaio 2010

http://antefatto.ilcannocchiale.it/g...er_mafia_e_nes
Vincenzo1968 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 25-01-2010, 16:59   #48
Vincenzo1968
Bannato
 
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Quegli spioni della mafia che "stavano a Roma"
di Nicola Biondo

I guai di Cuffaro non finiscono con la condanna a 8 anni. Il prossimo 5 febbraio un’udienza preliminare potrebbe portarlo ad un nuovo processo. L’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa, inchiesta parallela al processo «Talpe» condotta dal pm Nino Di Matteo.

Vecchi amici L’ex governatore avrebbe intrattenuto rapporti con Cosa nostra fin dal ‘91 per ottenerne l’appoggio elettorale e su richiesta dei boss avrebbe promosso due candidature alle regionali del 2001, quelle di Mimmo Miceli e Giuseppe Acanto. Cuffaro avrebbe avuto rapporti con Maurizio Di Gati, capomafia di Agrigento, e Franco Bonura, arrestato nel 2006, membro del triumvirato che comandava Palermo. Di Gati afferma che nel 2001 l’ordine di Provenzano era di votare per lui. E lo slogan di Cuffaro dal titolo «la mafia fa schifo» fu accolto in Cosa nostra – dice Di Gati - come ipocrita «perché lui con la mafia ci aveva mangiato». Anche questa inchiesta parte dalla scoperta della rete informativa e occulta per la quale Cuffaro è stato condannato. Rete composta da politici e da due sbirri antimafia Giorgio Riolo, del Ros, e Giuseppe Ciuro della Finanza. Tutti al lavoro per carpire i particolari delle indagini in corso alla procura antimafia e informarne uno dei più potenti imprenditori isolani, Michele Aiello, prestanome di Binu Provenzano.

Tutto ha inizio nel 2002 con una “cantata” eccellente, quella del boss Nino Giuffré braccio destro dello zu Binu. Aiello - imprenditore edile e deus ex machina della sanità regionale – veniva informato da Ciuro, Riolo e Cuffaro delle inchieste in corso. Nella sua clinica, la Santa Teresa, gli investigatori cercano la mafia e scoprono una truffa milionaria di fatture gonfiate a danno della Regione, amministrata da Cuffaro. E poi ci sono le microspie piazzate nel salotto del boss Giuseppe Guttadauro. Che ignaro, parla di tutto: di politica, di campagne di stampa a favore dei picciotti - citando Il Foglio e Lino Iannuzzi - e di nomine negli ospedali. Tra i suoi protetti c’è Miceli, astro nascente dell’Udc, oggi condannato in appello per concorso esterno. Per la sentenza di ieri Miceli era il tramite tra Cuffaro e il boss. Nel giugno 2001 qualcuno lo informa delle intercettazioni e prima che bonifichi il suo appartamento le microspie captano un’ultima frase: «Allora aveva ragione Totò». Per i magistrati Totò è Salvatore Cuffaro. Il 5 novembre del 2003 finiscono in manette Aiello, Ciuro, Riolo e due segretarie della Procura. Le prove sono schiaccianti, confessano tutti.

Al telefono con Berlusconi Cuffaro chiede consiglio al premier Berlusconi. Che in una telefonata intercettata il 10 gennaio 2004 rassicura: «Io ho saputo... La ragione per cui ti telefono... il ministro dell’Interno... mi ha parlato e mi ha detto che tutta la... È tutto sotto controllo». La telefonata però non viene utilizzata e sfuma la possibilità di sapere chi da Roma poteva conoscere i particolari dell’inchiesta. Nonostante «le soffiate» del Premier, Cuffaro va a processo.

Angoli inesplorati Ci sono altre talpe. Ai magistrati lo ha detto chiaramente Michele Aiello: «È a Roma la fonte che ha informato il presidente Cuffaro delle vostre indagini...». Lo stesso Aiello ha goduto di notevoli protezioni. Il suo nome sfugge agli inquirenti due volte. La prima quando una squadra del Ros, di cui faceva parte Riolo, arresta Totò Riina: il boss in un suo pizzino lo cita. Nel 1996 Aiello compare in un altro pizzino, sequestrato sempre dal Ros, di Bernardo Provenzano. Nelle indagini finisce anche una misteriosa «struttura di coordinamento» e uno pseudonimo, Mike. Ne parlano, intercettati, gli stessi Ciuro e Riolo. Per gli inquirenti si tratta di un ufficio dei servizi, sparito dopo gli arresti, in contatto con l’entourage di Cuffaro e che informava i due poliziotti corrotti. Una rete perfetta. O quasi.
http://www.unita.it/news/italia/9408...stavano_a_roma
Vincenzo1968 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 26-01-2010, 06:48   #49
LUVІ
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