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#21 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2002
Città: Mi
Messaggi: 8046
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Che anche quel mercato del lavoro abbia i suoi difetti è innegabile , vero che ci sono meno ammortizzatori sociali..però è un mecato del lavoro florido , dove i dipendenti vengono ricollocati più velocemente in un nuovo posto di lavoro.. perchè il lavoro c'è , se non fosse così sicuramente scoppierebbero rivolte sociali , e non mi pare che questo accada. |
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#22 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2003
Città: spero ancora per poco in italia
Messaggi: 1490
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Quote:
e perchè quella non ha fatto tagli accorporando la compaq? ![]() ![]() quella stronzetta pensava di fare tutto solo col marketing senza avere il prodotto, povera illusa |
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#23 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
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Domenica 9 Ottobre 2005
Cala la fiducia nei concorsi: solo l’8% vi partecipa Il Censis: i Centri per l’impiego non funzionano. La trappola del sommerso, il rischio disoccupazione di ANNA MARIA SERSALE ROMA - I giovani devono fare i conti con la precarietà e il sommerso. La ricerca del lavoro, nonostante qualche dato incoraggiante del 2005, è un percorso di guerra. Per arrivare al traguardo si tentano tutte le vie possibili, non ultima quella della ”spintarella”. Il primo impiego, come abbiamo scritto nella prima puntata della nostra inchiesta, pubblicata il 3 ottobre scorso, si ottiene di solito grazie al passaparola di parenti e amici (possibilmente influenti). «Sei su dieci - rivela una indagine del Censis - trovano occupazione attraverso canali informali con l’aiuto della famiglia». Significa che i Centri pubblici per l’impiego, che avrebbero dovuto garantire capillarità e trasparenza, dopo la chiusura delle strutture di collocamento hanno fatto flop. Sul territorio dovevano nascere una serie di sportelli, poco è stato fatto. Tanto per cominciare manca la “Borsa nazionale del lavoro”, annunciata da tempo, ma ancora in fase sperimentale. «Non è operativa - afferma Alessandro Vecchietti, responsabile occupazione della Confcommercio - Avrebbe dovuto fornire una vera banca dati per l’incontro tra domanda e offerta». Intanto, i dati sulla disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni sono allarmanti. Se si mettono da parte i Paesi dell’Est, entrati da poco in Europa, con il nostro 27% di senza lavoro deteniamo un triste primato, seguiti solo dalla Grecia. Ma quali sono i settori ancora vitali? «Con tutti i limiti del mercato di oggi - continua Vecchietti della Confcommercio - qualche possibilità arriva dal turismo e dai servizi». Segnali, secondo l’ultima indagine Excelsior-Unioncamere, arrivano anche dalla promozione di beni e servizi (addetti alle vendite), dal marketing, dal variegato mondo della tecnologia e dalla amministrazione e gestione del personale. «Per i giovani - avvertono i sindacati - la trappola è quella del sommerso. Entrano in circuiti paralleli, dove diventano lavoratori “invisibili”». Ma qual è il tasso di irregolarità? Secondo gli ultimi dati del Censis lavora nel sommerso l’8,3% dei lavoratori autonomi e il 16,7% dei lavoratori dipendenti. Non è che la punta dell’iceberg. «In realtà - avverte Ester Dini, ricercatrice del Censis - il fenomeno, divenuto cronico e strutturale, è ben più esteso». A questo corrisponde un vorticoso giro di affari, alimentato dal cash, che tra il 2001 e il 2003 è cresciuto del 28,2%. In questo clima cresce anche la sfiducia nei concorsi. «Solo l’8,8% dei giovani tenta la strada del bando, per altro in calo a causa del blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione», osserva ancora Ester Dini del Censis. Mentre il 79,4% dei giovani (vedi tabella nella pagina) bussa alla porta del privato. «I Centri per l’impiego - continua Dini del Censis - non hanno funzionato: vi si rivolge solo il 14,2% dei giovani». Ma c’è una realtà, ancora poco esplorata, che può agevolare l’inserimento nel mercato. E’ quella delle Università, che sono anche agenzie per il collocamento e che assistono i giovani nella ricerca di un primo impiego (lo prevede la legge Biagi). In concreto qual è il ruolo degli atenei? «Abbiamo fatto molti passi avanti - spiega Maria Rosaria Stabili, prorettore di “Roma Tre” - e ci sono giovani che hanno ottenuto un lavoro. Ormai abbiamo legami solidi con il mondo delle imprese e degli enti pubblici. Assistiamo i ragazzi nella ricerca del posto utilizzando vari strumenti: l’inserimento nella banca dati, gli stages e l’orientamento. Eppoi facciamo training psicologici e colloqui attitudinali, oltre ad organizzare incontri con le aziende. Al momento abbiamo un net-work con 60 aziende. I risultati? Dal novembre 2004 al giugno 2005 sono stati assunti una trentina di laureati, di questi 15 con contratto temporaneo, 3 a tempo indeterminato e 11 di collaborazione». Le lauree più gettonate sono state ingegneria (informatica gestionale), economia, comunicazione, scienze politiche e lingue. Analoga la situazione all’Università di Tor Vergata. «La banca dati è un bell’aiuto - osserva il rettore Alessandro Finazzi Agrò - E’ a disposizione di una serie di aziende convenzionate, ma, con cifre simboliche, verrà anche aperta ad altre aziende. I ragazzi che lo vogliono hanno accesso diretto e possono introdurre ed aggiornare di continuo i loro dati». (2 - segue) ---------------- Domenica 9 Ottobre 2005 Gli “scienziati” i più richiesti ROMA - Crescono le speranze di trovare un lavoro per i laureati italiani anche se il livello di impiego risulta ancora decisamente inferiore alle loro aspettative. Dall’ultima rilevazione Istat risulta che a tre anni dal conseguimento del diploma di laurea trova occupazione il 74,1% dei neo-dottori contro il 71,6% registrato nel 1998 . L’altro dato confortante è che sono cresciute le opportunità di lavoro stabile: se nel 1998 dopo tre anni lavorava stabilmente il 55,5% dei laureati, nel 2001 la stessa percentuale era salita al 63,5%. Naturalmente non tutte le lauree pagano allo stesso modo, garantendo uguali opportunità di inserimento professionale, almeno nei primi tre anni. Le lauree scientifiche si confermano le più gettonate: ingegneria è in assoluto il titolo di laurea con cui è più facile collocarsi, lavora dopo tre anni il 93,2% dei laureati. Segue immediatamente architettura (84,5%) e il gruppo delle discipline politico-sociali (82,9%) ma di queste ultime solo il 63,1% dei laureati lavora stabilmente. (Il Messaggero)
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