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Old 10-03-2009, 18:33   #1
Fritz!
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Il nuovo ordine mondiale di Tremonti

La crisi Il progetto
Tremonti e il G8: il mio team di giuristi per riscrivere le regole
Nella commissione Enrico Letta, Giulio Napolitano, Guido Rossi e Visentini jr

Una commissione, per affiancare il lavoro degli sherpa italiani in vista del G7-G8 e in prospettiva per un «Manifesto del diritto futuro», da far lievitare a partire da un grande incontro internazionale, questa primavera a Roma. Un contributo per scrivere le regole mancate in questi dieci anni di «eclissi giuridica e globalizzazione selvaggia», portare testi innovativi al vertice della Maddalena, gettare le basi per una nuova Bretton Woods. Attorno a Giulio Tremonti ci sono giuristi come il comparatista Gabriele Crespi Reghizzi, Alberto Santamaria, cattedratico di diritto internazionale alla Statale di Milano, e l’unica donna, Silvia Cipollina.

E ci sono Guido Rossi, Enrico Letta, Giulio Napolitano, figlio del presidente della Repubblica. E ancora Gustavo Visentini, figlio del Gran Borghese Bruno, Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro, Carlo Baldocci, consigliere diplomatico di Tremonti. Un nucleo aperto alla contaminazione di culture, compresa quella di centrosinistra, ma che non va interpretato come un segno di quella strategia dell’attenzione verso l’opposizione attribuita al ministro dell’Economia. Il vero senso non è politico, ma culturale. Non a caso tutti i componenti sono giuristi. Guido Rossi, il «decano», ha tenuto con Tremonti e don Verzè un seminario al San Raffaele. Di Giulio Napolitano il ministro dell’Economia ha apprezzato molto il saggio sulla crisi finanziaria americana. Letta ha partecipato al seminario del gennaio scorso a Parigi, dove Tremonti era relatore insieme con Sarkozy, la Merkel e Blair. L’orizzonte del ministro è il vertice del G7-G8 alla Maddalena, sotto la presidenza italiana: «Le presidenze fanno le proposte. In tempi normali, fanno proposte normali. A questa altezza di tempo, non possono limitarsi a proposte normali. Devono fare proposte di pari altezza. Lo impone lo spirito del tempo».

Uno spirito che, nello scenario di Tremonti, riporta alle origini del vertice dei Grandi e, ancora più indietro, a Bretton Woods. Era il 15 novembre 1975, quando Giscard riunì al castello di Rambouillet i capi di Stato e di governo e i ministri dell’Economia, per serrare le fila di fronte a una doppia gravissima crisi, economica ma soprattutto politica, a fronte della massima espansione globale del comunismo. Ancora dieci anni fa, il G7 controllava l’80% del pil mondiale, ed era unificato da un unico «codice» politico — la democrazia occidentale —, un unico «codice» linguistico — l’inglese —, e un unico «codice» economico: il dollaro. Ora tutto è cambiato. Il G8 controlla appena il 50% del pil. Le democrazie occidentali non sono più il modello politico unico accettato dall’Occidente. L’Occidente accetta di sedersi attorno a un tavolo sistematicamente anche con altre forme politiche. Con il comunismo mercantilista cinese.

Con «misteriose entità politiche asiatiche». Con la Russia, «con la sua rendita mineraria e con il suo hardware paleoindustriale, potenza continentale priva però della spinta globale che le veniva dal software del comunismo: quel software che come uno spettro d’acciaio si aggirava attorno al caminetto del castello di Rambouillet», la cui assenza induce oggi Tremonti a non credere agli allarmi sul ritorno della guerra fredda. Il G20 è un corpo politico fondamentale ma asimmetrico; manca il mondo arabo; manca l’Africa. Il riferimento di base, nei ragionamenti del ministro, non è comunque solo Rambouillet, quanto Bretton Woods: la località sperduta nei boschi del Nord America, da cui nel ’44, nel pieno corso della guerra, «si traguardava la pace», si disegnava un assetto che governò il mondo fino all’inizio degli Anni Settanta, il cui ripudio causò la prima grande crisi del dopoguerra.

Ora la seconda grande crisi incrocia la presidenza italiana del G7-G8. Da cui vengono due proposte. La prima — lanciata da Tremonti nella Commissione europea e sulla prima pagina di Le Monde dell’11 settembre 2001, «una coincidenza fatale...», poi ripresa da Gordon Brown quand’era cancelliere dello Scacchiere — è la Detax: destinare una quota dell’imposta sui consumi ai Paesi in via di sviluppo; ma non per il tramite tradizionale dei governi, bensì attraverso i cittadini e il non profit. Finora sono stati i poveri dei Paesi ricchi a finanziare i ricchi dei Paesi poveri — è il ragionamento del ministro —. Una logica a volte postcoloniale, che ha funzionato in linea di massima ma che ha anche portato denari ai trafficanti di armi o in Svizzera. Se però una frazione dell’Iva viene destinata, anziché agli Stati, alla rete di volontariato cui il commerciante è iscritto, allora il cliente può con il suo acquisto finanziare ad esempio un nuovo ospedale in Africa.

La seconda proposta, che Tremonti aveva elaborato nel 2004, prima di «essere dimesso», e che è stata approvata all’unanimità al vertice di Villa Madama del febbraio scorso, è un nuovo «global legal standard». «In sostanza, a partire dagli Anni Novanta, gli Stati hanno rinunciato a fare gli Stati—è la valutazione del ministro —. Hanno permesso che una funzione sovrana come la funzione monetaria fosse trasferita alle banche, dando alle banche private il potere di battere moneta. Una moneta "cattiva", parallela a quella buona, una moneta stampata sul nulla». Da un lato la globalizzazione ha creato enormi squilibri, perché ha mosso enormi masse di capitali, lavoro, informazioni, dall’altro lato non ha compensato con un equivalente standard di regole; è stato così che la forza del mercato ha sovrastato la forza del diritto.

Al vertice del 2004 di Boca Raton, Florida, Tremonti aveva portato le mappe delle varie Tortuga in giro per il mondo, i «kingdom of anomia», regni dell’anomia, aree senza diritto; paradisi non solo e non tanto fiscali, quanto legali; piazze nelle quali si poteva fabbricare un capitalismo parallelo, fatto fuori dalle regole. «Mentre il mercato diventava globale, il diritto restava locale, e non solo; dove restava locale cedeva quote del suo potere con la deregulation, ma soprattutto consentiva la formazione di arcipelaghi giuridici che avevano la forma ma non la sostanza del diritto, giurisdizioni la cui unica regola era quella di non avere regole. Ora si capisce perché la Goldman Sachs fosse diventata forte come nel Trecento i Templari. E, nel regno dell’anomia, così come gli Stati hanno ceduto quote di potere, allo stesso modo i giuristi hanno ceduto rispetto agli economisti».

Il Tremonti che parafrasa Schmitt, che traduce il silete, iureconsultes in «tacete, economisti», vede nel declino della «pseudoscienza » o della «triste scienza» economica e nel ritorno della «scienza eterna del diritto» il segno di un mondo che ritrova un equilibrio, e che recupera i grandi principi del diritto. «Il pendolo del potere culturale e della visione politica si sposta dal mercato al diritto, dagli interessi alle regole»; e non a caso porta alla Casa Bianca un giurista già direttore della Law Review di Harvard. In vista del G7-G8, Tremonti ha coinvolto l’Ocse. La Commissione europea. E appunto il gruppo di cui fanno parte Napolitano jr e Visentini jr che ha due mandati di base. Sostenere il lavoro degli sherpa del governo per il vertice della Maddalena. E quello che Tremonti definisce «un sogno in più». La bozza di un «codice cosmopolita kantiano», che non si limiti alla finanza ma si apra alle questioni della proprietà, delle società, della trasparenza, della vigilanza, dell’anti- corruzione, della lealtà fiscale. La commissione si è già riunita alcune volte — la prossima è prevista tra una settimana —, mentre è sempre continuato lo scambio di materiali via mail. L’esito dei lavori — che sarà presentato e discusso in parallelo alla Maddalena, in un incontro internazionale a Roma, «culla del diritto», in una «sede solenne»—non sarà ovviamente un sistema di regole dettagliato, ma un insieme di principi, una sorta di «Manifesto del diritto futuro ». Espressione in cui non è impossibile sentire un’eco del Manifesto futurista di cent’anni fa: idee d’avanguardia, di «sconfinata ambizione », per un mondo in cui nulla è destinato a restare come prima.

Aldo Cazzullo

corriere
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Old 10-03-2009, 18:42   #2
dantes76
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Messaggi: 1521
ecco un estratto dall pizzino con la bozza delle regole di treVmonti


ore 8.00 lavari i piedi al ministro dell'economia tedesco

ore 9.00 bide' al min dell'economia inglese

ore 9.30 pulizia dell'auto di servizio del min dell'economia rumeno

ore 10.00 pulizia della camere del ministro dell'economia cinese
__________________
“ Fiat iustitia, et pereat mundus”-המעז מנצח -
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Old 10-03-2009, 19:19   #3
ConteZero
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Messaggi: 3098
Di sicuro il mondo non aspetta altro che l'idea di Tremonti.
__________________
A casa ho almeno sette PC, in firma non ci stanno
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