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Old 12-01-2009, 09:08   #1
toms
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"Grande fratello" per i processi: gli occhi del governo su polizia e pm

IL CASO. Protocollo d'intesa tra Brunetta e Alfano, il progetto partirà nei prossimi giorni
Sarà creata una centrale al ministero per indagini e processi, al momento senza regolamenti

di GIUSEPPE D'AVANZO

CI sono molti modi per dare avvio a una riforma della giustizia. La si può discutere in pubblico come accade ancora in questi giorni o inaugurare in silenzio nuovi, possibili controlli del governo sull'ordine giudiziario a dispetto di ogni autonomia e indipendenza togata. Si manipola qualche inciso nei codici, si sposta una virgola di un articolo di legge e il pubblico ministero può perdere la direzione delle indagini e della polizia giudiziaria (lo si è già visto). O - nome di una necessaria rivoluzione tecnologica - si possono sottrarre addirittura la "proprietà" e le informazioni dei fascicoli processuali al pubblico ministero e al giudice delle indagini preliminari.

È quel che può avvenire, nei prossimi giorni, quando entrerà nella sua fase di sperimentazione (nel primo trimestre a Napoli, nel secondo a Nola e Torre Annunziata, entro il quarto a Milano e Monza) il protocollo d'intesa firmato il 26 novembre 2008 tra il ministro per l'innovazione (Renato Brunetta) e della giustizia (Angelino Alfano). L'articolo 7 del protocollo prevede la "trasmissione telematica delle notizie di reato tra le forze di polizia e procure della Repubblica".

"Il progetto - si legge nel documento - prevede che le forze di polizia giudiziaria redigano le notizie di reato, le digitalizzino, le trasmettano alle procure, firmate digitalmente e crittografate nell'ambito della rete privata delle forze di polizia con specifiche estensioni di rete che potranno avere anche ulteriori utilizzazioni sinergiche".

Si può così "automatizzare l'alimentazione del registro delle notizie di reato e la costituzione del fascicolo del pubblico ministero e del giudice delle indagini preliminari". I dati così raccolti potranno essere condivisi dall'intera rete delle forze di polizia che avranno accesso ai "dati di sintesi delle notizie di reato". Come? "Predisponendo una porta di dominio attestata presso il ministero della giustizia". La "porta di dominio" è una formula che appare misteriosa ai non addetti, ma non indica altro che il luogo e l'identità di chi assicura lo scambio elettronico delle informazioni.

Ricapitoliamo. Tutte le notizie di reato del paese, i fascicoli dei pubblici ministeri, le comunicazioni tra polizia giudiziaria e pubblico ministero, tra pubblico ministero e giudice delle indagini preliminari di ogni tribunale italiano e quindi le denunce, le querele, le istanze e i verbali degli interrogatori, delle perquisizioni, dei sequestri, delle sommarie informazioni assunte, degli accertamenti tecnici, delle intercettazioni saranno (a regime) interconnesse attraverso un "gestore centrale" organizzato e controllato dal ministero di giustizia che - prevede il protocollo - può concederlo a un fornitore esterno, in outsourcing. Nascerà, dunque, come spiega un addetto al progetto, "una cancelleria virtuale nazionale" al momento priva di ogni norma, disposizione o regolamento. Questa è la notizia.

Vediamone le conseguenze probabili e gli effetti possibili. Sono indubbi i benefici a vantaggio dell'efficienza del processo. La rivoluzione tecnologica consente al pubblico ministero, al giudice, alla cancelleria di formare, di comunicare e notificare gli atti con documenti informatici che viaggiano tra gli attori del processo attraverso canali telematici, come avverrà presto per il processo civile. Via archivi cartacei e i "muri" di faldoni. Azzerati gli errori di notifica che annientano i processi. Abbattuti i costi. Recuperato personale. Ridotti i tempi. L'efficienza e quindi la credibilità del processo penale non potrà che avvantaggiarsene. E' la rivoluzione necessaria che gli addetti, tutti, dagli avvocati ai magistrati, chiedono da anni. Saranno soddisfatti. Meno lo sarà - o dovrà esserlo - chi si pone questa domanda: come e chi proteggerà quella miniera di informazioni? Quanto sarà inviolabile il sistema? E' legittimo che l'intera "base dati" della giustizia italiana sia gestita non dall'amministrazione giudiziaria, cioè dalla magistratura, ma da funzionari e società private dipendenti dal governo o dalle sue decisioni?

Un addetto al progetto, nato con il governo Berlusconi 2001/2006, è disposto ad ammettere che qualche problema c'è. "I responsabili degli uffici giudiziari, i procuratori della repubblica, dovrebbero essere in grado di esercitare un controllo agevole delle misure di sicurezza, ma se le base dati sono in una farm lontana, non si può avere la possibilità di effettuare monitoraggi continui. Quale responsabile della segretezza di quelle informazioni può escludere che, lontano dal suo ufficio, venga allestito un terminale del programma per l'accesso alla lettura dei dati? La sola risposta responsabile e ragionevole è: nessuno. La sicurezza è data da misure preventive e controlli costanti. Senza controllo, non c'è misura preventiva che possa tenere. E quale controllo puoi avere se sei a centinaia di chilometri di distanza?". Per alcuni autorevoli magistrati del pubblico ministero, quest'idea di una "cancelleria virtuale nazionale", prima di essere pericolosa, è soprattutto contra legem, illegale. "Il codice di procedura penale - dice un autorevole magistrato - prevede esplicitamente e senza deroghe che ogni "notizia di reato e la documentazione relativa alle indagini siano conservati in un apposito fascicolo presso l'ufficio del pubblico ministero con gli atti trasmessi dalla polizia giudiziaria". Se dovesse nascere una cancelleria nazionale, anche se virtuale, si scipperebbe la proprietà esclusiva del fascicolo al pubblico ministero: è contro al legge". Si dice d'accordo l'addetto al progetto ministeriale: "E' vero che ogni notizia trasmessa e raccolta sarà criptata con la chiave pubblica del procuratore, ma le informazioni sono archiviate in un luogo non alle dipendenze del procuratore, ma della forza di polizia e quindi nessun efficace e reale controllo può esercitarsi sulla protezione della segretezza dell'archivio".

E' la questione cruciale, pare. Con una qualche coerenza, Berlusconi e il suo ministro non tacciono di voler trasferire l'avvio, lo sviluppo e l'esito dell'investigazione penale dalle mani del pubblico ministero alle polizie. La rivoluzione tecnologica potrebbe consentire di assicurare alle polizie, e quindi all'esecutivo, anche il controllo di tutte le informazioni, delle notizie di reato, di tutta la documentazione di ogni indagine avviata nei ventinove distretti giudiziari del paese. Un Grande Fratello della giustizia italiana, si può dire, che dovrebbe essere sconfitto o tenuto lontano soltanto dalla "chiave" con cui i procuratori della repubblica dovranno crittografare i documenti. Se si chiede ad Alberto Berretti, matematico, professore di sicurezza informatica a Tor Vergata - dunque con una familiarità con il mondo e i metodi dell'hackeraggio - se una "chiave" per crittografare i documenti può essere una protezione definitiva, si raccoglie un sorriso ironico. "Nessun sistema è sicuro.
Questo progetto del ministero di giustizia, per come me lo racconta, mi pare che faccia acqua. Innanzi tutto è pericoloso avere un solo server in un solo luogo. Se scoppia un incendio e tutto va in fumo, che succede? Si liquefa la giustizia italiana? Sono sicuro che abbiano tenuto conto di quest'eventualità e previsto due server e in due luoghi diversi, con il botto di danaro che costa, perché sicurezza significa prevedere che le cose possono anche andare male per caso. Poi il diavolo ci può mettere la coda e anche questo bisogna immaginare e la "chiave" non è la soluzione che risolve tutti i problemi. La crittografia rischia di essere una porta blindata sistemata su pareti di cartone. E' vero, è difficile rompere la porta, ma è facile aggirarla passando dalle pareti. Oggi i dvd sono cifrati, ma in rete ci sono a tonnellate di dvd craccati, per dire. E poi oggi ci sono programmi di keylogging che copiano in silenzio quanto viene scritto sulla tastiera del computer. Il procuratore magari chiude la porta dell'ufficio e digita la sua "chiave" di accesso crittografato. Pensa di essere solo e sicuro, invece c'è chi gli sta rubando in quel momento la chiave per consegnarla a cyber- criminali che la venderanno al maggior offerente. E se a vincere l'asta dovesse essere Cosa Nostra? Può stare certo che, se questa cancelleria virtuale dovesse davvero farsi, sarà un boccone ghiottissimo per ogni hacker del pianeta".

Dunque, lo stato dell'arte è questo. Tutti i documenti d'indagine della giustizia italiana finiranno presto in un unico canestro. I procuratori, responsabili delle indagini, non saranno in grado di garantire la sicurezza delle informazioni raccolte. L'archivio della "cancelleria virtuale" sarà nella disponibilità delle forze di polizia, e quindi del governo che gestirà il sistema attraverso una società privata (altra minaccia, se si ricordano i traffici spionistici della Telecom di Marco Tronchetti Provera). Quel che è peggio, anche Cosa Nostra potrà ficcarci il naso, pagando il dovuto. Voi dite che stiamo messi bene?

http://www.repubblica.it/2009/01/sez...-d-avanzo.html
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Ultima modifica di toms : 12-01-2009 alle 09:50.
toms è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-01-2009, 09:21   #2
Freeskis
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più sicurezza per tutti !
evviva finalmente i criminali avranno la sicurezza di rimanere liberi !
Freeskis è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 12-01-2009, 11:43   #3
Jackari
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IL CASO. Protocollo d'intesa tra Brunetta e Alfano, il progetto partirà nei prossimi giorni
Sarà creata una centrale al ministero per indagini e processi, al momento senza regolamenti

di GIUSEPPE D'AVANZO

CI sono molti modi per dare avvio a una riforma della giustizia. La si può discutere in pubblico come accade ancora in questi giorni o inaugurare in silenzio nuovi, possibili controlli del governo sull'ordine giudiziario a dispetto di ogni autonomia e indipendenza togata. Si manipola qualche inciso nei codici, si sposta una virgola di un articolo di legge e il pubblico ministero può perdere la direzione delle indagini e della polizia giudiziaria (lo si è già visto). O - nome di una necessaria rivoluzione tecnologica - si possono sottrarre addirittura la "proprietà" e le informazioni dei fascicoli processuali al pubblico ministero e al giudice delle indagini preliminari.

È quel che può avvenire, nei prossimi giorni, quando entrerà nella sua fase di sperimentazione (nel primo trimestre a Napoli, nel secondo a Nola e Torre Annunziata, entro il quarto a Milano e Monza) il protocollo d'intesa firmato il 26 novembre 2008 tra il ministro per l'innovazione (Renato Brunetta) e della giustizia (Angelino Alfano). L'articolo 7 del protocollo prevede la "trasmissione telematica delle notizie di reato tra le forze di polizia e procure della Repubblica".

"Il progetto - si legge nel documento - prevede che le forze di polizia giudiziaria redigano le notizie di reato, le digitalizzino, le trasmettano alle procure, firmate digitalmente e crittografate nell'ambito della rete privata delle forze di polizia con specifiche estensioni di rete che potranno avere anche ulteriori utilizzazioni sinergiche".

Si può così "automatizzare l'alimentazione del registro delle notizie di reato e la costituzione del fascicolo del pubblico ministero e del giudice delle indagini preliminari". I dati così raccolti potranno essere condivisi dall'intera rete delle forze di polizia che avranno accesso ai "dati di sintesi delle notizie di reato". Come? "Predisponendo una porta di dominio attestata presso il ministero della giustizia". La "porta di dominio" è una formula che appare misteriosa ai non addetti, ma non indica altro che il luogo e l'identità di chi assicura lo scambio elettronico delle informazioni.

Ricapitoliamo. Tutte le notizie di reato del paese, i fascicoli dei pubblici ministeri, le comunicazioni tra polizia giudiziaria e pubblico ministero, tra pubblico ministero e giudice delle indagini preliminari di ogni tribunale italiano e quindi le denunce, le querele, le istanze e i verbali degli interrogatori, delle perquisizioni, dei sequestri, delle sommarie informazioni assunte, degli accertamenti tecnici, delle intercettazioni saranno (a regime) interconnesse attraverso un "gestore centrale" organizzato e controllato dal ministero di giustizia che - prevede il protocollo - può concederlo a un fornitore esterno, in outsourcing. Nascerà, dunque, come spiega un addetto al progetto, "una cancelleria virtuale nazionale" al momento priva di ogni norma, disposizione o regolamento. Questa è la notizia.

Vediamone le conseguenze probabili e gli effetti possibili. Sono indubbi i benefici a vantaggio dell'efficienza del processo. La rivoluzione tecnologica consente al pubblico ministero, al giudice, alla cancelleria di formare, di comunicare e notificare gli atti con documenti informatici che viaggiano tra gli attori del processo attraverso canali telematici, come avverrà presto per il processo civile. Via archivi cartacei e i "muri" di faldoni. Azzerati gli errori di notifica che annientano i processi. Abbattuti i costi. Recuperato personale. Ridotti i tempi. L'efficienza e quindi la credibilità del processo penale non potrà che avvantaggiarsene. E' la rivoluzione necessaria che gli addetti, tutti, dagli avvocati ai magistrati, chiedono da anni. Saranno soddisfatti. Meno lo sarà - o dovrà esserlo - chi si pone questa domanda: come e chi proteggerà quella miniera di informazioni? Quanto sarà inviolabile il sistema? E' legittimo che l'intera "base dati" della giustizia italiana sia gestita non dall'amministrazione giudiziaria, cioè dalla magistratura, ma da funzionari e società private dipendenti dal governo o dalle sue decisioni?

Un addetto al progetto, nato con il governo Berlusconi 2001/2006, è disposto ad ammettere che qualche problema c'è. "I responsabili degli uffici giudiziari, i procuratori della repubblica, dovrebbero essere in grado di esercitare un controllo agevole delle misure di sicurezza, ma se le base dati sono in una farm lontana, non si può avere la possibilità di effettuare monitoraggi continui. Quale responsabile della segretezza di quelle informazioni può escludere che, lontano dal suo ufficio, venga allestito un terminale del programma per l'accesso alla lettura dei dati? La sola risposta responsabile e ragionevole è: nessuno. La sicurezza è data da misure preventive e controlli costanti. Senza controllo, non c'è misura preventiva che possa tenere. E quale controllo puoi avere se sei a centinaia di chilometri di distanza?". Per alcuni autorevoli magistrati del pubblico ministero, quest'idea di una "cancelleria virtuale nazionale", prima di essere pericolosa, è soprattutto contra legem, illegale. "Il codice di procedura penale - dice un autorevole magistrato - prevede esplicitamente e senza deroghe che ogni "notizia di reato e la documentazione relativa alle indagini siano conservati in un apposito fascicolo presso l'ufficio del pubblico ministero con gli atti trasmessi dalla polizia giudiziaria". Se dovesse nascere una cancelleria nazionale, anche se virtuale, si scipperebbe la proprietà esclusiva del fascicolo al pubblico ministero: è contro al legge". Si dice d'accordo l'addetto al progetto ministeriale: "E' vero che ogni notizia trasmessa e raccolta sarà criptata con la chiave pubblica del procuratore, ma le informazioni sono archiviate in un luogo non alle dipendenze del procuratore, ma della forza di polizia e quindi nessun efficace e reale controllo può esercitarsi sulla protezione della segretezza dell'archivio".

E' la questione cruciale, pare. Con una qualche coerenza, Berlusconi e il suo ministro non tacciono di voler trasferire l'avvio, lo sviluppo e l'esito dell'investigazione penale dalle mani del pubblico ministero alle polizie. La rivoluzione tecnologica potrebbe consentire di assicurare alle polizie, e quindi all'esecutivo, anche il controllo di tutte le informazioni, delle notizie di reato, di tutta la documentazione di ogni indagine avviata nei ventinove distretti giudiziari del paese. Un Grande Fratello della giustizia italiana, si può dire, che dovrebbe essere sconfitto o tenuto lontano soltanto dalla "chiave" con cui i procuratori della repubblica dovranno crittografare i documenti. Se si chiede ad Alberto Berretti, matematico, professore di sicurezza informatica a Tor Vergata - dunque con una familiarità con il mondo e i metodi dell'hackeraggio - se una "chiave" per crittografare i documenti può essere una protezione definitiva, si raccoglie un sorriso ironico. "Nessun sistema è sicuro.
Questo progetto del ministero di giustizia, per come me lo racconta, mi pare che faccia acqua. Innanzi tutto è pericoloso avere un solo server in un solo luogo. Se scoppia un incendio e tutto va in fumo, che succede? Si liquefa la giustizia italiana? Sono sicuro che abbiano tenuto conto di quest'eventualità e previsto due server e in due luoghi diversi, con il botto di danaro che costa, perché sicurezza significa prevedere che le cose possono anche andare male per caso. Poi il diavolo ci può mettere la coda e anche questo bisogna immaginare e la "chiave" non è la soluzione che risolve tutti i problemi. La crittografia rischia di essere una porta blindata sistemata su pareti di cartone. E' vero, è difficile rompere la porta, ma è facile aggirarla passando dalle pareti. Oggi i dvd sono cifrati, ma in rete ci sono a tonnellate di dvd craccati, per dire. E poi oggi ci sono programmi di keylogging che copiano in silenzio quanto viene scritto sulla tastiera del computer. Il procuratore magari chiude la porta dell'ufficio e digita la sua "chiave" di accesso crittografato. Pensa di essere solo e sicuro, invece c'è chi gli sta rubando in quel momento la chiave per consegnarla a cyber- criminali che la venderanno al maggior offerente. E se a vincere l'asta dovesse essere Cosa Nostra? Può stare certo che, se questa cancelleria virtuale dovesse davvero farsi, sarà un boccone ghiottissimo per ogni hacker del pianeta".

Dunque, lo stato dell'arte è questo. Tutti i documenti d'indagine della giustizia italiana finiranno presto in un unico canestro. I procuratori, responsabili delle indagini, non saranno in grado di garantire la sicurezza delle informazioni raccolte. L'archivio della "cancelleria virtuale" sarà nella disponibilità delle forze di polizia, e quindi del governo che gestirà il sistema attraverso una società privata (altra minaccia, se si ricordano i traffici spionistici della Telecom di Marco Tronchetti Provera). Quel che è peggio, anche Cosa Nostra potrà ficcarci il naso, pagando il dovuto. Voi dite che stiamo messi bene?

http://www.repubblica.it/2009/01/sez...-d-avanzo.html
mi pare quantomeno allormistico. che, il keyloggin' funziona solo se c'è un server centrale??
poi anche il fatto che venga messa in evidenza, più volte, che al momento non ci sono regolamenti. Questo pare un accordo per un progetto di massima, i regolamenti cmq (siano essi validi o meno, positivi o negativi) verranno.
il controllo mi pare abbia anche riflessi positivi anche su come le indagini vengano compiute. non è lo strumento in sè ad essere sbagliato, ma un suo eventuale abuso (che sembra suggerito come normale, anzi come scopo dell'istituzione dell'archivio centrale, nell'articolo). anzi io ci metterei anche una rilevazione statistica della percentuale di successo delle azioni penali esercitate dai vari pm, in modo che venga incrementata l'efficacia dei procedimenti instaurati e deflazionato il carico di lavoro dei magistrati (e ridotte le "vessazioni" che i cittadini, talora, sono costretti a subire nel processo).

Ultima modifica di Jackari : 12-01-2009 alle 12:21.
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Old 12-01-2009, 11:56   #4
Xile
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mi pare quantomeno allormistico? che il keyloggin' funziona solo se c'è un server centrale??
poi anche il fatto che venga messa in evidenza, più volte, che al momento non ci sono regolamenti. Questo pare un accordo per un progetto di massima, i regolamenti cmq (siano essi validi o meno, positivi o negativi) verranno.
il controllo mi pare abbia anche riflessi positivi anche su come le indagini vengano compiute. non è lo strumento in sè ad essere sbagliato, ma un suo eventuale abuso (che sembra suggerito come normale, anzi come scopo dell'istituzione dell'archivio centrale, nell'articolo). anzi io ci metterei anche una rilevazione statistica della percentuale di successo delle azioni penali esercitate dai vari pm, in modo che venga incrementata l'efficacia dei procedimenti instaurati e deflazionato il carico di lavoro dei magistrati (e ridotte le "vessazioni" che i cittadini, talora, sono costretti a subire nel processo).
Ma che stai a dì, se uno è innocente bisogna lo stesso metterlo in galera per fare statistica?!
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Old 12-01-2009, 12:20   #5
Jackari
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Ma che stai a dì, se uno è innocente bisogna lo stesso metterlo in galera per fare statistica?!
ma che stai a capì... volevo dire
se non ci sono le prove è inutile fare il procedimento per poi arrivare ad una assoluzione per insufficienza di prove. a prescindere dall'innocenza o meno.
cioè il pm dovrebbe chiedersi ci sono gli elementi per una condann e non - o non solo- se a lui l'indagato sembra colpevole
la rilevazione statistica servirebbe a verificare l'efficienza del magistrato e -per chiarire meglio- se non promuove procedimenti alla meno peggio (uno per tutti quello sul tipo che avrebbe-ma non ha- ucciso l'ispettore raciti; ma tanto magari a quello lo condannano pure).

Ultima modifica di Jackari : 12-01-2009 alle 12:23.
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Old 12-01-2009, 12:56   #6
Fabryce
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Copio un mio intervento nell'altro thread:

Tutto quadra.. si vuole togliere potere ai PM (così non possono processare la casta) possibilmente senza cambiare la costituzione..

Questa cosa serve per controllare il potere giudiziario, fingendola una manna dal cielo per velocizzare i processi..
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Old 12-01-2009, 13:25   #7
Korn
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ma che stai a capì... volevo dire
se non ci sono le prove è inutile fare il procedimento per poi arrivare ad una assoluzione per insufficienza di prove. a prescindere dall'innocenza o meno.
cioè il pm dovrebbe chiedersi ci sono gli elementi per una condann e non - o non solo- se a lui l'indagato sembra colpevole
la rilevazione statistica servirebbe a verificare l'efficienza del magistrato e -per chiarire meglio- se non promuove procedimenti alla meno peggio (uno per tutti quello sul tipo che avrebbe-ma non ha- ucciso l'ispettore raciti; ma tanto magari a quello lo condannano pure).
esiste il gip
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Old 12-01-2009, 13:33   #8
Jackari
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esiste il gip
vale anche per lui
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Old 12-01-2009, 13:45   #9
rip82
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vale anche per lui
Per quale ragione l'esecutivo dovrebbe violare l'indipendenza del potere giudiziario, quando i padri costituenti decisero che i poteri andavano separati? La magistratura deve restare indipendente, soprattutto da quel lombrosario del nostro lurido parlamento!
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"E' un lodo che potrebbe essere chiamato lodo Orwell; lodo “Fattoria degli animali”. Ricordate forse che nella “Fattoria degli animali” c’era una specie di animali più uguali degli altri. Erano i maiali." cit.:Marco Travaglio
Questa non è la destra, questo è il manganello. Gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello - Montanelli
rip82 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
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