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#1 |
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Opus Dei
Da La Repubblica
«La Chiesa non è e non intende essere un agente politico», ha proclamato papa Benedetto XVI al presidente della Repubblica, l´ex comunista Giorgio Napolitano, nell´udienza di lunedì scorso nella Sala del Tronetto in Vaticano. Replicando con ulteriore enfasi quanto aveva già detto a Verona, soprannominata la "Pamplona d´Italia" per il grande potere che vi detiene l´Opus Dei, la Prelatura di origine iberica delle élites economico-finanziarie, dei manager tutti lavoro e listini. Dei manager tutti eccellenza e banche, etica del lavoro senza fiato, investimenti e profitti. E mutuo soccorso, perché, come spiega un anonimo banchiere del giro, «It pays to belong», appartenere paga. Verona è una delle capitali della finanza bianca, che è molto attiva in queste settimane al pari di quella laica. Vi prosperano, tra l´altro, la Fondazione Cariverona, azionista del colosso Unicredit, la Cattolica Assicurazioni e il Gruppo Popolare di Verona e Novara, che gestisce i fondi della Conferenza Episcopale, l´otto per mille della dichiarazione dei redditi destinato alla Chiesa, mentre l´assetto delle banche sembra essere al cuore della politica italiana, tanto da suscitare persino le preoccupate esternazioni del segretario dei diesse Piero Fassino. Dunque, non "agente politico" la Chiesa, per reiterata dichiarazione del papa. Ma agente "economico finanziario" sì? E che differenza fa se, in base al Codice della Prelatura del 1982, l´Opus Dei è interessata per definizione alle classi dominanti, a chi gestisce il potere economico e, tramite questi, a chi gestisce il potere politico? Papa Benedetto XVI, per la verità, non viene iscritto tra gli "amici" dell´Opera delle élites finanziarie fondata da José Maria Escrivà de Balaguer, proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 2002. Anzi, Joseph Ratzinger, noto per la sua intransigenza in tema di integrità della dottrina e della disciplina, sembra inviare segnali di moderazione all´Opus Dei, come quando all´Angelus nell´agosto scorso ha dichiarato che «troppo lavoro inaridisce i cuori», lanciando un messaggio a chi dell´etica del superlavoro ha fatto una religione. Tra i primi suoi atti ha sostituito Joaquìn Navarro Valls, numerario dell´Opera, che nel pontificato di Wojtyla aveva assunto un assai rilevante peso nella comunicazione vaticana, mettendo al suo posto padre Federico Lombardi, un gesuita e, perciò stesso, avversario storico dell´Opera arrembante. Un "potere forte" l´Opus Dei, che sempre più sembra rappresentare una chiesa nella chiesa, segreta come una setta, ricca, dotata di una miriade di "società ausiliarie", reazionaria, portatrice di una dottrina che appare come un singolare miscuglio tra fede e potere, tra riti medievali di autoflagellazione e listini di Borsa, tra cilici, consigli d´amministrazione e grande capitale, tra mortificazioni corporali e investimenti, tra scandali finanziari e "adorazioni continue". Come quella che quotidianamente esercita tuttora nella chiesa di Roma adiacente al Circo Massimo l´ex governatore della Banca d´Italia Antonio Fazio, pur dolcemente "scaricato" dalla Prelatura dopo lo scandalo dei furbetti, durante il quale le gerarchie opusiane furono attivamente al suo fianco. Come l´adorazione che esercitava Gian Mario Roveraro, il finanziere fondatore della Faes, scuola del potere opusdeista e delle Fondazioni Rui, residenze universitarie d´élite, rapito e assassinato misteriosamente qualche mese fa. Roma, viale Bruno Buozzi 73, quartiere Parioli, regno del "generone romano", ricchi dirigenti, commercianti, professionisti: è qui che Ferruccio Pinotti, il giornalista già autore di un libro (Poteri Forti) sul caso Calvi-Ambrosiano, si è introdotto nel «centro nevralgico dell´Opus Dei a livello mondiale», i 61 paesi in ogni continente nei quali l´Opera è presente, attiva, ideologicamente, finanziariamente e politicamente potente. L´ingresso alla Prelatura non è aperto al pubblico, ma dicendo che si è pellegrini desiderosi di pregare sulla tomba di San José Maria si viene ammessi. Una scala di marmo scende verso i sotterranei, dove, tra marmi e ori, è stata ricavata la cripta con la teca che contiene i resti del santo. Ai lati, tre file di banchi, dove spesso pregano distinti e potenti signori in gessato. Nomi non se ne fanno. Numerari, soprannumerari, aggregati e cooperatori restano ignoti, ma sono in ogni carica pubblica, in ogni ministero, in ogni università, in ogni ospedale, in ogni giornale. Attraverso un intrico di cunicoli sotterranei, sotto il viale dei Parioli, si giunge alla tomba del successore di Escrivà, don Alvaro Del Portillo, per il quale è stato già avviato il processo di beatificazione e che presto sarà canonizzato, se Benedetto XVI lo vorrà. I corridoi sotterranei si interrompono solo di fronte alla porta che li separa da quelli della residenza femminile, sita in via Sacchetti, in una grande villa di stile medievale, piena di torri e abbaini. La separazione tra uomini e donne è totale, un sessismo maniacale, come documenta Pinotti nel nuovo libro La vita segreta dell´Opus Dei in uscita per Rizzoli, attraverso le testimonianze di ex numerarie e numerari dell´Opera intervistati in Italia, in Germania, in Svizzera, in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Argentina e in Brasile. Anche nell´Upper East di New York, tra la Trentaquattresima e Lexington, dove sorge la "Torre del Potere", il grattacielo di diciassette piani progettato nel 1982, l´anno della morte di Roberto Calvi e della massima spinta dell´Opus Dei per ottenere dal papa l´agognata «Prelatura personale», vi sono due ingressi separati, per gli uomini e per le donne, in una segregazione ossessiva. Quel grattacielo, costato 64 milioni di dollari, sorse finanziato da una donazione della «Ben Venue», azienda di Bedford nell´Ohio. Cosa produce la «Ben Venue»? Difficile crederci, ma produce pillole anticoncezionali, che per l´Opus Dei, insieme ai preservativi, sono il massimo del peccato, perché il sesso, naturalmente possibile solo all´interno del matrimonio, è finalizzato esclusivamente alla procreazione, tanto che le famiglie "opusiane" anche in Italia - e qualche esempio di grandi manager iperprolifici ci viene in mente - arrivano a otto o dieci figli. Ma «pecunia non olet» per un´organizzazione che fa del business una religione, che in qualche modo fonde in un nuovo pensiero elementi che appaiono inconciliabili come l´etica protestante del capitalismo e il tradizionalismo della chiesa medievale. Non solo i libri all´indice, come quelli di Umberto Eco e Isabel Allende. Ma persino l´uso del medievale cilicio, cui Pinotti ha assistito, da parte di manager e banchieri in eleganti gessati, in un tempio veronese. Per chi non fosse uso a cose di chiesa, il cilicio è una fascia ricoperta di punte acuminate che i numerari devono indossare allacciato intorno a una coscia per due ore al giorno e che fa un male boia. Chissà se rispetta la regola del cilicio quotidiano anche Marcello Dell´Utri, membro dell´Opus Dei, già direttore del Centro Elis della Prelatura a Roma, condannato per concorso in associazione mafiosa. Quando dodici anni fa il pio Dell´Utri ha inventato Forza Italia per conto di Berlusconi, utilizzando la sua struttura pubblicitaria, forse non poteva prevedere l´odierno monito di papa Ratzinger: «La Chiesa non è e non intende essere un agente politico». ![]()
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#2 |
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Ecco, questo è un bell'articolo, cacchio, non come quel cesso su l'Unità sui neofascisti.
Insinuante, accattivante, coinvolgente, circostanziale ma stringentemente coerente, evocativo di visioni (pare di rivedere Il Codice da Vinci...), piacevole da leggere. ![]()
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Se c'è rimedio, perché ti disperi? Se non c'è rimedio, perché ti disperi? Ultima modifica di Feric Jaggar : 23-11-2006 alle 21:31. |
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#3 |
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Bell'articolo, da tenere nei preferiti e tirare fuori alla bisogna
![]() LuVi
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#4 |
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Porca!!!
![]() Questa non la sapevo! Ecco perchè, alla fine, me ne sono dovuto andare, quando svolgevo servizio civile li!!!! ![]() LuVi
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#5 | |
Utente sospeso
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--- era troppo lunga --- o grossa? ![]() |
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#6 | |
Bannato
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#7 |
Bannato
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per me sono balle, il tipo ha letto troppi codici da vinci
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#8 | |
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#9 | |
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#10 |
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Iscritto dal: Jan 2005
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Nota di un baciapile di mia conoscenza:
"Il Codice da Vinci... quel film è stato la rovina della Chiesa, e la fortuna dell'Opus Dei!"
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#11 | |
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#12 | |
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#13 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2004
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la notizia non fa altro che completare il quadro... ![]() |
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#14 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2004
Città: palermo
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certo se sapessi con certezza che usano quotidianamente il cilicio sarebbe una consolazione...
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#15 |
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Iscritto dal: May 2001
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VIA IL CAPITOLO SUI LIBRI PROIBITI
Alberto Statera per “la Repubblica” Meglio Honoré de Balzac o Pier Paolo Pasolini, Woody Allen o Vittorio Alfieri, Norberto Bobbio o Francesco Alberoni, Umberto Eco o Susanna Tamaro? Dal libro di Ferruccio Pinotti sull´Opus Dei purtroppo non lo saprete mai, perché la Rizzoli, che l´ha pubblicato, ha chiesto all´autore di espungere il capitolo dedicato alla «Guida bibliografica» dell´Opera fondata da San Escrivà de Balaguer, una specie di «Indice dei libri proibiti» di medievale memoria, in cui, condannati all´inferno, figurano molti autori della Casa milanese, che peraltro annovera ormai tra i suoi anche il papa Ratzinger con il suo libro su Gesù. La Guida, documento rigorosamente "interno", contiene recensioni e giudizi critici su oltre 65 mila libri, con una classificazione per ogni testo data da un voto che va da 1 a 6. Il numero 1 è perfetto, il 6 è da bruciare. Possiamo leggere tranquillamente a livello 1, per non rischiare l´inferno, il noto autore Rocco Buttiglione, filosofo con cattedra nel Liechtenstein, l´ex premier spagnolo Josè Maria Aznar, il cardinale di Bologna Giacomo Biffi, quello che vuole privilegiare l´immigrazione "dai paesi cattolici", la nota intellettuale Marta Brancatisano, autrice del Vangelo spiegato a mio figlio, e persino Lucio Brunelli, autore de Il tenero mastino di Dio - Memorie del cardinale Oddi. Se poi volete andare sull´hard, non vi perdete l´opera di Otto Skorzeny, il comandante delle Ss che liberò Mussolini dalla prigionia al Gran Sasso. L´Opus Dei raccomanda Vivere pericolosamente e Missioni segrete, le migliori opere del nazista che trascorse i suoi ultimi anni ad aiutare i criminali di guerra a sfuggire alla giustizia umana, se non a quella divina. Ma poniamo che qualche incauto voglia dribblare Skorzeny e anche la Brancatisano e farsi alla sera una buona lettura per evitare di sbattere sul ghigno opusdei di Bruno Vespa, senza incorrere nella condanna all´inferno. Che fa il poveretto? Prende l´Indice e, cominciando dalla A, butta via Alfieri Vittorio, Adorno Theodor, Allen Woody, Allende Isabel, Amado Jorge, Arbasino Alberto, Argan Giulio Carlo, Arpino Giovanni. Non va meglio con la B. Non passa l´esame dei Torquemada dell´Opus Dei - che so ? - Norberto Bobbio, il quale, meschino, segnala che «credere in una verità assoluta e l´uso propriamente razionale dell´intelligenza non sono compatibili». Jean Paul Sartre, per carità. Fernando Savater, non ne parliamo nemmeno. Tornando in su nell´indice, Umberto Eco è vietatissimo per Il nome della rosa, ma anche per Baudolino e Bertrand Russel è colpevole di non aver chiuso «la mente dei giovani nella rigida armatura del dogma». Disperati, torniamo alla A. Chissà che stasera non possiamo un po´ eroticamente ingaglioffirci con l´amore del "movimento collettivo a due" di Francesco Alberoni. Ma per carità, quei libri di sociologia d´accatto non sono "cibo dell´anima", come sarebbe auspicabile, perché Alberoni è «espressione del tutto emblematica dell´attuale cultura dominante, quella del pensiero debole o del cosiddetto post- moderno, che rifugge da qualsiasi verità assoluta per avversione nei confronti della metafisica....». Per una volta, diciamolo, i Torquemada dell´Opus sono quasi convincenti, quantomeno sul "pensiero debole" dell´editorialista rizzoliano. Ma allora a noi che cosa resta stasera sul comodino ? Ci rimane per fortuna Susanna, Susanna Tamaro, soprattutto con Verso casa, pubblicato dalla Ares, casa editrice dell´Opus Dei. Letteratura santa, perciò. Letteratura santa e business pare vadano piuttosto d´accordo. La scrittrice triestina raccomandata per santità ha creato a Zurigo la Fondazione Tamaro per gestire a fini umanitari i diritti d´autore ricavati dalla vendita delle sue opere nell´ambito della Fondazione Limmat. Cos´è la Limmat ? È uno dei bracci finanziari dell´Opus Dei. Creatura di Arthur Wiederkehr, avvocato-finanziere, "gnomo" svizzero di Zurigo assai citato negli atti dello scandalo Calvi- Ambrosiano. Archiviati Balzac e Arbasino, Alberoni e persino la Tamaro, stasera il comodino è sgombro, non ci resta che appisolarci davanti a Vespa. (Bruno Vespa - Foto U.Pizzi) 2 – “SPIACEVOLE INFORTUNIO” Caro Direttore e cari amici di Repubblica, ho letto con sorpresa sul paginone centrale del giornale di ieri che la Casa Editrice Rizzoli avrebbe chiesto a Ferruccio Pinotti, autore del libro-inchiesta Opus Dei Segreta, pubblicato da BUR, di espungere dal volume il capitolo sulla “Guida Bibliografica” con l’indice dei libri vietati. La sorpresa si deve al fatto - chiunque può constatarlo a pag. 424 del libro, nella sezione dei Documenti – che la “Guida Bibliografica” invece c’è. Naturalmente non è integrale: l’elenco completo consta di 60.541 voci, vale a dire qualcosa che si avvicina alla guida del telefono di una città media. Pinotti stesso, presentando la selezione pubblicata, spiega con quale criterio sia stata fatta: “Sono qui selezionati solo i titoli con voto 5 e 6, ovvero quei libri che sono vietati ai numerari dell’Opera”. D’intesa con l’autore, abbiamo insomma ritenuto più interessante presentare i titoli proibiti di autori molto conosciuti, anziché quelli degli autori graditi all’Opera o di grandi classici condannati come Pietro Aretino. La scelta non è stata certamente fatta – come si legge su Repubblica - per proteggere autori della nostra Casa Editrice messi all’Indice. Tutti i nomi da voi citati, infatti, nell’elenco del libro ci sono. Non so spiegarmi come La Repubblica possa essere incorsa in questo spiacevole infortunio e spero vorrete usarci la gentilezza di pubblicare questa lettera con la dovuta evidenza per non lasciare nei vostri lettori dubbi o equivoci. Un cordiale saluto Paolo Zaninoni Direttore Editoriale Rizzoli 3 - RISPOSTA DI ALBERTO STATERA Nessuno "spiacevole infortunio", caro Zaninoni, per quanto riguarda me. Perciò la invito a non "sorprendersi" e a stare magari un po’ attento al suo vocabolario. L’autore Ferruccio Pinotti mi ha scritto martedì 21 novembre alle ore 15,15 (cito testualmente) questa mail : "Ti mando il capitolo che la Rizzoli non si è sentita di pubblicare nel mio libro: un capitolo sui libri vietati dall’ Opus Dei..." Oggi l’autore mi riscrive precisando che "le schede (sui libri "proibiti") non sono state pubblicate per ragioni di ‘stile’ non di censura". "Stile", non "censura", parola che, peraltro, nei miei articoli di ieri non compare mai. Questo è quanto, per il resto fate un po’ tra di voi per gli infortuni. 4 - “GROTTESCHE LE CRITICHE ALL’OPUS DEI” - IL PORTAVOCE DELL’OPERA RISPONDE AL LIBRO DI PINOTTI: “È UN’ISTITUZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA. USARE IL TERMINE SETTA È L’OPPOSTO DELLA VERITÀ”... Da “la Repubblica” «Se un tranviere dell´Opus Dei guida un tram, il tram non è dell´Opus Dei». Metafora ferrotranviaria contro le accuse del nuovo libro «La vita segreta dell´Opus Dei», scritto per la Rizzoli da Ferruccio Pinotti, anticipato ieri da Repubblica. Arriva dal portavoce dell´Opera, Giuseppe Corigliano, che parla di «pregiudizi ed errori». E «tra i tanti» indica il capitolo sui rapporti tra Marcello Dell´Utri e la Prelatura: «Non è mai stato dell´Opus e non ha mai diretto il Centro Elis, prestigiosa scuola romana dell´Opera. E´ vero che Dell´Utri vi ha studiato, come migliaia di ragazzi, arrivando ad essere solo direttore della squadra di calcio». Corigliano nega, inoltre, che l´Opera sia una sorta di setta segreta: «La Prelatura opera sempre alla luce del sole, come le nostre scuole e le nostre università». Non è un caso - puntualizza - «se proprio ieri sera il vicepremier Francesco Rutelli ha inaugurato a Roma l´anno accademico della Rui, l´università internazionale dell´Opera». Come negare che molti membri dell´Opera sono esponenti dell´alta finanza o svolgono ruoli politici di peso? «Giustamente il Papa ricorda che la Chiesa non fa politica e che i singoli cattolici che con autonomia e responsabilità sono in politica, lo fanno senza coinvolgere la Chiesa. Questo è anche il messaggio di sant´Escrivà e questo dovrebbero capire quanti confondono l´esercizio libero della professione con l´occupazione egemonica della Chiesa o dell´Opera di quel posto. Questo vale pure nelle attività finanziarie. È sciocco dire che una banca è dell´Opus Dei perché il direttore frequenta i ritiri spirituali della Prelatura». Pinotti scrive di un elenco di libri proibiti stilato dall´Opera. «È di moda, quasi un business, inventare cose grottesche sull´Opera. E´ ridicolo pensare che, oggi, cristiani maturi siano condizionati nelle loro letture. È vero, invece, che negli anni ‘70, spinto dalla forte pressione marxista nella società e nella stessa Chiesa, Escrivà fece fare una raccolta di recensioni dei libri che uscivano per orientarsi nelle letture. Ma senza roghi, solo recensioni positive o negative come qualsiasi istituzione ha la libertà di fare». L´Opera, però, è sempre stata circondata da un alone di mistero. Perché? «Impressione sbagliata. La "mission" dell´Opera è riportare fra la gente lo spirito di fede fervente dei primi cristiani, vivendo una carità e una speranza ad alta intensità, nella normalità e senza segreti. Chi è apostolico non può essere segreto. L´Opus Dei è un´istituzione della Chiesa Cattolica. Usare il termine setta è l´opposto della verità. Come sbaglia chi scrive che il cilicio è obbligatorio nell´Opus. La prima mortificazione che san Josemaría insegnava era quella di rendere amabile la vita agli altri. Lui praticava il cilicio, ma consigliava moderazione a chi voleva usarlo. Senza obblighi».
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