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Old 08-06-2005, 11:32   #1
cprintf
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Intervista a Nino Galloni (ex Ministero del Lavoro)

Parla anche di signoraggio e monete locali.

http://www.disinformazione.it/intervistagalloni.htm
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D: Il 6 aprile del 2005, la Camera ha approvato una mozione per una Nuova Bretton Woods. Il sistema monetario deciso a Bretton Woods nel 1944 in pratica ha messo il dollaro come moneta principale a livello mondiale. Nessuno però di questa mozione ne ha parlato. Come mai? E cosa contiene?
R: La mozione ha l’obiettivo di recuperare la logica di incontro tra le varie realtà politiche del pianeta al fine di arrivare ad accordi di natura valutaria, monetaria di politica economica finalizzata allo sviluppo. Quindi, finanziare le grandi reti infrastrutturali, la ricerca ad altissimo livello e la promozione di tutte quelle realtà che oggi si trovano in una condizione di arretratezza, non tanto perché sia naturale che ciò avvenga, quanto perché le scelte di politica economica maturate dopo la dichiarazione di non convertibilità del dollaro da parte di Nixon nel 1971, quindi gli anni ’70, ’80 e ’90 hanno condannato questi paesi, questi popoli e queste realtà a subire una serie di svantaggi dal punto di vista delle relazioni economiche.
Ad esempio si parla molto dell’azzeramento del debito nei confronti dei paesi in via di sviluppo, però non si parla abbastanza dei meccanismi che l’hanno determinato, perché se anche questo debito si azzerasse, e poi non si intervenisse sui meccanismi che l’avevano determinato si ricostituirebbe senza nessun risultato utile.

D: In una recente dichiarazione pubblicata dall’Agenzia Parlamentare per gli Studi economici e politici lei ha detto che “lira, euro e valuta complementare non è questo il problema” ma semmai chi emette la moneta. Penso si riferisse al poco famoso Signoraggio. Ci può spiegare cos’è questo benedetto Signoraggio?
R: Il signoraggio è la differenza tra il valore facciale di una banconota e quello che è costato produrla. Il punto è che noi stiamo parlando di moneta che ha corso legale, cioè che noi siamo obbligati forzosamente ad accettare. Allora è chiaro che chi può emettere questa moneta ha un grandissimo potere: il potere di creare un valore, perché poi questa moneta deve essere accettata. La stessa cosa si può ottenere tra due persone che si emettano reciprocamente una promessa di pagamento di un qualche cosa se poi nel frattempo questa invenzione reciproca di valore trova conferma nell’ambito del circuito produttivo, perché con questa promessa di pagamento, nel caso delle banche si chiama credito, faranno seguito degli atti di natura economica, produttiva ecc. che generano reddito e consentono la restituzione della somma che stiamo parlando. La banconota, la moneta, si parla di signoraggio, perché c’è una autorità che emettendola si appropria di quella differenza tra il valore nominale e il costo di produzione. Ora se questa autorità è lo stato nazionale è chiaro che non è la stessa cosa delle singole persone che compongono la collettività, però se questo stato emette questa moneta per fare degli investimenti produttivi, c’è una logica, se invece di essere gli stati (come sappiamo nel caso europeo, che hanno rinunciato alla propria sovranità sia nei confronti delle banche centrali che nei confronti nella banca centrale europea), accade che la popolazione non ha più alcun vantaggio da questa grande invenzione dell’umanità che è la moneta.

D: Quindi se ho capito bene: la banca centrale stampa la moneta spendendo pochissimi spiccioli tra carta e inchiostri e la vende allo stato al valore nominale, cioè a quel numerino stampigliato sopra, giusto. Il signoraggio pertanto in termini economici è un guadagno impressionante. Che viene incassato dalle banche centrali che sono private…
R: Sì, praticamente le banche centrali, così come la banca europea, sono organismi privati…
L’idea del signoraggio precostituisce il diritto da parte dei cittadini di vedersi restituite queste somme. Ci sono della cause in corso in molti paesi, anche negli Stati Uniti, per ottenere questo rientro da parte dei cittadini stessi. Quella che è stata una mia battaglia storica, fin dagli anni ’80 da quando ero nel Ministero dell’Economia, riguardava la possibilità dello stato di mantenere il diritto a spendere quando si trattava di investimenti produttivi, di creare posti di lavoro, ecc., perché ciò che lo stato spendeva anche in disavanzo per quelle attività che ho citato, poi sarebbero rientrati, non erano soldi che andavano buttati all’aria. Nel momento in cui si ridusse questa possibilità, crebbero gli tassi di interesse, perché poi la domanda di moneta da parte dell’economia c’era, e si penalizzarono le imprese meno forti, i lavoratori, le famiglie. Oggi siamo in una situazione pericolosissima perché le famiglie per mantenere il proprio livello di consumi, si sono indebitate enormemente. Allora se il prodotto interno lordo, ciascun anno per molti anni, cresce di meno dei tassi di interesse, che pure sono bassi (ma sono più alti della crescita del Pil) è chiaro che nella media non c’è la possibilità di restituire questi prestiti, e allora che cosa succederà?

D: A me risulta però che la Banca centrale italiana è costituita da circa 12 banche private, quindi il signoraggio finisce nelle mani di privati investitori? Ma come viene permesso una simile cosa?
R: Queste votazioni sono state un messaggio chiarissimo da parte di questi due paesi, nel senso che la costituzione europea era un compromesso piuttosto alto e intelligente tra i bisogni della popolazione, quindi l’Europa dei popoli che non si è fatta, e quella dei banchieri, della finanza e dell’euro che si è fatta! Però questi popoli, francesi e olandesi, hanno detto chiaramente che a loro questo compromesso non sta bene. Che loro vogliono un’altra cosa. Quindi è un attacco chiaro all’Europa dei banchieri e della finanza. Questo però non significa che bisogna uscire dall’euro e abbattere l’euro, non necessariamente significa questo. Il problema è che anche a livello europeo proprio per andare dietro a quelli che sono gli interessi e i problemi della popolazione bisognerebbe che l’Europa potesse battere moneta per fare investimenti, costruire infrastrutture, creare lavoro, ecc. Questo è il punto: fare l’Europa dei popoli.
Quindi se dobbiamo intervenire sulla competitività dobbiamo fare in modo che i vari sistemi siano più compatibili, perché è chiaro che se ci sono dei paesi dove il costo del lavoro è bassissimo, non si sono le assicurazioni sanitarie, dove non c’è rispetto dell’ambiente, ecc. è chiaro che creiamo un discorso di concorrenza assolutamente insostenibile.

D: Ho sentito parlare di un 3° Polo indipendente che teoricamente dovrebbe presentarsi nel 2006 alle elezioni. Può dirci qualcosina di più?
R: Innanzitutto non dobbiamo confondere il Terzo Polo con il trasversalismo. Il trasversalismo è per esempio quello che sta dietro la mozione della Nuova Bretton Woods che abbiamo detto prima, consiste nel fatto di prendere idee e persone che stanno da una parte e dall’altra rispetto al centro sinistra e centrodestra e farli convenire su qualche cosa che si condivide. Questo è trasversalismo.
E’ una possibilità che ha la caratteristica di essere più culturale che politica. Il Terzo Polo è un progetto di fare una cosa che non sia né centrodestra né centrosinistra, perché si ritiene che sia il centrodestra che il centrosinistra tutto sommato, nell’ambito delle grandi scelte di politica economia non si distinguono granché, e non abbiamo brillato granché, se vuole la mia opinione di addetto ai lavori, perché essendo nella Pubblica Amministrazione ad alti livelli da tanti anni, ne ho visto di tutti i tipi e devo dire che purtroppo si è passati dal centrosinistra al centrodestra, dal punto di vista delle grandi scelte economiche, senza quasi accorgersene, e questo è negativo secondo me.
Il Terzo Polo è il tentativo di presentarsi agli elettori con un programma nuovo, diverso, con un programma alternativo, tanto alternativo da giustificare la nascita di una nuova coalizione. Ovviamente con l’attuale sistema maggioritario questo è molto difficile da proporre agli elettori…

D: Nel mondo ci sono oltre 5000 valute complementari. Secondo lei queste monete alternative sono valide oppure no?
R: La valuta complementare si può intendere in molti modi, se per esempio a livello locale 50, 60 o 100 aziende si accordano per accettarla nei loro scambi, se pur parzialmente, questo può consentire di far crescere le loro rendite e quindi la loro forza lavoro, perché chi spende moneta locale compra moneta locale, mentre chi spende la moneta internazionale compra prodotti internazionali. In certi tipi di comuni è chiaro che se vado a comprare la benzina, a fare il pieno di benzina, lo debbo fare in euro, però se vado a comprare un chilo di pane o un cassetta di pomodori prodotti localmente, posso pagare con la moneta locale (ovviamente se viene accettata).

D: Ci sono in Francia, Germania, Giappone, le risultano anche in Italia?
R: In Italia c’è stato l’esperimento del Prof. Auriti, ma quello era più una valuta alternativa. La valuta complementare è un qualche cosa che si affianca a quella ufficiale, non è che la sostituisce completamente. Serve per creare nuovi posti di lavoro e correggere i danni della cosiddetta globalizzazione.

D: Quello che è successo in Argentina?
R: In Argentina questa moneta popolare è stato l’unico rimedio vero nei confronti di una crisi economica istituzionale che sennò sarebbe stata irreversibile. Non sono state certo le ricette del Fondo Monetario Internazionale a tenere a galla l’’Argentina…

D: In qualità di economista onesto corretto e soprattutto senza peli nella lingua, qual è la sua ricetta per uscire da questa crisi economica?
R: La ricetta per uscire dalla crisi in generale è non confondere i vincoli con gli obiettivi! Nell’economia noi abbiamo dei vincoli, cioè uno non può fare un’impresa senza tener conto che dovrà vendere prodotti per un valore superiore ai costi che deve affrontare per produrre. Esistono vincoli anche nei bilanci pubblici, però non sono gli obiettivi.
Gli obiettivi sono nell’ambito dello sviluppo economico, nella protezione dell’ambiente, della salute della popolazione, della felicità della popolazione soprattutto dei giovani, ecc. Allora per questi obiettivi devo fare tutti gli sforzi possibili, non mi devo privare della flessibilità della manovra di politica economica e monetaria come si è fatto in questi anni, in nome di un dio euro. L’euro non è dio.
Se noi mettiamo sull’altare l’euro e pensiamo che l’altare sia sacro perché c’è sopra l’euro, sbagliamo: confondiamo il vincolo con l’obiettivo. Certamente non è che nell’economia siamo liberi di fare come ci pare, perché abbiamo tanti vincoli, ci sono delle leggi economiche da rispettare, però nell’ambito di questi vincoli è possibile fare in modo molto diverso rispetto a quello che si è fatto in questi anni. E questo ci potrà dare dei risultati migliori, che magari non significa la pienissima occupazione, o che stiamo tutti benissimo, però significa fare molto meglio di quello che è successo in questi venti-trent’anni

D: L’ultima domanda poi la lascio. Sento sempre più spesso parlare del crollo del dollaro USA a causa di una economia indebitata fino all’osso. Ecco perché ogni 2 anni devono fare una guerra. Le risulta una situazione allarmante del genere oppure no?
R: Arrivo subito alla risposta altrimenti dovrei fare dei discorsi di natura storico-economica molto lunghi. Se Cina, India e Russia, che sono i principali detentori di dollari, li buttassero sul mercato (per fare la cosa più razionale) per prendere una valuta più forte come l’euro, succederebbe una crisi di tali proporzioni che saremo costretti a cercare di risolvere i problemi con dei criteri e logiche che adesso sembrerebbero impensabili. Ci troveremo di fronte alla più grande crisi finanziaria e valutaria nella storia dell’umanità, quindi loro non lo possono fare: se li debbono tenere, e in cambio di questo cercano di avere dei vantaggi dagli Stati Uniti e nell’ambito del sistema, facendo un tira e molla sulla competitività, sulla vendita dei loro prodotti, e su altre cose.
Però è un sistema assolutamente instabile e non votato al successo, quello nel quale ci siamo venuti a trovare. Quindi sicuramente si dovrà arrivare o a nuova Bretton Woods o a un grande cambiamento di politica economica, o entrambi.

* Prof. Nino Galloni, economista tra i più affermati a livello nazionale, già Direttore del Ministero del Lavoro e presidente del Centro Studi Monetari
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L'amore non ha mai detto di essere eterno. (Osho)
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Old 08-06-2005, 11:35   #2
Onisem
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Molto interessante, quando avrò più tempo la leggerò con calma. Grazie.
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Old 08-06-2005, 13:53   #4
cprintf
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Sono contento che vi sia piaciuto! Vi aggiungo anche questo:

http://www.mclink.it/personal/MC0823/euroeusura.html
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1,720

L’EURO e L’USURA

(origine: http://www.frontenazionale.it/doc/eurusura.doc)



PREMESSA



La moneta è un mezzo, creato dall’uomo, per facilitare lo scambio dei beni. Pertanto, la causa della sua esistenza sta nella convenzione, che gli uomini si danno, di accettare un dato simbolo (oro, argento, metallo, cartaceo, ecc.) quale strumento per gli scambi dei beni prodotti. Se la causa è la convenzione e l’effetto è la funzione di misurare il valore dei beni, quando viene meno l’accettazione (e cioè la convenzione) la moneta perde anche la sua funzione e cessa quindi di essere tale. I simboli monetari, nel momento in cui la collettività, accettandoli, li fa circolare, acquistano anche il loro valore incorporato, così che insieme alla loro funzione di misura del valore (posseduta al momento dell’emissione) assumono, con la circolazione, anche la qualità di valore della misura. E’ quello che il prof. Auriti, nella sua teoria della moneta, chiama valore indotto, incorporato nel simbolo monetario, vale a dire il suo potere d’acquisto. Ne consegue che la moneta diventa un bene reale, oggetto pertanto di diritto di proprietà da parte di chi ne è il portatore: la collettività. Per meglio chiarire il concetto, facciamo un esempio. Immaginiamo che un tipografo, chiuso in una cella dove sta scontando una pena, proceda alla stampa di una certa quantità di simboli monetari in vari tagli. Certamente, nel chiuso della cella, il valore incorporato in tali simboli, salvo il costo tipografico, è pari a zero. Immaginiamo, inoltre, che lo stesso tipografo, una volta scontata la pena, ritorni al suo paesetto e distribuisca ai compaesani la moneta stampata in carcere, da usare come mezzo per facilitare lo scambio dei beni che la comunità produce. Se i paesani faranno circolare la moneta avuta dal tipografo, accadrà che i simboli monetari assumeranno il valore stampato su ognuno di loro, passando quindi da un valore pari a zero (quando erano fermi nelle mani del tipografo) a quello acquisito con la circolazione accettata, e quindi voluta, dalla comunità. Inoltre, ciascun paesano sarà proprietario del valore incorporato nei simboli monetari di cui è portatore, perché lo ha determinato, accettandolo come strumento per lo scambio dei beni.



MAASTRICHT e L’EURO



Può l’Europa di Maastricht essere considerata un nuovo Stato unitario? O piuttosto essa è solo l’espressione di una “Superfinanza” che vuole controllare le economie dei popoli europei ed incrementare i suoi profitti? Non è forse vero che l’Unione europea e la moneta unica sono stati imposti agli italiani, quasi in sordina, da trattati sottoscritti da politici imbelli o corrotti e venduti, senza l’ombra di alcun dibattito e senza alcuna manifestazione di voto? Le risposte a queste domande ci rivelano come, attraverso il trattato di Maastricht, sia stato possibile trasferire, in modo subdolo, il potere sovrano dei popoli europei ad un’Entità virtuale, che decide per loro attraverso euroburocrati non eletti, liberi da controlli e responsabilità, scelti da poteri finanziari sovranazionali. Un trattato diretto a realizzare un governo europeo centralizzato, sul quale tali poteri possono più facilmente esercitare la loro egemonia e la loro pressione, lontano dal controllo elettorale dei popoli. Un mezzo per completare la trama (programmata in tre secoli di storia dai gruppi giudaico-massonici, che controllano la finanza mondiale e che guidano l’azione politica esplicata da governi corrotti di popoli ignari) tesa ad imporre, attraverso la globalizzazione della finanza, un Governo Mondiale, un Pensiero Unico, un Mercato Unico, una Moneta Unica. Fra gli effetti immediati, quello che maggiormente, al momento, influenza negativamente la vita dei popoli europei è la perdita della sovranità monetaria a favore della Banca Centrale Europea (una sorta di Federazione delle Banche centrali nazionali, avente natura meramente privatistica): una struttura politicamente irresponsabile, libera da vincoli e controlli, indipendente dai governi e dai parlamenti. A tale istituzione è stata devoluta la gestione della moneta e della politica monetaria, dalla quale dipendono le politiche fiscali ed economiche dei paesi dell’UE e per la quale sono richiesti vincoli di bilancio insostenibili, tagli sulle spese sociali, limitazioni ai diritti dei lavoratori. Una politica monetaria centralizzata la di cui imposizione accentua, sia le differenze esistenti all’interno dell’Unione - come quelle delle infrastrutture, delle legislazioni sul lavoro, dei sistemi pensionistici, dell’assistenza sociale, ecc. - sia gli scontri fra gli Stati, per la supremazia politica ed economica. La presunta unione delle economie per mezzo dell’Euro, totem innalzato per omologare il pensiero dei popoli europei e rafforzare il centralismo economico - a tutto vantaggio dei poteri forti – si sta rivelando non solo una truffa, ma anche un processo dannoso. Una truffa, perché destinata a produrre vantaggi soltanto per le grandi aziende, che usufruiranno di forme ambigue e mascherate di protezionismo, a danno delle piccole imprese, specie se agricole, alimentari ed artigianali. Un danno, perché i lavoratori subiranno il costo del calo occupazionale e i consumatori patiranno tutti gli svantaggi della globalizzazione. In presenza di tali prospettive - considerato che una moneta è non solo l’incarnazione di un’economia omogenea, ma anche l’espressione della fiducia riposta in chi la emette (uno Stato riconosciuto) - può l’euro, un’unità di conto imposta per conseguire i fini speculativi del trattato di Maastricht, essere considerata una moneta? La risposta non può essere che una: L’EURO NON E’ UNA VERA MONETA!



L’USURA



Le Banche centrali nazionali aderenti all’Eurosistema - termine usato per designare la BCE e le BCN, aderenti al SEBC, che hanno adottato l’euro - su autorizzazione della BCE, prestano agli Stati ed alle Banche ordinarie (quindi all’intero sistema economico) la moneta (l’EURO) creata dal nulla (cioè senza una corrispondente copertura), richiedendo non solo il pagamento degli interessi, ma anche la restituzione del valore che l’EURO medesimo ha acquistato per effetto della sua circolazione (ricordiamo che i simboli monetari entrati in circolazione, al momento dell’emissione, non avevano alcun valore, essendo stati creati dal nulla). I simboli monetari, invero, hanno incorporato il loro valore nominale, il loro potere d’acquisto, soltanto quando i popoli ne hanno accettato la circolazione (peraltro, nel caso dell’Euro si dovrebbe parlare di “accettazione imposta” e non di libera autodeterminazione di volontà).

In sostanza, si pratica l’USURA!

Le vittime sono i cittadini che necessitano di finanziamenti e quindi le strutture economiche degli Stati.

L’usuraio è l’EUROSISTEMA, che appare come una federazione di società per azioni le cui deliberazioni sono adottate dagli organi decisionali della BCE. Ad essa (cioè ad un “privato”, espressione di poteri finanziari sovranazionali) gli Stati membri hanno trasferito la propria sovranità monetaria e di conseguenza il controllo della politica economico-sociale delle nazioni. Va inoltre considerato che, dal punto di vista contabile, la BCE risulta debitrice della moneta emessa, per tutto il tempo della sua circolazione; rappresentando pertanto un debito, tale moneta viene inserita fra le poste passive. Allora, perché percepisce interessi su di essa, pur essendo un debitore? Gli interessi non devono essere corrisposti al creditore, cioè al proprietario? E se la BCE non è il creditore (proprietario) chi può assumere tale veste se non gli Stati e cioè i popoli? Ne consegue che la BCE, essendo debitrice della moneta emessa, ne trae un utile non giustificabile, perché i veri creditori, cioè i proprietari, sono i popoli europei. Se poi si voglia assumere che la BCE è proprietaria della moneta emessa, anche prima del momento in cui la pone in circolazione (assurdo logico ed etico, in base al quale il valore della moneta non sarebbe l’effetto di una convenzione, bensì l’espressione della volontà totalitaria imposta da una struttura privata, direttamente dipendente dai gruppi di potere della finanza sovranazionale) si deve anche convenire che la medesima commette un illecito contabile allorquando la pone in bilancio fra le poste passive.

In sintesi, la Banca centrale nel mentre che iscrive al passivo del proprio bilancio i biglietti di banca emessi (anche se essi non rappresentano una perdita, perché la moneta, essendo l’unità di misura del valore dei beni, ha sempre e soltanto valore convenzionale, mai creditizio) addebita gli stessi, invece di accreditarli, ai popoli che, accettandoli, ne determinano il potere di acquisto. Un maledetto imbroglio che realizza un sistema usuraio, sia perché la Banca centrale, quando “presta” denaro, si arroga un diritto di proprietà, che non ha, su tutta la moneta circolante; sia perché i cittadini, da proprietari, diventano debitori della moneta che essi stessi creano. Da proprietari, e quindi creditori, a debitori: ecco l’Usura praticata dal sistema delle Banche centrali che, allorquando prestano, invece di accreditare, il danaro stampato, ne caricano il costo del 200%.



ANOMALIA DEL SISTEMA



Il sistema monetario adottato, per volontà di una Superfinanza apolide, comporta che uno Stato (e quindi un popolo) per pagare gli interessi dovuti, è costretto a farsi prestare altro denaro, alimentando il debito pubblico ed impoverendo l’economia nazionale. L’anomalia del sistema sta nel fatto che, vivendo in regime di corso forzoso e quindi di inconvertibilità della moneta, non c’è alcuna ragione che possa giustificare la richiesta dello Stato, ad un istituto bancario, di un prestito oneroso di banconote (semplici supporti cartacei) create dal nulla e prive di ogni valore intrinseco. E’ un comportamento che serve soltanto a determinare il trasferimento della sovranità monetaria e del governo della politica monetaria, nelle mani di un’entità privata - lontana dai bisogni e dalle aspirazioni dei singoli cittadini - che persegue esclusivamente i suoi scopi di lucro.

Trattasi oltretutto di una politica monetaria attualmente sempre più indirizzata verso una provocata rarità della moneta in circolazione, che viene giustificata dallo spauracchio dell’inflazione: fenomeno peraltro possibile solo in un regime di piena occupazione dei fattori produttivi (il che oggi non si verifica). E se tendenze inflazionistiche sono rilevate o temute, la causa va ricercata nell’aumento della velocità di circolazione della moneta, artificiosamente provocata dagli spostamenti di danaro virtuale, in tempo reale, operati dal sistema bancario-finanziario. Avviene, infatti, che la “Superfinanza” mentre da un lato lucra, attraverso tali trasferimenti, la moneta reale che incamera dagli Stati, per i debiti che gli stessi sono costretti a contrarre con la Federazione delle Banche centrali (a causa della contrazione del medio circolante imposta) dall’altro, incrementa la velocità di circolazione di moneta virtuale, alimentando le tendenze inflazionistiche.

Il che comporta, tornando al nostro paese (senza escludere che il fenomeno è esteso a tutti gli altri paesi, specie quelli c.d. in via di sviluppo o sottosviluppati) un debito pubblico superiore al reddito prodotto e un ammontare di interessi passivi superiore all’aumento annuo del reddito nazionale. La conseguenza è che lo Stato, strozzato da questa usura di un potere finanziario apolide, è impossibilitato a programmare e ad attuare serie ed autonome politiche economiche, fiscali e sociali.



UN POTERE ASSOLUTO



Il potere monetario della Banca centrale europea e di quelle nazionali annulla o rende inefficaci i poteri sovrani dei popoli aderenti al SEBEC e rende manifesto il disegno di attuare un sistema assolutista. Dove il potere assoluto non appartiene ad un Re o ad una Casta ben personificata ed individuata, contro i quali i popoli oppressi possono sollevarsi; appartiene, invece, ad un’Entità virtuale sovranazionale, espressione dell’azione continua e penetrante di non più tanto occulti poteri finanziari che, lentamente, ma progressivamente, stanno espropriando i popoli europei non solo dei loro poteri sovrani, ma soprattutto del loro diritto ad esistere.

Con l’istituzione dell’euro, il progetto assolutista è quasi completato. L’abdicazione della politica monetaria a favore della Banca centrale d’Italia, comportante la soggezione del potere politico a quello monetario, ha prodotto nel corso del tempo non pochi danni all’economia del paese. Basti pensare alla tempesta valutaria del settembre del 1992, quando l’allora Governatore (Ciampi?) bruciò 100.000 miliardi di lire (chissà se il fatto può essere correlato ad una certa crociera sul panfilo “Britannia” al largo di Civitavecchia, in quello stesso anno) senza dover rispondere ad alcuno delle proprie decisioni. La non controllabilità e la non responsabilità della Banca d’Italia, un ente privato comunque italiano, sono oggi prerogative di un ente privato sovranazionale, la BCE, priva di ogni riferimento con i popoli assoggettati al suo potere monetario ed i cui organi istituzionali sono autonomi ed indipendenti dagli organi rappresentativi degli Stati che formano il SEBEC.

L’art.105 del trattato di Maastricht, infatti, prevede che “la BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno della Comunità.”, e l’art.107 aggiunge che “nell’esercizio dei poteri e nell’assolvimento dei compiti loro attribuiti… né la BCE, né una BCN, né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai governi degli Stati membri, né da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni e gli organi comunitari, nonché i Governi degli Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE o delle Banche centrali nazionali nell’assolvimento dei loro compiti.” Ancora, all’art.108 A.1, si legge che “ la decisione (della BCE, n.d.r.) è obbligatoria in tutti i suoi elementi per i destinatari da essa designati”. Un vero e proprio potere assoluto, in materia di politica monetaria, nelle mani della BCE che, giova ripetere, è un Ente privato sovranazionale, espressione del totalitarismo della grande finanza. Qualcuno si chiederà: ma norme di tale portata non sono in contrasto con i principi contenuti nella prima parte della costituzione italiana, specie con quello sancito dall’Art.1, dove si afferma che la sovranità appartiene al popolo? E quindi anche quella monetaria?

I camerieri dei banchieri, i nostri governanti, già hanno ricevuto l’ordine di provvedere alle opportune modifiche costituzionali, non solo per sanare il pregresso, ma anche per evitare l’insorgere di possibili conflitti d’ordine costituzionale. Un primo passo, abbastanza decisivo, già l’hanno fatto con la riforma costituzionale dell’art.117, della quale è stato pubblicizzato soltanto l’aspetto relativo alla c.d. devoluzione di poteri a regioni ed enti locali. E’ stato invece occultato l’altro aspetto, ben più importante, contenuto nell’articolo modificato, tendente a costituzionalizzare la perdita della sovranità monetaria da parte del popolo, laddove è stato fatto approvare, con l’inganno, che: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto…dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.”

Sarà dovere di ogni buon cittadino, porre maggiore attenzione alle proposte di modifiche costituzionali che da ora in poi verranno avanzate e predisporre le azioni necessarie per la difesa dei poteri sovrani espropriati al popolo, davanti all’unico organo costituzionale che, al momento, non sembra abbia già un “padrone” e una divisa di “cameriere”: la Corte Costituzionale.



UN NUOVO TIPO DI MONETA



La nostra natura nazionalpopolare e rivoluzionaria può, in alternativa al sistema monetario in uso - adottando i principi salienti della teoria del prof. Auriti e di quelle di C.H.Douglas, Gesell e Avigliano, sotto l’indirizzo spirituale del pensiero di Erza Pound - prospettare e proporre una nuova concezione dell’economia. Una concezione del tutto etica che, nella sua concretizzazione, affida allo Stato il compito di provvedere a stampare (o a far stampare) le banconote, senza dover ricorrere a prestiti presso istituti privati - quali sono le Banche centrali nazionali o la Banca centrale europea - e di commisurare gli incrementi monetari, di volta in volta ritenuti necessari, allo sviluppo economico; senza dover pagare un interesse usuraio del 200% sugli incrementi stabiliti, e regolare gli stessi incrementi soltanto in ragione del costo di produzione dei beni reali.

Ciò comporterebbe la possibilità d’istituire un “reddito di cittadinanza”, determinato dalle somme date in prestito senza interesse - direttamente dallo Stato, che provvede a stampare la moneta - agli operatori economici e restituite dagli stessi al termine del ciclo produttivo. Tali somme andrebbero a costituire un nuovo reddito patrimoniale attinente allo status di cittadino, evitando sia la nascita e lo sviluppo del “sottoconsumo”, provocato dalla penuria del danaro necessario per acquistare i beni prodotti, sia la formazione e l’incremento di onerose scorte di magazzino. In altri termini, se lo Stato creasse direttamente la moneta necessaria per perseguire i suoi scopi e la mettesse in circolazione per svolgere la propria funzione di strumento dello scambio e quindi di misura del valore dei beni, al limite non sarebbe neppure necessario ricorrere all’imposizione fiscale, attualmente necessaria per restituire il presunto debito, contratto con il sistema delle banche centrali. Lo Stato potrebbe mettere in circolazione la moneta necessaria per acquistare i beni che il sistema economico nazionale produce o potrebbe produrre, senza dover subire le arbitrarie espansioni o contrazioni di moneta, operate dalla Banca centrale, che impone una propria politica monetaria.

Per evitare quindi che la finanza sovranazionale faccia oscillare arbitrariamente il volume della moneta, determinando un’instabilità di mercato, sulla quale lucra con maggiore facilità, lo Stato deve assumersi, direttamente, il compito di tenere costante il rapporto tra il volume totale del circolante e quello dei beni reali prodotti. Nel medio tempo, per permettere allo Stato di riappropriarsi in parte della potestà monetaria, potrebbe essere sostenuto, da parte nostra, il suggerimento, dato dal Santoro, di intervenire con manovre dirette a trasformare in moneta i “titoli di stato” in scadenza, onde permettere allo Stato di indirizzare i risparmi dei cittadini verso fini produttivi.



CONCLUSIONI



Le centrali finanziarie sovranazionali, nel corso del XIX e del XX secolo, hanno gradatamente conquistato posizioni di dominio su dimensioni mondiali, attraverso il fenomeno della c.d. globalizzazione. Aiutati in ciò da una schiera di servitori aventi il compito di mistificare la realtà naturale e di trasformare la società, iniettando nella mente e nel cuore di ogni individuo – attraverso il mito di una falsa democrazia – la convinzione di essere libero. I singoli uomini ed i popoli sono diventati inconsapevoli schiavi, costantemente controllati, attraverso l’imposizione di una politica monetaria, orientata ad assicurare esclusivamente il beneficio di un sistema finanziario-bancario globalizzato. Fra gli effetti della globalizzazione, vi è quello di un aumento della liquidità monetaria: una liquidità, però, fittizia e virtuale che ha determinato una moltiplicazione della moneta altrettanto fittizia e virtuale. Trattasi di un volume di danaro non reale, accaparrato dalla finanza globalizzata, che sposta enormi capitali (virtuali) da un punto all’altro del globo, incurante delle gravi crisi economiche che produce, purché risultino massimizzati la sua speculazione ed il suo profitto. All’opposto, l’altro effetto che vede gli Stati (i popoli) occidentali versare in un economia stagnante - dovuta alla scarsità di moneta, provocata dall’accaparramento delle centrali finanziarie - e gli Stati (i popoli) del terzo mondo che soffrono la fame, non per mancanza di derrate alimentari, ma per mancanza della moneta occorrente per il loro acquisto.

E’ necessario che gli Stati riconquistino la sovranità monetaria perduta ed emettano direttamente la moneta necessaria per soddisfare le esigenze dei popoli: una moneta di Stato, una moneta di Popolo.

Se il sistema monetario usuraio è la causa delle ingiustizie che subiscono i popoli del pianeta, la lotta a chi controlla tale sistema è il dovere principe di un movimento nazionalpopolare e rivoluzionario.



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Old 08-06-2005, 18:31   #5
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Up, anche se non sono ancora riuscito a leggerlo tutto...
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Old 09-06-2005, 09:21   #6
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Old 09-06-2005, 11:16   #7
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Io ancora non mi capacito di come sia possibile che i proventi del signoraggio vadano a soggetti privati.
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Old 09-06-2005, 13:18   #8
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Io ancora non mi capacito di come sia possibile che i proventi del signoraggio vadano a soggetti privati.
Mi è venuta un'idea. Ne parlo con te così mi dici cosa ne pensi:

Supponiamo che io conii una moneta a valore intrinseco, come ai vecchi tempi (in lega d'argento, per dire). Acquistarne parecchie sarebbe come investire in una casa o in un terreno, dato che il valore è intrinseco, giusto? Non ci sarebbero problemi di inflazione, se non limitati, dato che il valore è intrinseco, giusto?

Non ci sarebbe signoraggio, dato che il valore della moneta è rappresentato dal costo di emissione. Non vi sarebbero furbate bancarie, dato che per emetterla non basterebbe la carta...
Una volta emesse credo che comincerebbero ad essere utilizzate come moneta di scambio vera e propria.

C'è anche un altro vantaggio: quando c'è qualche crisi finanziaria tutti si rifugiano nei metalli preziosi. Quindi una moneta del genere sarebbe anche un'ancora di salvezza in tempi di crisi, per chi le ha acquistate.

Cosa ne pensi/ate? E' un'idea tanto balsana?
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Old 09-06-2005, 13:36   #9
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Originariamente inviato da cprintf
Mi è venuta un'idea. Ne parlo con te così mi dici cosa ne pensi:

Supponiamo che io conii una moneta a valore intrinseco, come ai vecchi tempi (in lega d'argento, per dire). Acquistarne parecchie sarebbe come investire in una casa o in un terreno, dato che il valore è intrinseco, giusto? Non ci sarebbero problemi di inflazione, se non limitati, dato che il valore è intrinseco, giusto?

Non ci sarebbe signoraggio, dato che il valore della moneta è rappresentato dal costo di emissione. Non vi sarebbero furbate bancarie, dato che per emetterla non basterebbe la carta...
Una volta emesse credo che comincerebbero ad essere utilizzate come moneta di scambio vera e propria.

C'è anche un altro vantaggio: quando c'è qualche crisi finanziaria tutti si rifugiano nei metalli preziosi. Quindi una moneta del genere sarebbe anche un'ancora di salvezza in tempi di crisi, per chi le ha acquistate.

Cosa ne pensi/ate? E' un'idea tanto balsana?
Mi cogli davvero impreparato. Credo comunque che anche il reperimento delle materie (preziose) per il conio avrebbe un costo, mi domando su cosa o chi andrebbe a gravare. Vi sarebbe una capacità di conio pari ai volumi richiesti? Chi, se non uno Stato, potrebbe permettersi un tale investimento iniziale per il conio? Inoltre credo che sarebbe, come dire, troppo poco "flessibile" e poco "meneggevole".
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Old 09-06-2005, 13:41   #10
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Mi cogli davvero impreparato. Credo comunque che anche il reperimento delle materie (preziose) per il conio avrebbe un costo, mi domando su cosa o chi andrebbe a gravare. Vi sarebbe una capacità di conio pari ai volumi richiesti? Chi, se non uno Stato, potrebbe permettersi un tale investimento iniziale per il conio? Inoltre credo che sarebbe, come dire, troppo poco "flessibile" e poco "meneggevole".

Beh, io stavo parlando di coniarne poche. Sarebbe inimmaginabile sostituire tutta la massa monetaria italiana.
Per il costo non c'è problema, dato che il valore della moneta è rappresentato dal costo del conio...alla fine sarebbe solo un investimento.
In sostanza al posto di acquistare un lingotto d'argento acquisto una certa quantità di monete. Con la differenza che queste ultime le potrei anche utilizzare da quei pochi (ma credo che sarebbero sempre di più) che me le accettano.

Un modo come un altro di investire: solo che al posto di investire i soldi...li trasformo!
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Old 09-06-2005, 13:54   #11
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La rigidità sarebbe il vero punto di forza, in quanto questa moneta rappresenterebbe un qualcosa di quasi immutabile, come valore.

Per la maneggevolezza...io credo che si potrebbe "virtualizzare" con l'emissione di banconote rappresentative di queste monete: non ci potrebbero comunque essere imbrogli. Questo perchè è una moneta vera e propria e non dell'argento sfuso: sarebbe direttamente immagazzinabile e non vi sarebbe spazio di manovra per le consuete furbate, come è stato fatto per il dollaro rispetto alla quantità d'oro.

Un'altra cosa: sulla moneta mi piacerebbe scriverci "Proprietà esclusiva del portatore". Tanto per essere chiari sul fatto che chi la cambia con gli Euro in realtà la sta acquistando.
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Ultima modifica di cprintf : 09-06-2005 alle 14:02.
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Old 09-06-2005, 14:14   #12
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La rigidità sarebbe il vero punto di forza, in quanto questa moneta rappresenterebbe un qualcosa di quasi immutabile, come valore.

Per la maneggevolezza...io credo che si potrebbe "virtualizzare" con l'emissione di banconote rappresentative di queste monete: non ci potrebbero comunque essere imbrogli. Questo perchè è una moneta vera e propria e non dell'argento sfuso: sarebbe direttamente immagazzinabile e non vi sarebbe spazio di manovra per le consuete furbate, come è stato fatto per il dollaro rispetto alla quantità d'oro.

Un'altra cosa: sulla moneta mi piacerebbe scriverci "Proprietà esclusiva del portatore". Tanto per essere chiari sul fatto che chi la cambia con gli Euro in realtà la sta acquistando.
Allora tanto varrebbe costituire una riserva di materie preziose e stampare moneta (carta straccia) corrispondente, sempre considerando un ambito limitato.
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Old 09-06-2005, 14:17   #13
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La rigidità sarebbe il vero punto di forza, in quanto questa moneta rappresenterebbe un qualcosa di quasi immutabile, come valore.
Come la mettiamo con il fluttuare di valore di mercato del metallo con il quale è forgiata la moneta?
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Old 09-06-2005, 14:38   #14
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Come la mettiamo con il fluttuare di valore di mercato del metallo con il quale è forgiata la moneta?
Beh, è come investire sui metalli prezioni. Il vantaggio è che quando l'economia va male il valore sale.
La differenza è che questo argento lo puoi utilizzare direttamente.
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Old 09-06-2005, 14:46   #15
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Allora tanto varrebbe costituire una riserva di materie preziose e stampare moneta (carta straccia) corrispondente, sempre considerando un ambito limitato.
Ma in questo caso tale valore (e la carta straccia) sarebbe gestito dalle banche: chi mi dice che non emettano più carta straccia dell'equivalente in argento? Oppure che ad un certo punto qualcuno decida un'altra Bretton-Woods?

Io mi sono stancato di utilizzare forzosamente della carta straccia il cui valore viene deciso dall'alto. Sarei mooolto più contanto di avere il valore in manina che sia il meno variabile possibile.
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Old 09-06-2005, 15:31   #16
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Ma in questo caso tale valore (e la carta straccia) sarebbe gestito dalle banche: chi mi dice che non emettano più carta straccia dell'equivalente in argento? Oppure che ad un certo punto qualcuno decida un'altra Bretton-Woods?

Io mi sono stancato di utilizzare forzosamente della carta straccia il cui valore viene deciso dall'alto. Sarei mooolto più contanto di avere il valore in manina che sia il meno variabile possibile.
Tu mi parlavi di ambiti limitati, nei quali credo che la cosa potrebbe essere gestita "direttamente" senza troppi problemi. Se parliamo di ambiti non limitati invece, dubito che con i volumi di circolazione e scambio moderni sarebbe proponibile e fattibile una corrispondenza con materie preziose o l'utilizzo diretto delle stesse per il conio.
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Old 09-06-2005, 15:39   #17
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Aprile 2004: allego il grafico l'oscillazione dell'Argento sul mercato di Londra in un solo mese.

Il range di oscillazione è stato del 31% in meno di 30 giorni!

Il valore intrinseco sarebbe crollato disastrosamente con conseguente corsa alla vendita ed effetti facilmente immaginabili.
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Old 09-06-2005, 15:43   #18
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Aprile 2004: allego il grafico l'oscillazione dell'Argento sul mercato di Londra in un solo mese.

Il range di oscillazione è stato del 31% in meno di 30 giorni!

Il valore intrinseco sarebbe crollato disastrosamente con conseguente corsa alla vendita ed effetti facilmente immaginabili.
Per curiosità: una soluzione composta (diverse materie pregiate) metterebbe relativamente al riparo da simili rischi?
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Old 09-06-2005, 15:46   #19
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Tu mi parlavi di ambiti limitati, nei quali credo che la cosa potrebbe essere gestita "direttamente" senza troppi problemi. Se parliamo di ambiti non limitati invece, dubito che con i volumi di circolazione e scambio moderni sarebbe proponibile e fattibile una corrispondenza con materie preziose o l'utilizzo diretto delle stesse per il conio.
Anche in ambiti limitati non mi piace l'idea di una gestione a "banconota". Perchè eventuali banconote potrebbero essere falsificate senza problemi: primo perchè non verrebbero certo stampate con tutte le tecniche anti-contraffazione che sono impiegate per l'Euro. Secondo perchè non ci sarebbe la polizia a dare la caccia ad eventuali falsari. Potrebbero quasi essere facile bersaglio di chiunque abbia una stampante laser a colori...

Con la moneta metallica, invece, servirebbe dell'argento per falsificare. Si può fare comunque, per carità, ma sarebbe molto meno conveniente, per i falsari.
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Old 09-06-2005, 15:53   #20
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Aprile 2004: allego il grafico l'oscillazione dell'Argento sul mercato di Londra in un solo mese.

Il range di oscillazione è stato del 31% in meno di 30 giorni!

Il valore intrinseco sarebbe crollato disastrosamente con conseguente corsa alla vendita ed effetti facilmente immaginabili.
Perchè mai? Me la tengo, invece, perchè so che poi, inevitabilmente, l'argento tornerà a valere come prima. Così come per tutti gli altri investimenti.

E poi io non ho parlato di argento e basta (se non per semplificare). La moneta sarebbe in lega di argento. Quindi le variazioni sarebbero ridotte.
E mettendoci dentro più materiali preziosi ci sarebbe un effetto di stabilizzazione perchè le variazioni più o meno controbilanciarsi.
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