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Old 05-03-2008, 09:14   #1
dasdsasderterowaa
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Berlusconi prepara il piano B: "Draghi se il Senato sarà in bilico"

Fonte: http://www.repubblica.it/2008/03/sez...b/piano-b.html

"Se la maggioranza al Senato non sarà ampia, io non farò come Prodi". I sondaggi da tempo ripetono sempre lo stesso ritornello: a Palazzo Madama la vittoria del Pdl è in bilico. Soprattutto nulla assicura che i numeri per Silvio Berlusconi siano sufficientemente ampi. Dati che il Cavaliere legge con apprensione. Derivandone una certezza: "Senza una affermazione netta, non sarò io a formare il governo". L'incubo della "paralisi" accompagna i suoi sonni. "Senza una coalizione forte, in Italia non si può fare niente. Contro la sinistra, contro i sindacati, non si riesce a fare niente". In quel caso, può essere la volta buona per le larghe intese. O meglio, per le "piccole intese" con il Pd di Walter Veltroni.

Un percorso comune ma transitorio per approvare la legge elettorale, rilanciare l'economia del Paese, varare le liberalizzazioni e infine tornare alle urne. Due anni per "risolvere i problemi veri dell'Italia".
Il modello cui spesso fa riferimento il Cavaliere è quello post-bellico di De Gasperi e Togliatti. In questo caso, però, si tratterebbe di un governo "tecnico" guidato da un "supertecnico" e composto da una squadra ristretta di ministri "super qualificati" e "imparziali".

Un gabinetto cui - è il ragionamento che Berlusconi sta sottoponendo soltanto agli esponenti di spicco di Forza Italia - non potrebbe che essere destinato Mario Draghi. "L'unico", a suo giudizio, in grado di affrontare un processo del genere. Il Governatore della Banca d'Italia, ripete da giorni l'inquilino di Palazzo Grazioli agli "amici di sempre", è l'uomo giusto per fare ordine nei conti pubblici, rivitalizzare il tessuto economico e industriale e quindi assegnare un nuovo profilo costituzionale alle istituzioni.

L'esempio di Prodi, del resto, per il leader Pdl è come una stella polare al contrario. È sicuro che a Montecitorio la sua vittoria sia fuori discussione. A Palazzo Madama la certezza non è ugualmente granitica. E non ne vuol sapere di farsi cuocere a fuoco lento nell'aula del Senato battagliando con gli "assenti" o i "traditori". Con i senatori a vita e con gli eletti all'estero. Soprattutto rabbrividisce all'idea di dover aprire una trattativa con Pier Ferdinando Casini per allargare la coalizione dopo il 13 aprile: "Mi farebbe impazzire". Anche perché, proprio al leader centrista aveva per primo fatto capire i suoi orientamenti. Era il 16 gennaio e si consumava l'ultimo incontro tra i due a Via del Plebiscito.

Per ammansire l'alleato recalcitrante, il Cavaliere accennò all'ipotesi del "passo indietro": "vedrai, io poi non è che voglio rimanere per sempre a Palazzo Chigi". Le cose, però, con i centristi andarono in modo diverso. A questo punto, è il ragionamento berlusconiano, meglio tenere fede a quell'embrione di accordo che il 30 novembre scorso aveva siglato con il segretario del Pd. Un colloquio preceduto nove giorni prima da un pranzo organizzato in gran segreto nella saletta riservata di un ristorante romano. Due incontri per definire non solo la possibile riforma elettorale, ma anche per fissare "congiuntamente" la bussola dei comportamenti futuri.

Un patto, quindi, che molti chiamano per le "piccole intese". E che da allora tiene senza cedimenti. "Walter e Silvio" non affondano mai i colpi. Il capo forzista ha addirittura delineato una strategia "pubblicitaria" che per la prima volta non delegittima l'avversario, semmai spara alzo zero contro i "partiti minori". Proprio come il dialogo sulla legge elettorale a novembre puntava a ridimensionare i "piccoli". E, a meno che i risultati elettorali non gli assegnino una maggioranza "sicura", a quel "patto" non vuole venire meno. Per Berlusconi, allora, non è un caso che ieri quell'ipotesi abbia fatto capolino pure nei discorsi di Veltroni.

Il Cavaliere, poi, ammette con i suoi di sentirsi "annoiato" da questa ennesima corsa e di essersi buttato nella mischia per "puro spirito di servizio". Così, anche in pubblico fa poco per occultare il "piano B". "Noi - spiegava l'11 febbraio scorso in un intervista al settimanale "Tempi", vicino a Cl e in vendita in edicola insieme al "Giornale" - siamo pronti a scrivere le regole comuni della partita. Una disponibilità che rinnoviamo per il futuro per le riforme che debbono far compiere all'Italia un salto di qualità". Stesse parole il 22 febbraio, davanti alle telecamere di "Matrix" su Canale 5: "Se ci fosse un risultato vicino a quello di due anni fa, noi offriremo alla sinistra la possibilità di risolvere insieme i problemi del Paese".

Certo, ora la campagna elettorale sta entrando nel vivo, e queste aperture saranno sempre più rarefatte. Ma il 14 aprile il capitolo potrebbe riaprirsi. Anche perché nei faccia a faccia del novembre scorso, il Cavaliere ha prospettato all'allora sindaco di Roma un patto a 360 gradi. La presidenza di una delle due Camere al Pd non è più un tabù. E l'uomo prescelto sarebbe Massimo D'Alema che si è candidato alla Camera. Non solo. L'ex premier ha persino superato la sua idiosincresia nei confronti di Luciano Violante che potrebbe ricevere il via libera del Pdl per la carica di giudice costituzionale insieme ad un altro giurista, dei centrodestra, come Gaetano Pecorella.

Insomma, tante "piccole intese" che, secondo il Cavaliere, anche Veltroni sta agevolando e che potranno determinare un'ultima conseguenza: inserirlo nell'elenco dei "padri costituenti". E quindi farlo digerire anche nel Pd come un candidato "potabile" per la successione al Quirinale nel 2013.



dasdsasderterowaa è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 05-03-2008, 09:42   #2
rip82
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Fonte: http://www.repubblica.it/2008/03/sez...b/piano-b.html

"Se la maggioranza al Senato non sarà ampia, io non farò come Prodi". I sondaggi da tempo ripetono sempre lo stesso ritornello: a Palazzo Madama la vittoria del Pdl è in bilico. Soprattutto nulla assicura che i numeri per Silvio Berlusconi siano sufficientemente ampi. Dati che il Cavaliere legge con apprensione. Derivandone una certezza: "Senza una affermazione netta, non sarò io a formare il governo". L'incubo della "paralisi" accompagna i suoi sonni. "Senza una coalizione forte, in Italia non si può fare niente. Contro la sinistra, contro i sindacati, non si riesce a fare niente". In quel caso, può essere la volta buona per le larghe intese. O meglio, per le "piccole intese" con il Pd di Walter Veltroni.

Un percorso comune ma transitorio per approvare la legge elettorale, rilanciare l'economia del Paese, varare le liberalizzazioni e infine tornare alle urne. Due anni per "risolvere i problemi veri dell'Italia".
Il modello cui spesso fa riferimento il Cavaliere è quello post-bellico di De Gasperi e Togliatti. In questo caso, però, si tratterebbe di un governo "tecnico" guidato da un "supertecnico" e composto da una squadra ristretta di ministri "super qualificati" e "imparziali".

Un gabinetto cui - è il ragionamento che Berlusconi sta sottoponendo soltanto agli esponenti di spicco di Forza Italia - non potrebbe che essere destinato Mario Draghi. "L'unico", a suo giudizio, in grado di affrontare un processo del genere. Il Governatore della Banca d'Italia, ripete da giorni l'inquilino di Palazzo Grazioli agli "amici di sempre", è l'uomo giusto per fare ordine nei conti pubblici, rivitalizzare il tessuto economico e industriale e quindi assegnare un nuovo profilo costituzionale alle istituzioni.

L'esempio di Prodi, del resto, per il leader Pdl è come una stella polare al contrario. È sicuro che a Montecitorio la sua vittoria sia fuori discussione. A Palazzo Madama la certezza non è ugualmente granitica. E non ne vuol sapere di farsi cuocere a fuoco lento nell'aula del Senato battagliando con gli "assenti" o i "traditori". Con i senatori a vita e con gli eletti all'estero. Soprattutto rabbrividisce all'idea di dover aprire una trattativa con Pier Ferdinando Casini per allargare la coalizione dopo il 13 aprile: "Mi farebbe impazzire". Anche perché, proprio al leader centrista aveva per primo fatto capire i suoi orientamenti. Era il 16 gennaio e si consumava l'ultimo incontro tra i due a Via del Plebiscito.

Per ammansire l'alleato recalcitrante, il Cavaliere accennò all'ipotesi del "passo indietro": "vedrai, io poi non è che voglio rimanere per sempre a Palazzo Chigi". Le cose, però, con i centristi andarono in modo diverso. A questo punto, è il ragionamento berlusconiano, meglio tenere fede a quell'embrione di accordo che il 30 novembre scorso aveva siglato con il segretario del Pd. Un colloquio preceduto nove giorni prima da un pranzo organizzato in gran segreto nella saletta riservata di un ristorante romano. Due incontri per definire non solo la possibile riforma elettorale, ma anche per fissare "congiuntamente" la bussola dei comportamenti futuri.

Un patto, quindi, che molti chiamano per le "piccole intese". E che da allora tiene senza cedimenti. "Walter e Silvio" non affondano mai i colpi. Il capo forzista ha addirittura delineato una strategia "pubblicitaria" che per la prima volta non delegittima l'avversario, semmai spara alzo zero contro i "partiti minori". Proprio come il dialogo sulla legge elettorale a novembre puntava a ridimensionare i "piccoli". E, a meno che i risultati elettorali non gli assegnino una maggioranza "sicura", a quel "patto" non vuole venire meno. Per Berlusconi, allora, non è un caso che ieri quell'ipotesi abbia fatto capolino pure nei discorsi di Veltroni.

Il Cavaliere, poi, ammette con i suoi di sentirsi "annoiato" da questa ennesima corsa e di essersi buttato nella mischia per "puro spirito di servizio". Così, anche in pubblico fa poco per occultare il "piano B". "Noi - spiegava l'11 febbraio scorso in un intervista al settimanale "Tempi", vicino a Cl e in vendita in edicola insieme al "Giornale" - siamo pronti a scrivere le regole comuni della partita. Una disponibilità che rinnoviamo per il futuro per le riforme che debbono far compiere all'Italia un salto di qualità". Stesse parole il 22 febbraio, davanti alle telecamere di "Matrix" su Canale 5: "Se ci fosse un risultato vicino a quello di due anni fa, noi offriremo alla sinistra la possibilità di risolvere insieme i problemi del Paese".

Certo, ora la campagna elettorale sta entrando nel vivo, e queste aperture saranno sempre più rarefatte. Ma il 14 aprile il capitolo potrebbe riaprirsi. Anche perché nei faccia a faccia del novembre scorso, il Cavaliere ha prospettato all'allora sindaco di Roma un patto a 360 gradi. La presidenza di una delle due Camere al Pd non è più un tabù. E l'uomo prescelto sarebbe Massimo D'Alema che si è candidato alla Camera. Non solo. L'ex premier ha persino superato la sua idiosincresia nei confronti di Luciano Violante che potrebbe ricevere il via libera del Pdl per la carica di giudice costituzionale insieme ad un altro giurista, dei centrodestra, come Gaetano Pecorella.

Insomma, tante "piccole intese" che, secondo il Cavaliere, anche Veltroni sta agevolando e che potranno determinare un'ultima conseguenza: inserirlo nell'elenco dei "padri costituenti". E quindi farlo digerire anche nel Pd come un candidato "potabile" per la successione al Quirinale nel 2013.



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"E' un lodo che potrebbe essere chiamato lodo Orwell; lodo “Fattoria degli animali”. Ricordate forse che nella “Fattoria degli animali” c’era una specie di animali più uguali degli altri. Erano i maiali." cit.:Marco Travaglio
Questa non è la destra, questo è il manganello. Gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello - Montanelli
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Old 05-03-2008, 10:10   #3
loncs
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Originariamente inviato da Cloudis Guarda i messaggi
... Un percorso comune ma transitorio per approvare la legge elettorale, rilanciare l'economia del Paese, varare le liberalizzazioni e infine tornare alle urne. Due anni per "risolvere i problemi veri dell'Italia"...
Sono stufo di queste palle!
Quanto sopra quotato costituisce IL MINIMO INDISPENSABILE CHE OGNI GOVERNO DOVREBBE AVERE IN PROGRAMMA.
Gli unici fatti che abbiamo oggi è che chi denuncia i problemi, ne è in realtà il peggior artefice. Sono stufo di PAGARE ciarlatani e bugiardi.
__________________
Diablo III
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Old 05-03-2008, 10:16   #4
cocis
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qualche giorno fa cossiga aveva definito draghi uno sciacallo o qualcosa del genere .. come menbro della goldam sach .. uno che lavora x quella banca non può ricoprire cariche importanti in italia .. ha detto ..

trovato...

http://qn.quotidiano.net/2008/01/24/..._premier.shtml

Quote:
'Mario Draghi? Impossibile immaginarlo a Palazzo Chigi. E' un vile affarista che vendera' l'economia italiana''
__________________
D

Ultima modifica di cocis : 05-03-2008 alle 10:18.
cocis è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 05-03-2008, 10:39   #5
Lorekon
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Berlusconi ha una gran paura di pareggiare.
__________________
"Le masse sono abbagliate più facilmente da una grande bugia che da una piccola". (Adolf Hitler)
"Se sei bello ti tirano le pietre, se sei brutto ti tirano le pietre. se sei al duomo ti tirano il duomo". (cit. un mio amico )
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Old 05-03-2008, 10:41   #6
seb87
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Berlusconi ha una gran paura di pareggiare.
o di perdere..
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Old 05-03-2008, 10:42   #7
FabioGreggio
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Berlusconi ha una gran paura di pareggiare.
Gli sta bene. Non ha voluto rifare la legge elettorale per fregola da vittoria.
Ora che i conti sono meno favorevoli rischia di vincere come Prodi e di fare il solito governo Brancaleone.

Chi pagherà la sua voglia di fare l'Imperatore Nano?

Noi, come sempre.

Dovrebbe invece pagare solo chi lo vota....

fg
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Old 05-03-2008, 10:44   #8
Giovannino
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Gli sta bene. Non ha voluto rifare la legge elettorale per fregola da vittoria.
Ora che i conti sono meno favorevoli rischia di vincere come Prodi e di fare il solito governo Brancaleone.

Chi pagherà la sua voglia di fare l'Imperatore Nano?

Noi, come sempre.

Dovrebbe invece pagare solo chi lo vota....

fg
Verissimo sull'imperatore nano, ma ricordiamoci che intanto abbiamo pagato 2 anni di manie di grandezza di Prodi, che ha preteso di governare senza numeri e con una maggioranza in pieno contrasto interno.
__________________
codice WII: 5517 3286 9221 9498
nickname: giovannino - da oltre 15 anni su hwupgrade!
Giovannino è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 05-03-2008, 10:46   #9
seb87
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Gli sta bene. Non ha voluto rifare la legge elettorale per fregola da vittoria.
Ora che i conti sono meno favorevoli rischia di vincere come Prodi e di fare il solito governo Brancaleone.

Chi pagherà la sua voglia di fare l'Imperatore Nano?

Noi, come sempre.

Dovrebbe invece pagare solo chi lo vota....

fg
perchè è così scontato che vinca ?....

secondo me vincono i teletubbies..
__________________
seb87 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 05-03-2008, 10:49   #10
dasdsasderterowaa
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Berlusconi ha una gran paura di pareggiare.
Il problema è il Senato, dove il PD può contare anche sui senatori a vita.
Alla Camera, invece, il PDL avrà sicuramente la maggioranza e i 340 seggi.

Non credo, ma è una mia opinione, ci sia molto da discutere su chi vincerà le prossime elezioni.
dasdsasderterowaa è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 05-03-2008, 10:52   #11
Marlex
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quoto solo questo... è esattamente un "gabinetto"... appunto...
__________________
“Oggi ci vogliono due qualità: l’onestà e il coraggio. Quindi l’appello che faccio ai giovani è questo: cercate di essere onesti prima di tutto. La politica dev’essere fatta con le mani pulite! Se c’è qualche scandalo, se c’è qualcuno che dà scandalo, se c’è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato” ... Sandro Pertini.
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