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Old 08-10-2005, 16:59   #1
Adric
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cinema, teatro, musica e danza in crisi, sciopero 14/10 contro tagli Finanziaria

Cinema, sos modello Titanic

Non passa il decreto, il ministro chiede una tregua, il settore sciopera.

ROMA - La misura è colma, gridano gli operatori del cinema. Tanto che il 14 ottobre prossimo, che non a caso è un venerdì di “prime” cinematografiche, le sale rimarranno chiuse per protesta e si darà vita ad una manifestazione nazionale a Roma. Allo sciopero parteciperanno anche l’Afic (Associazione Festival Italiani di Cinema) e l’Assomusica. Sul piatto, il contenuto della Finanziaria 2006 che taglia il 35 per cento del Fondo Unico dello Spettacolo e penalizza in modo pesante il settore cinema: i fondi passano infatti da 84 a 54 milioni oltre ai tagli alle risorse del Lotto che l’anno scorso avevano fruttato al settore 8 milioni di euro. «Il Governo ha ufficialmente abbandonato il cinema» ha affermato ieri l’Anica mentre nel pomeriggio il ministro dei Beni Culturali, Rocco Buttiglione, ha invitato a trovare una strada comune: «Inutile fare polemiche, ora bisogna pensare al cinema italiano» e ha lanciato un appello a maggioranza e opposizione: «Sigliamo una tregua e troviamo insieme una via percorribile. Tecnicamente - ha proseguito Buttiglione - ci sono diversi cammini che si possono compiere e io invito tutti a fare un gesto di buona volontà. L’ostruzionismo può continuare su altre cose ma non sul cinema italiano».

L’atmosfera rimane comunque incandescente. L’on. Giovanna Melandri dei Ds ha ribattuto alle parole del ministro: «Tecnicamente si può parlare di “tregua” quando ci sono due parti in guerra tra loro. In questo caso abbiamo invece assistito - dice la Melandri - dal 2001 ad oggi non ad una guerra tra maggioranza e opposizione ma ad un attacco frontale da parte dell’attuale Governo». La sola via percorribile per la Melandri è «fermare la spirale dei tagli progressivi al finanziamento pubblico avviata nel 2001 dal Governo Berlusconi, cancellare la legge manifesto sul cinema voluta da Urbani e ridare spazio ad una reale politica di sostegno alla musica, al teatro, alla danza e al cinema».
E’ sceso in campo anche Roberto Benigni, in attesa di uscire con il suo ultimo La tigre e la neve , parlando di «cultura, quella che in Italia conta sempre meno. Tutto lo spettacolo e il cinema in particolare non interessano più, visto che non gli si dà alcun valore». L’Anica, da parte sua, dopo la decisione del Governo che ieri ha fatto decadere il decreto salva-cinema, ha affermato che «evidentemente si tratta di una decisione strategica che lascia andare alla deriva un intero settore il quale ora deve fare i conti con la sua crisi più nera mai subita». Sulla mancata approvazione del decreto ”salva-cinema” si è espresso anche il direttore generale per il Cinema, Gaetano Blandini che sottolinea i contraccolpi negativi anche sulla recente produzione di «una trentina di film tra corti, opere prime e lungometraggi. Penso agli esordi di Bentivoglio e della Caselli, ai film di Marco Risi e Lizzani».
L.Jatt.
(Il Messaggero.it)
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Old 08-10-2005, 18:08   #2
reden
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in italia purltroppo la cultura del cinema non ce e ne mai ce stato !!!

Costa troppo !! Abbasate i prezzi e la gente verra !
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Old 08-10-2005, 18:39   #3
Adric
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Scusami Adric ma negli USA il cinema è sovvenzionato o cammina con le sue gambe ?
Eh, bella domanda....

Però mi sembra di capire che il settore è compatto, quindi lo sciopero riguarderebbe anche gli esercenti che gestiscono o/e possiedono le sale, non solo le case di produzione..... o no ?

Se è così, visto che Berlusconi possiede le sale del gruppo Medusa, in questo caso anche le sue sale sciopereranno il 14 ottobre contro... le decisioni del suo governo
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Old 08-10-2005, 20:05   #4
Freeride
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P.S. Possibile che in questo paese si accampino tutte le scuse possibili ed immaginabili per "campare" a spese altrui ?.
Pro, te lo ricordi quel servizio gironalistico (non ricordo dove) che parlava delle sovvenzioni al cinema italiano ...che poi alla fine i film venivano fatti e ci lavora anche un sacco di gente ...ma o non uscivano nemmeno nella sale o incassavano appena poche migliaia di euro?
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Old 08-10-2005, 20:09   #5
paditora
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Bè speriamo che li taglino sul serio sti soldi.
Avevo visto la puntata di report sul cinema e ci mangiano tanti di quei soldi.
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Old 08-10-2005, 20:09   #6
paditora
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Pro, te lo ricordi quel servizio gironalistico (non ricordo dove) che parlava delle sovvenzioni al cinema italiano ...che poi alla fine i film venivano fatti e ci lavora anche un sacco di gente ...ma o non uscivano nemmeno nella sale o incassavano appena poche migliaia di euro?

Report Rai.
Se trovo il link lo posto.


Ecco qui:
http://www.report.rai.it/2liv.asp?s=188
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Old 10-10-2005, 01:53   #7
Adric
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Domenica 9 Ottobre 2005

Non si uccide così anche la Cultura?

dal nostro inviato
RITA SALA

VALENCIA - “Un giorno per la storia”, ha titolato la televisione spagnola, celebrando l’inaugurazione, attesissima, del Palau de les Artes di Valencia. E davvero, di fronte a ciò che si è visto e vissuto ieri sera, prima durante e dopo il Gala musicale diretto da Lorin Maazel alla presenza della regina Sofia, risulta in tutto e per tutto motivata la frase roboante.
Duecentocinquanta milioni investiti dalla Comunità Valenciana in una impresa che completa stupendamente la Città della Scienza e delle Arti progettata e realizzata da Santiago Calatrava nell'arco di 14 anni. Un Colosseo della musica che, edificato in 6 anni, comincia a vivere oggi con i suoi 5 auditori, i suoi giardini pensili, i ristoranti, le terrazze e le piscine, potendo contare per il futuro sullo stesso appoggio finanziario che il Governo spagnolo assicura al Teatro Real di Madrid (18 milioni) e al Liceu di Barcellona (12 milioni). Il contributo non arriverà comunque in tempo a sostenere la prima stagione, ma anche questo era previsto: i programmi offerti dal Palau saranno ugualmente «ricchi, diversificati e di altissimo livello artistico e produttivo», assicura Elga Schmidt, intendente del Palau.
Tanto più festosa è apparsa Valencia, con i suoi fuochi di artificio famosi nel mondo, la gente entusiasta e l’intera città per la strada, attorno alla nuova casa della Cultura, quanto più triste e assurda figura, per contrasto, l’Italia di una Legge finanziaria che mette in ginocchio proprio i Beni Culturali e le Arti. Qui, da noi, si è deciso un taglio ulteriore ai finanziamenti della Cultura pari a circa il 40 per cento (da 464 a 300 milioni di euro). Un colpo basso e inutile contro il quale non solo la base, ma gli stessi vertici di settore si stanno ribellando con forza. Il ministro Rocco Buttiglione non usa mezzi termini: «Non basta ridurre il taglio, occorre proprio cancellarlo. Non sono i 250 milioni di euro complessivi, fra decurtazioni al Fus (Fondo unico dello Spettacolo) e riduzioni degli apporti derivanti dal Lotto, a poter sanare il bilancio dello Stato. L’unico effetto del provvedimento sarebbe la débacle della cultura e dello spettacolo nel nostro Paese».
«Chiuderebbe i battenti il centro sperimentale di Cinematografia - incalza Gaetano Blandini, direttore generale del Cinema -, non si potrebbe fare la Mostra di Venezia, cesserebbe l’attività della Cineteca nazionale..., l’intera attività produttiva risulterebbe inevitabilmente depressa...». E Salvatore Nastasi, suo corrispettivo per lo Spettacolo dal vivo e Sport: «Il taglio, che come dice il Ministro nulla risolve a livello generale, firmerebbe invece la condanna delle nostre Fondazioni liriche, degli Stabili, delle compagnie di prosa e di danza, delle già ossute rappresentanze della sperimentazione...».
Le associazioni di categoria e i lavoratori, naturalmenete, non accettano la fine e scendono in piazza compatti. Dopo aver assorbito con indubbio senso di responsabilità nel corso delle ultime stagioni, i progressivi ridimensionamenti dell’apporto pubblico al loro lavoro, adesso dicono basta. Non hanno nemmeno più la speranza di appellarsi agli enti locali, che, a loro volta, subiranno forti riduzioni degli stanziamenti fin qui loro demandati.
Le note del preludio della Carmen di Bizet, che ieri sera Maazel ha trionfalmente fatto risuonare a Valencia, se rapportate alla situazione italiana, hanno il passo di una beffa. E dire che possediamo gli edifici teatrali che hanno fatto la storia della lirica, le sale dalle quali sono partite le istanze europee degli Stabili di prosa (il Piccolo di Milano fondato da Strehler e Grassi), le nuove realtà aggregative (il Parco della Musica di Roma), che l’opinione internazionale annovera fra quelle esemplari per una metropoli contemporanea.
Dobbiamo rassegnarci, nonostante questo, alla decadenza culturale? Vorremmo proprio sperare di no. Siamo pur sempre la terra della musica, dei grandi attori, dei parchi archeologici, ma anche di magiche riprese di cui nessuno, alla fine, sa identificare i meccanismi. Eppure Valencia apre al mondo il nuovo Colosseo, fatto per le orchestre, non per i gladiatori, mentre noi annaspiamo per trasformare una già lunga agonia in semplice sopravvivenza. Un po’ poco, non credete?

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CINEMA
Sul grande scherno attori e registi infuriati

Le cifre sono imbarazzanti, i commenti imbarazzati. Il cinema italiano, colpito drasticamente dai tagli al Fus con i fondi per il settore che passano da 84 a 54 milioni (oltre i 7,5 milioni tagliati al Lotto che hanno fruttato 8 milioni di euro), non esce da una impasse aggravata dal peso delle cifre tutt’altro che confortanti riguardanti la stagione 2005. I dati Cinetel dei primi sei mesi dell’anno indicano infatti un calo di spettatori (18,05 per cento) e di incassi (17,84 %) rispetto al 2004 che, per la verità, si sono registrati anche in altri Paesi come Germania, Spagna, Francia e Usa. Ma se i tagli al Fus rimarrano tali, dopo la non approvazione del decreto salva-cinema, il cinema stesso si vedrebbe dilaniato ovviamente anche a livello occupazionale con la chiusura, annunciata, di festival, enti, organizzazioni. Si parla di quasi 4 milioni di euro in meno per la Mostra di Venezia, di meno sei per il Centro Sperimentale, di oltre venti milioni decurtati al fondo per la produzione.

Ieri il ministro dei Beni Culturali, Buttiglione ha affermato che «i tagli della Finaziaria al settore sono eccessivi e inaccetabili e dunque invito tutti i parlamentari a riflettere» mentre a gridare allo scandalo sono registi e attori. «Non siamo la tv che porta voti, e poi nell’ambiente siamo considerati di sinistra» si sfoga l’attrice-regista Chiara Caselli mentre Lizzani commenta: «La famiglia del cinema non è mai stata amica del potere» e Carlo Verdone sottolinea: «I tagli non fanno altro che abbassare ancora la qualità delle persone, soprattutto dei giovani».
L.Jatt.

MUSICA
Tra economie, salassi e indignazione

La musica italiana è sfinita. Nelle cronache, la parola “tagli” ricorre ormai più frequentemente dei nomi di Beethoven o Verdi. Ma quelli della finanziaria 2006, se dovessero essere mantenuti, supererebbero ogni record e farebbero aprire una crisi di estrema gravità. Per questo il livello di allarme è massimo. «Sono indignato: nel campo dello spettacolo, considerando la svalutazione, come contributi dello Stato siamo sotto del 30 per cento rispetto al 1985 - dice Francesco Ernani sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma -. Stiamo facendo il possibile per trovare forme di economie nella gestione ma questo salasso annulla tutti i nostri sforzi. Per le fondazioni lirico-sinfoniche la decurtazione sarebbe di circa 80 milioni di euro, cioè un 40 per cento in meno. L’Opera di Roma perderebbe oltre otto milioni di euro: vorrebbe dire la chiusura certa. Il mio auspicio è che in sede di emendamento il taglio venga recuperato: il ministro Buttiglione ha confermato il suo massimo impegno».
Non meno agitate le acque negli altri settori della musica, come quello delle associazioni concertistiche: «E’ una cosa tragica - dice Roman Vlad presidente dell’Accademia Filarmonica Romana -. La cultura non sembra davvero essere tra le priorità del governo. Adesso purtroppo si capisce che la spinta verso la privatizzazione delle istituzioni musicali era stata data solo perché lo Stato si potesse defilare».
Al.G.

TEATRO
Sul palcoscenico si montano barricate

«Dobbiamo dire grazie al Teatro italiano che continua a donarci momenti di leggerezza e di riflessione, momenti di gioia e di commozione». Sembra di sentire, nelle parole del Presidente della Repubblica, la difficoltà in cui si dibatte chi, nonostante i continui ostacoli rappresentati dai tagli al Fus, “continua” a voler fare teatro. Eppure insistono, con la stessa determinazione e la stessa voglia che avevano, più di quarant'anni fa, i protagonisti della scena italiana. La loro storia e le loro facce puoi conoscerle (e riconoscerle) in una mostra che - guarda caso proprio in questi giorni - l’Ente teatrale ha allestito alla Casa dei Teatri. “Italia ’60: Attori sulle barricate!”, cronistoria di una fetta di popolazione che combatte per essere riconosciuta, perché sia chiaro che il teatro, come tutte le altre forme di spettacolo, rappresenta la storia nazionale. Ancora un tentativo, allora, dopo quella “Vertenza spettacolo 2005” che lo scorso 21 febbraio riunì sotto la pioggia a piazza del Pantheon gran parte degli addetti ai lavori al grido “La cultura costa, l’incultura ancora di più”. Il tentativo si chiama “Chiudere per un giorno per non chiudere per sempre”. Quel giorno è il 14 ottobre, un venerdì di chiusura dei luoghi di spettacolo, di sciopero generale per i lavoratori del settore, e di manifestazione nazionale a Roma (centro Capranica, ore 14,30). Come si difenderanno attori, registi e compagnie belle? Rifugiandosi in quelle stesse cantine che furono laboratori negli anni Sessanta?
P.Pol.

DANZA
Nella tempesta di tagli che minaccia di travolgere la sparsa flotta dello spettacolo italiano la piccola zattera della danza rischia d’esser la prima a naufragare. Non lo dicono solo gli artisti e gli addetti ai lavori. Lo dice, al Ministero, il Direttore Generale per lo Spettacolo dal vivo, Salvo Nastasi: «Con appena il 7% circa del Fus e un taglio di oltre il 30% (che si somma a quello del 10% già subito nel 2005 ndr ) la danza non ce la può fare. Noi - il mio collega del cinema ed io, in linea con quanto espresso anche dal Ministro Buttiglione - siamo contrari ai tagli. Ma se si può ipotizzare che una grande istituzione musicale riesca sopravvivere, con fatica, in un settore come quello della danza, anche una realtà importante come l’Aterballetto non ce la può fare». Più chiaro di così.
Gli fa eco Domenico Del Prete, sindacalista, ballerino, oggi presidente dello Ials, uno dei più noti centri di formazione della danza della capitale: «Se un settore come il teatro, disponendo di un “sistema” consolidato di stabili, circuiti, compagnie, può tentare di reagire, un settore in cui il “sistema” non c’è o è ancora embrionale, come quello della danza, non può sopravvivere». E questo proprio in un momento in cui, sottolinea Aurelio Gatti, coreografo, «l’Europa è tornata a chiedere con insistenza all’Italia, in particolare al Sud, in cambio di finanziamenti, interventi di alta specializzazione proprio in campo culturale. E’ un suicidio».
d.ber.

(Il Messaggero)
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dato che la protesta non riguarda solo il cinema, ma anche il teatro, la musica e la danza, ho modificato il titolo del thread.
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Old 10-10-2005, 16:15   #8
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Lo Spettacolo piange, ma in piazza c’è n’è poco

di MARCO MOLENDINI

ROMA - Mariangela Melato, gran signora del teatro, si presenta vestita da splendido maschietto: capelli corti, giacca marrone e jeans. «Sono uno dei 250 mila lavoratori dello spettacolo» esordisce dal palco davanti alle bandiere e alla folla che applaude. Ce l’ha con il governo per i tagli al Fus (il Fondo unico dello spettacolo) e non lo manda a dire: «Hanno decretato che teatro, cinema, musica, danza e, insomma tutta la cultura, sono solo un ornamento inutile, dunque tutti gli italiani possono farne a meno così come fanno a meno di ricerca, istruzione, formazione professionale». La sua chiamata, lanciata con un intervento a braccio, suona ultimativa: situazione grave, il rischio è di rimanere assai presto a terra. Ma il mondo dello spettacolo, però, dov’è?
D’accordo, si sa che star, superstar e starlette non amano la mattina, eppure c’è il sole caldo e invitante di una bella domenica. Il fatto è che a rischio ci sarebbe addirittura la pagnotta. Ma dove sono i tanti militanti, i sostenitori, i simpatizzanti che la sinistra mobilita ( tanto è vero che, quando a destra hanno dovuto scegliere i responsabili culturali di alcuni partiti, sono dovuti ricorrere a Anna Kanakis e Gabriella Carlucci)? Doveva esserci Benigni, ma ha il film in uscita. Doveva esserci Massimo Ghini, ma non può apparire in tv per motivi contrattuali (e le telecamere stavolta ci sono). Assenti giustificati. C’è un po’ (poco) di mondo della televisione con preferenza per chi ha difficoltà a lavorare o è stato riposto. Degli altri non c’è traccia o quasi.
La canzone: assente. Il teatro: assente, la Melato è sul palco con altri due attori (ma questa è prestazione professionale anche se testimonianza d’impegno: Maria Amelia Monti e Fabrizio Gifuni, il De Gasperi della tv). Il cinema fa la figura del leone: Moretti, i Taviani, Muccino, Citto Maselli. La danza: assente. Ci sono, dispersi, Tullio Solenghi e Ugo Gregoretti. Stop. Anzi, no, c’è una delegazione del mondo dello spettacolo, la Melato li saluta dal palco, però si tratta di tecnici e lavoratori, più che di celebrità. Per loro, le star, Prodi dovrebbe provare a fare un comizio serale. Chissà.

(Il Messaggero)
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Old 13-10-2005, 00:26   #9
Adric
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Mercoledì 12 Ottobre 2005

Tagli al Fus, cresce il fronte del no

ROMA «Chiudere un giorno per non chiudere per sempre»: al suono di questo slogan i tre segretari dei Sindacati confederali, Epifani, Pezzotta e Angeletti , m arceranno venerdì a Roma nella giornata di sciopero indetta contro i tagli della Finanziaria alla Cultura. Giorgio Albertazzi , Dario Fo e Franca Rame (stanno provando Il teatro in Italia ), aderiscono alla protesta: «E’ umiliante dover arrivare ad elemosinare le risorse per poter continuare a lavorare. Se la cultura costa, la non-cultura costa di più. Di un popolo ottuso non ci si può fidare, distrugge la patria. E chi toglie un popolo dall’ottusità? La Cultura». Da Venezia, Maurizio Scaparro : «Viva lo sciopero, ma non basta più. Bisogna che gli uomini politici, tutti, ci dicano fin da ora che atteggiamento hanno nei confronti della Cultura: voteremo in base alle loro dichiarazioni». Stefano Accorsi , da Parigi: «Con i tagli al Fus abbiamo raggiunto il punto più basso. La Cultura e lo Spettacolo sono il nostro biglietto da visita all’estero».
«Se il taglio resta tuona il sovrintendente della Fenice, Giampaolo Vianello dovremo dimezzare la stagione». «I tagli previsti nella Finanziaria sono un colpo mortale per Roma e per il Lazio in particolare. Nella Capitale, cinema e teatro significano decine di migliaia di posti di lavoro» avvisa il consigliere regionale del Lazio dei Ds, Enzo Foschi . Stefano Zecchi , assessore alla Cultura a Milano: «Bisognerebbe farsi un esame di coscienza su come vengono spesi i soldi per la cultura, perché paradossalmente le più penalizzate sono le strutture di eccellenza che vivono ai limiti dei propri finanziamenti». «Voglio credere che il Governo tornerà sulle sue decisioni, perché le conseguenze dei tagli sarebbero troppo gravi» rincara Stèphane Lissner , sovrintendente da cinque mesi della Scala Lo Stato dev’essere il primo supporter di un settore determinante nello sviluppo della società. L’intervento dei privati non deve sostituirsi allo Stato, ma solo fornire risorse aggiuntive».
(Il Messaggero)
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Old 13-10-2005, 00:43   #10
StefAno Giammarco
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Gli operatori dello spettacolo tutti, attori, registi e quant'altro, si sono sempre lamentati che i soldi finivano sempre ai soliti raccomandati senza talento. Per conseguenza logica, sopratutto i talentuosi, dovrebbero essere contenti della piega che hanno preso le cose: in questo modo non subiranno più la concorrenza sleale degli incapaci e loro potranno continuare a fare come hanno sempre fatto. Se poi invece le cose non stanno così significa che sono una manica di bugiardi perché, sinora, han sempre mentito ma in tal caso di certo non meritano la nostra solidarietà. Ricordo inoltre che in Italia un enorme numero di persone lavora in piccole e micro aziende e di fatto costoro non hanno nessuna tutela tant'è che possono essere sbattuti fuori in ogni momento e senza tante spiegazioni, costoro cosa sono, figli di un dio maggiore? E non accampino la scusa della cultura, il 90% di loro produce vieppiù porcherie.

PS Per non essere frainteso: io sono un appassionato di musica, teatro ed arte in genere, tanto perché non mi si cataloghi fra coloro a cui non interessano queste cose.
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Old 13-10-2005, 00:52   #11
momo-racing
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la vera manifestazione sul cinema dovrei farla io: pago 8 euro tra biglietto e prevendita per andare a vedere un film e quando mi siedo in sala mi devo pure beccare 15 minuti buoni di pubblicità, delle stesse che si vedono a casa su canale5 o su raidue. Mavaff....
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Old 13-10-2005, 09:14   #12
Nicky
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Originariamente inviato da StefAno Giammarco
Gli operatori dello spettacolo tutti, attori, registi e quant'altro, si sono sempre lamentati che i soldi finivano sempre ai soliti raccomandati senza talento. Per conseguenza logica, sopratutto i talentuosi, dovrebbero essere contenti della piega che hanno preso le cose: in questo modo non subiranno più la concorrenza sleale degli incapaci e loro potranno continuare a fare come hanno sempre fatto. Se poi invece le cose non stanno così significa che sono una manica di bugiardi perché, sinora, han sempre mentito ma in tal caso di certo non meritano la nostra solidarietà. Ricordo inoltre che in Italia un enorme numero di persone lavora in piccole e micro aziende e di fatto costoro non hanno nessuna tutela tant'è che possono essere sbattuti fuori in ogni momento e senza tante spiegazioni, costoro cosa sono, figli di un dio maggiore? E non accampino la scusa della cultura, il 90% di loro produce vieppiù porcherie.

PS Per non essere frainteso: io sono un appassionato di musica, teatro ed arte in genere, tanto perché non mi si cataloghi fra coloro a cui non interessano queste cose.
Come non quotare..
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Guarda....una medusa!!!
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Old 14-10-2005, 22:47   #13
Freeride
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Un pensiero "di destra" sulla situazione attuale.

Parole di Zeffirelli, noto simpatizzante di quelli la...!


Il regista: niente è stato cambiato, basta con le sovvenzioni «Ha sbagliato anche questo governo» «Basta finanziamenti per film e opere». Oggi lo «sciopero» di cinema e teatri

ROMA — «Il sistema delle sovvenzioni al teatro e al cinema è un male congenito di tutti i governi d’Italia. Dico tutti. E anche questo guidato da Silvio Berlusconi, come ogni altro passato, ha sbagliato a non cambiarlo». Franco Zeffirelli, regista famoso nel mondo ed ex senatore di Forza Italia, mette nel conto una quota di impopolarità: «I colleghi, o certi incompetenti presunti tali, mi accuseranno di tradimento della causa, però la gente normale capirà». Ma non ha paura di schierarsi contro lo sciopero dello spettacolo, soprattutto delle sue ragioni.
Ma i tagli al Fondo Unico non la spaventano, Zeffirelli?
«La verità? Lo sciopero mi irrita profondamente. Qualsiasi governo, nelle nostre condizioni, ha il dovere di provvedere alle priorità: scuola, ospedali, pensioni».
Però l’Italia, nel mondo, è sinonimo di cultura: musei, teatro d’opera, cinema.
«Vero. Ma l’attuale ministero, da abolire subito così com’è concepito, si occupa sia del patrimonio culturale, che lo Stato ha il dovere di tutelare col denaro pubblico, che dello spettacolo. Quella parola nasconde oggi un mare di fango dove le vere attività culturali annegano tra ambizioni penose, piccole vanità, antiche frustrazioni, corruzioni politiche di periferia».
Lei è famoso per le invettive. Proviamo con le proposte.
«I governi italiani, purtroppo incluso questo, perpetuano l’orrore di finanziamenti a troppi bugiardi e truffatori sia nel cinema che nel teatro. Vogliamo deciderci una volta tanto ad affidarci alle esperienze che funzionano in altre parti del mondo, porca miseria? Pensiamo a cosa accade negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Insomma, io una proposta operativa ce l’ho. Ed è sperimentata proprio lì. In Italia, per ogni biglietto staccato, la tassazione statale può raggiungere il 44%. A Broadway non supera il 7%. Quindi l’imprenditore guadagna! Invece noi togliamo al botteghino e restituiamo coi finanziamenti. Costringendo gli autori ad inginocchiarsi al potere politico. Perché la catena coinvolge e in parte alimenta Beni culturali, Finanze, Tesoro».
In quanto al cinema?
«Ha ragione Suso Cecchi D’Amico, ho letto la sua intervista al Corriere della Sera. Basta coi finanziamenti statali! Basta! So di registi cinematografici di "opere prime" finanziati in quanto tali per tre volte. E poi il denaro pubblico si trasforma subito in uno strumento ideologico, non artistico. La prova? Mai visto un livello così deludente del cinema italiano. Meglio la fiction in tv: un onesto intrattenimento di discreta qualità».
E come la mettiamo con la Scala, che rischia davvero di dover «ripensare il proprio futuro », come dice preoccupato il nuovo soprintendente Stephane Lissner?
«Gli enti lirici sono un’altra faccenda. Rappresentano autentici impegni culturali dell’Italia nei confronti del mondo. Ma anche qui un metodo ci sarebbe: nazionalizzazione di orchestre e cori con adeguati accorgimenti per non trasformarli in carrozzoni, detassazione degli incassi come per il teatro, sovvenzioni dei privati che potrebbero poi detrarre dalle tasse le loro donazioni fino al 90%. Scommettiamo che la stessa Scala, sicuramente l’Arena di Verona, ritroverebbero una buona salute economica?».
Ha mai parlato di tutto questo con il suo amico Silvio Berlusconi?
«Sì, ne abbiamo discusso. Gli ho spiegato tutta la faccenda. Ma un governo è un governo, è una faccenda complessa. Non c’è solo lui. E poi c’è l’abitudine di tutti i governi a guardare alle sovvenzioni statali come a un’abitudine. Quando spiegai il pacchetto alla sinistra, non mi risposero: mi presero a pernacchie».
Ma Giorgio Albertazzi e Dario Fo, uno di destra e l’altro di sinistra, protestano insieme per i tagli...
«Giorgio è un genio, un grande attore, ma forse ora è un po’ distratto. Proprio lui che riempie subito qualsiasi teatro potrebbe trarre il massimo beneficio dalla mia formula. Dario Fo? E’ tendenzioso. Ha fatto, dico meritatamente, i suoi bei soldi proprio con la catena che ho descritto e vorrei distruggere».
Paolo Conti

14 ottobre 2005
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Old 15-10-2005, 02:16   #14
shambler1
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Cominciassero gli attori e gli artisti a tagliare la polverina ..
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Old 15-10-2005, 08:36   #15
Lucio Virzì
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Mecenatismo, questo sconosciuto; fosse per Zeffirelli (che aborro da sempre) non esisterebbe che chi può permettersi il lusso di campare di aria.
Evidentemente lui, come voi, a questo punto, non ha alcuna idea dei sacrifici che sono necessari per portare avanti l'amore per l'arte e la musica.
Ribadiscco: un popolo ignorante si gestisce meglio.

Meno male che i Leonardo, i Botticelli, i Vivaldi, i Verdi, i Goldoni, i Bertolucci, i tanti, tantissimi talenti ITALIANI non hanno dovuto vivere tempi scuri come quelli odierni.

LuVi

Ultima modifica di Lucio Virzì : 15-10-2005 alle 08:41.
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Old 15-10-2005, 12:44   #16
tdi150cv
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Originariamente inviato da Lucio Virzì
Mecenatismo, questo sconosciuto; fosse per Zeffirelli (che aborro da sempre) non esisterebbe che chi può permettersi il lusso di campare di aria.
Evidentemente lui, come voi, a questo punto, non ha alcuna idea dei sacrifici che sono necessari per portare avanti l'amore per l'arte e la musica.
Ribadiscco: un popolo ignorante si gestisce meglio.

Meno male che i Leonardo, i Botticelli, i Vivaldi, i Verdi, i Goldoni, i Bertolucci, i tanti, tantissimi talenti ITALIANI non hanno dovuto vivere tempi scuri come quelli odierni.

LuVi
ti regalo un sorriso ... imbarazzante ma un sorriso ... gia perchè paragoni Verdi e compagnia bella a quelli che al giorno d'oggi sviluppano materiale di puro commercio per la pura voglia di riempirsi il conto in banca ... e noi andiamo a sovvenzionare sta roba ? Si forse ci sarebbe gente meno nota dei vari vanzina e robaccia simile che potrebbero creare cose ben piu' culturali , ma anche sovvenzionando a piu' non posso non arriverebbero mai a godere di questi benefici per il solito magna magna. Come del resto si sono sovvenzionate anche persone incapaci che da anni insistono nel dimostrarlo ... In poche parole e' COMMERCIO ... e come tale che si arrangino !
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Old 15-10-2005, 12:51   #17
andreamarra
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ma invece di pensare ai livelli "alti", perchè non pensare ad esempio al teatro di prosa o simili. Quelli dove vanno ragazzi giovanissimi vogliosi di mettersi alla prova. E non di artisti affermati o case cinematografiche importanti o altro.

Io penso ai teatri o associazioni culturali. Che sono fucine per giovani attori. Che in Italia tranne i soliti noti, scarseggiano e di brutto.

Ci mangiano? Giusto tagliare? Oppure davvero è possibile ritenere che simili tagli consistenti non diano effettivamente una mazzata al mondo culturale italiano?

Che poi uno in nome della crociata "tagliamo i fondi a tutti perchè ci mangiano" non riesca MAI a verificare se poi alla fine tutti sti tagli fanno realmente bene è un altro discorso.

Io non ho le compentenze per poter dire "è un bene" nè "è un male".

Ma considerando che non siamo addentro il settore, quantomeno, come si fa a dire a priori che sicuramente è un bene?

se fosse un bene, allora lo stato potrebbe fare così: taglia tutto. Già è stato fatto, ma tagli ancora più sostanziosi.

Sicuri che andrà tutto bene? Io il timore ce l'ho.

Ultima modifica di andreamarra : 15-10-2005 alle 12:55.
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Old 15-10-2005, 12:59   #18
FastFreddy
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Se le produzioni cominciassero a tagliare gli stipendi dorati dei propri dipendenti....


Ad esempio un autista di camion a parità di mansioni guadagna una volta e mezza/due quello che guadagna un camionista di un'altro settore, stesso dicasi per elettricisti, sarte, etc. Senza contare poi il numero spropositato di persone che lavorano in una produzione, lavori fattibili da 2 persone sono affidati a 3-4...

Il ostro sistema di spettacolo è tutt'altro che meritocratico, non esiste selezione, se i finanziatori fossero privati avrebbero tutto l'interesse a finanziare solo chi se lo merita davvero....
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La mia config: Asus Z170 Pro gaming, Intel i5 6600k @4.5Ghz, cooler master 212x, corsair vengeance 8Gb ddr4 2133, SSD sandisk ultra II 480Gb, Gainward GTX960 4Gb, Soundblaster Z, DVD-RW, ali Corsair CX750M, Case Thermaltake Suppressor F31
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Old 15-10-2005, 13:11   #19
Lucio Virzì
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Se le produzioni cominciassero a tagliare gli stipendi dorati dei propri dipendenti....


Ad esempio un autista di camion a parità di mansioni guadagna una volta e mezza/due quello che guadagna un camionista di un'altro settore, stesso dicasi per elettricisti, sarte, etc. Senza contare poi il numero spropositato di persone che lavorano in una produzione, lavori fattibili da 2 persone sono affidati a 3-4...

Il ostro sistema di spettacolo è tutt'altro che meritocratico, non esiste selezione, se i finanziatori fossero privati avrebbero tutto l'interesse a finanziare solo chi se lo merita davvero....
Ehm, al 99% i finanziatori SONO privati... qui si parla di un fondo che tocca le piccole realtà.

LuVi
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Old 26-10-2005, 17:44   #20
Adric
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Mercoledì 26 Ottobre 2005

Scioperi della fame contro i tagli al Fus

ROMA - I tagli allo spettacolo hanno suscitato proteste furenti, raggiungendo il livello più drammatico con il drastico sciopero della fame iniziato nove giorni fa da Claudio Fantoni, artista del Coro del Maggio Musicale Fiorentino. Una forma di contestazione che si è estesa a varie fondazioni liriche italiane. Altri artisti hanno, infatti, deciso di seguire l’esempio di Fantoni, al quale è andata la solidarietà, tra gli altri, del sindaco di Firenze Leonardo Domenici.
E’ al quinto giorno di digiuno Manola Colangeli, artista del Coro del Teatro dell’Opera di Roma, che ha sottoscritto la lettera aperta inviata a suo tempo da Fantoni al ministro dei Beni culturali, Rocco Buttiglione. Si è associata Barbara Vignudelli del coro della Scala di Milano, nel quadro di un’azione concertata dalla Uil e concordata con i suoi rappresentanti nelle fondazioni lirico-sinfoniche. Al Teatro Regio di Torino, da venerdì nove artiste del coro hanno intrapreso un digiuno a staffetta in turni di tre giorni. E propone lo stesso sistema l’assessore alla Cultura di Firenze, Simone Siliani, in modo che la gente possa aderire allo sciopero della fame anche fuori dai teatri.
Sempre nell’ambito delle contestazioni ai tagli, ieri al San Carlo di Napoli i cambi di scena de La Tosca di Puccini sono stati effettuati a sipario aperto per mostrare l’importante lavoro svolto dai tecnici.
Al.G.
(Il Messaggero)
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