Batterie nucleari presto una realtà?

L'Università del Missouri ha sviluppato una batteria che fa uso di radioisotopi e di un particolare semiconduttore liquido
di Andrea Bai pubblicata il 14 Ottobre 2009, alle 12:12 nel canale SistemiLe attività di ricerca e sviluppo attorno alle batterie sono da tempo piuttosto vivaci: tutti i team impegnati in questo campo perseguono il medesimo obiettivo di lungo periodo, ovvero realizzare una batteria poco ingombrante, leggera e dall'elevata autonomia operativa. Dopo aver già trattato svariati progetti di ricerca in altre occasioni, oggi focalizziamo la nostra attenzione sul progetto portato avanti da un gruppo di ricercatori dell'Università dei Missouri che ha esplorato la possibilità di realizzare piccole batterie nucleari.
Jae Kwon, responsabile del gruppo di ricerca, ha dichiarato: "Per poter fornire sufficiente potenza dobbiamo poter gestire opportunamente la densità di energia. Le batterie ai radioisotopi possono fornire una densità di potenza di sei ordini di grandezza superiore rispetto alle batterie chimiche".
Il professor Kwon ed il suo gruppo di ricerca hanno lavorato alla progettazione di una piccola batteria nucleare, delle dimensioni confrontabili a quelle di una moneta da un penny, ideata per erogare energia a svariati sistemi N/MEMS - micro/nanoelectromechanical systems. Se la parola "nucleare" associata alle batterie può far pensare a scenari a tinte fosche, Kwon ha voluto assicurare che si tratta di dispositivi assolutamente sicuri: "Il pubblico vede la parola nucleare e pensa a qualcosa di molto pericoloso. Tuttavia le fonti di energia nucleare sono già utilizzate per erogare energia ad una serie di dispositivi, come pace-maker, satelliti spaziali e sistemi sottomarini".
Non sono disponibili purtroppo particolari dettagli in merito alla batteria, attualmente ferma alla fase di prototipo concettuale, se non che, ulteriore innovazione, Kwon intende impiegare un particolare semiconduttore liquido al posto dei semiconduttori solidi normalmente utilizzati nelle batterie. Questa la spiegazione: "Il punto critico nell'uso di una batteria radioattiva è quando si va a raccogliere l'energia: parte della radiazione può danneggiare la struttura a reticolo del semiconduttore solido. Possiamo ridimensionare il problema grazie all'uso di un semiconduttore liquido".
Il professor Kwon ha collaborato inoltre con il professor David Robertson, direttore associato del MU Research Reactor, presso il quale la batteria sarà prodotta e sottoposta ai test. I piani per gli sviluppi futuri prevedono l'incremento della potenza, la riduzione delle dimensioni e l'impiego di materiali alternativi. Kwon ha dichiarato che questa particolare tecnologia potrebbe consentire la realizzazione di batterie dallo spessore inferiore a quello di un capello umano.
126 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infocmq la potenza pare troppo limitata per alimentare i comuni dispositivi elettronici mantenendo un peso accettabile soprattutto per le schermature
a mio avviso l'utilità è solo per sensori wireless in ambienti ostili dove ogni altra forma di energy harvesting è inutilizzabile
xD
Va beh montiamole pure nei cellulari così la facciamo finita una volta per tutte....vi immaginate se esplodono per surriscaldamento tipo il famoso caso iphone??? altro che botto ;-)
Cmq un dubbio : ma si parla di batterie non ricaricabili immagino... anche perchè come si "ricaricano" gli isotopi ??
che si rischia??
sono molto contento che l'autonomia le lo spazio migliorano notevolmente ma a che rischi per la vita??
con le isotope
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