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Old 25-07-2005, 01:25   #1
Adric
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Emergenza case; affitti stellari, immobili sfitti, cartolarizzazioni e sfratti

"Emergenza casa? Il governo è latitante"

Appello dell'Anci per un cambio di rotta sulle politiche abitative. Domenici: "Se ne occupi il Dpef. Vogliamo poteri contro l'evasione". L'80% degli italiani è proprietario dell'alloggio ma l'edilizia sociale sta sparendo. E gli affitti "strozzano" le famiglie. A RomaOne.it la proposta per le dismissioni

Ulisse Spinnato Vega
Roma, 16 giugno 2005 - Casa amara casa. Il mercato immobiliare sembra un treno in corsa che nessuno riesce a fermare. Le compravendite aumentano, i prezzi non calano. E la bolla speculativa non esplode. Nonostante ciò l'italiano non rinuncia all'alloggio di proprietà come "bene rifugio", anche se il disagio economico è ormai enorme soprattutto per le famiglie di reddito medio-basso e in particolare nelle grandi città. A Roma oltre mille nuclei rischiano lo sfratto e il Comune, in sintonia con l'associazione dei sindaci, denuncia da tempo la latitanza del governo sul terreno delle politiche abitative.
"Servono nuove abitazioni a prezzi modici e va rilanciato il mercato degli affitti", dice il presidente nazionale Anci Leonardo Domenici. Il sindaco di Firenze annuncia: "Cercheremo di far inserire nel prossimo Dpef un capitolo per la casa. E collegheremo il tema a quello della lotta all'evasione. I comuni - chiude - hanno bisogno di poteri e competenze per sostenere questa battaglia". Domenici fa continuamente la spola tra Firenze e Roma ma continua a lamentarsi: "Questi ci fanno venire giù inutilmente". Proroga degli sfratti di qualche mese e nulla piu: secondo i comuni non esiste un vero impegno da parte di Palazzo Chigi sull'emergenza casa, in un momento in cui le spese per un mutuo o per un canone di affitto incidono pesantemente sulle casse esauste dei bilanci familiari.

IL DISIMPEGNO DELLO STATO
Meno pubblico, meno cooperative e più privati. Un'indagine Cresme testimonia chiaramente la diminuzione del peso dello Stato nel mercato immobiliare. La produzione edilizia di nuovi alloggi sovvenzionati è crollata da 34mila abitazioni nel 1984 ad appena 1900 nel 2004. Il peso delle abitazioni sociali nel mercato è del 4% sul settore della locazione e del 21% sul patrimonio abitativo.
Nel frattempo la relazione trimestrale per il fabbisogno di cassa del ministero dell'Economia testimonia che i trasferimenti correnti alle Regioni sono passati da 1,7mld di euro nel 2002 a 1,1mld nella media 2003-2004. E i trasferimenti per l'edilizia residenziale sono diminuiti nell'ultimo triennio da 1,5mld a 808mln di euro. Inoltre l'Italia è al penultimo posto in Europa per la percentuale di sussidi alla casa rispetto al Pil: un malinconico 0,07, lontanissimo dal 1,90 della Francia.
Anche il Fondo nazionale per il sostegno alla locazione (famiglie disagiate) è sceso dai 310mln di euro del 1999 ai 223mln previsti per il 2006. Nel frattempo, però, il mercato dei nuovi affitti è cresciuto del 49% a livello nazionale e dell'85% nelle grandi città (a Roma +91% con punte del +139%). Problema aggravato dal fatto che dal 1993 ad oggi gli alloggi pubblici in affitto sono passati da 1.100.000 ad appena 900.400 unità.

L'INDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE
Nel 2005 il valore del patrimonio residenziale è di 3.522mld di euro. Il mercato delle compravendite nel 2004 è stato di 137,2mld. In Italia l'acquisto della casa resta obiettivo primario: solo il 19% delle abitazioni è destinato all'affitto. Negli ultimi 20 anni, come detto, il pubblico e le cooperative hanno fatto passi indietro, lasciando gran parte della torta a privati e imprese. Dunque c'è carenza di alloggi a prezzi sociali. Malgrado ciò il boom delle compravendite sembra inarrestabile: siamo ormai sul milione e 200mila l'anno e cresce l'indebitamento delle famiglie, che devono restituire alle banche qualcosa come 160mld di euro. Fattori della crescita sono "l'aumento del numero dei nuclei familiari, la maggior quantità di ricchezze accumulate, il buon tasso dei mutui (favorito dalla tanto vituperata moneta unica) e il rientro dei capitali dall'estero", precisa Francesco Toso, del Cresme, in sede di presentazione dello studio.
Quello dell'affitto resta invece un problema sociale gravissimo. E non solo per il dato sottostimato che riguarda un 16% di mercato sommerso. Circa 1.360.000 famiglie sono in difficoltà nel rapporto tra reddito e canone, con una quota di spesa per la casa che supera il 30%. Il fenomeno si va aggravando e "nel 2007 - prevede Toso - potrebbe riguardare 1.700.000 nuclei. In Italia non c'è abbastanza edilizia sociale che ammortizzi il problema. In una grande città, l'affitto medio supera i mille euro a fronte di redditi dei ceti operai e impiegatizi che raramente vanno oltre i 1400-1500 euro". La questione è ancora più grave per la popolazione immigrata, i fuorisede e gli anziani, che ormai vivono da soli nelle proprie abitazioni nella quota di 2.800.000 unità.

LA PROPOSTA ANCI PER LE DISMISSIONI DEGLI ENTI
In grandi città come Roma il tema delle dismissioni immobiliari da parte di grossi enti pubblici, privati e privatizzati è una delle piaghe più sanguinanti. Sono state 11mila le alienazioni da parte soprattutto di istituti previdenziali e assicurativi. Poi oltre 90mila con le due cartolarizzazioni. "Noi cerchiamo una mediazione tra ente e conduttore - dice Domenici a RomaOne.it - ogni tanto arriviamo a dei protocolli d'intesa coinvolgendo le banche. Ma più di questo non possiamo fare. E' tutto affidato alla nostra buona volontà, non ci sono indirizzi generali".
Angelo Rughetti, segretario generale Anci, invece rivela: "Abbiamo fatto una proposta al governo: ci facciamo carico degli immobili in fase di dismissione e poi lasciamo la locazione al conduttore economicamente a rischio. Oppure gli rivendiamo la casa attraverso procedure agevolate. Per l'erario non ci sono ricadute negative e chi abita nelle case degli enti non si vede sbattuto fuori dall'oggi al domani. Il problema è che il governo ci ha sempre risposto picche".

(RomaOne.it)
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Old 25-07-2005, 01:27   #2
Adric
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ARTICOLI E COMUNICATI VARI SULL'EMERGENZA CASA A ROMA, MILANO, TORINO, VENEZIA E NAPOLI
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Casa: a Roma è emergenza sfratti

Nostro servizio - Circa 16mila famiglie rischiano di restare senzatetto entro il 2006, la metà quest'anno. E il mercato dei canoni continua a crescere. A RomaOne.it l'Unione inquilini: "Serve una moratoria"

Ulisse Spinnato Vega

Roma, 24 gennaio 2005 - Le cifre sono da emergenza sociale, le soluzioni possibili ancora tante e anche un po' confuse. A Roma circa 16mila nuclei familiari rischiano di perdere la casa per sfratto entro il 2006 e la metà di loro già quest'anno potrebbe restare senza un tetto sulla testa. Le cifre, diffuse oggi dal Corriere della Sera, sono dell'Ufficio "Emergenza alloggiativa" del Comune. La maggioranza delle famiglie interessate vive di redditi bassi, molte hanno portatori di handicap a carico e spesso si tratta di nuclei composti da ultra sessantacinquenni: circa il 40 per cento delle totale subirà infatti il provvedimento per morosità. Addirittura 25mila sono poi le famiglie in attesa dell'assegnazione di una casa popolare a Roma. Nel 30 per cento dei casi si tratta di anziani, per un decimo i richiedenti sono cittadini stranieri.

Il fenomeno degli sfratti negli ultimi anni è in aumento: sono già 15mila i nuclei romani raggiunti dall'amara sentenza. Una piaga che, accoppiata alla folle corsa al rialzo del mercato immobiliare (748 euro mensili il canone medio per un alloggio in periferia, quasi mille in zona semicentrale), genera una miscela esplosiva, un mix che ha suscitato persino le attenzioni e la preoccupazione di Giovanni Paolo II. Senza dimenticare l'irruzione di 50 inquilini Gepra nell'emittente ReteOro, le ripetute proteste a San Lorenzo e le occupazioni promosse da "Action", l'organizzazione vicina ai centri sociali secondo cui "60mila sono gli inquilini in abitazioni interessate da vendite e svendite da cartolarizzazione, di cui il 20 per cento non può acquistare".

L'altra faccia della medaglia è rappresentata dai 115mila alloggi che risultano sfitti nel territorio del Comune di Roma: case che secondo l'Istat sono malinconicamente vuote. Per lo più si tratta comunque di seconde abitazioni o appartamenti di rappresentanza. Senza considerare che nella Capitale ci sono 5mila persone che occupano abusivamente una dimora.

La situazione dunque è allarmante. Anche il Prefetto Achille Serra si è detto preoccupato e ha lanciato un'idea: assegnare i beni confiscati definitivamente alla mafia alle persone in emergenza abitativa. Serra si è poi appellato a tutti gli attori coinvolti, istituzioni in testa, affinché si raggiunga una soluzione concertata. Il Campidoglio, dal canto suo, ha individuato con una delibera di giunta il target da raggiungere a breve termine. "Servono 13mila alloggi da realizzare in forme diversificate (recuperi, densificazioni, modifiche di destinazioni d'uso, nuove aree) verificando la compatibilità dell'obiettivo con le previsione del nuovo Piano regolatore", dice il provvedimento datato novembre scorso. Il Comune pensa anche a una "sanatoria degli alloggi comunali occupati abusivamente entro il 31 dicembre 2003" purché "in possesso dei requisiti Erp e previo pagamento della morosità pregressa". In modo tale da "combattere il fenomeno del subaffitto e della compravendita di alloggi di edilizia residenziale pubblica".

"È in atto un serio approfondimento sulla delibera programmatica sulle politiche abitative a Roma. Le proposte dell'Acer e di tutte le associazioni. possono trovare una cornice programmatica e credibile all'interno di questa delibera che è in discussione in Consiglio Comunale", dice l'assessore alle Politiche abitative di Roma, Claudio Minelli. E risponde così alla proposta dei costruttori di Roma che suona in queste ore quasi come una provocazione: dateci l'uno per cento del territorio comunale - dicono le imprese edili agli amministratori capitolini - e in 18 mesi consegneremo gli alloggi ai cittadini. Il presidente dell'Acer Silvano Susi ha incontrato stamattina Veltroni e ha chiarito il senso della cosiddetta "formula Dash" (due case per noi e una gratis al Comune). Un progetto che prevede la modifica del Piano regolatore, il quale "attualmente destina buona parte del territorio al verde", così da "ottenere un uno per cento per costruire. Ci dicano loro dove", si legge sul Corsera. L'Acer chiede dunque di cambiare la destinazione di certi terreni e renderli edificabili, in modo da "permettere al proprietario di tenere per sé il 20 per cento dell'area su cui poter costruire, in cambio dell'80 per cento da cedere gratuitamente al Comune".
Insomma, pare che tutti possano guadagnarci. Il problema è che nessuno ha fatto i conti con l'oste: e l'oste in questo caso sono i verdi e i movimenti ambientalisti, che malvolentieri accetterebbero le modifiche al Prg e la conseguente colata di cemento fresco.

LA POLEMICA TRA INQUILINI E AMBIENTALISTI
RomaOne.it raggiunge Vincenzo Simoni, segretario nazionale dell'Unione inquilini. "Abbiamo lavorato molto a questo protocollo d'intesa - dice a proposito della delibera in discussione al Consiglio - E' chiaro che lo scopo è coinvolgere i privati in un discorso di cambiamento d'uso per le destinazioni sociali. La cosa preoccupante sono comunque i tempi di non realizzazione: si parla di due anni se tutto va bene. L'emergenza però è grave e precipita mese dopo mese". La soluzione tampone allora qual è? "La non esecuzione pratica degli sfratti, diciamo casa per casa - risponde - E poi bisogna ricostituire le commissioni prefettizie e gestirle in modo normativamente sostenibile, in modo da finalizzarle a programmi certi". Sulla sicura opposizione degli ambientalisti Simoni ribatte: "Ci facciano altre proposte, altrimenti faremo le baracche per gli sfrattati. L'ambientalismo deve anche avere una connotazione sociale, non me ne faccio nulla dell'ecologismo dei blocchi del traffico per chi ha tre macchine". Alla fine una previsione sul mercato immobiliare nel 2005: "L'abitativo tiene e il non abitativo aumenta - spiega il segretario dell'Unione inquilini - Il problema è che l'azionariato si diffonde poco e tutti continuano a buttarsi sugli immobili. Ma la bolla speculativa rischia di esplodere".

Pronta giunge a RomaOne.it la replica di Legambiente Lazio. "Sono 1.230.000 le abitazioni censite al 2004 nel Comune di Roma - dice il presidente Lorenzo Parlati - ossia più di 500 milioni di metri cubi con destinazione d uso residenziale, ma sembrerebbe che più case si costruiscono, meno case si trovano, anche se a Roma calano i residenti". "Ciò significa - aggiunge - che l'abnorme offerta abitativa, ha poco incrociato la domanda di abitazioni, specialmente per il mercato dell affitto, soprattutto perché quell offerta ha continuato a indirizzare la propria programmazione verso il solo mercato dell acquisto in proprietà della prima casa, e verso il mercato dell investimento del piccolo e medio risparmio nel mattone, quale ultimo bene rifugio. Allora il problema è davvero reale e serio, vanno garantite le figure sociali più disagiate, coloro che sono troppo ricchi per le 167 e troppo poveri per il mercato in proprietà e per gli affitti ai prezzi attuali".

Secondo Parlati, però, "per la soluzione di questo problema, non servono nuove case, ma il riequilibrio dell offerta, che ha un vantaggio per il nostro territorio in termini di risparmio del consumo di suolo, e anche per la maggiore velocità con cui si potrebbe affrontare la situazione. Le nostre 7 proposte permetterebbero di affrontare da subito l'emergenza casa, senza però toccare l'impianto fondamentale del Piano, peraltro da noi sottoposto a osservazioni proprio ai fini di ridurre ulteriormente il consumo di suolo". Per Legambiente dunque la delibera approvata dalla Giunta, è "foriera di modifiche perverse all'intero impianto del Piano approvato dal Consiglio Comunale a marzo del 2003". Infatti, denunciano gli ambientalisti, essa "nell'indicare la necessità di aggiornare e rivedere il Piano alla luce dell emergenza abitativa, e nell'individuare una serie di strumenti urbanistici, del tutto impropri, con i quali raggiungere l'obiettivo indicato (ossia 13mila nuovi appartamenti) apre il varco a modifiche del Piano che ormai pensavamo essere state derubricate in via definitiva dall attuale dibattito". E infatti, chiude Legambiente, "l'Acer, capita l'antifona, prontamente rilancia, ripristinando la richiesta di preservare l'1% del territorio, che attualmente il Piano indica quale Agro Romano vincolato, a fini edificatori. L 1% del territorio vuol dire 1.290 ettari, ossia una superficie pari a 6,5 volte la superficie di Villa Doria Pamphili".

(RomaOne.it)


ZK_news dettaglio

notizia inserita il: 15/02/2005
sgombero case ad Acilia

Oggi 14 febbraio alle 7.30 di mattina circa 100 fra poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa si sono presentati all'ex pronto soccorso di Acilia occupato sabato scorso da 30 nuclei familiari per effettuarne lo sgombero immediato.
Il comune di Roma nelle persone di Nicola Galloro, delegato all'emergenza casa, Claudio Minnelli, assessore al patrimonio e Luca Odevaine vicecapo del gabinetto del sindaco, hanno ignorato da subito le richieste degli occupanti di fissare un tavolo di trattative già a partire da lunedi', lasciando in mano alla questura la risoluzione del problema.

L'emergenza casa nella città di Roma, che ha ormai raggiunto livelli insostenibili, non vede soluzioni reali da parte di chi amministra i soldi pubblici ed è quindi responsabile di trovare una soluzione: per anni, in questa citta', l'unica politica edilizia e' stata quella delle concessioni alle grandi lobby del mattone che hanno prodotto un innalzamento dell' 80% degli affitti e la scomparsa delle case popolari; a tutto questo si somma la svendita infame del patrimonio pubblico (cartolarizzazioni), gia praticata dal centro sinistra e che oggi per mano del governo di destra vede migliaia di famiglie in mezzo ad una strada impossibilitate a comprare gli alloggi nei quali sono vissute per anni ad affitti popolari.

Risolvere l'emergenza abitativa schierando centinaia di guardie e' ormai una soluzione che da mesi stanno usando Comune e Regione: gli sgomberi del "Santa Maria della pieta'" , del "San Michele" e di oggi - mentre venivamo sgomberati noi, stessa sorte è toccata agli occupanti di Action in zona Romanina - rappresentano la "linea dura" che le amministrazioni e il prefetto Serra hanno deciso di adottare contro i movimenti di lotta per la casa; mentre sgombera gli occupanti, lo stesso consiglio comunale ritiene che discutere una delibera di Giunta inefficace negli intenti e limitata nei finanziamenti sia sufficiente a far fronte alla situazione nella capitale.

Tutto questo succede alla vigilia della visita degli osservatori internazionali dell'onu, chiamati dallo stesso comune di Roma per visionare lo stato dell'emergenza abitativa nella citta': una chiara operazione di facciata che ha solo l'intento della propaganda per le prossime elezioni politiche locali e nazionali: per questo invitiamo tutte e tutti alle prossime mobilitazioni e al corteo di mecoledi 16 (h. 16,30) dal Colosseo al Campidoglio dove affermeremo con forza che continueremo a lottare uniti per il diritto alla casa per tutti e tutte!!!

Noi senza casa voi senza vergogna.
Dateci le case e poi ne riparliamo.

COORDINAMENTO CITTADINO DI LOTTA PER LA CASA

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Emergenza casa a Milano: l'immobilità del Comune
Milano, settembre 2004

Pubblicato su “il metallurgico” - settembre 2004

La situazione della casa oggi a Milano è drammatica.
Purtroppo è figlia di una legge promulgata sotto il governo del centro sinistra.
Una legge, dimostratasi poi troppo ottimista, che ha lasciato di fatto il problema abitativo in mano al libero mercato, realizzando solo due correttivi sociali.
E’ stato introdotto infatti il "Canone sociale" oltre agli affitti regolati dal libero mercato, ma è talmente poco utilizzato (a Milano circa un centinaio di alloggi) che è servito ben poco a sistemare una situazione decisamente squilibrata.
Poi è stato introdotto un contributo di integrazione del reddito rispetto al canone per chi è in situazioni economiche disagiate.
Questa iniziativa, di per sé valida, è stata sviluppata troppo lentamente.
Inoltre ogni anno deve essere finanziata nuovamente: l'anno scorso, ad esempio, ne è stata finanziata solo una parte.
Insomma, quando sembrava che il contributo di integrazione al reddito funzionasse, sono stati tagliati i fondi per sostenerlo.
Di fronte a questi fallimentari correttivi al libero mercato degli alloggi il Comune è rimasto immobile.
In questi anni a Milano si costruiscono circa 100 alloggi popolari all'anno, mentre negli anni sessanta e settanta se ne costruivano fino a ottomila all'anno.
Senza arrivare a questi picchi, le cifre di oggi sono oggettivamente ridicole a fronte alla domanda di alloggi con affitti calmierati stimabile al ribasso intorno alle 30 mila unità, ma che più verosimilmente si attesta intorno alle 50 mila.
Per rispondere a questo incredibile divario tra domanda e offerta, il Comune dichiara provvedimenti che rimangono sulla carta.
Nel piano di riqualificazione dell'area ex Maserati, ad esempio, sono previsti circa 150 alloggi popolari, un altro centinaio nell'area ex OM, altri duecento circa al Sieroterapico.
Non viene detto però che la costruzione di questi alloggi è vincolata a finanziamenti statali e regionali che non arrivano.
Quindi questi numeri, che già sono modesti, rimangono solo intenzioni e non si trasformano in realtà.
E’ incredibile poi come il sindaco Albertini davanti a questa situazione paradossale affermi che il costo degli affitti è un bene perché significa che Milano è apprezzata.
Questa amministrazione dimostra così di non avere nessuna attenzione alla gente.
Si occupano solo di grandi progetti, come i grattacieli e la nuova Fiera, per le case dei milanesi non hanno nessuna attenzione.
Noi di contro proponiamo di mettere a disposizione per cooperative edilizie o anche privati aree a prezzi inferiori a quelli di mercato a patto che siano realizzate abitazioni ad affitti calmierati.
Il Comune poi ha ingenti patrimoni, che al posto di essere venduti per recuperare soldi destinati a progetti che interessano poco ai normali cittadini, potrebbero essere riqualificati per alloggi popolari.
Si potrebbe portare l'ICI in questi casi dal 5% allo 0% e non solo al 4% come ora.
Si potrebbe anche pensare dl ridurre l'ICI per l'Aler in maniera progressiva obbligandolo a utilizzare queste somme risparmiate per nuovi alloggi.
Infine pochi sanno che a Milano ci sono 4-5000 monolocali popolari che non possono essere assegnati perché sotto i minimi di metratura (30 mq) del regolamento comunale.
Se la Regione li mettesse a disposizione dell’Aler, potrebbero essere disponibili per giovani, studenti o soggetti emarginati per un reinserimento sociale.

Sandro Antoniazzi
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inchiesta: emergenza casa] Caro affitto sotto la Mole
di Riccardo Castagneri
25/05/2005

Il 42% dei torinesi vive con la sindrome della quarta settimana. Il problema più assillante è costituito dal caro vita. Quasi sei abitanti su dieci vive la propria situazione economica con un tasso variabile, comunque sensibile, di disagio. I dati Istat, definiti un fenomeno paranormale dalle associazioni consumatori, determinano l'inflazione al 2,3%, secondo il prestigioso Insee, istituto internazionale di statistica, l'inflazione reale è percepita al 23% Questione di virgole. Il motivo principale delle preoccupazioni della gente comune risponde alla voce "problema abitazione". Ovviamente sul governo ricadono grosse responsabilità riguardo alla situazione contingente, ha praticato una linea politica avversa al sociale, anche solo aumentando le tasse sugli immobili e sulle operazioni allegate, ad esempio le imposte di registro e dei contratti di locazione.

Ma anche diminuendo la pressione fiscale sui redditi elevati, mantenendole invariate sui redditi medio bassi. Ciò, in un Paese dove i posti di lavoro a rischio nel settore industriale raggiungono il mezzo milione, ha prodotto effetti disastrosi. Torino, polo industriale per eccellenza, soffre in misura maggiore questa realtà. Dati Nomisma dicono che con l'attuazione della legge 431\98, che liberalizzava i contratti di locazione, dal 2000 al 2004, i canoni sono aumentati del 49%. Contemporaneamente è cresciuta la povertà per la classe di reddito delle famiglie in affitto, cioè nuclei che dispongono di circa 10.000 curo netti l'anno, un'abitazione a parametri di mercato incide con un'onerosità straordinariamente elevata, pari al 43% del reddito. Il massimo tollerabile si attesta al 30%

Giovanni Baratta, segretario del Sicet provinciale, il braccio della Cisl che si occupa di problematiche abitative, dipinge un quadro inquietante. "Si é presentato, uno studente universitario che occupa una camera in un alloggio, 18 metri quadrati arredati con un letto, un comodino ed un armadio, Cucina e bagno in comune, condivisi con ragazzi sistemati in altre tre stanze. Ciascuno di loro paga 350 euro mensili. Un extracomunitario affitta un tugurio in zona Lingotto, casa di ringhiera servizi senza bagno e doccia sul ballatoio. Un pagliericcio quale unico arredo, non più di 14 metri quadrati. La pigione da corrispondere, 300 euro al mese, in nero".

Ancora un esempio, forse il più toccante. "Un pensionato, percepisce la minima, 516 euro al mese. Canone d'affitto 300 euro, che paga regolarmente perché terrorizzato dalla prospettiva di uno sfratto per morosità. Spende, senza scialare, almeno 380 euro per poter mangiare. Non può usufruire dei servizi assistenziali previsti dal Comune perché proprietario di un bilocale occupato dal figlio, disoccupato e dalla famiglia di questo. Naturalmente nulla gli viene corrisposto. L'eccedenza mensile dell'anziano supera i 150 euro. Ha "risolto" il problema attraverso un accordo con il discount sotto casa. Il gestore gli ha concesso una specie di linea di credito, con un tasso d'interesse pari al 20% annuo. Il pensionato vi fa fronte con la tredicesima e con il saltuario aiuto di suo figlio". Il sindacato è intervenuto, però il proprietario dei supermercati non è penalmente perseguibile, il tasso di interesse applicato non rientra nei parametri dell'usura.

Che cosa si sta facendo per ovviate a queste storie di ordinario disagio? Come si ostacola questa deriva? Sicuramente è necessario prendere atto del fallimento totale della legge 431/98, bisogna perseguire una politica che sappia ripristinare un equilibrio contrattuale tra le parti, condizione irrealizzabile in regime di libero mercato. "A Torino, spiega Baratta abbiamo stimato il bisogno abitativo in cima 12.000 alloggi. Si tratta di una cifra importante, ma non impossibile da affrontare. Il Sicet ha ideato il progetto "insieme per la casa", con lo scopo di reperire unità abitative per chi fa fatica a trovarle. Ci siamo in pane riusciti, chiedendo ed ottenendo sgravi fiscali per i proprietari che avessero stipulato contratti di locazione in regime concordato ed aumentando l'ICI sugli affitti liberi. Torino nel 2004 ha aumentato l'imposta comunale sugli immobili al 7 per mille, azzerandola per gli accordi concordati.

Ma i comuni dovrebbero faro di più, conoscono i drammi sociali dei precari abitativi, ma non fanno le scelte conseguenti, non stanziano risorse, non prevedono spazi per l'edilizia sociale". Il quadro si presenta in tutta la sua complessità, le Istituzioni preposte devono affrontarlo con una linea politica che ne delinei se non la soluzione, quanto meno ne attenui il disagio. Certamente la panacea non si deve ridurre a sezioni di Tribunali ingolfate da cause di sfratti per morosità. O peggio, a qualche spot mal riuscito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal quale si apprende che, per incanto, il potere d'acquisto delle famiglie è aumentato. Si semplifica una questione molto complicata, con facile e pericolosa demagogia.

(rivistaonline.com)

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Pubblicato il 23 giugno 2005 da Il Gazzettino.

Venezia capitale italiana del caro-affitti
IL CASO Dal 1998 sono cresciuti del 139\%. Dai Consumatori esposti nelle Procure e la proposta di abbattere l’Ici a chi dà la casa in regola

Venezia
Venezia capitale del caro-affitti. È questo il nuovo primato della città lagunare che, sul fronte delle locazioni, offre appartamenti e abitazioni al costo medio di 1.520 euro al mese. Un salto vertiginoso raggiunto in pochissimi anni visto che dal '98 al 2004 il canone mensile è cresciuto del 139 per cento, aumento record in Italia: a Venezia, insomma, se "bastavano" 600 euro sette anni fa, ora serve una cifra più che doppia. Nessuna città ha saputo fare "meglio": Napoli è seconda con il 105 per cento, Milano terza col 92 e poi Roma, quarta, con il 91. Ma il Veneto può contare (si fa per dire) anche sull'exploit di Padova (+73\%) e, dal '99 al 2003, su quelli di Verona (+76,8\%) e Vicenza (48,8\%). Sono questi i dati da brividi (almeno li fa venire a chi sta cercando casa) sfornati dall'Anci-Cresme che nei giorni scorsi ha presentato una ricerca sulle politiche abitative nel nostro Paese. Quanto basta per capire che il mercato degli affitti nella nostra regione viaggia a ritmi esagerati rispetto a quelli, pur elevati, del resto d'Italia: negli ultimi sette anni i canoni sono lievitati del 49 per cento a livello nazionale, dell'85 per cento nelle grandi città e del 67 nei capoluoghi di provincia.A ciò si aggiunge, e forse ne è una conseguenza diretta, il fenomeno del sommerso denunciato dai consumatori del Codacons che, oltre a prevedere ulteriori aumenti nell'ordine dell'8 per cento nel 2005, hanno fornito dei dati relativi agli alloggi locati in nero i cui prezzi a Venezia, Padova, Verona e Treviso oscillerebbero tra i 250 e i 500 euro.

Sulla base della ricerca Anci-Cresme è partita ieri una doppia iniziativa da parte dello stesso Codacons e della Listaconsumatori con l'appoggio di Antonio Di Pietro (Italia dei Valori): la prima è una proposta di legge per l'abbattimento dell'Ici per i proprietari che affittano la casa a canone concordato, la seconda è la presentazione di un esposto alle Procure della Repubblica di tutte le città del Veneto (ma anche di quelle fuori regione) per l'accertamento dei reati di truffa, estorsione e evasione fiscale per tutti gli affittuari di immobili in nero.

I consumatori, insomma, sono impegnati su due fronti per risolvere l'emergenza casa. Sul piano legislativo esce allo scoperto Di Pietro che, facendo sua la proposta di legge del Codacons, la prossima settimana la presenterà in Parlamento: "Se non fosse presa in considerazione, l'abbineremo alle presentazioni necessarie per le primarie come punto programmatico per i primi cento giorni di governo del centrosinistra".Ma è nel Veneto che trova forza la seconda crociata contro l'emersione degli affitti non registrati. Al di là dell'esposto alle Procure, i responsabili di Listaconsumatori e Codacons sono pronti a raccogliere le denunce degli inquilini costretti a vivere senza contratto. Le due associazioni offrono tutela legale a chi, in particolare studenti, giovani sposi e immigrati, è alle prese con casi del genere: "Per chi affitta stanze e letti a 500 euro a persona sono ipotizzabili reati di truffa in merito alla tipologia contrattuale adoperata, di estorsione in merito al pagamento dei canoni di locazione particolarmente onerosi e al trattenimento del deposito cauzionale e di evasione fiscale in merito al mancato versamento della tassa di registro. Non chiederemo risarcimenti milionari ma cifre simboliche, fino al sequestro dei vani fuori legge".

Ma l'emergenza-casa non riguarda solo il caro-affitti o gli affitti in nero. Il Codacons denuncia anche l'eccessivo indebitamento degli italiani per l'acquisto degli immobili (l'esposizione con le banche sarebbe di 160 miliardi di euro, con una crescita del 130 per cento negli ultimi cinque anni) e il forte taglio degli investimenti pubblici (le abitazioni costruite con sovvenzioni pubbliche sono scese da 34 mila a 1.900 negli ultimi venti anni e il fondo di sostegno alla locazione si è ridotto dai 440 milioni di euro del 2000 a 236 milioni dello scorso anno). E il caso-Venezia è unico in Italia anche sul fronte acquisti. "Il costo di una casa nel centro storico lagunare è raddoppiato - dice ancora Il Codacons - ovvio che sia successo lo stesso agli affitti. Ma tutto il sistema abitativo è in una spirale obbligata, bisogna fermarla".

Andrea Regazzi
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Emergenza casa
Il diritto alla casa continua a subire attacchi durissimi dai processi di privatizzazione. Napoli ne rappresenta un caso emblematico
di Alessandro Fucito

La casa è un diritto negato, dalle politiche abitative di stampo liberista adottate da almeno undici anni in italia, da governi troppo condizionati dalle lobby finanziarie e speculative. Più forte è il bisogno di casa nelle città metropolitane, laddove vecchie e nuove dinamiche speculative condizionano pesantemente la vita di lavoratori, disoccupati, pensionati e studenti. Proviamo ad analizzare il contesto sociale in cui si inserisce la nostra azione politica. La liberalizzazione dei fitti (1992) ha dato il via a massicci processi di espulsione di migliaia di nuclei familiari, dai quartieri centrali o presunti residenziali della citta', verso le estreme periferie e "l'impreparata" provincia napoletana; Negli ultimi dieci anni circa duecentomila persone hanno dovuto lasciare la città per andare ad affollare paesi cresciuti nell'abusivismo e nella carenza cronica di servizi e collegamenti. Interi quartieri napoletani si sono trasformati in concentrazioni di uffici e di attività del terziario avanzato fonte di un'esponenziale aumento dei fitti e di conseguenti migrazioni forzate. Il recupero alla vivibilità di aree del centro storico ha coinciso con l'intervento speculativo e la modifica del tessuto sociale; piccole e grandi riqualificazioni urbanistiche ricollocano zone della città nella categoria della "vivibilità" ,rispetto al degrado di altri quartieri, e ciò produce l' immediato aumento dei fitti. La progettazione della più grande opera di riqualificazione urbanistica di Europa,quella dell'area di Bagnoli, ha già causato migliaia di sfratti a danno dell'insediamento di ex operai che per decenni ha vissuto intorno al distretto industriale. L'altra Napoli, quella del 40% di disoccupazione e del reddito pro-capite più basso d'Italia, è esausta: è vittima di sfratti, incorre in morosità, attende un alloggio pubblico, insieme alle migliaia di abitanti di alloggi impropri, ai senza tetto storici, agli iscritti nelle graduatorie dei tanti bandi susseguitisi negli anni. La Napoli dell'esclusione sociale non intravede una prospettiva, vive l'angoscia dell'incertezza di tanti giovani o non più tali per i quali la casa è diventata un utopia; come agli inizi del secolo ritornano forme di coabitazione, condizione necessaria per reggere affitti, ormai troppo onerosi. Circa seimila, secondo i dati ufficiali (sfrattati e beneficiari della proroga,abitanti in alloggi impropri), i nuclei familiari in cerca di abitazione, ma la realtà parla di numeri davvero preoccupanti. I processi di svendita del patrimonio pubblico degli IACP disciplinati dalla legge 560/93 (privatizzazione buona?) hanno allargato ancor più la fascia della precarietà abitativa, colpendo inesorabilmente anziani, che per un'intera vita hanno corrisposto canoni di affitto; disastroso, anche a Napoli, l' esito della così detta "cartolarizzazione delle case degli enti a seguito del noto decreto che ne impone la vendita in blocco a colossi finanziari (vedi PIRELLI) che ne ripropongono l'acquisto agli inquilini al valore di mercato o peggio optano per lo sfratto immediato; tali beni, in ogni caso, non rientrano più ad alcun titolo nella disponibilità dell'ente locale. In questo quadro si è sviluppata nel corso degli ultimi anni l'azione politica del PRC , la sua iniziativa e la proposta istituzionale tesa ad inserire elementi di controtendenza ed a dare sbocco politico alle giuste rivendicazioni e richieste dei tanti comitati nati per contrastare dismissioni, per rivendicare il diritto alla casa e alla residenza per studenti, per ottenere interventi manutentivi adeguati in un patrimonio pubblico di 25.000 alloggi. Questa è stata la battaglia con un ente gestore (ROMEO IMMOBILIARE) "esclusivista nazionale nella gestione di tutti i patrimoni pubblici delle grandi città" cui nemmeno il ricorso alla magistratura (fortemente voluto dal PRC) è valso per la rescissione del contratto, nonostante le gravi inadempienze e la scarsa trasparenza nella gestione. Nel corso dell'anno duemila nasceva, con l'appoggio politico ed istituzionale del PRC, il "comitato-antisfratto, che partendo dal blocco materiale degli sfratti ed in particolar modo quelli a danno di anziani e disabili, apriva in città un forte elemento di contraddizione. L' esperienza del comitato antisfratto, che ha impedito con l'interposizione fisica ben 150 sfratti costituiva una pratica sociale collettiva e una sinergia tra soggetti che conduceva alla elaborazione di una piattaforma sociale e costruiva una solida interlocuzione con gli EE.LL attraverso il PRC. Non a caso, più volte, è partita da Napoli attraverso il sindaco Iervolino la forte richiesta al governo di prorogare l'esecuzione degli sfratti, almeno per ultrasessantacinquenni e disabili come oggi disposto e sino al 30/06/04, così come la corretta applicazione delle norme disciplinanti le proroghe spesso eluse,ma pretendendo l'osservanza di quanto predisposto dal competente servizio comunale. Efficace l'azione realizzata nella velocizzazione della corresponsione dei contributi all'affitto, assoggettati a norme contabili che hanno costretto in passato circa settemila nuclei familiari a lunghissime attese. La fase difensiva è stata superata nell'azione amministrativa di una città con maggioranza di centro-sinistra e PRC; il consiglio comunale ha sbloccato fondi (100 mld di vecchie lire) per l'acquisto di alloggi, la giunta sta predisponendo il bando per l'attivazione di fondi regionali per l'edilizia destinati a fasce deboli ed utili alla realizzazione di circa 800 alloggi, sono allo studio misure per l'utilizzo di fondi regionali destinati alle residenze per anziani. E' in campo la proposta del PRC: una seria ricognizione del patrimonio pubblico capace di svelare i soprusi compiuti in una città che per lunghi anni ha conosciuto la pratica clientelare quale unica regolatrice di ogni rapporto pubblico così come esistono studi per la riconversione di edifici pubblici a scopi residenziali, arginando la tendenza della cessione a privati (talvolta benevolmente)di tali strutture per la realizzazione di strutture turistiche.Il Consiglio comunale ha inoltre votato una mozione che impegna l'amministrazione a stipulare accordi con il ministero dell'interno per il controllo delle case ufficialmente sfitte ma in realtà con locazioni irregolari e lesive del diritto degli studenti di accedere alle borse di studio, degli inquilini ai contributi all'affitto. I tagli del governo nell'ultima finanziaria incideranno pesantemente su tale misura pregiudicando la validità di uno strumento non risolutivo ma effettivamente utile per migliaia di cittadini a reddito medio-basso. E' attivo un tavolo tra più assessorati per realizzare, su proposta del PRC, residenze per immigrati con l'impiego di fondi regionali e residui stanziamenti della legge 219/81. Ci opponiamo ad ogni progetto di dismissione del patrimonio comunale di edilizia residenziale pubblica; altro discorso riguarda la parte residua del patrimonio cosiddetto disponibile (locali commerciali,immobili in zone centrali o di pregio),solo se alla cessione di parte dovessero corrispondere precisi reinvestimenti in politiche abitative. Tali proposte si sviluppano tuttavia nell'assenza totale di un programma nazionale del governo; nessuno stanziamento per l'edilizia residenziale pubblica negli ultimi anni, ma tagli ai comuni ed alle regioni oggi in grande difficoltà nell'affrontare l'emergenza casa; i processi di privatizzazione segnano il passaggio verso un modello fortemente liberista. Un recente studio del SUNIA riferisce di un'emergenza casa che già nei prossimi cinque anni riguarderà milioni di cittadini italiani e si approssima sempre più il modello americano laddove non solo i senza reddito ma anche i lavoratori a reddito basso non hanno fissa dimora perché fuori dal mercato degli affitti. Si aprono scenari per una grande vertenza di massa capace di scuotere nei prossimi anni la società italiana; il contributo del PRC di Napoli va nella direzione della costruzione di una solida piattaforma nazionale capace di parlare a milioni di persone, comitati e movimenti ed aprire su questo tema una interlocuzione con il centro-sinistra nazionale.

(rifondazione.it)

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Ma la politica del governo sulla casa è contestata anche da destra, da Organizzazioni (Occupazioni a Scopo Abitativo)come Casaditalia e, a Roma, CasaPound.

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Abbiamo occupato!
Abbiamo occupato uno stabile vuoto da molti anni.
Abbiamo dato casa a 20 famiglie

Siamo ITALIANI
Non siamo emarginati sociali.
Siamo lavoratori, studenti, madri e padri
TUTTI PRECARI
Come voi !
Non per scelta

In una città dove gli affitti sono più alti degli stipendi, in un Paese dove avere un figlio è diventato un lusso, dove mettere su famiglia vuol dire iniziare una pericolosa scalata.

I nostri anziani cercano cibo nei cassonetti. Ai giovani, quando raramente non lavorano in nero, spettano solo lavori senza garanzie, contratti a tempo e nessuna speranza di poter ricevere una pensione mentre il sistema finanziario concede i mutui solo a chi può garantire un posto fisso o un’altra proprietà immobiliare a garanzia.

Il costo della vita è alle stelle e arrivare a fine mese è una scommessa quotidiana.

In quest’emergenza sociale e abitativa, alcuni italiani e molti gruppi finanziari speculano, accumulano, comprano, sfrattano e affittano. Lo STATO vende le sue case, con i suoi cittadini dentro, a potentissime multinazionali e alle banche che alzano l’affitto fino al 200%!

Casapound
combatte tutto questo
perchè la casa è un diritto
di tutti gli italiani
e il carovita è un crimine

Casapound rappresenterà un punto d’incontro:
Centro assistenza legale e fiscale, sala conferenze, Centro ricreativo per gli anziani, doposcuola, luogo di confronto culturale per tutti !

Casa Pound non è però esclusivamente case occupate. Al primo piano dello stabile apriremo spazi sociali. Creeremo degli sportelli per aiutare gli Italiani caduti nelle trappole delle varie usure: consulenza fiscale, consulenza legale, luoghi di dibattito culturale e di recupero delle tradizioni.

(casapound.org)
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Old 25-07-2005, 06:08   #3
sempreio
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spero solo che il prossimo dgoverno tassi le rendite immobiliari dalla seconda casa in poi, allora vedi come il mercato delle case crolla....

ma siamo in italia.........
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Old 25-07-2005, 06:20   #4
Adric
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"non sono ne di sinistra ne di destra figuriamoci di centro": anche io, e proprio per questo motivo ho postato sia un testo di rifondazione che un altro di casapound (destra non di governo).
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Old 25-07-2005, 07:09   #5
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Imho il mercato è destinato a crollare a breve.
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Old 25-07-2005, 08:04   #6
LightIntoDarkness
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Imho il mercato è destinato a crollare a breve.
Speriamo. Da cosa lo deduci?
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Old 25-07-2005, 08:11   #7
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Speriamo. Da cosa lo deduci?
Oramai stanno costruendo a raffica nonostante interi palazzi rimangono invenduti (ne ho due esempi vicino a casa); molte famiglie sono insolventi, ma le banche sono restie a rivalersi sulla casa per paura di far crollare il mercato.
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Old 25-07-2005, 08:26   #8
Alessandro Bordin
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Quello degli alloggi, sia in affitto che non, è un problema irrisolvibile IMHO, una spirale senza fine.

Qui da me, ma vedo ovunque ormai, è impossibile trovare un appartamento di due locali, in affitto, a meno di 500 euruo (ma ci si deve accontentare proprio di un rottame, sempre che lo si trovi).

Non vale nemmeno più il detto "per tanto così pago un mutuo", visto che le case nuove PARTONO dai 3000 euro al metro quadro.

Ecco perché dico che è irrisolvibile: chi compra a tanto non venderà mai a meno, chi affitta (pochissimi) lo farà a prezzi sempre più alti.
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Old 25-07-2005, 08:28   #9
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Imho il mercato è destinato a crollare a breve.
CHi ha comprato a tot rivenderebbe a meno?ù
Il nuovo che fino a ieri costava 100 domani lo venderanno a 70? Purtroppo dubito.
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Old 25-07-2005, 08:57   #10
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Originariamente inviato da Alessandro Bordin
CHi ha comprato a tot rivenderebbe a meno?ù
Il nuovo che fino a ieri costava 100 domani lo venderanno a 70? Purtroppo dubito.
Effettivamente...
... ma le altre bolle speculative come sono scoppiate? (ve lo chiedo in quanto non lo so, non è una povocazione )
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Old 25-07-2005, 09:02   #11
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Originariamente inviato da Alessandro Bordin
CHi ha comprato a tot rivenderebbe a meno?ù
Il nuovo che fino a ieri costava 100 domani lo venderanno a 70? Purtroppo dubito.
Non ho detto questo.
Molte famiglie, purtroppo per loro, sono insolventi con la banca. Ma la stessa non fa ciò che la legge gli consente, visto che ha incassato una parte del mutuo e l'immobile andrebbe sicuramente venduto ad un prezzo inferiore a quello di mercato. Tante famiglie insolventi (come di fatto è) = tante case che diverrebbero proprietà della banca; ciò si tradurrebbe in una rivendita a prezzo "scontato" rispetto al mercato. Se partisse questa sorta di "saldi" tutti si fionderebbero a comprare queste case, o comunque aspetterebbero un'occasione simile; da qui la mancata vendita delle abitazioni nuove causata dall'evidente differenza di prezzo.............che porterebbe a?
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Old 25-07-2005, 09:15   #12
Alessandro Bordin
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Originariamente inviato da LightIntoDarkness
Effettivamente...
... ma le altre bolle speculative come sono scoppiate? (ve lo chiedo in quanto non lo so, non è una povocazione )

Mai visto una bolla speculativa scoppiare infatti
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Old 25-07-2005, 09:16   #13
Alessandro Bordin
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; ciò si tradurrebbe in una rivendita a prezzo "scontato" rispetto al mercato.

Il problema è proprio qui, IMHO. Nessuno venderebbe comunque a prezzo scontato.
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Old 25-07-2005, 09:26   #14
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Originariamente inviato da Alessandro Bordin
Mai visto una bolla speculativa scoppiare infatti

Se la bolla speculativa scoppia, i prezzi vengono riportati ai valori originari di mercato, facendo perdere agli investitori parte o gran parte del capitale, in caso contrario non si può dire che sia scoppiata alcuna bolla.
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Old 25-07-2005, 09:28   #15
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Se il trend continua, voglio vedere chi farà un mutuo per comprarsi un buco da 60mq che costa come un attico a Cortina. State sicuri che non si può andare avanti all'infinito.
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Old 25-07-2005, 09:29   #16
parax
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Originariamente inviato da Alessandro Bordin
Il problema è proprio qui, IMHO. Nessuno venderebbe comunque a prezzo scontato.
Il singolo privato è molto difficile che lo faccia, ma il grande speculatore quasi sempre palazzinaro (ecco perchè sono così ricchi e disprezzati sopratutto a roma) è possibile che lo faccia in quanto ha ancora margini di guadagno, anche vendendo a prezzo minore.
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Old 25-07-2005, 09:31   #17
Alessandro Bordin
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Originariamente inviato da Login
State sicuri che non si può andare avanti all'infinito.
Poco ma sicuro, ma non vedo segnali diversi.
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Old 25-07-2005, 09:34   #18
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Originariamente inviato da parax
Se la bolla speculativa scoppia, i prezzi vengono riportati ai valori originari di mercato, facendo perdere agli investitori parte o gran parte del capitale...
Infatti. Il problema è che la cosa è probabile quanto una telefonata di Cameron Diaz, adesso, che chiede di fare sesso con tre persone contemporaneamente, ovviamente io, tu e login
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Old 25-07-2005, 09:43   #19
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Originariamente inviato da Alessandro Bordin
Infatti. Il problema è che la cosa è probabile quanto una telefonata di Cameron Diaz, adesso, che chiede di fare sesso con tre persone contemporaneamente, ovviamente io, tu e login
Mi ha chiamato!!
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Old 25-07-2005, 09:45   #20
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Mi ha chiamato!!

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