Spotify licenzia 1500 dipendenti nonostante i buoni risultati: il CEO spiega i motivi

Nonostante i recenti profitti trimestrali, Spotify ha annunciato un taglio del 17% della forza lavoro, pari a circa 1500 dipendenti. Il CEO Daniel Ek ha spiegato i motivi all'interno di un comunicato stampa disponibile pubblicamente
di Nino Grasso pubblicata il 04 Dicembre 2023, alle 11:01 nel canale WebSpotify
Il colosso svedese dello streaming musicale Spotify ha annunciato un drastico taglio del 17% della propria forza lavoro a livello globale. La decisione, diffusa pubblicamente attraverso un comunicato stampa firmato dal CEO Daniel Ek, porterà al licenziamento di circa 1.500 persone su un totale di 9.000 addetti.
La tempistica e l'entità dei tagli colgono un po' di sorpresa, dato che solo un mese fa Spotify aveva dichiarato un ottimo trimestre per i canoni dell'azienda. Tuttavia, come spiegato da Ek nella lettera, Spotify ha ritenuto necessario ridimensionare in modo drastico le spese operative per centrare gli obiettivi finanziari dei prossimi anni.
Spotify taglia il 17% della forza lavoro
"Mi rendo conto che per molti una riduzione di queste dimensioni sembrerà esagerata, dato il recente rapporto positivo sugli utili e la nostra performance", ha scritto il CEO nella nota. "Abbiamo discusso di fare riduzioni minori per tutto il 2024 e il 2025. Tuttavia, considerando il divario tra il nostro obiettivo finanziario e i nostri attuali costi operativi, ho deciso che un'azione sostanziale per dimensionare correttamente i nostri costi era l'opzione migliore".
Secondo Ek, Spotify si è espanso velocemente nel biennio 2020-2021, approfittando del basso costo del capitale. Quegli investimenti hanno portato ad una crescita notevole della piattaforma, che oggi conta 574 milioni di utenti attivi mensili con un incremento annuo del 26%. Tuttavia, come ammesso da Ek, "la nostra struttura dei costi è ancora troppo grande per dove dobbiamo essere". I tagli annunciati oggi seguono quelli del 6% del personale e di un ulteriore 2% operati rispettivamente a inizio e metà 2023. Nonostante ciò, secondo il CEO svedese "snellire l'azienda non è solo un'opzione, ma una necessità" per raggiungere gli obiettivi futuri di crescita.
Per attenuare l'impatto sociale, l'azienda offrirà ai dipendenti licenziati una liquidazione media di 5 mesi, copertura sanitaria per lo stesso periodo e supporto per trovare un nuovo impiego. Ek ha promesso maggiori dettagli sulle conseguenze di questa decisione nei prossimi giorni, per un'azienda che ha sempre faticato molto per generare profitti nonostante il ruolo di leader maturato nello streaming musicale negli ultimi anni. Lo scorso mese l'azienda aveva annunciato un nuovo modello di royalties per offrire agli artisti una fetta maggiore del ricavato riducendo al contempo gli stream fraudolenti.
16 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoMa per quanto Spotify sia una app "complessa" da sviluppare e mantenere, la gestione dei diritti sia un macello, la contabilità di milioni di account possa essere un casino e il cloud con le musiche sia immenso... ma possibile che ci vogliano NOVEMILA DIPENDENTI?
Non dico che facciano bene a licenziare, anzi, ma davvero 9.000 persone mi sembrano una enormità...
Si vede che per ogni canzone richiesta c'è qualcuno che va a cercare il cd, lo mette in un lettore e preme "Play"
Ma per quanto Spotify sia una app "complessa" da sviluppare e mantenere, la gestione dei diritti sia un macello, la contabilità di milioni di account possa essere un casino e il cloud con le musiche sia immenso... ma possibile che ci vogliano NOVEMILA DIPENDENTI?
Non dico che facciano bene a licenziare, anzi, ma davvero 9.000 persone mi sembrano una enormità...
Beh, facciamo un piccolo conto...
Solo per parlare dei diritti d'autore, occorre almeno un ufficio in ogni paese dove bisogna gestire la cosa; nel mondo ci sono 194 nazioni, quelli che hanno ratificato la convenzione di Berna sui diritti e copyright sono 177. Non ce li metti almeno una decina di persone per ufficio? Sono gia' 1770 posti di lavoro.
La gestione dell'applicazione viene pure fatta a livello nazionale, dato che ci sono le playlist nazionali, quindi in tutti i paesi, o quasi, dove opera spotify, ci deve essere un team che gestisce le playlist, che gestisce gli accordi pubblicitari con le case discografiche (che e' una cosa diversa da gestire i diritti etc). Anche qui, almeno una decina di persone per paese? Sono latri 1770 impiegati, per un totale di 3540 persone.
E mi fermo qua, lasciando la questione della sede centrale, dello sviluppo dell'applicazione, dei sistemisti che gestiscono il cloud (mi pare di ricordare che Spotify gira su Google Cloud, ma potrei sbagliare) etc...
Spotify non e' solo un'app, e' una multinazionale che opera in tutto il mondo, il numero di impiegati mi sembra adeguato...
Ho trovato questo articolo del Corriere: https://www.corriere.it/economia/az...0eb7b7faf.shtml
Estratto: Da «Casa Spotify» in via Joe Colombo 4, una villa a sei piani che ospita più di 100 dipendenti di oltre 10 nazionalità, partiranno tutte le operazioni della società svedese rivolte a un’area ampia 28 paesi: dalla Spagna alla Turchia, passando per la Polonia, con oltre 385 milioni di persone e una domanda potenziale di 300 milioni di utenti.
28 paesi, più di 100 dipendenti: in prtica una media di 4 o 5 persone per paese.
Poi giustamente io sto facendo conti a spanne, solo che 9.000 sono davvero tanti (e il lavoro di quelli licenziati finirà su quelli rimanenti, come è sempre stato nelle aziende che lasciano a casa personale)
Boh, forse anche loro hanno assunto come matti in tepo covid, dove la gente, chiusa in casa, cercava intrattenimento in ogni dove. Poi passata la crisi la crescita é tornata a livelli piú normali e ora ci sono piú persone che lavoro.
O, semplicemente, ville e auto di lusso costano, non é detto che te le puoi permettere se devi pure pagare il personale...
Per lo meno sono coperti per 5 mesi, nell'attesa di trovare altro...
Ormai sempre più spesso, assumono a random per dar parvenza di espansione, poi quando i margini iniziano a scendere, sempre per far bella figura con gli stessi azionisti, iniziano a tagliare pescando in quel random di gente.
mettiamoci anche il periodo COVID in cui hanno avuto qualche milionata di abbonamenti oltre il previsto. freschi della migrazione su GCP hanno internalizzato tutta la nuova richiesta IT, senza formare chi fino al giorno prima gli gestiva l'infra onprem. supporto e delivery soprattutto mi pare di capire.
col senno di poi avrebbero forse potuto fare meglio e diversamente, ma ci si sono ritrovati talmente in tanti in questa situazione che difficile puntare il dito. i costi d'outsourcing IT in quel periodo erano quintuplicati
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