Scontro tra Meta e Governo australiano: Facebook non paga gli editori

In Australia vige una legge che obbliga i giganti del web a raggiungere accordi economici con gli editori titolari delle notizie per la loro condivisione, ma Meta è sempre più sul piede di guerra.
di Rosario Grasso pubblicata il 04 Marzo 2024, alle 16:01 nel canale WebMeta
È in corso una vera e propria guerra tra le grandi compagnie tecnologiche e le istituzioni internazionali. In Australia ancora di più che altrove, dopo che qualche anno fa è stata varata una legge che induce i giganti del web a raggiungere accordi economici con gli editori titolari delle notizie per la loro condivisione all'interno delle proprie piattaforme.
Una legge che ha determinato un vero e proprio contenzioso tra Meta e Governo australiano che si è concluso con la decisione della prima di smettere di pagare gli editori per la ripubblicazione di notizie sui suoi siti. La mossa avrà valore alla fine dell'anno, quando scadranno i contratti raggiunti tra Meta ed editori stessi.
Meta ha già fatto sapere che non rinegozierà nuovi accordi, il che ha mandato su tutte le furie il Primo Ministro australiano Anthony Albanese, che ha rimarcato come sia "fondamentale che i media siano in grado di funzionare e di essere adeguatamente finanziati" per poi aggiungere che una compagnia internazionale della portata di Meta non debba approfittare degli "investimenti in termini di capitale e di lavoro di giornalisti. È un'inadempienza dell'impegno assunto, per la sostenibilità dei mezzi di informazione australiani".
In Australia vige, infatti, un "Codice contrattuale per i news media" che punta a obbligare le Big Tech come Meta e Google a compensare gli editori quando usano contenuti di loro proprietà all'interno delle loro piattaforme web. In Europa non esiste una legge simile, ma diverse misure che vi si avvicinano molto come la Legge sul Copyright, che costringe i giganti del web a firmare accordi di licenza con musicisti, autori ed editori di notizie per poter utilizzare il loro lavoro sui propri spazi online; e il Digital Markets Act, che ha recentemente portato a una multa record ai danni di Apple, da 1,8 miliardi di euro, per non aver consentito ai creatori di app di operare all'esterno di App Store.
La direttiva europea sul Copyright, invece, ha costretto Meta a prendere accordi per utilizzare le musiche di pertinenza di SIAE all'interno delle proprie piattaforme, in modo simile alle trattative con gli editori australiani di cui stiamo parlando. Anche in quel caso si è trattato di una trattativa decisamente complicata, con vari tira e molla da entrambe le parti prima di giungere a un compromesso accettabile che ha consentito a Meta di tornare a utilizzare le musiche.
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