Il doppio gioco di Twitter: battaglie legali per trasparenza e privacy, ma dati venduti a scopi di sorveglianza

Il doppio gioco di Twitter: battaglie legali per trasparenza e privacy, ma dati venduti a scopi di sorveglianza

La piattaforma di microblogging ha portato avanti per anni una battaglia legale col governo sulla trasparenza delle attività di sorveglianza, ma intanto vendeva dati ad un'intermediaria che a sua volta li girava alle forze dell'ordine

di pubblicata il , alle 09:51 nel canale Web
Twitter
 

Per circa 10 anni Twitter (ora noto come X dopo l'acquisizione da parte di Elon Musk), è stato protagonista di una battaglia legale con il governo statunitense con l'obiettivo di ottenere maggiore trasparenza riguardo alle pratiche di sorveglianza adottate sulla piattaforma.

Il contenzioso è stato portato avanti anche dopo l'acquisizione di Musk e quando la Corte Suprema ha archiviato il caso a gennaio, l'imprenditore sudafricano ha bollato la decisione come "deludente".

Il sito web The Intercept ha però avuto la possibilità di visionare una serie di mail che smascherano il doppio gioco: nonostante la battaglia in tribunale e gli strali contro la sorveglianza governativa, la società ha continuato a vendere una parte di dati degli utenti esplicitamente destinati all'uso da parte delle forze dell'ordine.

In particolare, stando alle informazioni trapelate, i dati vengono venduti alla società di sorveglianza Dataminr, che sfrutta l'intelligenza artificiale per monitorare costantemente l'attività pubblica sui social media e sul web in generale.

I clienti di Dataminr, spesso appartenenti alle forze dell'ordine, possono così ricevere avvisi personalizzati in tempo reale su ciò che accade online: nel migliore dei casi si tratta di attività legate alla pronta risposta a situazioni di emergenza come incidenti o disastri naturali, ma in molte situazioni il tutto si consuma in un vero e proprio monitoraggio di proteste.

The Intercept è venuto in possesso di mail circolate tra Dataminr e i servizi segreti USA, sulla scorta del Freedom of Information Act, che hanno rivelato come la prima riconosca un compenso a Twitter per l'accesso continuativo ad un flusso continuo di dati e informazioni. Lo scambio di email risale a luglio del 2023, confermando quindi che il tutto è avvenuto anche sotto la guida di Musk.

Oltre a contraddire nella sostanza la battaglia legale intrattenuta con il Governo, la vendita di dati a terzi a scopo di monitoraggio e sorveglianza è una violazione delle politiche della stessa piattaforma, che vietano di "condurre o fornire sorveglianza o raccogliere informazioni".

In questo caso è però vero anche il fatto che i dati non vengono ceduti direttamente alle forze dell'ordine, ma ad una società terza che semplicemente "li elabora" e in funzione di intermediaria li cede poi a propri clienti nella forma di avvisi e notifiche in tempo reale. Il risultato finale, però, poco cambia.

Come già indicato più sopra, si tratta di una pratica che è stata in essere da molto prima che Musk salisse al timone della società, e si può ipotizzare che Twitter non sia l'unico social network aduso ad accordi di questo tipo. Fa amaramente sorridere, alla luce dei fatti, la reazione di Musk all'archiviazione della causa, ma del resto l'imprenditore sudafricano ha avuto modo di dimostrare in diverse occasioni di non essere esattamente un campione di coerenza...

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