Da Facebook sfugge un memo interno su crescita ed etica

Da Facebook sfugge un memo interno su crescita ed etica

Risale a giugno 2016 e sarebbe dovuto restare all'interno del perimetro aziendale. Autore è Andrew Bosworth, della compagine dirigenziale, che solleva i problemi degli effetti collaterali dell'approccio della crescita a tutti i costi

di pubblicata il , alle 16:21 nel canale Web
Facebook
 

Sta facendo molto scalpore una nota interna scritta da un executive Facebook a giugno 2016 e fuoriuscita dalla società, resa nota nelle scorse ore da Buzzfeed. La nota è stata scritta da Andrew Bosworth, attualmente a capo della divisione hardware della società, e si sofferma sugli effetti collaterali dell'approccio "crescita a tutti i costi" che ha permeato Facebook in questi anni.

La nota sarebbe stata diffusa internamente il giorno seguente in cui su Facebook Live è stata trasmessa la morte di un uomo vittima di una sparatoria. Il memo interno, che riporteremo di seguito integralmente e che Bosworth ha poi eliminato dopo che è stato pubblicato da Buzzfeed, usa parole e toni piuttosto pungenti:

Andrew Bosworth
June 18, 2016

The Ugly

We talk about the good and the bad of our work often. I want to talk about the ugly.

We connect people.

That can be good if they make it positive. Maybe someone finds love. Maybe it even saves the life of someone on the brink of suicide.

So we connect more people

That can be bad if they make it negative. Maybe it costs a life by exposing someone to bullies. Maybe someone dies in a terrorist attack coordinated on our tools.

And still we connect people.

The ugly truth is that we believe in connecting people so deeply that anything that allows us to connect more people more often is *de facto* good. It is perhaps the only area where the metrics do tell the true story as far as we are concerned.

That isn’t something we are doing for ourselves. Or for our stock price (ha!). It is literally just what we do. We connect people. Period.

That’s why all the work we do in growth is justified. All the questionable contact importing practices. All the subtle language that helps people stay searchable by friends. All of the work we do to bring more communication in. The work we will likely have to do in China some day. All of it.

The natural state of the world is not connected. It is not unified. It is fragmented by borders, languages, and increasingly by different products. The best products don’t win. The ones everyone use win.

I know a lot of people don’t want to hear this. Most of us have the luxury of working in the warm glow of building products consumers love. But make no mistake, growth tactics are how we got here. If you joined the company because it is doing great work, that’s why we get to do that great work. We do have great products but we still wouldn’t be half our size without pushing the envelope on growth. Nothing makes Facebook as valuable as having your friends on it, and no product decisions have gotten as many friends on as the ones made in growth. Not photo tagging. Not news feed. Not messenger. Nothing.

In almost all of our work, we have to answer hard questions about what we believe. We have to justify the metrics and make sure they aren’t losing out on a bigger picture. But connecting people. That’s our imperative. Because that’s what we do. We connect people.

Bosworth tramite un post su Twitter cerca in qualche modo prende le distanze da quanto affermato, ridimensionandone i contenuti perché decontestualizzati: "Non sono d'accordo con il post oggi e non ero d'accordo neanche quando l'ho scritto. Lo scopo di questo messaggio, come molti altri che ho scritto internamente, era di portare a galla i problemi che pensavo meritassero un maggior confronto all'interno della compagnia. Avere un confronto su temi difficili come questi è un elemento critico del nostro processo e per farlo con efficacia dobbiamo essere in grado di considerare anche le cattive idee, anche solo per eliminarle. Leggere questo post isolato lo fa apparire come una dichiarazione che sostengo o che la compagnia sostiene, quando non è così. Ho profondamente a cuore il modo in cui i prodotti condizionano le persone e prendo molto personalmente la responsabilità che ho di rende positivo questo impatto."

Bosworth precisa che il memo è stato scritto con intento provocatorio e che è stata una delle cose "più impopolari" che abbia mai scritto internamente e il confronto che ne è scaturito ha aiutato la società a dare meglio forma ai propri strumenti.

Anche Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, ha rilasciato una dichiarazione a Buzzfeed per chiarire la propria posizione: "Boz è un capitano talentuoso che esprime molte provocazioni. Questa è stata una su cui molte persone in Facebook, io compreso, si sono trovate in forte disaccordo. Non abbiamo mai creduto che il fine giustificasse i mezzi. Riconosciamo che connettere le persone è basta non è sufficiente. Abbiamo bisogno di lavorare per avvicinare le persone. Abbiamo cambiato la nostra mission e il focus della società a questo proposito lo scorso anno".

A quanto si apprende la diffusione di questa nota ha generato ulteriore turbolenza negli uffici di Menlo Park, già ampiamente scossi dal recente scandalo Cambridge Analytica, con svariati dipendenti che hanno espresso il loro grave disappunto anche nei confronti dei "leaker" ovvero di coloro i quali lasciano fuoriuscire volutamente comunicazioni che dovrebbero restare all'interno del perimetro dell'azienda.

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