Corte di Giustizia dell'Unione Europea bacchetta Meta: importante sentenza sulla privacy dei dati

La piattaforma deve chiedere autorizzazione esplicita all'utente per la raccolta di dati tramite app e siti terzi e per il loro collegamento. Meta potrebbe dover rivedere le proprie pratiche di raccolta
di Andrea Bai pubblicata il 05 Luglio 2023, alle 14:01 nel canale WebMeta
La Corte di giustizia dell'Unione Europea ha emesso una sentenza, di cui ha pubblicato una sintesi nella giornata di ieri, che potrebbe avere importanti effetti nel modo in cui Meta gestisce la propria attività pubblicitaria. Si tratta dell'epilogo di una battaglia legale che ha preso il via nel 2016 e avente come oggetto le pratiche di raccolta dati della società di Menlo Park.
In quell'anno infatti l'autorità tedesca per la concorrenza, il Bundeskartellamt, ha avviato un'indagine per verificare i modi con cui Meta raccoglie le informazioni personali degli utenti, e in particolare se vi fosse un impiego e se sì, quale, dei cosiddetti dati "off-Facebook" e cioè le informazioni raccolte tramite WhatsApp, Instagram e siti web o app di terze parti.
Nel momento in cui gli utenti si iscrivono a Facebook devono accettare le pratiche di raccolta dati stabilite da Meta, ma le autorità tedesche avevano allora determinato che "un segno di spunta obbligatorio sulla casella" non era una base sufficiente per poter autorizzare l'aggregazione di dati off-Facebook da parte di Meta.
Si passa quindi al 2019, con il Bundeskartellamt che ha imposto a Meta di modificare le sue pratiche di raccolta dei dati in modo tale che gli utenti possano dare esplicita autorizzazione anche all'uso di dati raccolti tramite varie app e siti terzi, e autorizzare anche il collegamento e l'associazione questi dati tra loro.

La società di Mark Zuckerberg aveva quindi presentato ricorso presso l'Alta Corte Regionale di Dusseldorf, che a sua volta ha deciso di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Unione Europea, arrivando così alla sentenza di oggi.
Con il ricorso Meta aveva supportato la tesi che il Bundeskartellamt avesse superato i propri limiti d'azione: un'autorità per la concorrenza sul mercato non avrebbe dovuto occuparsi di privacy dei dati. Del resto le violazioni relative alla legge sulla privacy Europea, il noto GDPR, sono spesso affrontate da un altro ente regolatore.
La Corte di Giustizia ha però respinto la tesi di Meta: "Nell'ambito dell'esame di un abuso di posizione dominante da parte di un'impresa, può essere necessario che l'autorità garante della concorrenza dello Stato membro interessato esamini anche se il comportamento di tale impresa è conforme a norme diverse da quelle relative al diritto della concorrenza, quali come le regole previste dal GDPR” si legge nella sintesi della sentenza.
Il Bundeskartellamt ha prevedibilmente accolto con favore la sentenza emanata dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, sottolineando come i dati siano "un fattore decisivo per stabilire il potere di mercato" e che il loro uso "può essere abusivo ai sensi delle leggi antitrust".Meta ha dichiarato in risposta alla sentenza di stare "valutando la decisione della Corte" e che rilascerà una posizione ufficiale "a tempo debito". Se l'ordinanza del Bundeskartellamt non venisse rispettata, Meta potrebbe dover corrispondere sanzioni pari al 10% del fatturato annuale.
0 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoDevi effettuare il login per poter commentare
Se non sei ancora registrato, puoi farlo attraverso questo form.
Se sei già registrato e loggato nel sito, puoi inserire il tuo commento.
Si tenga presente quanto letto nel regolamento, nel rispetto del "quieto vivere".