Privacy: Apple e Google ascoltati al Senato Federale USA

Privacy: Apple e Google ascoltati al Senato Federale USA

Le due aziende hanno presenziato dinnanzi al Senato per chiarire le proprie posizioni in merito ai problemi di privacy sorti nelle passate settimane

di pubblicata il , alle 09:44 nel canale Telefonia
AppleGoogle
 

Si è tenuta nel corso della giornata di martedì l'udienza convocata dal senatore statunitense Al Franken dinnanzi al Senato Federale e alla quale sono stati invitati Apple e Google per esprimere le proprie posizioni e rispondere ad una serie di domande sui dubbi in materia di privacy sollevate dagli eventi accaduti nelle scorse settimane e legati al presunto tracciamento dati effettuato dai dispositivi iOS. Per l'azienda di Cupertino ha presenziato Guy L. "Bud" Tribble, Apple Vice President of Software Technology, mentre per il colosso di Mountain View ha partecipato Alan Davidson, Google director of public policy for the America.

Per quanto riguarda Apple, Tribble ha di fatto riproposto la posizione della compagnia secondo la quale la privacy dell'utente rappresenta una delle priorità più elevate. L'executive Apple ha più volte rimarcato una serie di concetti che la compagnia aveva già avuto modo di esternare, mediante il comunicato ufficiale emesso alla fine del mese di Aprile e firmato da Steve Jobs. Tribble ha voluto ancora una volta spiegare che Apple non traccia la posizione dell'utente e non condivide con terze parti informazioni che possano portare all'identificazione dell'utente, senza che vi sia il consenso da parte di questi.

Secondo le dichiarazioni di Tribble, Apple non ha alcun accesso alla cache ove vengono conservate le informazioni e che queste sarebbero comunque protette dall'accesso da parte di altre applicazioni presenti sul telefono dell'utente. Le informazioni raccolte tramite la localizzazione dei ripetitori di telefonia cellulare o degli hot-spot Wi-Fi vengono utilizzate per coadiuvare le tecnologie GPS presenti sul telefono.

Tribble ha inoltre spiegato che Apple effettua dei controlli a campione sulle applicazioni presenti nell'App Store per verificare che gli sviluppatori rispettino le regole. Apple tiene d'occhio, inoltre, forum e blog ove partecipano le comunità degli utenti particolarmente attive, in maniera tale da monitorare potenziali violazioni e problemi con l'applicazione. Nel caso in cui ne venga rilevata una, l'applicazione sarà rimossa dallo store con una notifica allo sviluppatore che, nella maggior parte dei casi, risolve velocemente il problema dal momento che vuole mantenere l'applicazione disponibile sullo store.

Anche Alan Davidson ha illustrato molte delle dinamiche che stanno alla base della gestione della raccolta di informazioni geografiche da parte di Android, spiegando che non appena i cellulari basati su Android vengono accesi per la prima volta, richiedono all'utente il consenso per l'impiego o meno delle funzionalità di geolocalizzazione. Davidson ha inoltre spiegato che a differenza di quanto illustrato da Apple, Google non effettua alcun controllo sulle applicazioni Android una volta che esse vengono rese disponibili sullo store, sottolineando come la natura open source di Android faccia preferire a Google un approccio ispirato alla filosofia delle "mani libere".

Davidson sottolinea inoltre come per Google sia importante rendere chiaro agli utenti, tramite i dispositivi stessi, che cosa stia accadendo alle loro informazioni: gli utenti vengono infatti notificati qualora le applicazioni scaricate dal marketplace vogliano avere accesso a determinate funzionalità del dispositivo, inclusi ad esempio i servizi di localizzazione.

Nel corso dell'udienza il senatore Richard Blumenthal ha inoltre rivangato alcune vicende passate legate a Google Street View ed alla raccolta di dati delle reti WiFi tramite le Google Cars. Davidson ha ammesso che si è trattato di un errore ma che i dati raccolti non sono stati utilizzati a supporto del servizio Google Maps.

Sul sito All Things Digital è possibile consultare la trascrizione integrale dell'udienza, a questo indirizzo.

2 Commenti
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argent8813 Maggio 2011, 13:43 #1
uhm, se mi viene chiesto riguardo al trattamento dei dati e dico sì pur non volendolo è colpa mia.
L'idiozia è perfettamente legale.
matteo222216 Maggio 2011, 08:19 #2
Si, hanno tentato di avere spiegazioni chiare...

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