Da Microsoft 85 ebook gratuiti per sviluppatori

Da Microsoft 85 ebook gratuiti per sviluppatori

Per le vacanze estive segnaliaamo questi 85 ebook gratuiti distribuiti da Microsoft dedicati a SharePoint, Visual Studio, Windows Phone, Windows 8, Office 365, Office 2010, SQL Server 2012 e Azure

di pubblicata il , alle 16:31 nel canale Sistemi Operativi
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39 Commenti
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DjLode04 Agosto 2012, 15:22 #11
Originariamente inviato da: coschizza
IMHO l'università in informatica tutto fa ma non formare le persone come informatici ne lsenso che quando escono devono appena capire che il mondo reale non centra molto con le cose insegnate e quindi è difficile per loro affrontare anche i vari colloqui che facciamo perche ne escono molto delusi perche spesso il ragazzino autodidatta senza studi viene considerato piu idoneo di uno che invece si è fatto la laurea ma che sa realmente ben poco.


Vangelo. Direi purtroppo...
Nui_Mg04 Agosto 2012, 16:05 #12
Originariamente inviato da: coschizza
IMHO l'università in informatica tutto fa ma non formare le persone come informatici nel senso che quando escono devono appena capire che il mondo reale non centra molto


Sarebbe meglio dire di quali università si sta parlando visto che le differenze sono semplicemente enormi e quelli che escono "bene" dalle uni informatiche valide sono fin troppo qualificati (praticamente sanno fare quasi tutto, avendo una più che buona preparazione matematica nel continuo/discreto non solo teorica, ma soprattutto in grado di applicarla per tutta una serie di questioni/problematiche che poi vengono tradotte nell'approccio finale di programmazione) per quello che di informatica spicciola viene fatta/richiesta nel nostro misero Paese tanto che tantissimi emigrano (dove a parità di compito si prende molto di più, naturalmente parlo di oltre-Alpi).

Dire che si impara/usa solo Java vuol dire non conoscere affatto o non aver mai frequentato una media-buona facoltà di informatica.

Generalmente (ora io parlo per la facoltà di informatica della statale di Milano e in maniera super-sintetica/schematica) si fa Java a programmazione I (non è tanto la questione di questo o dell'altro linguaggio, ma deve essere uno che insegni/faccia capire la programmazione ad oggetti che dopo si ritrova in tantissimi altri linguaggi; in precedenza qualche anno fa veniva insegnato il Pascal a Programmazione I), ma dopo ad algoritmi e strutture dati si usa il C (e per superare bene questo esame ti devi fare il mazzo perché non basta saper programmare bene in C e far girare il programma/progetto all'esame, ma deve girare "Velocemente" avendo chiaro per esempio l'andamento asintotico dei vari algoritmi). Si usa l'assembly per quanto riguarda "Architettura degli elaboratori", si usa il C per programmare socket in un'architettura client-server nel corso di RETI. Si usano vari programmi procedurali per quanto riguarda informatica grafica (creazione di vari filtri, quelli che poi si trovano già pronti per l'utente nei programmi di grafica), si usa Processing (questo basato su java, cmq ottimo) per la programmazione in multimedia (filtri per il croma Key, ecc.). Il php, html, xml, css, javascript, Postgresql, ecc. per quanto riguarda web.
Poi ci sono tutta una serie di corsi complementari aggiornati che utilizzano differenti linguaggi di programmazione "settoriali" (come nei corsi di "logica" a seconda dei compiti da svolgere.
Tasslehoff04 Agosto 2012, 20:10 #13
Originariamente inviato da: coschizza
teoricamente quello che scrivi è vero ma in pratica le "piccole aziende" costituiscono la stragrande maggioranze di quelle presenti in circolazione quindi alla fine il parco di utenza e quindi lavorativo è sterminato, stessa cosa per il prodotto SQL MS specifico che hai citato anceh noi in azienda (una grande azienda) abbiamo un grosso db oracle centrale ma poi a conti fatti ne abbiamo altre decine e decine di MS sparsi per gli scopi piu svariati quindi ci servono piu tecnici per quei sistemi che per quello principale.
Per il discorso di java invece posso dirti che noi prendiamo storicamente i nostri tecnici o dirigenti proprio dall'università e la cosa piu problematica da fare per i primi anni e disintossicarli da java visto che è l'unico sistema che conoscono e sono stati indotrinati dall'università sul fatto che non esiste altro al mondo, poi quando sono finalmente puliti finalmente possiamo metterli a lavorare come sviluppatori.
Probabilmente veniamo da esperienze piuttosto differenti perchè da quanto vedo (e ho visto lavorando come consulente IT negli ultimi 12 anni) nel comparto IT le aziende italiane sono certamente quasi tutte piccole o piccolissime, però il core business è la consulenza a tutte quelle grosse realtà (molto spesso sfruttando il meccanismo della partnership tecnologica, ovvero cambiando casacca a seconda delle fasi lunari. oggi IBM, domani Telecom, dopodomani MS e il giorno successivo Oracle, o nel week end HP, Reply, Eng e altri ancora... almeno questo è quello che vedo io) pubbliche o private dove di fatto Windows Server resiste giusto perchè c'è il solito IT manager certificato WIN NT 4.0 che per ignoranza non vuole vedere altro, altrimenti è usato quasi esclusivamente per Active Directory e nulla di più.

Io non lavoro per una grande aziende, ma lavoro presso grandi aziende e da quanto vedo sui dbms esiste solo Oracle.
Serve una tabellina pidocchiosa da usare come repository? Avanti con la nuova istanza Oracle, attenzione non una tabella di uno schema o un db, proprio una nuova istanza...
Almeno questo è quello che vedo succedere dai nostri clienti e il trend che ho osservato in tutti questi anni, poi magari capita l'eccezione che si installa MS SQL, poi però al primo db offline e checkdb che non da garanzie di restore, al primo orphan user o di fronte al solito log transazionale non shrinkato che satura il volume di turno per la solita stupida politica di backup sbagliata, beh in quel caso di solito li ho visti tutti tornare a Oracle.
Purtroppo vedo che si ridimensiona a dbms più ragionevoli e semplici da manutenere (es Mysql) solo per esigenze economiche e mai come scelta strategica

Riguardo a java francamente da me (e vedo lo stesso nelle aziende presso cui lavoriamo o con cui collaboriamo) vedo uno scenario diverso. I clienti non chiedono altro, e quando non lo chiedono esplicitamente impongono prodotti che alla fine ricadono sempre su java, che sia WebSphere, Weblogic, Jboss o il semplice Tomcat finisci sempre dentro il ginepraio java con i soliti problemi di debug, le solite menate sul dimensionamento delle risorse, le solite eccezioni indecifrabili, i soliti heapdump etc etc etc...
Se non si ricade in questa casistica si finisce nel calderone PL/SQL e nel classico scenario (che io odio davvero profondamente) databasecentrico di Oracle.

IMHO l'università in informatica tutto fa ma non formare le persone come informatici ne lsenso che quando escono devono appena capire che il mondo reale non centra molto con le cose insegnate e quindi è difficile per loro affrontare anche i vari colloqui che facciamo perche ne escono molto delusi perche spesso il ragazzino autodidatta senza studi viene considerato piu idoneo di uno che invece si è fatto la laurea ma che sa realmente ben poco.
Su questo concordo e mi ci ritrovo pienamente, almeno basandomi su quanto ho osservato nel panorama milanese (e quindi con molta gente che proviene dalla statale o dal politecnico), sia direttamente facendo diversi colloqui sia da quanto ho raccolto da colleghi sviluppatori nei colloqui tenuti da loro.

Tutta questa grande differenza tra gli studenti della statale o del polimi e quelli provenienti da altre università io non l'ho notata, solito incapponimento sul framework di turno e poca propensione al problem solving o a estendere le competenze al di fuori del proprio "pollaio" (il che è fondamentale in uno scenario lavorativo come quelli italiano composto appunto da piccole aziende).
deggial05 Agosto 2012, 10:31 #14
Originariamente inviato da: coschizza
IMHO l'università in informatica tutto fa ma non formare le persone come informatici ne lsenso che quando escono devono appena capire che il mondo reale non centra molto con le cose insegnate e quindi è difficile per loro affrontare anche i vari colloqui che facciamo perche ne escono molto delusi perche spesso il ragazzino autodidatta senza studi viene considerato piu idoneo di uno che invece si è fatto la laurea ma che sa realmente ben poco.


Quoto anche io, ma sono del parere che il sistema universitario vada bene così. L'università ti deve fornire le basi per comprendere e usare a tuo favore le tecnologie che incontrerai nell'arco della tua vita, e non a insegnarti il ciclo IF in Java, C++, php. Se vuoi impararli, il web è pieno di guide su cui imparare.

Per fare un ciclo IF, "basta" un perito informatico.

Tratto da una pagina internet presa a caso... Cosa fa l'analista programmatore:
[COLOR="Blue"]• partecipare alla stesura del disegno logico-applicativo del sistema
• partecipare alla definizione delle specifiche di programmazione sulla base delle specifiche di analisi
• tradurre le specifiche di programmazione in coding e guidare la realizzazione dei programmi secondo metodologie di rapid prototyping o di sviluppo ad oggetti
• definire e realizzare le procedure per la gestione del sistema
• documentare i programmi realizzati e partecipare alla realizzazione operativa per l’utente
• eseguire i test di primo livello, partecipare alla stesura di piani e procedure di test/collaudo ed eseguire e documentare i collaudi del sistema e la messa a punto finale
• partecipare all'installazione del sistema sia nella fase di collaudo in sede che presso il Cliente finale e all'avviamento del sistema curando anche l'addestramento e l'assistenza degli utenti.[/COLOR]

Ecco, di tutto questo in teoria l'università lascia fuori questa parte: "tradurre le specifiche di programmazione in coding"... mi sembra che un laureato possa sentirsi lusingato di NON DOVER programmare ma di fare il lavoro più di cervello.
Anche perchè fare il lavoro di programmazione lo vedo come "bassa manovalanza", qualcuno ti dice cosa fare e tu lo fai.

Tutto questo IMHO, senza voler offendere nessuno.
Tasslehoff05 Agosto 2012, 12:16 #15
Originariamente inviato da: deggial
SNIP
Ecco, di tutto questo in teoria l'università lascia fuori questa parte: "tradurre le specifiche di programmazione in coding"... mi sembra che un laureato possa sentirsi lusingato di NON DOVER programmare ma di fare il lavoro più di cervello.
Anche perchè fare il lavoro di programmazione lo vedo come "bassa manovalanza", qualcuno ti dice cosa fare e tu lo fai.

Tutto questo IMHO, senza voler offendere nessuno.
Vedi, il problema è proprio questo.
La gente esce dall'università e pensa che il fatto di essere messa a fare analisi sia una cosa dovuta, senza considerare che:
[LIST=1]
[*]c'è gente (magari non laureata) che con l'esperienza e gli anni di lavoro ha acquisito maggiori capacità di loro nel fare tutto questo
[*]la gavetta c'è per tutti ed è doveroso ed estremamente formativo farsela
[*]vivere con la testa fra le nuvole non aiuta nessuno, la figura del puro analista esiste solo in pochissime aziende (in Italia si conteranno sulle dita di una mano).
Quello che dice un'asettico titolo di diploma conta niente, il mercato del lavoro chiede ad uno sviluppatore di essere autonomo in quasi tutto il ciclo di vita di una applicazione, deve smazzarsi le riunioni per interpretare le esigenze del cliente (che non ha mai le idee chiare nemmeno su quello che vuole), deve fare analisi, deve sviluppare, deve fare debug, deve fare formazione, deve scrivere la documentazione e se serve deve anche rilasciare l'applicazione.
[/LIST]

Insomma almeno in Italia la distinzione tra figure professionali che fanno coding e analisi è pressochè nulla, ed è una cosa utile e preziosa imho.
Senza contare che dal punto di vista tecnologico l'esempio del "ciclo if" (o in generale la scusa della sintassi) oggi non credo regga più, con la quantità di framework esistenti, il livello di astrazione raggiunto e gli strumenti a disposizione, ora perfino il semplice fare codice presuppone una visione molto più distante, molto più da analista di quanto si facesse anni fa.
deggial05 Agosto 2012, 13:10 #16
Originariamente inviato da: Tasslehoff
Vedi, il problema è proprio questo.
La gente esce dall'università e pensa che il fatto di essere messa a fare analisi sia una cosa dovuta, senza considerare che:
[LIST=1]
[*]c'è gente (magari non laureata) che con l'esperienza e gli anni di lavoro ha acquisito maggiori capacità di loro nel fare tutto questo
[*]la gavetta c'è per tutti ed è doveroso ed estremamente formativo farsela
[*]vivere con la testa fra le nuvole non aiuta nessuno, la figura del puro analista esiste solo in pochissime aziende (in Italia si conteranno sulle dita di una mano).
Quello che dice un'asettico titolo di diploma conta niente, il mercato del lavoro chiede ad uno sviluppatore di essere autonomo in quasi tutto il ciclo di vita di una applicazione, deve smazzarsi le riunioni per interpretare le esigenze del cliente (che non ha mai le idee chiare nemmeno su quello che vuole), deve fare analisi, deve sviluppare, deve fare debug, deve fare formazione, deve scrivere la documentazione e se serve deve anche rilasciare l'applicazione.
[/LIST]

Insomma almeno in Italia la distinzione tra figure professionali che fanno coding e analisi è pressochè nulla, ed è una cosa utile e preziosa imho.
Senza contare che dal punto di vista tecnologico l'esempio del "ciclo if" (o in generale la scusa della sintassi) oggi non credo regga più, con la quantità di framework esistenti, il livello di astrazione raggiunto e gli strumenti a disposizione, ora perfino il semplice fare codice presuppone una visione molto più distante, molto più da analista di quanto si facesse anni fa.


Le mie frasi erano sicuramente esagerate per spiegare meglio i concetti. So anche io che la divisione tra analista e programmatore nella pratica non esiste; soprattutto nella realtà italiana, dove c'è la cultura del "tutti sanno un po' di tutto" e soprattutto in questo periodo dove ci sono 10 laureati/diplomati per ogni posto di lavoro disponibile (10 a voler essere molto ottimisti).

Diciamo che in mercato del lavoro florido, dove ogni persona che esce dal mondo scolastico ha serie opportunità di trovare lavoro, questa divisione tra laureati e diplomati sarebbe auspicabile - altrimenti cosa manteniamo a fare il sistema universitario? creiamo un sistema professionalizzante in cui le materie teoriche e generiche sono sostituite da materie tecniche e specialistiche.
[voce della coscienza] ma è quello che si sta cercando di fare sempre più con le nuove riforme!!! [/voce della coscienza]

Però nel sistema attuale delle cose, se io da laurato mi presento al colloquio conoscenza la trasformata discreta di Focault ma non la programmazione Java, non mi sento di dare la colpa al sistema universitario, ma a me che non ho approfondito le questioni tecniche nel tempo libero.

Tutto questo sempre per come la penso io, detto da me che sono ing. informatico ma al 4-5 anno di università ho preferito fare materie come Analisi 3 e Controllo dei processi (automazione applicata al campo termotecnico) piuttosto che fare Basi di dati e Reti.

Per portare un esempio personale di come la penso io, lavoro (tra le altre cose, come consulente esterno) per una società di elettricisti "top level" che lavora molto nel campo della domotica. Dovevo sviluppare un supervisore su ipad per l'impianto di una villa - in parole povere, gestire luci, tapparelle ed altro dall'ipad.
Io ho seguito il lavoro dalla scelta della tecnologia alla programmazione del webserver - perchè si è deciso di fare il tutto tramite webserver - concentrandomi solo su una piccola parte dell'impianto, e sono arrivato a un sistema quasi funzionante ma con una grafica da vomito.
Questo perchè so ben poco di html, css, javascript.
Dopodichè ho dato in mano a un altro parecchio più bravo di me in queste cose e lui ha completato il lavoro lato web, mentre io mi sono occupato della programmazione del plc domotico (cosa molto più interessante a mio avviso).
Questo per dire che di html, css, javascript, ci aggiungo php, non ne so quasi nulla, e spero di non dover mai impararli, ma non mi sento limitato da questo, il mio ambito lavorativo mi consente di adoperare queste tecnologie senza padroneggiarle, e sapendo che c'è qualcuno (che può essere benissimo un non laureato ma anche un non diplomato) che è specializzato in questo.
PhirePhil05 Agosto 2012, 15:04 #17
Originariamente inviato da: Tasslehoff

Dal punto di vista professionale poi non lo vedo poi così vantaggioso cominciare ora a formarsi su specifici prodotti o tecnologie MS.
In ambito server l'utilità di Windows è praticamente relegata al settore small business per le piccole aziende, MS SQL è la cenerentola del mondo dei dbms relazionali, mentre .NET è praticamente morente (almeno dalla mia esperienza professionale) relegato alle poche società che storicamente si sono formate su quella tecnologia e che non mollano più che altro per preservare gli investimenti in licenze e conoscenze fatti negli anni.


[color=darkred]hai proprio ragione... stando a Gartner MS Server ha "solo" il 48,5% del parco server... con Unix al 30 in discesa (a parziale guadagno di Linux... una sorta di passaggio da padre a figlio, forse).
Per quanto riguarda SQL hai, invece, solo parzialmente ragione... in termini assoluti il più usato è Oracle, ma per il solo fatto che è multipiattaforma (almeno per il momento visto che con l'acquisizione di SUN Ellis punta a vendere dei DB Appliance con Solaris). Su ambiente Windows il più utilizzato sembra proprio essere MS SQL.
Concordo invece sul fatto che questi libri servano a poco o niente per l'università. Parlano di tecnologia focalizzata ed implementatai in prodotti che saranno molto probabilmente superati al termine di un percorso di studi medio. L'università dovrebbe gettare le fondamenta. Per specializzarsi su tecnologie varie (MS, Oracle, Cisco ecc.) ci sono le certificazioni (per quanto anche quelle non siano lo strumento assoluto per dividere "chi ne sa" dagli altri.[/Color]
cetafil05 Agosto 2012, 17:35 #18

più idoneo???

Originariamente inviato da: coschizza
spesso il ragazzino autodidatta senza studi viene considerato piu idoneo di uno che invece si è fatto la laurea ma che sa realmente ben poco.


non capisco veramente come si faccia a preferire (tranne che per il costo di busta paga) uno che si è letto qualche guida online rispetto ad uno con una buona preparazione matematica per fare qualcosa di più rispetto ad un paio di pagine html.
è vero che forse nei primi tempi avrà più dimestichezza con gli strumenti ma le qualità di chi ha studiato si faranno sempre più marcate nel tempo...

e poi ci si lamenta delle soluzioni "autodidattiche" che si trovano in giro...
e poi ci si lamenta della pochezza dell'informatica in Italia
Tasslehoff05 Agosto 2012, 18:04 #19
Originariamente inviato da: PhirePhil
[color=darkred]hai proprio ragione... stando a Gartner MS Server ha "solo" il 48,5% del parco server... con Unix al 30 in discesa (a parziale guadagno di Linux... una sorta di passaggio da padre a figlio, forse).
Per quanto riguarda SQL hai, invece, solo parzialmente ragione... in termini assoluti il più usato è Oracle, ma per il solo fatto che è multipiattaforma (almeno per il momento visto che con l'acquisizione di SUN Ellis punta a vendere dei DB Appliance con Solaris). Su ambiente Windows il più utilizzato sembra proprio essere MS SQL.
Concordo invece sul fatto che questi libri servano a poco o niente per l'università. Parlano di tecnologia focalizzata ed implementatai in prodotti che saranno molto probabilmente superati al termine di un percorso di studi medio. L'università dovrebbe gettare le fondamenta. Per specializzarsi su tecnologie varie (MS, Oracle, Cisco ecc.) ci sono le certificazioni (per quanto anche quelle non siano lo strumento assoluto per dividere "chi ne sa" dagli altri.[/Color]
Ho imparato anni fa a ignorare i dati sbandierati dalle società di analisi del settore, anche perchè ad oggi non esiste modo per fare una rilevazione oggettiva e su una scala abbastanza ampia da essere statisticamente rilevante.
Dalla mia esperienza passata tra i ced di società ed enti di varie dimensioni (dalle piccole società private agli enti da decine di migliaia di dipendenti) la situazione è quella che ho descritto.
Tra i dbms permettimi di dissentire, dire che Oracle è più diffuso solo perchè è un prodotto multipiattaforma è palesemente falso (senza contare che da Solaris la gente sta scappando, resiste solo in scenari specifici dove non si vuole rinunciare alle features di zfs, ma con l'evoluzione dei filesystem per linux gli spazi di manovra per solaris si fanno sempre più stretti...); sia Oracle (ma già dalla 10g) che IBM DB2 sopravanzano di vari ordini di grandezza MS SQL sia per features e soprattutto per affidabilità, non scherziamo...

Originariamente inviato da: cetafil
non capisco veramente come si faccia a preferire (tranne che per il costo di busta paga) uno che si è letto qualche guida online rispetto ad uno con una buona preparazione matematica per fare qualcosa di più rispetto ad un paio di pagine html.
è vero che forse nei primi tempi avrà più dimestichezza con gli strumenti ma le qualità di chi ha studiato si faranno sempre più marcate nel tempo...

e poi ci si lamenta delle soluzioni "autodidattiche" che si trovano in giro...
e poi ci si lamenta della pochezza dell'informatica in Italia
Forse l'esempio del ragazzino autodidatta non è proprio calzante, visto che sono più di 10 anni (ovvero dallo scoppio della bolla IT) che il ragazzino che fa il siterello in casa con Dreamweaver craccato non vede più il becco di un quattrino.
In secondo luogo autoformazione può non significare leggersi qualche guida online, magari significa smazzarsi tomi significativi comprati alla Hoepli e macinare certificazioni.
Il pensare poi che ad un titolo di studio corrisponda una retribuzione più elevata è tipico del nostro Paese, che non a caso sta affondando anche grazie a questo.
La retribuzione deve essere proporzionale alle capacità lavorative e ai risultati, non a qualche pezzo di carta utile giusto per far contenti i parenti, imho.

Se vogliamo fare un confronto nel mondo lavorativo reale io trovo abbastanza limitante e tipicamente italiano dare tutto questo peso ad un titolo di studio.
Le competenze di un laureato in informatica o in ing informatica si possono raggiungere con l'esperienza e gli anni di lavoro, con in più il non indifferente vantaggio dell'aver affrontato una quantità di realtà e problemi che il neolaureato se va bene vedrà dopo anni e anni di esperienza.

Non te la prendere però dalla mia esperienza le competenze matematiche e le fantomatiche qualità (dette così mi ricordano tanto le fandonie sul metodo di studio del liceo che si raccontano ai ragazzini appena usciti dalle scuole medie) di un percorso d'istruzione universitario c'entrano ben poco con quello che serve nel mondo del lavoro, almeno in ambito IT.
Se ripenso al corso di Analisi I (come tanti altri eh) che ho frequentato le uniche cose che mi tornano alla mente sono le ore di noia mortale prendendo a craniate cose che sapevo fin da subito che non mi sarebbero servite a nulla. Quello che mi hanno lasciato? Il vuoto cosmico e qualche numerino inutile su uno stupido libretto...
Tasslehoff05 Agosto 2012, 18:32 #20
Originariamente inviato da: deggial
Le mie frasi erano sicuramente esagerate per spiegare meglio i concetti. So anche io che la divisione tra analista e programmatore nella pratica non esiste; soprattutto nella realtà italiana, dove c'è la cultura del "tutti sanno un po' di tutto" e soprattutto in questo periodo dove ci sono 10 laureati/diplomati per ogni posto di lavoro disponibile (10 a voler essere molto ottimisti).

Diciamo che in mercato del lavoro florido, dove ogni persona che esce dal mondo scolastico ha serie opportunità di trovare lavoro, questa divisione tra laureati e diplomati sarebbe auspicabile - altrimenti cosa manteniamo a fare il sistema universitario? creiamo un sistema professionalizzante in cui le materie teoriche e generiche sono sostituite da materie tecniche e specialistiche.
[voce della coscienza] ma è quello che si sta cercando di fare sempre più con le nuove riforme!!! [/voce della coscienza]
Io su questo non sono d'accordo.
Un sistema scolastico non serve per creare una divisione artificiosa tra chi ha ottenuto un titolo di studio e chi no (ma magari ha acquisito le stesse competenze in modo differente), è lo stesso ragionamento alla base della retribuzione in base al titolo di studio, o dei requisiti sul titolo di studio per proporsi per un incarico.
E' l'esperienza (e la storia del declino del nostro Paese) a insegnarcelo, il titolo di studio doveva essere una garanzia della preparazione, invece non è così, e le generazioni di dirigenti e funzionari (pubblici e privati) incapaci e pluridiplomati/laureati lo dimostrano.

Però nel sistema attuale delle cose, se io da laurato mi presento al colloquio conoscenza la trasformata discreta di Focault ma non la programmazione Java, non mi sento di dare la colpa al sistema universitario, ma a me che non ho approfondito le questioni tecniche nel tempo libero.
Io invece mi sento eccome di dare la colpa tanto al sistema universitario quanto allo studente.
Al primo perchè non ha saputo formare lo studente per il mondo del lavoro (e questo era il suo vero compito, solito vecchio discorso sul sistema scolastico che vive in un mondo totalmente sganciato dalla realtà, al secondo perchè non si è reso conto (ed era suo dovere farlo, informandosi, facendo esperienze di lavoro durante gli studi) che stava partendo per la tangente ignorando le cose che realtà gli sarebbero servite per portare a casa la sudata "pagnotta"

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