Europol: "l'anonimato non è un diritto fondamentale". Chiesta più collaborazione alle big tech sulla crittografia
Catherine De Bolle, capo di Europol, lancia un appello alle aziende tecnologiche per sbloccare i messaggi crittografati usati dai criminali
di Andrea Bai pubblicata il 21 Gennaio 2025, alle 11:01 nel canale SicurezzaCatherine De Bolle, direttrice esecutiva di Europol, ha lanciato un appello alle grandi aziende tecnologiche affinché collaborino maggiormente con le forze dell'ordine sul fronte della crittografia, sostenendo che in caso contrario rischiano di rappresentare una minaccia per la democrazia europea.
In un'intervista al Financial Times, De Bolle ha affermato che incontrerà i rappresentanti delle Big Tech al World Economic Forum di Davos questa settimana per discutere della questione. Secondo De Bolle, le aziende hanno una "responsabilità sociale" nel consentire alla polizia l'accesso ai messaggi crittografati utilizzati dai criminali per rimanere anonimi.
Il concetto portato avanti dalla direttrice esecutiva di Europol è che "l'anonimato non è un diritto fondamentale". De Bolle usa un parallelismo: "Quando abbiamo un mandato di perquisizione e siamo di fronte a una casa con la porta chiusa, sapendo che il criminale è all'interno, la popolazione non accetterebbe che non si possa entrare."

Allo stesso modo, secondo De Bolle, in un ambiente digitale la polizia deve poter decodificare questi messaggi per combattere il crimine. "Non sarà possibile far rispettare la democrazia senza che sia possibile fare ciò", ha aggiunto.
L'uso della crittografia end-to-end rappresenta da tempo un punto di frizione tra le aziende tecnologiche e le forze dell'ordine, poiché in alcuni casi rende complicato e difficile per la polizia riuscire ad ottenere prove nel corso delle indagini: per evitare questo genere di problemi, lo scorso aprile i capi delle polizie europee hanno chiesto ai governi e al settore di intervenire con urgenza.
Le aziende tecnologiche hanno spesso proposto diverse argomentazioni contro l'indebolimento della crittografia, ponendo particolare accento sulla sicurezza e la privacy degli utenti come pilastri fondamentali: una crittografia robusta sia essenziale per proteggere i dati sensibili da hacker e attori malevoli, e che l'introduzione di backdoor o punti di accesso per le forze dell'ordine renderebbe i sistemi vulnerabili anche ad attacchi di criminali e governi ostili.
Più in generale la posizione delle aziende tecnologiche è che qualsiasi forma di ammorbidimento delle misure di crittografia rappresenterebbe una vulnerabilità ampiamente sfruttabile con elevati rischi per la sicurezza non solo dell'individuo, ma anche di organizzazioni e, per estensione, della società tutta: un costo che non sarebbe controbilanciato dall'efficacia nel combattere i criminali che semplicemente passerebbero ad utilizzare altri strumenti e metodi di comunicazione.










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18 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoFermo restando che il crimine vada combattuto sempre e comunque, specie nelle sue forme più odiose, la posizione delle aziende tecnologiche non è affatto sbagliata. Semplicemente il criminale si sposterebbe su altre piattaforme o tecnologie, magari sviluppate in proprio e al cittadino onesta rimarrebbe solo il dubbio che lo stesso criminale potrebbe avvalersi delle eventuali backdoors inserite nei propri software per danneggiarlo.
Difficile uscirne in effetti ...!
Sbagliato.
E' come dire: "i costruttori di case devono mantenere copia delle chiavi di ingresso, in modo che se abbiamo un mandato, il costruttore possa aprirci la porta".
Il che vuol dire che se un ladro va dal costruttore, trova tutte le chiavi per entrare nelle case e derubarle.
Oltre al fatto che il costruttore stesso potrebbe entrare nelle varie case a farsi un giro...
Ti sfondano la porta, ti menano, ti arrestano e poi ti dicono...ehy ragazzi non è lui! E' la porta accanto, andiamo!
Mi scusi, buona giornata.
(di base si, l'anonimato è un mio diritto, che i criminali finiscano in galera pure)
Hanno già citato la sempreverde frase "Chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere"?
Paragone calzante, ci sono stati infatti casi di dipendenti sorpresi a spiare i clienti dalle telecamere, quindi non sono solo complotti come molti credono:
https://www.malwarebytes.com/blog/n...py-on-customers
https://www.reuters.com/technology/...ars-2023-04-06/
Visto che parli ad ogni modo parli di responsabilità sociale, di quella dovrebbe preoccuparsene il sistema politico. Le forze dell'ordine, come dice il loro nome, devono mantenerlo rispettando la legge e facendola rispettare. Anche a chi non ha voglia di farlo. E fare ciò, casomai avessi inteso quello, no, non è comportarsi da fascista.
Qualche volta penso che quelli che sono "ossessionati" dalla privacy totale siano quelli che hanno qualcosa da nascondere,al massimo cosa possono scoprire?
Che ti piace la gnocca perché sanno che guardi i siti porno?
Che ti piace la banana split?
Che tradisci tuo marito,moglie,fidanzato,fidanzata? Cosa ormai comune che non scandalizza più nessuno.
Oppure vogliono nascondere soldi e lavori in nero,spaccio di stupefacenti nel quartiere,traffico illegale di armi o materiale pedopornografico?
È una cosa che ho notato spesso,chi "battaglia" un po' troppo energicamente per la privacy, solitamente sono persone che si sa,sono poco pulite......
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