Un nuovo studio indica come Urano e Nettuno abbiano colori più simili di quanto si pensi
Grazie a un nuovo studio di un team dell'Università di Oxford sono stati rivelati i colori che avrebbero Urano e Nettuno grazie ai dati acquisiti originariamente da Voyager 2 e dal telescopio spaziale Hubble. Questo è quello che è stato scoperto.
di Mattia Speroni pubblicata il 05 Gennaio 2024, alle 01:11 nel canale Scienza e tecnologiaNASAESO
Nelle scorse settimane si è parlato diffusamente di Urano grazie alle nuove immagini del telescopio spaziale James Webb. I giganti gassosi esterni non saranno visitati da missioni robotiche per ancora diverso tempo e il primo tentativo potrebbe essere fatto dalla Cina grazie alla missione Tianwen-4 che potrebbe essere lanciata nel 2029 con arrivo previsto nel 2045. Un nuovo studio di un team dell'Università di Oxford ha però cercato di chiarire un aspetto interessante di Urano e Nettuno.
Urano catturato dall'HST. Click sull'immagine per ingrandire
Grazie alle immagini catturate da Voyager 2 (ma non solo) sappiamo che questi due giganti gassosi hanno una colorazione che appare differente, con il primo che tende al ciano chiaro e il secondo invece al azzurro-bluastro. Grazie a un nuovo modello di elaborazione, pur rimanendo molto diversi da Giove e Saturno, sarebbero invece molto più simili tra loro di quanto ci si potesse aspettare.
I colori reali di Urano e Nettuno in un nuovo studio
A parlarne è stato Patrick Irwin (dell'Università di Oxford) nella pubblicazione Monthly Notice della Royal Astronomical Society. La squadra da lui diretta ha rilevato come Urano e Nettuno abbiano in realtà un colore associabile al blu-verdastro. L'errore iniziale sarebbe stato generato a causa del sistema di acquisizione delle immagini tipicamente impiegato nelle missioni spaziali, compresa Voyager 2.
Le immagini iniziali sono monocromatiche per poi essere colorate successivamente per dare un aspetto quanto più vicino alla realtà (o almeno è questo quello che si prova a fare). Il bilanciamento delle varie componenti non sarebbe stato però accurato e Nettuno, in particolare, sarebbe stato reso più blu di quello che è realmente.
Anche l'esaltazione del contrasto per migliorare alcuni dettagli, come le nubi dell'atmosfera, avrebbe introdotto una modifica nella colorazione. Il professor Irwin ha dichiarato in merito che "sebbene le familiari immagini di Urano di Voyager 2 siano state pubblicate in una forma più vicina al colore reale, quelle di Nettuno sono state, in effetti, stirate e migliorate, e quindi rese artificialmente troppo blu. Anche se il colore saturato artificialmente era noto all'epoca tra gli scienziati planetari – e le immagini venivano pubblicate con didascalie che lo spiegavano – quella distinzione si era persa nel tempo".
Il team ha quindi provveduto ad applicare un nuovo modello ai dati originali catturati da Voyager 2 e dalla Wide Field Camera 3 di Hubble per ricostruire una colorazione più accurata di Nettuno e Urano. Il modello si basa su dati ottenuti grazie allo Space Telescope Imaging Spectrograph del telescopio spaziale Hubble e dello strumento Multi Unit Spectroscopic Explorer del Very Large Telescope.
Animazione che mostra il cambiamento delle stagioni su Urano
Come ulteriore informazione aggiuntiva, all'interno dello stesso studio viene ipotizzato come mai Urano cambia leggermente la propria colorazione durante la sua orbita di 84 anni intorno al Sole. La colorazione del gigante gassoso appare leggermente più verde durante i solstizi, quando uno dei poli è rivolto verso il Sole, e un po' più blu durante gli equinozi. La luce che arriva dalla stella e colpisce i poli influenza maggiormente la colorazione e la luminosità complessiva del pianeta.
La motivazione sarebbe legata a una maggiore riflettività nelle lunghezze d'onda del verde e del rosso (rispetto al blu) perché il metano è meno abbondante ai poli rispetto all'equatore. Inoltre sarebbe presente una sorta di foschia ghiacciata (osservato in estate) costituita da metano ghiacciato che si ispessisce gradualmente quando si passa da equinozio a solstizio.
2 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoSi perché i colori irraggiati da una qualsiasi massa gassosa/liquida o solida non sono altro che ben specifici range di frequenze della luce visibile, e questi range di frequenze dipendono da quali elementi atomici è costituita la massa; infatti ogni atomo emette fotoni di luce entro un certo range spettrale della luce visibile e questo range è caratteristico di ogni elemento; questa proprietà degli atomi è sfruttata per esempio per determinare di quali elementi è costituita l'atmosfera di un astro celeste (stella, pianeta, asteroide ecc. ecc.) e nel caso di una stella si riesce addirittura a capire la sua temperatura
Precisato tutto questo bisogna considerare il fatto che, grazie alla teoria cinetica dei gas, la distanza di un certo pianeta dalla sua stella inevitabilmente determina univocamente di quali elementi è costituita la sua atmosfera, lo stato di questi elementi ... ergo pianeti che sono vicini tra loro, approssimativamente simili in termini di dimensioni e che rientrano in un certo range di distanze dalla loro stella necessariamente devono essere del tutto simili e quindi irraggiare i medesimi range spettrali della luce visibile ovvero irraggiare i medesimi colori di luce
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