Il VLT dell'ESO cattura una nuova immagine della nebulosa Sh2-284
Grazie a un nuovo programma di osservazione del cielo australe, il VLT (Very Large Telescope) dell'ESO ha catturato una nuova immagine di una parte della nebulosa Sh2-284 che si trova nella costellazione dell'Unicorno.
di Mattia Speroni pubblicata il 28 Giugno 2023, alle 21:08 nel canale Scienza e tecnologiaESO
Le nebulose sono oggetti celesti particolarmente interessanti in quanto nel corso di milioni di anni portano alla formazione di nuovi sistemi planetari (e ovviamente potenzialmente anche a esopianeti abitabili). Grazie al VLT Survey Telescope dell'ESO (European Southern Observatory) è stata ottenuta una nuova immagine di una parte della nebulosa Sh2-284.
Solamente qualche giorno fa è stato pubblicato un nuovo studio che ha impiegato il JWST per rilevare il catione metilico in un disco protoplanetario proprio all'interno di una nebulosa (in questo caso quella di Orione) che si trova a 1350 anni luce. Il Very Large Telescope ha invece osservato ben più lontano a ben 15 mila anni luce dal nostro Pianeta, all'interno della nebulosa che si trova nella costellazione dell'Unicorno.
L'immagine di VLT della nebulosa Sh2-284
Questa parte della nebulosa, ripresa nell'immagine, ha una dimensione di 150 anni luce e ne rappresenta solo una parte di un sistema più complesso e grande. Nella zona centrale si può notare un insieme di stelle che prende il nome di ammasso Dolidze 25 che a causa della loro attività producono radiazioni in varie lunghezze d'onda e venti stellari che muovono i gas e le polveri circostanti.
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Per questo motivo questa zona centrale è più sgombra rispetto a quelle periferiche. Proprio in queste ultime ci sono però delle strutture chiamate "pilastri" che richiamano alla mente i "pilastri della creazione" che si trovano nella Nebulosa dell'Aquila. Si tratta di zone a maggiore resistenza al vento stellare e sono grandi diversi anni luce. VLT permette di evidenziare come la radiazione permette di ionizzare l'idrogeno gassoso nella nube che sono mostrati nei colori arancione e rosso.
Proprio in queste nubi di polveri e gas si trovano elementi utili alla formazione stellare e quindi a quella planetaria. Il Very Large Telescope ha utilizzato diversi filtri nel visibile per ricreare questa immagine. In particolare le lunghezze d'onda d'interesse sono 350 nm (blu), 480 nm (verde), 625 nm (giallo), 770 nm (rosso) e 659 nm (rosso). I ricercatori hanno soprannominato questa zona della nebulosa Sh2-284 come quella del "gatto sorridente" vista la forma particolare che assumono le nubi.
I dati per ricreare questa immagine sono quelli del programma conosciuto come VST (o VLT Survey Telescope). Lo scopo è quello di avere una mappatura del cielo australe in luce visibile utilizzando un sensore con risoluzione di 256 MPixel progettata proprio per avere un'ampia panoramica. In particolare l'immagine è nell'archivio VPHAS+ che ha osservato 500 milioni di oggetti all'interno della Via Lattea per capire la vita delle stelle, dalla nascita alla morte. Come in altri casi, l'ESO mette a disposizione anche immagini a risoluzione molto alta, per esempio sulla pagine ufficiale è possibile scaricare la versione da oltre 400 MB.











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3 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoRisultati pazzeschi davvero, qualche anno fa sarebbero stati impensabili…
Il centro di produzione, memorizzazione, elaborazione e dsitribuzione di dati scientifici più grande del mondo è quello del cern. Se vai a cercare in giro trovi un sacco di informazioni (e anche documentari) in cui ne vengono elencate le prestazioni.
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