Il Very Large Telescope aiuta gli scienziati nello studio dei dischi di formazione planetaria
Grazie al Very Large Telescope (VLT) dell'ESO con anche il contributo di ALMA, è stato possibile raccogliere una grande quantità di informazioni su dischi di formazione planetaria. Molte le differenze e molto c'è ancora da scoprire.
di Mattia Speroni pubblicata il 05 Marzo 2024, alle 14:01 nel canale Scienza e tecnologiaESO
Nella giornata di ieri avevano riportato della rilevazione di vapore acqueo in un disco che orbita intorno a una stella a 450 anni luce dalla Terra grazie ad ALMA di ESO. Nella giornata odierna invece sono stati annunciati una serie di studi che cercano di comprendere il processo di formazione degli esopianeti, questa volta grazie a VLT (Very Large Telescope) gestito sempre dall'Osservatorio Europeo Australe e in particolare gli strumenti SPHERE (Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet REsearch instrument) e X-shooter.
Gli scienziati hanno raccolto moltissimi dati su dischi di formazione planetaria che si trovano a orbitare intorno a 86 giovani stelle. In futuro proprio lì potremo trovare dei nuovi pianeti e, potenzialmente, potrebbero svilupparsi anche forme di vita. La possibilità di un confronto diverso tra diversi dischi consente di studiarne l'evoluzione con le varie differenze che li caratterizzano.

Christian Ginski (dell'Università di Galway) ha dichiarato "si tratta davvero di un cambiamento nel nostro campo di studi. Siamo passati dallo studio intenso dei singoli sistemi stellari a questa vasta panoramica di intere regioni di formazione stellare".
I dischi di formazione planetaria e le loro strutture
I ricercatori non si aspettano di trovare sempre sistemi come il Sistema Solare, anzi, c'è molta varietà. Attualmente sono stati rilevati complessivamente, in anni di studi, oltre 5000 esopianeti. Gli scienziati vogliono capire come mai i sistemi sono così diversi gli uni dagli altri e lo fanno guardando i dischi di gas e polveri che portano poi alla formazione dei sistemi planetari.

Come nel caso dei sistemi planetari formati, anche i dischi di formazione planetaria hanno caratteristiche diverse. Alcuni presentano bracci a spirale, altri invece degli anelli mentre altri sono dischi più uniformi. Gli obiettivi sono state zone di formazione stellare nella Via Lattea come Taurus e Chamaeleon I (a 600 anni luce dalla Terra) e Orione (a 1600 anni luce dalla Terra).

Oltre alla forma anche altri dati hanno fatto emergere delle differenze. Per esempio in Orione, quando ci sono due o più stelle i dischi di formazione planetaria di grandi dimensioni sono meno probabili. Questo sarebbe legato anche alla presenza di grandi esopianeti che distorcerebbero questi dischi. Tutte le informazioni sono state raccolte in tre differenti studi dai titoli di "The SPHERE view of the Chamaeleon I star-forming region: The full census of planet-forming disks with GTO and DESTINYS programs", "The SPHERE view of the Taurus star-forming region: The full census of planet-forming disks with GTO and DESTINYS programs" e "Disk Evolution Study Through Imaging of Nearby Young Stars (DESTINYS): The SPHERE view of the Orion star-forming region". Con l'arrivo dell'Extremely Large Telescope (ELT) e del suo specchio primario da 39 metri sarà possibile acquisire ulteriori dati e immagini ad alta risoluzione che dovrebbero consentire di fare nuove ipotesi sulla formazione dei pianeti.











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