Il drone si controlla con il movimento dei muscoli: guardate il sorprendente esperimento del MIT

I segnali elettrici dei muscoli possono essere adeguatamente sfruttati per impartire comandi ad un drone: l'esperimento potrebbe avere risvolti importanti nel campo della robotica collaborativa
di Andrea Bai pubblicata il 29 Aprile 2020, alle 19:21 nel canale Scienza e tecnologiaIl reparto Computer Science and Artificial Intelligence Lab (CSAIL) del MIT ha divulgato un video di un progetto che sta portando avanti e incentrato sulla possibilità di sfruttare i movimenti muscolari degli arti per controllare genericamente dei dispositivi. Per offrire un'idea più concreta del lavoro il CSAIL ha dimostrato la possibilità di controllare il volo di un normale drone commerciare usando la mano e i movimenti del braccio per condurre il piccolo quadrirotore con un elevato grado di precisione lungo un percorso che prevede il passaggio in una serie di anelli.
Quanto si vede nel video è abbastanza sorprendente per due motivi: anzitutto il controllo dei movimenti del drone avviene non tramite il rilevamento ottico o accelerometrico di gesture, ma proprio riconoscendo i segnali elettrici dei muscoli, in seconda battuta i comandi impartiti sono molto precisi e specifici, il che spiana la strada ad un'ampia gamma di applicazioni potenziali nel campo del controllo remoto.
Il pilotaggio di droni è un'area che potrebbe cogliere importanti benefici in termini di casi d'uso reali, specialmente quando si immagina una flotta intera di droni che prende il volo con un pilota che può vedere in prima persona la visuale della flotta tramite un visore VR/AR: potrebbe essere un modo molto efficace per effettuare il sopralluogo di un'area durante operazioni di costruzione o l'ispezione di macchinari e attrezzature da remoto per esempio su piattaforme petrolifere offshore, oppure ancora infrastrutture difficili da raggiungere o situazioni di soccorso in aree pericolose. I ricercatori hanno comunque indagato differenti possibilità applicative per questa tecnologia, compreso l'uso nel contesto della robotica collaborativa per applicazioni industriali.
Ed è proprio l'integrazione fluida tra robot ed essere umano l'obiettivo ultimo del team di ricercatori al lavoro su questa tecnologia: rendere, cioè, il controllo con i robot immediato allo stesso modo in cui l'essere umano pensa ed elabora i movimenti con cui interagisce con l'ambiente circostante. Pensare e fare sono processi che avvengono praticamente in parallelo quando si interagisce con l'ambiente, ma nel momento in cui l'interazione viene mediata tramite macchine o strumenti remoti accade che si perda qualcosa nella traduzione da pensiero ad atto, tale da portare ad una ripida curva d'apprendimento che richiede parecchio allenamento per poter appropriarsi dell'opportuna padronanza.
Il lavoro del MIT potrebbe avere impatti significativi nel campo della co-botics (cioè il settore che si concentra sulla realizzazione di robot con lo scopo specifico di collaborare in sicurezza con l'essere umano) e consentire lo sviluppo di una nuova generazione di macchinari e apparecchiature industriali robotizzate che richiedano meno formazione e programmazione per poter operare su larga scala.
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