Google crede nella fusione nucleare: accordo con CFS per 200 MW di energia pulita

Google ha siglato un accordo con Commonwealth Fusion Systems (CFS) per acquistare 200 megawatt dalla futura centrale ARC in Virginia, entrando ufficialmente nel mercato della fusione nucleare. L'intesa include anche un investimento finanziario strategico, con l'obiettivo di supportare la scalabilità della fusione come fonte per soddisfare la crescente domanda energetica.
di Manolo De Agostini pubblicata il 30 Giugno 2025, alle 15:29 nel canale Scienza e tecnologiaGoogle ha siglato il suo primo accordo commerciale nel settore della fusione nucleare con Commonwealth Fusion Systems (CFS), azienda statunitense leader tra le startup del settore.
Di CFS, nata da una costola del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e partner dell'italiana Eni, vi abbiamo riportato recentemente per l'avvio dei lavori di assemblaggio del tokamak SPARC. Quest'ultimo è lo step che precede la futura realizzazione di centrali ARC, progettate per immettere energia sulla rete.
Ed è proprio su ARC che è proiettata l'attenzione di Big G. L'intesa tra Google e CFS prevede un Power Purchase Agreement (PPA) da 200 megawatt per acquistare energia dalla futura centrale ARC che sorgerà nella contea di Chesterfield, Virginia, e che si prevede entrerà in funzione nei primi anni 2030.
L'accordo rappresenta molto più di una semplice fornitura energetica: Google, già investitore di CFS dal 2021, ha annunciato un rafforzamento della propria partecipazione nella società con un nuovo round di finanziamento il cui ammontare non è stato reso pubblico, ma che, secondo quanto dichiarato dal CEO di CFS Bob Mumgaard, sarà "comparabile" al round di Serie B del 2021 da 1,8 miliardi di dollari. CFS è ad oggi la startup privata nel campo della fusione che ha raccolto più capitali al mondo.
"Entrando in questo accordo con CFS, speriamo di contribuire a dimostrare e scalare una promettente via verso l'energia da fusione commerciale", ha dichiarato Michael Terrell, Head of Advanced Energy di Google. "Siamo entusiasti di scommettere su una tecnologia con potenziale trasformativo per soddisfare la futura domanda energetica globale".
Il progetto di CFS si articola in due fasi principali. La prima è SPARC, un reattore dimostrativo compatto ad alto campo magnetico, attualmente in costruzione presso il quartier generale dell'azienda a Devens, Massachusetts, e che dovrebbe essere completato nel 2026. Il secondo passo sarà proprio l'impianto ARC, una versione commerciale progettata per produrre 400 megawatt di energia netta, un valore paragonabile a una centrale a gas naturale di scala industriale.
L'accordo con Google è vincolato al raggiungimento di un importante traguardo tecnico: SPARC dovrà dimostrare una produzione netta di energia da fusione (Q > 1), cioè generare più energia di quanta ne consumi per il mantenimento della reazione.
"La fusione non dipende da geografia, meteo o materiali speciali", ha sottolineato Mumgaard. "È qualcosa che può funzionare 24 ore su 24, ovunque nel mondo. Una volta dimostrata la fattibilità, ci aspettiamo una rapida crescita della domanda".
L'accordo rappresenta un segnale importante anche sul piano industriale: è solo la seconda volta che una grande azienda sigla un contratto per acquistare energia da un operatore di fusione. La prima fu Microsoft nel 2023 con Helion. Ma Google ha ambizioni su scala molto più ampia, soprattutto alla luce della crescente domanda energetica dei data center alimentati da intelligenza artificiale e cloud.
Nel 2024, Google ha acquistato 8 gigawatt di energia rinnovabile, il doppio rispetto all'anno precedente. L'azienda ha già investito in solare, eolico, geotermico e reattori nucleari modulari. Ma secondo Terrell, la fusione rappresenta una frontiera fondamentale per garantire l'operatività continua dei datacenter, specialmente in aree del mondo dove le rinnovabili non sono sempre affidabili.
"Tecnologie come la fusione permettono in realtà di ridurre i costi complessivi per raggiungere alti livelli di energia carbon-free", ha dichiarato Terrell. "Anche se più costose per megawattora, possono stabilizzare il portafoglio energetico".
1 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - info2030 per ARC mi sembra oltre l'ottimistico. IMHO questo annuncio e' piu' pubblicitario che altro.
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