Blue Origin: static fire per il secondo stadio del razzo spaziale New Glenn

Blue Origin: static fire per il secondo stadio del razzo spaziale New Glenn

Blue Origin ha realizzato il primo static fire del secondo stadio del razzo spaziale riutilizzabile New Glenn. La società statunitense, di proprietà di Jeff Bezos, intende eseguire il lancio inaugurale del vettore spaziale entro la fine dell'anno.

di pubblicata il , alle 14:46 nel canale Scienza e tecnologia
Blue Origin
 

Mentre a Boca Chica (Texas) SpaceX sta proseguendo con i test in vista del nuovo (quinto) lancio di Starship, in Florida Blue Origin ha completato il primo static fire del secondo stadio del razzo spaziale riutilizzabile New Glenn. La società di Jeff Bezos intende lanciare il vettore per la prima volta entro la fine dell'anno anche se a bordo non ci saranno le sonde gemelle della missione ESCAPADE ma si proseguirà con lo sviluppo del veicolo di trasferimento orbitale Blue Ring dal Launch Complex 36 a Cape Canaveral, in Florida.

new glenn

Per il vettore di Blue Origin si prevede una configurazione simile a Falcon 9, dove il primo stadio rientra su una droneship chiamata Jacklyn mentre il secondo stadio non sarà recuperato (almeno fino alla realizzazione di Project Jarvis che però potrebbe avvenire solo dopo diversi lanci). Questo razzo spaziale è più grande di Falcon 9 e sarà in grado di portare un carico utile maggiore in orbita, compresi i lander lunari della società.

Nelle scorse ore il secondo stadio del razzo spaziale New Glenn (GS2) ha completato con successo uno static fire accendendo i suoi motori. La durata è stata pari a circa 15" e, come spiegato dalla società, è stata la prima volta che è stato eseguito con un veicolo completo. Lo scopo era quello di convalidare la capacità di comunicazione di tutti i sottosistemi e dei suoi due motori BE-3U (ottimizzati per il vuoto). Questi ultimi sono stati spinti oltre le specifiche così da provare le loro prestazioni complessive.

new glenn

Il test ha anche potuto dimostrare come il sistema di controllo della pressurizzazione (con elio) dei serbatoi con idrogeno e ossigeno liquidi possa funzionare durante il volo. Inoltre sono stati verificati il controllo di della spinta del secondo stadio e la capacità di muoversi (gimbal) dei propulsori oltre a simulare lo spegnimento e accensione dei motori.

I team di terra hanno anche provato le varie procedure critiche previste per il lancio di Blue Origin New Glenn. Il secondo stadio potrà portare carichi utili sia in orbita terrestre bassa (LEO), che in orbita terrestre media (MEO) e orbita geosincrona (GEO). Il secondo stadio è alto 26,8 metri con un diametro di 7 metri. Tutto il vettore spaziale sarà alto più di 98 metri con alla base ben sette motori BE-4 alimentati a ossigeno e metano liquidi.

2 Commenti
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raxas24 Settembre 2024, 15:50 #1
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"Tutto èbbene quel che finisce ebbene"

anche se la strada è ancora lunghetta...
bisogna verificare i sensori ALEXA,
il buon funzionamento degli apparati della raccolta efumi da camere di combubbstione,
le visiere dei caschi con tecnologia di VIRTUAL3D,
le problematiche delle valvole ad elio

Non ultima la corretta disposizione temporale delle autorizzzazzzioni F.S.A.A. (o simile)

È così che il progesso va avanti
Confidiamo in una celere moltiplicazione delle pratiche dei vettori dello spazio subborbitale e oltre
: ehm
raxas26 Settembre 2024, 00:45 #2
up

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