Blue Origin New Glenn: la società sta facendo progressi per il razzo spaziale riutilizzabile
Nelle scorse ore Blue Origin ha mostrato alcune nuove immagini del nuovo razzo spaziale riutilizzabile New Glenn. La prima missione di questo vettore potrebbe essere ad agosto e lancerà due Cubesat in direzione di Marte.
di Mattia Speroni pubblicata il 12 Gennaio 2024, alle 16:16 nel canale Scienza e tecnologiaNASABlue Origin
All'inizio di quest'anno c'è stato il debutto del nuovo razzo spaziale Vulcan Centaur di ULA che ha lanciato in orbita il lander Peregrine di Astrobotic. Nonostante le problematiche di quest'ultimo, il lancio è stato un successo e ora la società statunitense guarda alla missione CERT-2. A febbraio ci potrebbe essere invece il nuovo tentativo di lancio di Starship da parte di SpaceX, secondo quanto riportato durante la conferenza dedicata agli aggiornamenti sul programma Artemis. Nel 2024 potrebbe anche debuttare il nuovo grande razzo spaziale riutilizzabile New Glenn di Blue Origin.
La società di Jeff Bezos ha all'attivo attualmente solamente il vettore suborbitale New Shepard (che per circa un anno è stato fermo a causa di un incidente). Blue Origin fornisce anche i motori BE-4 utilizzati per il primo stadio di Vulcan Centaur e che saranno impiegati sul futuro vettore riutilizzabile. New Glenn sarà il razzo di punta della società che promette di posizionarsi tra Falcon 9 e Starship e, se Project Jarvis avrà successo, di essere completamente riutilizzabile.
Blue Origin New Glenn: prosegue lo sviluppo, lancio nel 2024?
Il primo lancio del nuovo razzo spaziale potrebbe avvenire intorno ad agosto 2024,al più presto, per la missione EscaPADE (Escape and Plasma Acceleration and Dynamics Explorers) della NASA che lancerà due Cubesat verso Marte per lo studio per studiare l'interazione tra vento solare e magnetosfera marziana. Negli scorsi giorni Blue Origin ha spostato il primo stadio di New Glenn all'interno del Kennedy Space Center in Florida mentre il CEO David Limp ha mostrato anche nuove immagini del secondo stadio.
Non è ancora chiaro se quello mostrato fosse hardware effettivamente pronto per il volo oppure se fossero delle strutture di test. In diversi zone erano presenti scritte "not for flight" ma potrebbero indicare che solamente determinate porzioni non saranno effettivamente impiegate durante il lancio inaugurale. Blue Origin non ha chiarito ancora questo punto.
Limp ha scritto "anche se c'è ancora molto lavoro da fare, abbiamo recentemente raggiunto un paio di traguardi entusiasmanti e visibili per il nostro prossimo razzo New Glenn e per i clienti che ci affidano i loro carichi utili. Il nostro hardware del primo e del secondo stadio hanno entrambi lasciato la fabbrica e si trovano ora presso il nostro Launch Complex 36 a Cape Canaveral. Quel viaggio di 13 km di ieri è stato divertente da guardare, ma sono sicuro che sia stato stressante per l'autista del camion e per l'equipaggio".
La parte finale del primo stadio era coperta e quindi non erano visibili i 7 motori BE-4 a metano/ossigeno (a titolo di esempio Vulcan Centaur ne ha solo due, ma utilizza booster con propellente solido). La spinta complessiva dei motori del primo stadio sarà di 17150 kN. L'interstadio mostrava la scritta "not for flight" ma essendo una componente relativamente semplice non sarebbe difficile sostituirla con una parte certificata per il volo.
Il secondo stadio aveva già installati 2 motori BE-3U da 1420 kN di spinta (complessiva) e questo potrebbe far pensare che i test con un razzo New Glenn completamente assemblato possano essere vicini. Questi motori derivano da quelli impiegati su New Shepard, anche se in quel caso viene impiegata la variante BE-3 che non è ottimizzata per il vuoto. I motori di questo tipo impiegano idrogeno e ossigeno per l'alimentazione.
Una volta assemblato Blue Origin New Glenn sarà alto 98 metri e avrà fairing da ben 7 metri che potranno quindi alloggiare carichi utili decisamente voluminosi. Nelle immagini mostrate non erano presenti le alette direzionali che saranno fondamentali per permettere il rientro del primo stadio e che funzionano come quelle di Falcon o Starship. Anche i sei supporti idraulici per l'atterraggio non erano visibili durante il trasporto lasciando ancora dubbi su quanto queste unità siano effettivamente quelle destinate al volo o meno.
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