Governo tassa Netflix, Google per finanziare il cinema italiano: ma c'è odore di bufala
In alcuni paesi europei i grossi nomi del web danno una piccola percentuale del proprio fatturato locale per finanziare il settore audiovisivo nazionale. Era balenata l'ipotesi di una simile tassa anche in Italia, ma forse non ci sarà
di Nino Grasso pubblicata il 14 Settembre 2015, alle 15:11 nel canale MultimediaNetflixGoogleAmazon
Viene chiamata "tassa di scopo", ed è una formula che molti paesi già adottano in favore dell'evoluzione delle proprie infrastrutture. E stando a quanto hanno riportato molte testate del web negli scorsi giorni, anche il Governo Renzi avrebbe pensato di aggiungerne una al settore del video-streaming online. L'obiettivo è di migliorare le condizioni dell'apparato cinematografico del Belpaese, o "rafforzarlo", come si legge sul documento firmato da Franceschini e Giacomelli.
Attraverso la nuova tassa di scopo i grandi nomi del web come Netflix, Google e Amazon avrebbero dovuto consegnare una piccola percentuale del proprio fatturato in favore dell'industria audiovisiva italiana, sia cinematografica che televisiva. Se da una parte questa "imposta di scopo" può sembrare una buona idea per alimentare il nostro mercato nazionale impattando in minima parte sui fatturati corposissimi delle multinazionali straniere, dall'altra bisogna considerare un altro aspetto.
Netflix è ampiamente radicato in altri paesi, tuttavia molte realtà simili hanno faticato ad attecchire prima di lui in Italia. Lo streaming online è da noi ostacolato da alcune problematiche di tipo tecnico e aggiungere una tassa, seppur minima, ai fatturati delle grosse firme del settore potrebbe farle desistere dal partecipare in maniera più attiva nel nostro mercato. Insomma, l'idea di fondo sarebbe quella di tassare nuove idee, nuove attività, per alimentare di riflesso quelle vecchie e già radicate. Il che è sostanzialmente sbagliato.
Per fortuna, pare però che la notizia non sia del tutto fondata. Il Governo Renzi aveva in effetti valutato l'ipotesi di seguire le altre nazioni d'Europa con un'imposta simile, ma al tavolo delle trattative con i nomi più importanti del settore si è deciso di lasciar perdere. Il Governo italiano punta a competere con il trend nascente su internet attraverso prodotti a più ampio respiro, in grado di solleticare i gusti di un pubblico più eterogeneo e, perché no, non per forza italiano.
15 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infohttp://www.dday.it/redazione/17591/...ccedera-davvero
"Fonti del MiSE ci hanno infatti confermato che le notizie apparse questa mattina su alcuni quotidiani sono totalmente prive di fondamento, frutto probabilmente della lettura di una sola parte del documento. La parola “Tassa di scopo”, presente effettivamente all’interno del documento intitolato “Rafforzamento del settore audiovisivo”, era riferita esclusivamente alle soluzioni scelte in Francia e in Germania. In Italia, ci assicurano, l’ipotesi è stata scartata da tutti coloro che hanno partecipato alla riunione ai margini del Festival del Cinema di Venezia, broadcaster inclusi: tutti, da Rai a Mediaset, non ritengono giusto tassare gli operatori stranieri che investono in Italia, sarebbe sufficiente che pagassero le tasse nel Paese dove operano. "
"“Produciamo tanto per massimizzare gli ascolti tra i sessantenni” – aggiunge la nostra fonte – “è ora di cambiare”. Ecco perché il Governo ha intenzione di agevolare fiscalmente le aziende e i produttori che realizzeranno opere pensate per un mercato globale,"
e questo
"Tra le indicazioni dei Governo ci sono anche alcuni vincoli legati alle licenze e ai diritti: oggi vengono concesse troppe deroghe a chi dovrebbe destinare, secondo una delibera europea, il 10% della propria programmazione a opere di natura europea e nazionale. Queste deroghe non ci saranno più: Disney, che non riesce ad arrivare al 10% e ha ricevuto una deroga da Agcom, dovrà investire per produrre contenuti da noi, in Europa.
La vendita dei diritti deve prevedere inoltre una distribuzione globale: troppe opere vengono vendute per essere tenute nel cassetto o trasmesse solo su un canale, senza sfruttare i mezzi che la tecnologia oggi mette a disposizione. Tra le proposte del documento ci sarebbe quindi anche una sorta di “accordo” tra broadcaster e committente per spingere un’opera alla massima valorizzazione.
A fare da esempio per la rinascita delle produzioni italiane ci sarà la Rai: ai nuovi vertici infatti il Governo ha imposto una internazionalizzazione delle produzioni, missione condivisa anche dal nuovo direttore della Rai Antonio Campo Dall'Orto. Basta fiction per vecchi, se vogliamo crescere serve un prodotto migliore."
http://www.dday.it/redazione/17591/...ccedera-davvero
"Fonti del MiSE ci hanno infatti confermato che le notizie apparse questa mattina su alcuni quotidiani sono totalmente prive di fondamento, frutto probabilmente della lettura di una sola parte del documento. La parola “Tassa di scopo”, presente effettivamente all’interno del documento intitolato “Rafforzamento del settore audiovisivo”, era riferita esclusivamente alle soluzioni scelte in Francia e in Germania. In Italia, ci assicurano, l’ipotesi è stata scartata da tutti coloro che hanno partecipato alla riunione ai margini del Festival del Cinema di Venezia, broadcaster inclusi: tutti, da Rai a Mediaset, non ritengono giusto tassare gli operatori stranieri che investono in Italia, sarebbe sufficiente che pagassero le tasse nel Paese dove operano. "
"“Produciamo tanto per massimizzare gli ascolti tra i sessantenni” – aggiunge la nostra fonte – “è ora di cambiare”. Ecco perché il Governo ha intenzione di agevolare fiscalmente le aziende e i produttori che realizzeranno opere pensate per un mercato globale,"
e questo
"Tra le indicazioni dei Governo ci sono anche alcuni vincoli legati alle licenze e ai diritti: oggi vengono concesse troppe deroghe a chi dovrebbe destinare, secondo una delibera europea, il 10% della propria programmazione a opere di natura europea e nazionale. Queste deroghe non ci saranno più: Disney, che non riesce ad arrivare al 10% e ha ricevuto una deroga da Agcom, dovrà investire per produrre contenuti da noi, in Europa.
La vendita dei diritti deve prevedere inoltre una distribuzione globale: troppe opere vengono vendute per essere tenute nel cassetto o trasmesse solo su un canale, senza sfruttare i mezzi che la tecnologia oggi mette a disposizione. Tra le proposte del documento ci sarebbe quindi anche una sorta di “accordo” tra broadcaster e committente per spingere un’opera alla massima valorizzazione.
A fare da esempio per la rinascita delle produzioni italiane ci sarà la Rai: ai nuovi vertici infatti il Governo ha imposto una internazionalizzazione delle produzioni, missione condivisa anche dal nuovo direttore della Rai Antonio Campo Dall'Orto. Basta fiction per vecchi, se vogliamo crescere serve un prodotto migliore."
Grazie per le info Come al solito si riportano fatti non veri, io non l'avrei nemmeno pubblicata...
C'e' odore di bufala? E' una bufala, è già stato confermato!
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E' ormai chiaro che le news di Nino attirano, nel bene o nel male, più lettori delle notizie "normali" ... a chi interessa una noiosa notizia vera ?
Meglio riportare un rumour che odora di bufala, scrivendo inesattezze a iosa, così se ne parla per giorni.
Anch'io tempo fa cadevo nel tranello, ma ormai il giochino è evidente ... l'importante è far notizia, e far parlare di sé, in qualunque modo
E' ormai chiaro che le news di Nino attirano, nel bene o nel male, più lettori delle notizie "normali" ... a chi interessa una noiosa notizia vera ?
Meglio riportare un rumour che odora di bufala, scrivendo inesattezze a iosa, così se ne parla per giorni.
Anch'io tempo fa cadevo nel tranello, ma ormai il giochino è evidente ... l'importante è far notizia, e far parlare di sé, in qualunque modo
Se rispondo come ho risposto sopra in tutti gli articoli di Nino Grasso dici che non conta nulla? Potremmo fare tutti così...
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