Regno Unito, il mondo dei chip pronto ad andarsene senza un piano nazionale

Nel Regno Unito diversi dirigenti del settore dei semiconduttori si sono detti pronti a lasciare il Paese nel caso in cui il governo non metta a punto un pacchetto di soluzioni fiscali a sostegno del settore sulla falsariga dei CHIPs Act di Stati Uniti ed Europa.
di Manolo De Agostini pubblicata il 13 Febbraio 2023, alle 13:01 nel canale MercatoAnche l'industria dei semiconduttori britannica vuole un CHIPS Act. Dopo i pacchetti di sostegno varati da Stati Uniti ed Europa, le società del Regno Unito chiedono a gran voce un sostegno finanziario al governo, altrimenti potrebbero migrare verso aree geografiche in cui operare con condizioni più favorevoli.
Il post Brexit, con l'economia in grande difficoltà, e i continui avvicendamenti a Downing Street hanno ritardato la finalizzazione di un piano analogo a quelli citati, e adesso il primo ministro Rishi Sunak deve fare i conti con la frustrazione delle società che operano nel Paese.
Secondo la CNBC, sono diversi i CEO che tra le opzioni hanno accarezzato anche quella di abbandonare il Regno Unito. Scott White, CEO di Pragmatic Semiconductor, startup di Cambridge specializzata in semiconduttori a film sottile, ha dichiarato: "Deve avere un senso economico per aziende come la nostra continuare a operare e produrre qui, e se ci sono maggiori vantaggi economici potenziali e pacchetti di sostegno governativo all'estero, allora il trasferimento è l'unica decisione aziendale sensata".
La Gran Bretagna non ha una produzione fiorente di semiconduttori, ma rappresenta un polo di ricerca e sviluppo importante, inoltre è lì che ha sede ARM, l'azienda che con le sue architetture muove il mondo degli smartphone e non solo.
La pandemia di COVID-19 ha evidenziato un'eccessiva dipendenza da parte dei player occidentali dalla filiera asiatica, a cui si sono aggiunte le tensioni tra Cina e Taiwan che potrebbero sfociare in un conflitto. Per questi motivi, l'Occidente ha deciso di tornare a reinvestire nel mondo dei semiconduttori e tanto USA (52 miliardi di dollari) quanto Europa (43 miliardi di euro) hanno varato pacchetti finanziari per riportare in loco la produzione e la ricerca e sviluppo.
IQE, altra realtà che opera a Newport (Galles) e si occupa di wafer di semiconduttori, non ha fatto mistero che potrebbe essere costretta a trasferirsi negli Stati Uniti o in Europa se il governo Sunak non agirà nei prossimi sei mesi. "Ci piacerebbe rimanere nel Regno Unito e ci siamo impegnati a crescere nel Regno Unito... ma dobbiamo anche fare ciò che vogliono gli azionisti e andare dove sono i soldi", ha detto Americo Lemos, CEO di IQE, al quotidiano The Times.
I dirigenti del settore tecnologico britannico ritengono quindi che la mancanza di una strategia simile da parte del governo stia danneggiando la competitività del Paese. Essendo uscito dall'Unione europea, il Regno Unito probabilmente non potrà creare un piano economicamente simile per dimensioni a quelli citati, ma le società si aspettano un qualche tipo di sostegno al settore, incentivi fiscali e un processo di immigrazione più semplice per i lavoratori altamente qualificati.
Il 3 febbraio, il comitato Business, Energy and Industrial Strategy (BEIS) ha chiesto un'azione del governo sull'industria dei semiconduttori, etichettando la mancanza di una strategia coerente per i microchip un "atto di autolesionismo nazionale".
Il piano sui semiconduttori del Regno Unito doveva essere pronto lo scorso anno, ma ha dovuto affrontare una serie di ritardi dovuti all'instabilità politica. "Le voci che ho sentito sono che [potrebbe arrivare] da un giorno all'altro", ha spiegato alla CNBC Chris Ballance, co-fondatore della startup britannica Oxford Ionics impegnata nel settore dei computer quantistici. Tuttavia, ha aggiunto che il processo era "in corso da quattro o cinque mesi".
21 Commenti
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"...Il post Brexit, con l'economia in grande difficoltà, e i continui avvicendamenti a Downing Street"...non doveva invece essere la soluzione di tutti i loro mali ?
Nella UE non rientreranno questa volta se non si inzerbiniscono per bene. Ergo si fanno piacere l'euro ed accettano tutti i patti senza la miriade di eccezioni che c'erano prima. Se non gli sta bene così, possono continuare ad andare avanti con dogane, gli irlandesi inc@zzati neri e povertà dilagante.
E' anche ora che smettano di guardare dall'alto verso il basso il resto dei paesi d'europa
non doveva invece essere la soluzione di tutti i loro mali ?
Guarda che l'articolo é stato scritto da un giornalista. Un giornalista non porta a casa lo stipendio se non parla bene dell'UE e male della Brexit.
Allo stato attuale l'UK é di gran lunga lo stato più tecnologico d'Europa.
E' anche ora che smettano di guardare dall'alto verso il basso il resto dei paesi d'europa
L'UE é un club così esclusivo che su 28 membri, 21 sono sempre stati in miseria e gli altri 7 se la passano parecchio male...
ChipS?
Ragazzi, non fate come il governo Renzi e il suo "JobS Act". È "Chip Act", non "Chips Act". ;-)Quindi anche la Banca d'Inghilterra è una giornalista italiana? No perché ha appena detto che la Brexit ha inciso negativamente sulla crescita dell'economia britannica per 29 miliardi di sterline.
https://www.theguardian.com/busines...and-rate-setter
Allo stato attuale l'UK é di gran lunga lo stato più tecnologico d'Europa.
L'UE é un club così esclusivo che su 28 membri, 21 sono sempre stati in miseria e gli altri 7 se la passano parecchio male...
Per fortuna c'è ancora qualcuno in grado di vedere e analizzare i fatti e non solo ascoltare e ripetere la solita propaganda.
I fatti, tipo?
Finora ho visto solo persone pentite di aver lasciato l'UE...
Quindi anche la Banca d'Inghilterra è una giornalista italiana? No perché ha appena detto che la Brexit ha inciso negativamente sulla crescita dell'economia britannica per 29 miliardi di sterline.
https://www.theguardian.com/busines...and-rate-setter
Se non é specificato come cambia la distribuzione di denaro quell'articolo non vuol dire niente. 29 miliardi di chi? Del ceto medio o di qualche mega azionista di qualche mega banchiere della city. Guarda che non é uguale.
Grazie alla brexit, i salari della gente comune sono saliti, forse non tanto da compensare 29 miliardi persi dai nababbi con il jet privato, ma per la gente normale sono saliti.
E il motivo é anche piuttosto ovvio: se una cosa non conviene più importarla, conviene farsela in casa.
E se non c'è più l'idraulico rumeno che ti sistema l'impianto per 10 pound, sei costretto a chiamare quello di Manchester che ti prende 50 pound. E così il lavoro vale di più anziché di meno.
E questo é riconosciuto anche da chi della globalizzazione (di cui l'UE é motore in Europa) ne parla stra bene.
https://www.econopoly.ilsole24ore.c...-studio-cinese/
Ora siccome io sono nella fascia di reddito intorno ai 2.000 euro e non a quella intorno ai 2.000.000.000€, sono contrario a UE/ globalizzazione e compagnia.
Se invece il tuo problema é il prezzo del cherosene per l'ultimo modello di jet executive, allora fai bene ad essere dalla parte dell'UE.
Resta il fatto che articoli che riportano il complessivo (29 miliardi) senza specificare chi li guadagna e chi li perde, non servono a nulla
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