È saltata l'acquisizione di Tower Semicondutor da parte di Intel: colpa dei cinesi

È saltata l'acquisizione di Tower Semicondutor da parte di Intel: colpa dei cinesi

Complice il mancato ok da parte dell'ente cinese che regola il mercato, l'acquisizione di Tower Semiconductor da parte di Intel non andrà a buon fine. L'operazione fu annunciata nel febbraio 2022 per 5,4 miliardi di dollari.

di pubblicata il , alle 10:31 nel canale Mercato
Intel
 

Intel non acquisirà Tower Semiconductor per 5,4 miliardi di dollari come concordato nel febbraio 2022. A far saltare l'accordo è l'impossibilità di "ottenere tempestivamente le autorizzazioni regolamentari previste dall'accordo di fusione", riporta una nota. Le due società hanno concordato questa decisione e Intel dovrà versare 353 milioni di dollari a Tower come "balzello" (tassa di cessazione o penale) per non aver concluso l'affare.

Cos'è successo? Secondo quanto ricostruito da Bloomberg e Reuters, l'ente regolatore del mercato cinese - chiamato come altri a dare il suo ok all'intesa, vista l'entità - non ha dato il suo benestare all'acquisizione nei tempi concordati. Non è dato saperlo con certezza al momento, ma vi è il forte sospetto che il mancato via libera cinese sia legato alle tensioni con gli Stati Uniti su Taiwan, commercio e proprietà intellettuali. Ciò che è certo è che questa mancata acquisizione può pesare sulla strategia e l'aspirazione di Intel di diventare un importante produttore di microchip per conto terzi.

Tower Semiconductor è una società israeliana che realizza chip di radio frequenza, di potenza, soluzioni in silicio-germanio (SiGe) e sensori industriali servendo settori ad alta crescita come mobile, automotive e molto altro ancora. Tower possiede impianti negli Stati Uniti, Israele, Italia (ad Agrate, insieme a STMicroelectronics) e Giappone, per una produzione di circa 2 milioni di wafer l'anno.

Acquisendo Tower la casa di Santa Clara avrebbe aggiunto un tassello importante al suo impegno per diventare una forza della produzione per conto terzi, capace di soddisfare più settori e con una filiera geograficamente dislocata in varie aree del mondo e quindi più resiliente a eventuali intoppi. Il fatto che l'intesa sia andata a monte renderà la rincorsa di Intel a TSMC e Samsung più difficile.

Pat Gelsinger, CEO di Intel, fa sapere in una nota che Intel non demorderà dai suoi obiettivi: "Continuiamo a portare avanti tutti gli aspetti della nostra strategia", si legge in un passaggio. "Il nostro rispetto per Tower è solo che cresciuto in questo processo e continueremo a cercare opportunità per lavorare insieme in futuro".

Gli fa eco Stuart Pann, senior vice president e general manager di Intel Foundry Services (IFS): "Dal suo lancio nel 2021, Intel Foundry Services ha guadagnato terreno presso clienti e partner e abbiamo compiuto progressi significativi verso il nostro obiettivo di diventare il secondo produttore per conto terzi al mondo entro la fine del decennio".

A tal proposito, nei giorni scorsi Intel ha siglato un accordo con Synopsys per lo sviluppo di soluzioni EDA (Electronic Design Automation) per i processi Intel 3 e Intel 18A, dando modo a clienti potenzialmente interessati a tali tecnologie produttive di progettarvi chip per la produzione presso le Fab di Intel.

8 Commenti
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Sandro kensan16 Agosto 2023, 14:32 #1
Potenti questi cinesi, se dicono no loro salta tutto.
Max Power16 Agosto 2023, 14:38 #2
Originariamente inviato da: Sandro kensan
Potenti questi cinesi, se dicono no loro salta tutto.


Qui c'è la "Golden Power" è stata utilizzata più volte per tutelare il ns mercato (avrebbero dovuto inventarla prima).

Quindi NULLA DI SCONVOLGENTE

Ma se la cosa interessa ad Intel in un modo o nell'altro la risolvono.

Mal che vada ci pensa zio Sam
WarDuck16 Agosto 2023, 17:15 #3
Non ho capito cosa c'entrano i cinesi con una società Israeliana, è controllata da loro? O gli israeliani hanno stabilimenti in Cina?

Comunque, abbiamo voluto svendere tutta l'industria occidentale ai cinesi? Questo è il risultato
LB216 Agosto 2023, 18:12 #4
nessuna golden power o stupidaggini del genere, si sono limitati a non rispondere o dettare condini come succede nei paesi dove una qualche forma di democrazia eiste. cina=dittatura fascista
ciolla200516 Agosto 2023, 19:30 #5
Originariamente inviato da: LB2
nessuna golden power o stupidaggini del genere, si sono limitati a non rispondere o dettare condini come succede nei paesi dove una qualche forma di democrazia eiste. cina=dittatura fascista


Vada a creare polemica politica da un'altra parte.

Se proprio doveva scrivere una fesseria, almeno dovrebbe sapere che in Cina governa il partito Comunista.

Oppure qualunque dittatura è fascista?

Vadi vadi (cit. Rag. Filini)
AlPaBo16 Agosto 2023, 21:14 #6
Originariamente inviato da: LB2
nessuna golden power o stupidaggini del genere, si sono limitati a non rispondere o dettare condi(zio)ni come succede nei paesi dove una qualche forma di democrazia eiste. cina=dittatura fascista


Interessante posizione. Quindi le condizioni dettate dall'autorità inglese sull'acquisto di Bethesda da parte di Microsoft dimostrerebbero, secondo l'autore di questo commento, che il Regno Unito è una dittatura fascista.

Oppure, visto che la conclusione è insensata, dimostra che l'autore non ne capisce niente di antitrust (e neppure di Cina e di cos'è una dittatura fascista, direi) e parla solo per esprimere i suoi pregiudizi.

NB: se si fosse limitato a dire che la Cina protegge il proprio mercato, in un momento critico a causa delle sanzioni americane relative ai microprocessori, gli avrei dato anche ragione. D'altra parte, proteggere innanzitutto il mercato interno è il compito principale dell'antitrust. Che per inciso è stato inventato in USA: altro esempio di dittatura fascista, secondo il commentatore?
Vul17 Agosto 2023, 09:58 #7
Originariamente inviato da: WarDuck
Non ho capito cosa c'entrano i cinesi con una società Israeliana, è controllata da loro? O gli israeliani hanno stabilimenti in Cina?

Comunque, abbiamo voluto svendere tutta l'industria occidentale ai cinesi? Questo è il risultato


La gran parte delle nazioni al mondo ha un antitrust, un ente che deve stabilire se l'acquisizione di una societa' da parte di un altra possa portare ad una situazione fortemente anticoncorrenziale.

Se un antitrust di un paese si esprime negativamente o non si esprime proprio, quello che puo' accadere e' che un paese possa negare alle aziende di fare affari o operare nel loro paese.

Ad esempio in gran bretagna il regolatore antitrust si era espresso negativamente sull'acquiszione di Activision da parte di Microsoft. Questo implicava che se la fusione fosse andata avanti Microsoft e Activision rischiavano di non poter piu operare in Gran Bretagna. Nota come ne Microsoft ne Activision fossero societa' inglesi ma entrambe operino in inghilterra.

Ora, siamo nel bel mezzo di un importante deterioramento delle relazioni USA/Cina con gli USA che a partire dalla presidenza Trump hanno iniziato a legiferare in USA e a fare pressione ad aziende non USA di non vendere piu tecnologie alla Cina.

Ad esempio ASML (azienda Olandese) non puo' vendere i propri laser alla Cina. Essendo ASML il leader mondiale nella costruzione di lenti e laser per macchine per fare semiconduttori questo ha avuto un importante impatto sullo sviluppo tecnologico cinese.

SMIC, cinese, che ha raggiunto in tempi record nodi da 14 nm si e' di fatto piantata dal diventare uno dei piu grandi produttori al mondo perche' non ha accesso a queste tecnologie.

Senza ovviamente contare i ban di Huawei, ZTE, biochimica, ecc.

Insomma questa guerra commerciale e tecnologica in cui vogliamo tarpare le aziende cinesi l'abbiamo iniziata noi, aldila' del fatto che fosse motivato o meno tra accuse di spionaggio industriale, violazione copyright e altro.
WarDuck17 Agosto 2023, 11:00 #8
Originariamente inviato da: Vul
La gran parte delle nazioni al mondo ha un antitrust, un ente che deve stabilire se l'acquisizione di una societa' da parte di un altra possa portare ad una situazione fortemente anticoncorrenziale.

Se un antitrust di un paese si esprime negativamente o non si esprime proprio, quello che puo' accadere e' che un paese possa negare alle aziende di fare affari o operare nel loro paese.

Ad esempio in gran bretagna il regolatore antitrust si era espresso negativamente sull'acquiszione di Activision da parte di Microsoft. Questo implicava che se la fusione fosse andata avanti Microsoft e Activision rischiavano di non poter piu operare in Gran Bretagna. Nota come ne Microsoft ne Activision fossero societa' inglesi ma entrambe operino in inghilterra.

Ora, siamo nel bel mezzo di un importante deterioramento delle relazioni USA/Cina con gli USA che a partire dalla presidenza Trump hanno iniziato a legiferare in USA e a fare pressione ad aziende non USA di non vendere piu tecnologie alla Cina.

Ad esempio ASML (azienda Olandese) non puo' vendere i propri laser alla Cina. Essendo ASML il leader mondiale nella costruzione di lenti e laser per macchine per fare semiconduttori questo ha avuto un importante impatto sullo sviluppo tecnologico cinese.

SMIC, cinese, che ha raggiunto in tempi record nodi da 14 nm si e' di fatto piantata dal diventare uno dei piu grandi produttori al mondo perche' non ha accesso a queste tecnologie.

Senza ovviamente contare i ban di Huawei, ZTE, biochimica, ecc.

Insomma questa guerra commerciale e tecnologica in cui vogliamo tarpare le aziende cinesi l'abbiamo iniziata noi, aldila' del fatto che fosse motivato o meno tra accuse di spionaggio industriale, violazione copyright e altro.


Grazie per la risposta, in effetti mi era sfuggito il fatto che se l'anti-trust di un qualsiasi paese dice "niet" allora le ripercussioni sono di fatto globali. Uno dei tanti "problemi" della globalizzazione.

Secondo me l'errore principe è stato de-localizzare in Cina in primis, perdendo know-how e impoverendo di fatto la nostra industria, già flebile.

Del resto credo che il commercio da solo non basta per evitare conflitti, se il conflitto si sposta sul piano commerciale/economico. Infatti non è mi chiaro come non si possa considerare l'acquisizione di società strategiche per interessi nazionali, da parte di un paese straniero, un atto ostile.

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