Intel, nuovo stabilimento in Vietnam

Intel, nuovo stabilimento in Vietnam

Il colosso di Santa Clara ha ottenuto la licenza per la realizzazione di uno stabilimento produttivo nella citta di Ho Chi Mhin

di pubblicata il , alle 15:39 nel canale Processori
Intel
 
35 Commenti
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Luca6924 Febbraio 2006, 16:35 #11
Gli stabilimenti nei paesi a basso costo si occupano solo del packaging, ovvero di collegare i chip in silicio al contenitore. Questa attivitá richiede ancora oggi una forte componente manuale, e quindi viene fatta in paesi a basso costo; la produzione dei chip veri a propri intel la fa in USA
Drakonis24 Febbraio 2006, 17:11 #12
che malditesta...
Yngwie7424 Febbraio 2006, 17:23 #13
Provate ad informarvi sulle condizioni a cui sono costretti a lavorare in Vietnam, Malaysia, thailandia, etc, etc e poi capirete come mai le multinazionali (sia hi-tech che tessili, etc, etc) vanno a "produrre" la. Informatevi su cosa sono le zone industriali di esportazione (Export processing zones) e su quello che succede la dentro (oltre al fatto che appunto le aziende che vi producono non pagano dazi). Posso capire che la voglia di tecnologia a basso costo ci contagi tutti, ma invidiare gente le lavora un numero inumano di ore al giorno comandata da caporali che non concedono nemmeno la pausa per andare al cesso e per una paga che definire ridicola e' dir poco... via, non esageriamo.

Di solito in queste zone alle donne lavoratrici e' proibito restare incinte, pena il licenziamento. In alcuni stabilimenti e' addirittura necessario presentare la prova del ciclo mestruale dimostrando al caporale di avere il flusso. Fate un po' voi.

Pero' che bello il Core duo a noi costa meno, quindi in fondo, chissene... Anzi, speriamo che mettano su degli stabilimenti del genere anche qui.
manu@298624 Febbraio 2006, 17:33 #14
non credo proprio che qua sarebbe possibile una situazione del genere...
Yngwie7424 Febbraio 2006, 17:35 #15
Originariamente inviato da: manu@2986
non credo proprio che qua sarebbe possibile una situazione del genere...


Certo che non lo e'. Ed e' questo il motivo per cui quegli stabilimenti non li aprono qui.
jpjcssource24 Febbraio 2006, 17:55 #16
Premetto che i sindacati tedeschi sono tanti e molto potenti, lo sono quanto quelli italiani, però il loro bello e che non sono politicizzati ovvero non sono di destra ne di sinistra (o almeno lo sono molto moderatamente) quindi agiscono in modo più arbitrario e razionale.
In italia ci sono sindacalisti terribilmente rossi che spesso protestano anche solo perchè l'imprenditore e di destra o solo per dare noi al governo se questo non segue le sue ideologie.........., la vergogna dei sindacati nostrani è una certa Alitalia......, è giusto che vi siano i sindacati in uno stato democratico, ma la loro funzione e fare gli interessi dei lavoratori, non fare politica.....

I colossi dell'elettronica e dell'informatica puntano all'asia per l'alto numero di ingegneri di alto livello presenti in questa zona (vedi India in particolare) oppure per agevolazioni fiscali molto vantaggiose, nel caso di intel la manodopera incide in minima parte anche se un ingegnere asiatico lo paghi meno della metà di uno europeo o americano e mediamente al giorno d'oggi sono più qualificati, in occidente le materie scientifiche hanno perso troppi studenti, tanto che gli USA sono corsi ai ripari incentivando gli studenti ad iscriversi ad una facoltà scientifica perchè la maggior parte dei ricercatori scientifici che lavorano in america non sono americani, ma stranieri e se l'asia diventa forte economicamente come sembra si stia verificando in questi anni tutta questa gente torna a casa lasciando a secco lo zio Sam.
manu@298624 Febbraio 2006, 18:05 #17
come non darti ragione....
Kanon24 Febbraio 2006, 18:27 #18
Nei college americani ci sono stato e la quantità di studenti asiatici (cinesi in primi, poi indiani, pachistani, vietnamiti, filippini etc) è immane. I professori mi dicevano pure che per gli stutendi statunitensi sono quasi una piaga perché alzano di tantissimo la media e i soliti figli di papà californiani piuttosto che texani si ritrovano a dover studiare "veramente". Ecco, tutti questi cervelli poi tornano in patria ed occupano quasi sempre posti di spicco.
Per quanto riguarda la manodopera di per se, conta veramente una mazza. Forse può contare per la costruzione e la gestione dell'impiano, ma l'operaio specializzato che lavora nella linea Intel di Manila prende quanto l'operaio specializzato che lavora nella linea AMD di Dresda. Il vero punto, come già detto, è il comportamento dei governi di fronte a questi investimenti. Gli asiatici e in generale i paesi in via di sviluppo accolgono a braccia aperte l'apertura di qualsivoglia impresa sul proprio territorio (che sia di semiconduttori, tessili, metalmeccanici, alimentari ed altro) mentre nella "vecchia europa" le lungaggini burocratiche, le instabilità politico-sociali e le forti spese in tassazioni scoraggerebbero uno svizzero ad aprire una fabbrica di orologi.
(hint: ma non scoraggiano un pachistano ad aprire un chiosco di kebap)
JohnPetrucci24 Febbraio 2006, 18:47 #19
Originariamente inviato da: vale56
In stabilimenti di tecnologia così avanzata non è il costo del lavoro la parte predominante.
Hai presente quanto costi anche solo la camera bianca?
Se su un processoer il costo del lavoro incide per l'1% è già tanto.

Quello che importa alla aziende di questo tipo sono
Possibilità din non pagare tasse
Capacità tecnologiche della forza lavoro
Infrastrutture
Certezza dei bilanci (cosa che in Italia è. a dir poco, una barzellatta, anche grazie a leggi che depenalizzano un reato che negli States ti porta in galera per 30 anni)

Quoto, ma credo che anche il basso costo della manodopera incida sulla scelta.
Troll XX24 Febbraio 2006, 20:21 #20
ma ne siete veramente convinti che il problema sono i sindacati???
mi trovo molto più d'accordo con vale56
le aziende non sono mosse da spirito filantropico vanno semplicemente dove sanno di potere realizzare più utili.
non credo a intel interessi dare lavoro ai vietnamiti piuttosto che ai coreani.
se hanno deciso vietnam vuol dire che hanno fatto i loro conti, punto.

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