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Old 10-02-2008, 11:17   #81
ciuketto
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L'Avatar di ciuketto
 
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Ma come fai votare Di Pietro se ha intenzione di schierarsi con il PD?
come fai a votare uno che dice "un programma politico per battere Berlusconi"?

Agli italiani non serve un programma "'per battere Berlusconi"
E come fa un elettore di AN a votare Fini se poi se che il voto andrà cmq a Berlusca?
Non per altro,ma perchè un mese fa Fini diceva che la CDL non esisteva piu..che non si sarebbe mai piu alleato con Berlusca..E ora un elettore di AN dovrebbe dare il suo voto a B?
Mah.
ciuketto è offline  
Old 10-02-2008, 11:31   #82
rip82
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Ma come fai votare Di Pietro se ha intenzione di schierarsi con il PD?
come fai a votare uno che dice "un programma politico per battere Berlusconi"?

Agli italiani non serve un programma "'per battere Berlusconi"
E' l'unico che cerca di fare qualcosa per dare una pulita al parlamento, vuole affaristi, corrotti, mafiosi etc. dietro le sbarre siano essi poveracci o presidenti operai, tutti in galera senza distinzione. Quella secondo me e' la BASE per una societa' che funzioni, levare i delinquenti ai vertici. Berlusconi e' il protettore di tutta questa gente, e' l'unico in grado di tutelarli e tenerli fuori da San Vittore, quindi per liberare il parlamento italiano dai delinquenti si parte dalla rimozione di Berlusconi.
Di Pietro avra' anche tanti difetti, ma non prende per il culo i suoi elettori, non ha mai detto che non si sarebbe mai messo con Veltroni, per poi schierarcisi, mentre non si puo' dire altrettanto dell'integerrimo Fini, o di Casiniche sta prontamente tornando all'ovile.
Io voto coerenza ed onesta', nella speranza che un giorno abbia numeri sufficienti per riuscire a fare cio' che promette.
__________________
"E' un lodo che potrebbe essere chiamato lodo Orwell; lodo “Fattoria degli animali”. Ricordate forse che nella “Fattoria degli animali” c’era una specie di animali più uguali degli altri. Erano i maiali." cit.:Marco Travaglio
Questa non è la destra, questo è il manganello. Gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello - Montanelli
rip82 è offline  
Old 10-02-2008, 11:33   #83
dasdsasderterowaa
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E' l'unico che cerca di fare qualcosa per dare una pulita al parlamento, vuole affaristi, corrotti, mafiosi etc. dietro le sbarre siano essi poveracci o presidenti operai, tutti in galera senza distinzione. Quella secondo me e' la BASE per una societa' che funzioni, levare i delinquenti ai vertici. Berlusconi e' il protettore di tutta questa gente, e' l'unico in grado di tutelarli e tenerli fuori da San Vittore, quindi per liberare il parlamento italiano dai delinquenti si parte dalla rimozione di Berlusconi.
Di Pietro avra' anche tanti difetti, ma non prende per il culo i suoi elettori, non ha mai detto che non si sarebbe mai messo con Veltroni, per poi schierarcisi, mentre non si puo' dire altrettanto dell'integerrimo Fini, o di Casiniche sta prontamente tornando all'ovile.
Io voto coerenza ed onesta', nella speranza che un giorno abbia numeri sufficienti per riuscire a fare cio' che promette.
Se volesse percorrere davvero queste finalità, dovrebbe correre da solo.
E invece sembra che non lo farà.

P.S:
io non mi riconosco più nell'Udc, soprattutto se entra nel Popolo delle libertà.
dasdsasderterowaa è offline  
Old 10-02-2008, 11:36   #84
dasdsasderterowaa
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Originariamente inviato da ciuketto Guarda i messaggi
E come fa un elettore di AN a votare Fini se poi se che il voto andrà cmq a Berlusca?
Non per altro,ma perchè un mese fa Fini diceva che la CDL non esisteva piu..che non si sarebbe mai piu alleato con Berlusca..E ora un elettore di AN dovrebbe dare il suo voto a B?
Mah.
Infatti ho detto che se si tratta di un elettore moderato, che non guarda agli immigrati come se fossero il male della società - come invece fa l'estrema destra - dovrebbe votare la Rosa Bianca.
dasdsasderterowaa è offline  
Old 10-02-2008, 11:40   #85
fsdfdsddijsdfsdfo
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Hai ragione: in effetti mi meraviglio come non sia un candidato del CSX
Quando pensi che uno abbia raggiunto il fondo.... prende la pala e si mette a scavare.
fsdfdsddijsdfsdfo è offline  
Old 10-02-2008, 11:42   #86
rip82
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Se volesse percorrere davvero queste finalità, dovrebbe correre da solo.
E invece sembra che non lo farà.

P.S:
io non mi riconosco più nell'Udc, soprattutto se entra nel Popolo delle libertà.
Per il paese sono molto meglio Veltroni + Di Pietro al governo, piuttosto che Di Pietro da solo, Veltroni da solo, e Berlusconi al governo.
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rip82 è offline  
Old 10-02-2008, 11:50   #87
dasdsasderterowaa
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Originariamente inviato da rip82 Guarda i messaggi
Per il paese sono molto meglio Veltroni + Di Pietro al governo, piuttosto che Di Pietro da solo, Veltroni da solo, e Berlusconi al governo.
Mah, io non li voterei proprio sia Veltroni che Berlusconi. Ma è un opinione personale.
dasdsasderterowaa è offline  
Old 10-02-2008, 13:10   #88
rip82
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Mah, io non li voterei proprio sia Veltroni che Berlusconi. Ma è un opinione personale.
Con la differenza che uno e' un pregiudicato ed ha dimostrato piu' volte che punta ad una cosa sola: l'impunita'. L'altro no, ed ha anche la fedina penale pulita.
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rip82 è offline  
Old 10-02-2008, 13:25   #89
redegaet
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Questo è il mio più grande rammarico: a destra oggi non si può votare se si ha un minimo di coscienza e di amore per il proprio paese, ci sono più inquisiti e mafiosi che in carcere. Io voterei a sinistra comunque, per ideologia (anche se oggi ciò non ha più molto senso), ma mi spiace davvero non poter vedere un confronto con una destra che rappresenta solo idee diverse dalle mie, ma alternative ed oneste e non gente collusa, dal passato dubbio e sospetto.
Mi chiedo come facciano gli elettori di destra ad essersi rassegnati a votare per un personaggio e la sua corte, che più volte è stata accostata e giudicata collusa con ambienti veramente poco raccomandabili e che dovrebbero stare il più lontano possibile dalle poltrone del potere.
Casini con che coraggio parla di pulizia della politica, che deve partire dai partiti (visto che sempre il cdx ci impedisce come elettori di scegliere i candidati) se poi ha ricandidato un personaggio come Cuffaro, e che forse adesso lo porterà in parlamento...
Veltroni e Di Pietro magari non saranno la perfezione, ma hanno detto di non candidare gente inquisita o condannata, mi sembra un buon punto di partenza, per tutti quelli stanchi di questa politica, proprio come lo sono io.
Ciao, Alex
redegaet è offline  
Old 10-02-2008, 13:29   #90
rip82
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Questo è il mio più grande rammarico: a destra oggi non si può votare se si ha un minimo di coscienza e di amore per il proprio paese, ci sono più inquisiti e mafiosi che in carcere. Io voterei a sinistra comunque, per ideologia (anche se oggi ciò non ha più molto senso), ma mi spiace davvero non poter vedere un confronto con una destra che rappresenta solo idee diverse dalle mie, ma alternative ed oneste e non gente collusa, dal passato dubbio e sospetto.
Mi chiedo come facciano gli elettori di destra ad essersi rassegnati a votare per un personaggio e la sua corte, che più volte è stata accostata e giudicata collusa con ambienti veramente poco raccomandabili e che dovrebbero stare il più lontano possibile dalle poltrone del potere.
Casini con che coraggio parla di pulizia della politica, che deve partire dai partiti (visto che sempre il cdx ci impedisce come elettori di scegliere i candidati) se poi ha ricandidato un personaggio come Cuffaro, e che forse adesso lo porterà in parlamento...
Veltroni e Di Pietro magari non saranno la perfezione, ma hanno detto di non candidare gente inquisita o condannata, mi sembra un buon punto di partenza, per tutti quelli stanchi di questa politica, proprio come lo sono io.
Ciao, Alex
Non sappiamo ancora se il PD candidera' condannati o meno, leggi qui.
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rip82 è offline  
Old 10-02-2008, 21:34   #91
pietro84
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Non sappiamo ancora se il PD candidera' condannati o meno, leggi qui.
ad anno zero Franceschetti ha dichiarato che il PD non candiderà condannati.
se ha mentito il PD si è giocato il mio voto
__________________
"la scelta giusta non è sempre la più saggia,ma è quella che non porta con sè rimpianti" . pietro84
pietro84 è offline  
Old 10-02-2008, 23:43   #92
rip82
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ad anno zero Franceschetti ha dichiarato che il PD non candiderà condannati.
se ha mentito il PD si è giocato il mio voto
Se fosse vero sarebbe un'ottima notizia, non sono un sondaggista, ma tra le persone che frequento percepisco un gran bisogno di legalita', potrebbe rivelarsi un jolly.
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rip82 è offline  
Old 22-02-2008, 10:20   #93
gretas
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Dalla sentenza-bis sulla strage di Via D'Amelio della
corte d'assise d'appello di Caltanissetta
(con molte
pagine che riguardano berlusconi)
FONTE:http://www.societacivile.it/primopia...assazione.html




«Poco prima della strage di Capaci, Ganci gli aveva
confidato (a Cancemi, ndr) che Riina si era incontrato
con persone importanti», scrive la sentenza. «È bene
precisare che Cancemi non ha mai affermato che queste
persone fossero Dell'Utri e Berlusconi, e ha anzi
detto che nessuno gli aveva mai confermato
esplicitamente che questo incontro vi era stato, anche
se il Cancemi non ha nascosto di avere elaborato
quell'idea. Cancemi, quindi, avanzava solo sul piano
deduttivo un collegamento fra la consumazione delle
stragi e gli incontri con "persone importanti", di cui
aveva parlato in precedenza, finalizzati ai mutamenti
legislativi cui Riina aspirava. Cancemi istituiva un
collegamento di tipo logico tra i rapporti personali
che il Riina manteneva, le stragi e i mutamenti
legislativi per bloccare e screditare i pentiti. Per
Cancemi la motivazione principale della strage di via
D'Amelio era di ottenere una modifica immediata della
legislazione sui pentiti. Così Riina spiegava
l'urgenza di portare a termine l'uccisione del dr.
Borsellino. La strage era l'adempimento di un impegno,
di un obbligo che aveva contratto con chi gli aveva
promesso la modifica della legge».[b]

Prosegue la sentenza: «L'accelerazione soggettivistica
che Riina ha dato agli avvenimenti nel corso del 1992,
il concentrarsi dell'interesse spasmodico alla
soppressione di Paolo Borsellino proprio quel 19
luglio del 1992, non si giustifica con il movente
della vendetta per il passato del magistrato. La
scelta dei tempi per assassinare il giudice mette in
luce la complessità della strategia, elaborata dopo la
sentenza del maxiprocesso e la conseguente svolta
epocale che essa rappresentava nei rapporti tra Stato,
politica e mafia. Mette in luce altresì l'esigenza per
Cosa nostra di compiere un'autentica rivoluzione in
tali rapporti, attraverso interventi radicali, per
rispondere alla condanna e alle sue implicazioni.
Nello stesso tempo i contraccolpi della prima strage e
il ruolo che Paolo Borsellino stava assumendo nelle
settimane successive alla strage di Capaci imponeva
l'esigenza della sua immediata soppressione e
l'assunzione consapevole dei costi che ciò avrebbe
comportato per proseguire nella nuova strategia. Tutto
ciò si riflette sul piano esecutivo con il succedersi
frenetico di riunioni e incontri, con la mobilitazione
dell'intero corpo dell'organizzazione e la necessità
per Riina non solo di ordinare la strage, ma anche di
spiegarne la necessità e i tempi. Da qui la riunione
nella villa di Calascibetta alla quale Riina partecipa
non tanto per sollecitare l'esecuzione e verificare lo
stato dell'organizzazione, ma per spiegare l'assoluta
necessità della perfetta riuscita per le sorti
dell'intera organizzazione».

il giudice doveva morire. Borsellino doveva morire. E
subito. A ogni costo: «Non deve sorprendere in
quest'ottica che, come ha spiegato Cancemi, nei mesi
successivi anche dopo la stretta repressiva Riina
ostentasse ottimismo e chiedesse ai suoi pazienza e
che Provenzano dopo l'arresto del Riina avesse
ribadito che la linea di Riina dovesse essere
proseguita, quasi che fosse stato messo in conto un
periodo di indurimento dello Stato che doveva tuttavia
preludere nel tempo a un progressivo ammorbidimento
fino alla conclusione del desiderato accordo di più
ampio respiro, sulla base delle richieste più volte
avanzate (...). [b]Riina aveva messo in conto tutto,
anche il 41 bis, non aveva mai dimostrato sorpresa per
la reazione dello Stato dopo il 19 luglio, la sua era
una prospettiva di lungo periodo: "Alla lunga
vinceremo noi"».

Prosegue la sentenza: «L'omicidio del dr. Borsellino
(era, ndr) da portare a termine in fretta, con
"premura"», perché era in corso «la trattativa sui
benefici che Cosa nostra avrebbe ottenuto da quella
azione. Riina aveva soggiunto che bisognava mettere in
ginocchio le istituzioni e che dovevano dimostrare di
essere i più forti. (...). Ganci, quando la riunione
si era sciolta, nel commentare con Cancemi le parole
di Riina con la frase "questo ci vuole rovinare tutti"
soggiunse che il Riina "aveva una certezza" e che
stava trattando "una cosa enorme". Nel corso di
analoghe successive riunioni nel corso delle quali
Riina aveva assicurato tutti che le cose stavano
procedendo secondo i piani, fu affrontato l'argomento
del carcere duro che nel frattempo era stato
ripristinato per i mafiosi. Riina rispondeva che
quella situazione momentanea sarebbe stata superata
dagli impegni che lui aveva avuto dalle persone con le
quali aveva trattato e che tutto sarebbe stato
superato in futuro; che tutto veniva fatto per il bene
di Cosa nostra. Invitava a stare tranquilli e ad avere
pazienza».

Ma quali erano i motivi di tanta fretta? «La
precipitazione e la concitazione con la quale si
addivenne alla esecuzione del piano contro Borsellino
è da ascrivere, invece, a tre eventi esterni che si
connettono tra loro e assumono senso alla luce delle
inquietanti dichiarazioni dei collaboratori di
giustizia (...). La tradizionale attenzione di Cosa
nostra nel calibrare le proprie azioni in rapporto ai
possibili riflessi sulle decisioni di natura
politico-giudiziaria, avrebbe dovuto comportare
un'astensione da condotte idonee a far precipitare
quelle decisioni in un senso sfavorevole
all'organizzazione. Un'azione eclatante di Cosa
nostra, in pendenza di situazioni incerte che da
quell'azione avrebbero potuto essere pregiudicate (in
effetti la strage di via D'Amelio determinò la
conversione del decreto legge sul carcere duro con
aggravamenti) si giustifica soltanto se, a fronte di
quel costo, si fossero prospettati benefici di ben più
ampia portata e sia pure a lungo termine (...). A
fronte dei malumori dei detenuti nel periodo
successivo alle stragi, Bernardo Brusca, compare di
Riina, soleva ricordare che certamente il suo compare
aveva dovuto con la strage accontentare "qualcuno a
cui non poteva dire di no" e quindi ribadiva il
concetto fondamentale che ciò che poteva apparire un
"male" si sarebbe rivelato nel lungo periodo un bene
per Cosa nostra».

Infatti «fra i vecchi boss detenuti, tutti vecchi
compagni d'arme di Riina (...) era, quindi, diffusa
l'opinione che nella strage di via D'Amelio vi fosse
stato un "suggeritore" esterno, al quale il Riina non
si era potuto sottrarre. Tale "suggeritore" andava
ricercato tra gli interessati all'indagine su mafia e
appalti nella quale il dr. Borsellino aveva
dichiarato, imprudentemente, di volersi impegnare a
fondo, nello stesso momento in cui Tangentopoli
cominciava a profilarsi all'orizzonte. In questo senso
tanto il Brusca che il Calò ritenevano che la
decisione di uccidere il dr. Borsellino, nel momento
meno opportuno, dovesse risalire proprio a Bernardo
Provenzano, dei due capi corleonesi certamente il più
sensibile all'argomento appalti pubblici».


I tre «eventi esterni» che spiegano la fretta di Cosa
nostra nell'eliminare a ogni costo Borsellino, per i
giudici di Caltanissetta sono:

1. L'intervista rilasciata nel 1991 da Borsellino al
giornalista francese Fabrizio Calvi, in cui «racconta
la carriera criminale del Mangano, esponente della
famiglia mafiosa di Porta Nuova, estorsore e grande
trafficante di stupefacenti, ed espone quanto è a sua
conoscenza e quanto ritiene di rivelare sui rapporti
tra Mangano, Dell'Utri e Berlusconi. Nel corso
dell'intervista il dr. Borsellino, pur mantenendosi
cauto e prudente per non rivelare notizie coperte da
segreto o riservate, consultando alcuni appunti in suo
possesso, forniva indicazioni sulla conoscenza di
Mangano con il Dell'Utri e sulla possibilità che il
Mangano avesse operato, come testa di ponte della
mafia a Milano in quel medesimo ambiente (...).

«Ma, se così è, non è detto che i contenuti di
quell'intervista non siano circolati tra i diversi
interessati, che qualcuno non ne abbia informato
Salvatore Riina e che questi ne abbia tratto
autonomamente le dovute conseguenze, visto che, come
abbiamo detto in precedenza, questa Corte ritiene,
come Brusca e non come Cancemi, che il Riina possa
aver tenuto presente nel decidere la strage gli
interessi di persone che intendeva "garantire per ora
e per il futuro", senza per questo eseguire un loro
ordine o prendere formali accordi o intese o dover
mantenere promesse. Alla fine di maggio del 1992, dopo
la strage di Capaci, Cosa nostra era in condizione di
sapere che Paolo Borsellino aveva rilasciato una
clamorosa intervista televisiva a dei giornalisti
stranieri, nella quale faceva clamorose rivelazioni su
possibili rapporti di Vittorio Mangano con Dell'Utri e
Berlusconi, rapporti che avrebbero potuto nuocere
fortemente sul piano dell'immagine, sul piano
giudiziario e sul piano politico a quelle forze
imprenditoriali e politiche alle quali fanno esplicito
riferimento le dichiarazioni di Angelo Siino, sulle
quali i capi di Cosa nostra decisamente puntavano per
ottenere quelle riforme amministrative e legislative
che conducessero in ultima istanza ad un
alleggerimento della pressione dello Stato sulla mafia
e alla revisione della condanna nel maxi processo.

«Con quell'intervista Borsellino mostrava di conoscere
determinate vicende; mostrava soprattutto di non avere
alcuna ritrosia a parlare dei rapporti tra mafia e
grande imprenditoria del nord, a considerare normale
che le indagini dovessero volgere in quella direzione;
non manifestava alcuna sudditanza psicologica ma anzi
una chiara propensione ad agire con gli strumenti
dell'investigazione penale senza rispetto per alcun
santuario e senza timore del livello al quale
potessero attingere le sue indagini, confermando la
tesi degli intervistatori che la mafia era non solo
crimine organizzato ma anche connessione e
collegamenti con ambienti insospettabili dell'economia
e della finanza. Riina aveva tutte le ragioni di
essere preoccupato per quell'intervento che poteva
rovesciare i suoi progetti di lungo periodo, ai quali
stava lavorando dal momento in cui aveva chiesto a
Mangano di mettersi da parte perché intendeva gestire
personalmente i rapporti con il gruppo milanese. È
questo il primo argomento che spiega la fretta,
l'urgenza e l'apparente intempestività della strage.
Agire prima che in base agli enunciati e ai propositi
impliciti di quell'intervista potesse prodursi un
qualche irreversibile intervento di tipo giudiziario».


2. La trattativa in corso tra Cosa nostra e uomini
dello Stato: «Per Brusca, Borsellino muore il 19
luglio 1992 per la trattativa che era stata avviata
fra i boss corleonesi e pezzi delle istituzioni. Il
magistrato era venuto a conoscenza della trattativa e
si era rifiutato di assecondarla e di starsene zitto.
Nel giro di pochi giorni dall'avvio della trattativa
Borsellino viene massacrato».

3. L'annuncio pubblico, fatto circolare dopo la morte
di Falcone, che Borsellino sarebbe diventato
procuratore nazionale antimafia.

L'ombra dei servizi segreti. C'è, dunque, una
trattativa in corso tra pezzi dello Stato e Cosa
nostra, sullo sfondo delle stragi del 1992-93. Ma c'è
anche l'ombra dei servizi segreti. Secondo un
consulente tecnico molto valorizzato nella sentenza,
il mago delle analisi dei traffici telefonici
Gioacchino Genchi, personaggi misteriosi (ma non
mafiosi) hanno tenuto sotto controllo i telefoni di
Borsellino e forse hanno controllato dall'alto - dal
monte Pellegrino - la zona della strage.

Sul monte Pellegrino sorge il Castello Utveggio,
bizzarra costruzione in cui ha sede il Cerisde, un
misterioso centro studi che, secondo Genchi, copriva
un centro del Sisde, il servizio segreto civile in
quegli anni controllato a Palermo da Bruno Contrada.
L'analisi dei tabulati delle telefonate di un
indagato, Gaetano Scotto, ha evidenziato una chiamata,
avvenuta qualche mese prima della strage, tra Scotto e
l'utenza del Castello Utveggio. Sul luogo della
strage, poi, scompare misteriosamente l'agenda di
Borsellino, da cui il magistrato non si separava mai.
Un'utenza telefonica clonata, in possesso di boss
mafiosi, chiama uno dei villini che si trovano lungo
il tragitto che l'auto di Borsellino ha percorso la
domenica della strage, ma anche alcune utenze del
Sisde. Pochi secondi dopo l'esplosione, dalla sede del
Sisde (sempre vuota la domenica, tranne quella
domenica) parte una telefonata che raggiunge il
cellulare di Contrada. Ma mentre erano in corso queste
delicatissime indagini, aveva spiegato Genchi in aula,
la pista dei possibili «aiuti esterni» viene bruciata
dall'intempestivo fermo di Pietro Scotto e lo stesso
Genchi è costretto a farsi da parte.

In conclusione, la sentenza afferma che «non vi è
ragione di ricorrere a mandanti occulti o a un terzo
livello per ammettere che nei grandi delitti di mafia
esistono complicità e connivenze che il sistema non
riesce a individuare e a portare alla luce». I
giudici, richiamando il contributo portato nel
processo da Genchi, sottolineano i «condizionamenti e
i veri e propri divieti opposti a quanti all'interno
degli apparati pubblici agivano con l'esclusivo
intento di ricerca della verità, e nel caso di specie
all'indagine su tracce e dati che riconducevano a un
sostegno logistico ed informativo al commando mafioso
di non identificati soggetti appartenenti ad apparati
pubblici».

I giudici così concludono: «Questo processo concerne
esclusivamente gli esecutori materiali, coloro che
hanno attivamente lavorato per schiacciare il bottone
del telecomando. Ma questo stesso processo è
impregnato di riferimenti, allusioni, elementi
concreti che rimandano altrove, ad altri centri di
interessi, a coloro che in linguaggio non giuridico si
chiamano i "mandanti occulti", categoria rilevante non
solo sotto il profilo giuridico, ma anche sotto quello
politico e morale. E quindi qui finisce il processo
agli esecutori della strage di via D'Amelio, ma non
certamente la storia di questa strage annunciata che
deve essere ancora in parte scritta».
gretas è offline  
Old 22-02-2008, 11:22   #94
street
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Originariamente inviato da sid_yanar Guarda i messaggi
ahimè dovrai abituarti, per quella che è la mia esperienza generalmente costoro hanno un metro di valutazione piuttosto singolare; amano l'ordine, la legalità e quanto altro solo se applicate agli altri, mai a loro stessi. Meno che mai ai loro idoli e/o rappresentanti. Da qui la cecità e l'indifferenza verso i fatti, anche i peggiori possibili.
non so se conosci la barzelletta del comunista e della distribuzione dei beni "dei ricchi".

Io me ne rendo conto di quanto ci siano stupidi tifosi dalle mie parti, ma mi rendo conto che non sono la maggioranza.
allo stesso modo, mi rendo conto che ci sono stupidi tifosi a sinistra, ma non credo siano la maggioranza.
Anche perché altrimenti la sfida non sarebbe cercare il centro ma cercare gli estremi.

Se si va per generalizzazioni, si rischia di non esser nulla più che un tifoso o quantomeno uno che non ha voglia di farsi idee proprie ed usa quelle del gruppo.
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LUVІ
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