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#61 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2002
Città: Reggio Calabria -> London
Messaggi: 12112
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secondo me è "fiducia cieca". è qualcosa in cui credi con tutto te stesso. Ma alla fine, sei davvero sicuro che quello in cui credi con tutto te stesso sia una cosa vera? sei davvero sicuro che non è solo l'ennesimo miraggio incontrato lungo la strada che ti fa intravedere un lieto fine in una strada che non è la tua? Come fai a dire che la fiducia cieca che nutri in quel qualcosa sia giusta? non fraintendiamoci. Io credo in qualcosa. Io penso di essere il caso + incasinato e senza speranza di intreccio di fede, razionalità. Ma in cosa credo? Credo in qualcosa che neanche in mille anni riuscirei a spiegare. Sarà il dio cristiano? sarò il dio buddhista, induista, musulmano, ebraico? non credo proprio. Io credo in qualcosa che "sento". sarò folle, ma non sento la chiesa cattolica vicina ai problemi del mondo. O meglio. Ci sono uomini appartenenti alla chiesa cattolica che si danno veramente da fare. aiutano il prossimo perchè ci credono veramente. Ma come loro ci sono anche tanti altri che sacrificano la propria vita per un "fine ultimo", per aiutare gli altri, per Amore (con la A maiuscola, equivalente dell'Agape greco, l'amore spirituale). Alla fine tutti loro non sono vicini "alla salvezza". Sono vicini a realizzare veramente la loro vita. hanno trovato il "giusto cammino" che li conduce verso dove essi sanno di dover tendere. Lo scopo NON è la vita eterna, come professato da alcuni. Io immagino che in una vita eterna mi annoierei, alla stesso modo di uno stato di "felicità" continuo. Il vero scopo della onstra vita è di cercare di giungere al nostro particolare traguardo. Ognuno di noi ne ha uno, e ognuno di noi potrà tendere alla felicità, non quella di uno stato continuo di assuefazione, ma quella di una ricerca continua e fruttuosa del proprio cammino, compiuta nella consapevolezza di percorrerlo, affrontando innumerevoli difficoltà e giorni di dolore. Alla fine "le difficoltà sono il sale della vità". Se la vita è troppo facile allora diventa noiosa e si è facile preda dei miraggi che ci mostrano il traguardo a portata di mano, mentre in realtà esso in quella direzione è assai più lontano di quanto possiamo immaginare.
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#62 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2002
Città: hinterland nord milano
Messaggi: 779
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io credo semplicemente che l'equilibrio sia necessario per far fronte al meglio agli imprevisti o alle delusioni della vita. non si può imparare senza pensare. e a volte certi traumi sono tanto forti che mettono in discussione il proprio essere nel profondo. anche pensare è vivere. a volte è doloroso, a volte improduttivo ma con il tempo serve a crearsi consapevolezze. ovviamente è importante anche fare l'opposto ed evitare di guardare il mondo da una finestra, chiusi in sè stessi. dipende dai momenti e da ciò che il mondo riserva. non credo esista la felicità assoluta ma credo che esistano insegnamenti utili per rinforzarsi. e spesso i momenti in cui ci si trova davanti all'esigenza di fare una scelta sfuggono alle nostre previsioni e programmi. |
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#63 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2002
Città: hinterland nord milano
Messaggi: 779
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cosa che, a meno che i testi orientali non mi stupiscano radicalmente, è comunque un' illusione. la realtà è davvero quello che percepiamo. ed essendo spesso in continua evoluzione ci sfugge perchè non siamo sincronizzati con essa. Ultima modifica di eriol : 28-04-2006 alle 19:26. |
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#64 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Marcon - VE (in trasferta a Ferrara)
Messaggi: 2312
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ti spiego meglio: non si va a caso, nei pressi di un bivio si sceglie una strada. infatti non parlavo di andare alla cieca, ma con "occhi socchiusi": un filtro che ci permetta di scegliere con spontaneità quella che è la nostra strada, un filtro che ci "liberi" da condizionamenti negativi, di blocco razionale od emotivo. Insomma, lasciarsi andare, tentare, nel caso sbagliare e soffrire, piuttosto che fermarsi a pensare troppo, ad imbastire astratte costruzioni mentali, crearsi aspettative. insomma reputo sia più che sia più conveniente vivere, continuare a camminare, senza fretta perchè non esiste un vero obiettivo: il mio traguardo si compie in ogni istante della mia esistenza. la mia strada mi ha insegnato che è più appagante l'azione piuttosto che un certo tipo di riflessione. certo anche la riflessione può risultare appagante, ma non se scaturisce da paure o rimorsi. Credo che l'uomo dovrebbe imparare a trarre esperienza dal passato scaricandosi dai pesi che opprimono la coscienza, fardelli inutili da portarci dietro. Questo è più o meno ciò che intendo per "leggerezza".
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Ed io non so chi va e chi resta. |
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#65 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
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#66 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Marcon - VE (in trasferta a Ferrara)
Messaggi: 2312
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nel post precedente ho spiegato che per me la vita merita di essere vissuta in giardino, all'aria aperta, e non nell'oscurità ovatta della propria camera ![]()
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Ed io non so chi va e chi resta. |
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#67 | ||
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2002
Città: Reggio Calabria -> London
Messaggi: 12112
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![]() non c'è una via ASSOLUTA. Ognuno deve scoprire la propria. Per te magari è + importante l'azione, ma per qualcun'altro potrà essere anche importante vivere una parte della propria vita "nell'oscurità ovattata della propria cameretta". Come è importante l'azione, è importante anche la riflessione. La giusta via di mezzo è la cosa migliore poichè gli eccessi in un senso o nell'altro non portano a niente. Alla fine quello che conta veramente è non fermarsi ma continuare a camminare, e se si cade o si è stanchi l'importante è rialzarsi e proseguire il proprio cammino ![]() Quote:
L'importante non è "dimenticare" il passato, ma da esso trarne lezioni per il futuro. Il passato è importante tanto quanto il futuro. Senza di esso, noi non avremmo alcun modo di andare avanti, perchè senza imparare dai propri errori si finisce sempre per commeterli nuovamente (e io sono il primo che non impara dai propri errori.. però piano piano sto imparando ad imparare ![]()
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#68 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Marcon - VE (in trasferta a Ferrara)
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#69 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Marcon - VE (in trasferta a Ferrara)
Messaggi: 2312
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ad esempio non giudicherei per forza negativamente chi si ferma per riposare se si sente stanco, anzi il rialzarsi subito e per forza io personalmente lo ritengo una forzatura, in contrasto con quella che è la mia concezione di "leggerezza" di cui ho parlato prima. per il resto condividiamo le medesime idee mi sembra ![]()
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#70 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2002
Città: Reggio Calabria -> London
Messaggi: 12112
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![]() Comunque col fermarsi non intendevo il fermarsi per riposare, ma il fermarsi *troppo a lungo* per riposare. Così facendo in quel modo si lascia passare gran parte della propria vita fermi nello stesso punto senza nemmeno rendersene conto.
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#71 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Padova
Messaggi: 11757
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La Coscienza (universale a cui tutti abbiamo accesso anche se non ne siamo consapevoli) genera l'ego come "coscienza più piccola (non universale). Il piccolo io letteralmente si crea una realtà tutta sua solo sulla base delle sue supposizioni (esempio i testimoni di un certo evento descrivono sempre in maniera magari leggermente diversa l'evento poichè ognuno è influenzato dal suo punto d'osservazione, dalle sue idee e preconcetti) Questo piccolo io si convince (nella sua incompletezza/ignoranza/illusione) di essere "completo", anche se ammette di non averele risposte a tutto ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() il piccolo io egoico si confronta/scontra con gli altri piccoli io egoici (le altre persone) e riflette sul risultato di questi confronti (pacifici o violenti, piacevoli o spiacevoli) ... molti non ci si raccapezzano e non trovano "un senso" altri riescono ad intuire che questi "confronti" durantre tempi lunghissimi fra ego idividuali ed oggetti percepiti con i sensi sono solo un gioco illusorio all'interno della unica Coscienza unitaria universale (a cui nella parte più profonda di Sè stessi i piccoli Ego individuali hanno accesso). Il piccolo Io egoico allarga sempre più il concetto di cosa esso considera come parte di Sè stesso... prima con l'amore di coppia, poi con l'amore dei figli, della collettività, della natura tutta... fino a ritrovare la Coscienza Universale svincolandosi definitvamente dallo spazio-tempo visti come illusione in quanto mutevoli ed impermanenti.
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mac user = hai soldi da buttare; linux user = hai tempo da buttare; windows user = hai soldi e tempo da buttare ![]() Ultima modifica di Fil9998 : 28-04-2006 alle 12:07. |
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#72 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Marcon - VE (in trasferta a Ferrara)
Messaggi: 2312
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poi religione, filosofia o il semplice pensiero personale possono costruire teorie di qualsiasi tipo, sulla verità, sulla finalità, sull'essere ontologico ma si trascende inevitabilmente ad un livello metafisico, è un salto nell'oscurità in cui qualsiasi idea fideistica anche irrazionale può prendere consistenza. non dico che sia sbagliato farsi ipotesi o teorie di carattere prettamente metafisico (anzi!), ma è un errore di arroganza spacciarle come verità assolute.
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#73 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Marcon - VE (in trasferta a Ferrara)
Messaggi: 2312
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#74 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2003
Città: Rimini
Messaggi: 1843
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Bella discussione davvero, mi sono salvato su un file di testo molti dei vostri interventi che mi hanno fatto pensare.
Tornando al concetto di felicità, ho un idea mia che sto cercando di seguire della quale però non sono del tutto convinto, anzi a dire il vero mi lascia parecchi dubbi, e per quanto ne sappia poco sull'argomento mi sembra di aver capito anche dai vostri post sia totalmente contraria a quello che è l'insegnamento buddista. L'idea che ho maturato fondamentalmente consiste nel fatto che, giunti alla fine della propria vita, si tende a guardarsi indietro e valutare se si è riusciti a vivere una vita piena o meno. Quello che ci caratterizza maggiormente a mio parere sono la memoria e le emozioni e sono strettamente legate tra loro. Penso quindi che per avere una vita piena si debba necessariamente aver provato molte emozioni, di ogni tipo senza paura del dolore e della sofferenza perchè anche queste ci improntano una memoria che ci fa rendere conto di essere vivi. Per estremizzarlo al massimo cadendo forse un po' nel paradossale per me è meglio un giorno in cui esci di casa per comprare il latte e ti sparano in una gamba piuttosto che un giorno in cui stai davanti al computer a fare niente perchè quel giorno entrerà a far parte delle memorie della tua vita nel primo caso mentre nel secondo no. Questo porta a vivere le emozioni buone e cattive senza distinzione piuttosto che cadere nell'oblio dell'esistenza piatta. Mi spaventa un po' la cosa e non ne sono del tutto convinto perchè prende piede la paura di cadere in una sorta di vitalismo insensato dove ci si fissa di più sulla ricerca che sul fine, alimentando quella ossessione della ricerca della felicità che non possiamo raggiungere come diceva mi sembra tiger con il paragone del bambino che vuole le caramelle e quindi ritrovarsi alla fin fine che non si riesce più a correre dalla stanchezza senza aver raggiunto alcun obiettivo. Voi cosa ne pensate? Come cercate di vivere? |
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#75 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2003
Città: Seireitei
Messaggi: 5626
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La trama narra di uno che ad un certo punto della sua vita decide che ne ha abbastanza di avere rimpianti e che da ora in poi dirà sempre si a qualsiasi domanda! Mi aveva colpito questo libro perchè io invece dico quasi sempre no, il punto è che invece spesso mi pento di aver detto si!! Io cerco di vivere seguendo le mie voglie, facendo le cose che mi piacciono, entro i limiti delle mie possibilità! In pratica sono un orso, fosse per me non uscirei mai di casa ![]() Non dico che sia un bene, ma non trovo nulla di costruttivo nel fami sparare mentre vado a prendere il latte e sopratutto potrei vivere mille vite nell'attesa che si verifichi un evento eccezionale prima che capiti realmente! Insomma potresti comprarti tonnellate di latte prima che ti sparino ![]() |
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#76 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Padova
Messaggi: 11757
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Quote:
ovviamente... ognuno poi in base alla sua natura ed alle sue esperienze matura le proprie idee ... alla fin fine son più gli accadimenti innescati da noi stessi o da altri e le reazioni che suscitano che non i "mega filosofismi" che ci fanno evolvere. nessuno o pochi di noi ritengono sufficiente l'esperienza indiretta... e a ragione, sapere non è conoscere, conoscere non è essere.
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#77 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Padova
Messaggi: 11757
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copio-incollo dal web:
Una storia zen sulla mente inquieta Mentre Bodhidharma fissava un muro in stato di meditazione, Hui-ko, il monaco che sarebbe divenuto il secondo Patriarca dello Zen, gli si avvicinò per chiedergli un insegnamento. Insistette più volte, ma Bodhidharma rifiutò di dargli alcuna istruzione. Tuttavia Hui-ko non si diede per vinto e rimase lì, seduto in meditazione tra la neve, fuori della grotta dove Bodhidharma stava fissando il suo muro, nella speranza che il maestro cambiasse idea. Alla fine, come gesto di disperazione e di estrema supplica, si tagliò il braccio sinistro e lo presentò a Bodhidharma. Allora, finalmente, Bodhidharma gli diede udienza, Hui-ko poté parlare e disse: "La mia mente non è in pace. Ti prego: acquietala". Bodhidharma rispose: "Fammi vedere la tua mente inquieta e io te la pacificherò". "Ma - obiettò Hui-ko - quando cerco la mia mente, non riesco ad afferrarla". "Ora - urlò Bodhidharma - la tua mente è in pace". Hui-ko ebbe un'importante realizzazione. In un altro insegnamento dato sempre da Bodhidharma al suo successore, egli dice: "Lascia andare tutti i pensieri discorsivi e tutti gli attaccamenti. Fa riposare la tua mente". La mente è inquieta. Ma lo scherzo diabolico che ci fa continuamente è l'inquietudine provocata dal fatto che essa stessa è inquieta: è il problema di Hui-ko. Dice: ho la mente inquieta. Ma dirlo vuol dire perpetuare quella situazione. Preoccuparsi dell'inquietudine: è l'inquietudine al quadrato! Come abbiamo già detto, la risposta zen ben poche volte è alla domanda posta. Che senso avrebbe avuto se Bodhidharma avesse detto: calmala? E infatti Bodhidharma conduce Hui-ko in se stesso, verso quel vuoto che pure abita in lui, senza che ne sia consapevole. Quella mente di cui ti lamenti, cos'è? dov'è? È come nella vipassana: osservo il mio stato di rabbia, ed ecco che si scioglie impercettibilmente, dolcemente. Eppure c'era, sì: c'era qualcosa, ne sono sicuro. Ma ora? La ricerca della pacificazione della mente è un ulteriore atteggiamento dualistico. È per questo che è importante meditare senza perché: altrimenti saremmo sempre degli schiavi, degli accattoni. Ma anche la ricerca stessa della mente fa ricadere in un'analoga situazione: Hui-ko si era dato a disquisizioni interiori di tipo filosofico sulla sua mente. Com'è la mia mente? Di che natura è? È calma? Si era creato il suo concetto, si era costruito la sua prigione, il suo trabocchetto. Appena dici: ho una mente; e poi la guardi e la vedi inquieta, è ovvio: il problema sorge, ma sei solo tu la sua causa.
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#78 |
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#79 | |
Senior Member
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Quote:
![]() ![]() comunque , pure io sono un incontentabile... ho sempre bisogno di nuovi "stimoli"... Ciaozzz
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#80 |
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Iscritto dal: Sep 2004
Città: Padova
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mmm .... guardandoci meglio...
mmm ... da quant'è che non salta fuori una trombata soddisfacente, di quelle che non ti lasciano il senso del "già bevuto il cappuccino di sto bar... "
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