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Old 27-04-2006, 22:50   #61
^TiGeRShArK^
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Originariamente inviato da jumpermax
Mai come in questo momento credo di aver compreso perchè ci si avvicini alla fede. Perchè messaggio di maggiore felicità assoluta credo proprio non ci possa essere... non è poi una cosa così sbagliata in fin dei conti se davvero questo porta a quietare quella senzazione di incompletezza e di mancanza che ci pervade, il punto è che uno non può arrivare alla fede per logica volendo dare risposta a quella domanda, ma vi si imbatte nel tentativo di rispondere... credo di essere arrivato sulla soglia di una crisi mistica.
cos'è la fede?
secondo me è "fiducia cieca".
è qualcosa in cui credi con tutto te stesso.
Ma alla fine, sei davvero sicuro che quello in cui credi con tutto te stesso sia una cosa vera?
sei davvero sicuro che non è solo l'ennesimo miraggio incontrato lungo la strada che ti fa intravedere un lieto fine in una strada che non è la tua?
Come fai a dire che la fiducia cieca che nutri in quel qualcosa sia giusta?
non fraintendiamoci.
Io credo in qualcosa.
Io penso di essere il caso + incasinato e senza speranza di intreccio di fede, razionalità.
Ma in cosa credo?
Credo in qualcosa che neanche in mille anni riuscirei a spiegare.
Sarà il dio cristiano?
sarò il dio buddhista, induista, musulmano, ebraico?
non credo proprio.
Io credo in qualcosa che "sento".
sarò folle, ma non sento la chiesa cattolica vicina ai problemi del mondo.
O meglio.
Ci sono uomini appartenenti alla chiesa cattolica che si danno veramente da fare.
aiutano il prossimo perchè ci credono veramente.
Ma come loro ci sono anche tanti altri che sacrificano la propria vita per un "fine ultimo", per aiutare gli altri, per Amore (con la A maiuscola, equivalente dell'Agape greco, l'amore spirituale).
Alla fine tutti loro non sono vicini "alla salvezza".
Sono vicini a realizzare veramente la loro vita.
hanno trovato il "giusto cammino" che li conduce verso dove essi sanno di dover tendere.
Lo scopo NON è la vita eterna, come professato da alcuni.
Io immagino che in una vita eterna mi annoierei, alla stesso modo di uno stato di "felicità" continuo.
Il vero scopo della onstra vita è di cercare di giungere al nostro particolare traguardo.
Ognuno di noi ne ha uno, e ognuno di noi potrà tendere alla felicità, non quella di uno stato continuo di assuefazione, ma quella di una ricerca continua e fruttuosa del proprio cammino, compiuta nella consapevolezza di percorrerlo, affrontando innumerevoli difficoltà e giorni di dolore.
Alla fine "le difficoltà sono il sale della vità".
Se la vita è troppo facile allora diventa noiosa e si è facile preda dei miraggi che ci mostrano il traguardo a portata di mano, mentre in realtà esso in quella direzione è assai più lontano di quanto possiamo immaginare.
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Old 27-04-2006, 23:02   #62
eriol
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Originariamente inviato da Krammer
la questione volendola semplificare è immediata: il pensiero causa infelicità.
per stare in pace, in assenza di turbamenti, è sufficiente non pensare, lasciare vuota la mente. questo è in soldoni il principio del buddismo, che si prefigge di raggiungere ciò che viene chiamato nirvana attraverso la pratica meditazione (che è esattamente il non pensare a nulla, abbandonarsi al nulla, lasciandosi alle spalle pensieri, desideri)
il nirvana è una semplicissima ma allo stesso tempo profondissima presa di coscienza del nulla: il nostro io è nulla, la realtà che percepiamo è nulla, tutto è nulla.

porta alla felicità questo "nirvana"? dipende cosa si vuole intendere per felicità.
di certo porta all'assenza di infelicità, di sofferenza o turbamento psicologico.
per questo il buddismo insegna la meditazione per svuotare la mente, insegna a vivere una vita equilibrata lontana dagli eccessi, lontana dalle passioni, slegata dall'attaccamento ad ogni cosa, perchè ogni cosa è vana, effimera e destinata a scomparire. Se non pensiamo a nulla, non desideriamo nulla, non ci manca nulla e nulla ci può turbare.
ma è la felicità che vogliamo, questa? è opinabile. di certo non ha nulla a che vedere con il piacere, con la passione, con l'amore inteso in senso comune.

un grande amore, una grande passione può portare a un enorme piacere e soddisfazione, ma solo momentaneo. più grande sarà l'attaccamento e la gioia che questo ne comporta, più grande sarà il dolore e la sofferenza quando tutto sarà svanito, ed è il pensiero ed il ricordo di tale mancanza che ci fa stare male.

che strada percorrere? ad ogni persona la scelta

io credo semplicemente che l'equilibrio sia necessario per far fronte al meglio agli imprevisti o alle delusioni della vita.
non si può imparare senza pensare. e a volte certi traumi sono tanto forti che mettono in discussione il proprio essere nel profondo.
anche pensare è vivere. a volte è doloroso, a volte improduttivo ma con il tempo serve a crearsi consapevolezze.

ovviamente è importante anche fare l'opposto ed evitare di guardare il mondo da una finestra, chiusi in sè stessi.

dipende dai momenti e da ciò che il mondo riserva.

non credo esista la felicità assoluta ma credo che esistano insegnamenti utili per rinforzarsi.
e spesso i momenti in cui ci si trova davanti all'esigenza di fare una scelta sfuggono alle nostre previsioni e programmi.
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Old 27-04-2006, 23:06   #63
eriol
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Originariamente inviato da Fil9998
l'illusione è la radice della infelicità.

la non-illusione ossia ESSERE coscienti della la "realtà nella sua globalità ed atemporalità" (quindi svincolati dal proprio personalissimo punto di vista) è Assoluta Coscienza-Batitudine.

cosa che, a meno che i testi orientali non mi stupiscano radicalmente, è comunque un' illusione.

la realtà è davvero quello che percepiamo.
ed essendo spesso in continua evoluzione ci sfugge perchè non siamo sincronizzati con essa.

Ultima modifica di eriol : 28-04-2006 alle 19:26.
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Old 27-04-2006, 23:41   #64
Krammer
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Originariamente inviato da ^TiGeRShArK^
Quindi dopo questa considerazione sembrerebbe che coloro i quali vivono la loro vita "con leggerezza" non curandosi del proprio futuro possano trovare la felicità poichè vanno sempre avanti senza porsi domande.
Però imho non è così.
Alla fine lungo la strada incontreremo tantissimi bivi.
Il modo per trovare la via giusta non è di andare sempre diritti non pensando a niente, ma quello di proseguire lungo il cammino cercando sempre di scegliere il bivio "giusto", quello che ci è stato consigliato dal viandante appena incontrato, quello che ci sembra più promettente date le eseprienze di vita che abbiamo vissuto.
quello che sappaimo riconoscere come il sentiero giusto perchè lo "sentiamo" dentro di noi.
Alla fine vagare senza una meta non porta quasi mai verso la strada giusta.
Ma il "sentire" la strada che si sta percorrendo, ponendoci ad ogni bivio (e solo allora) la domanda se il sentiero che stiamo percorrendo è quello giusto, ci permetterà molto probabilmente di giungere a destinazione.
rispondo solo a questo.
ti spiego meglio: non si va a caso, nei pressi di un bivio si sceglie una strada. infatti non parlavo di andare alla cieca, ma con "occhi socchiusi": un filtro che ci permetta di scegliere con spontaneità quella che è la nostra strada, un filtro che ci "liberi" da condizionamenti negativi, di blocco razionale od emotivo. Insomma, lasciarsi andare, tentare, nel caso sbagliare e soffrire, piuttosto che fermarsi a pensare troppo, ad imbastire astratte costruzioni mentali, crearsi aspettative.
insomma reputo sia più che sia più conveniente vivere, continuare a camminare, senza fretta perchè non esiste un vero obiettivo: il mio traguardo si compie in ogni istante della mia esistenza.
la mia strada mi ha insegnato che è più appagante l'azione piuttosto che un certo tipo di riflessione. certo anche la riflessione può risultare appagante, ma non se scaturisce da paure o rimorsi. Credo che l'uomo dovrebbe imparare a trarre esperienza dal passato scaricandosi dai pesi che opprimono la coscienza, fardelli inutili da portarci dietro. Questo è più o meno ciò che intendo per "leggerezza".
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Old 27-04-2006, 23:54   #65
jumpermax
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Originariamente inviato da majin mixxi
Time - Pink Floyd


Ticking away the moments that make up a dull day
You fritter and waste the hours in an offhand way.
Kicking around on a piece of ground in your home town
Waiting for soemone or something to show you the way.

Tired of lying in the sunshine staying home to watch the rain.
You are young and life is long and there is time to kill today.
And then one day you find ten years have got behind you.
No one told you when to run, you missed the starting gun.

So you run and you run to catch up with the sun but it's sinking
Racing around to come up behind you again.
The sun is the same in a relative way but you're older,
Shorter of breath and one day closer to death.

Every year is getting shorter never seem to find the time.
Plans that either come to nought or half a page of scribbled lines
Hanging on in quiet desparation is the English way
The time is gone, the song is over,
Thought I'd something more to say.





Tempo
Contando i momenti che compongono un giorno noioso
Butti via e sprechi le ore senza pensarci
Andando a spasso per la città
Aspettando qualcuno o qualcosa che ti indichi la strada

Stanco di stare disteso al sole, stando a casa a guardare la pioggia
Sei giovane e la vita è lunga e hai tempo da buttar via oggi
E poi un giorno scopri che dieci anni sono passati alle tue spalle
Nessuno ti ha detto quando correre, ti sei perso il segnale di partenza

E allora corri e corri per raggiungere il sole ma sta affondando
Facendo il giro per riemergere alle tue spalle
Il sole è sempre relativamente lo stesso ma tu sei più vecchio
Col fiato più corto ed un giorno più vicino alla morte

Ogni giorno diventa più corto, sembra di non riuscire mai a trovare il tempo
Piani che finiscono in nulla o in mezza pagina di appunti scarabocchiati
Tener duro in quieta disperazione è lo stile inglese
Il tempo è andato, la canzone è terminata
Pensavo di avere qualcos'altro da dire
l'ho ascoltata un sacco di volte senza far troppo caso al significato delle parole... è davvero splendida...
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Old 27-04-2006, 23:55   #66
Krammer
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io credo semplicemente che l'equilibrio sia necessario per far fronte al meglio agli imprevisti o alle delusioni della vita.
non si può imparare senza pensare. e a volte certi traumi sono tanto forti che mettono in discussione il proprio essere nel profondo.
anche pensare è vivere. a volte è doloroso, a volte improduttivo ma con il tempo serve a crearsi consapevolezze.

ovviamente è importante anche fare l'opposto ed evitare di guardare il mondo da una finestra, chiusi in sè stessi.

dipende dai momenti e da ciò che il mondo riserva.

non credo esista la felicità assoluta ma credo che esistano insegnamenti utili per rinforzarsi.
e spesso i momenti in cui ci si trova davanti all'esigenza di fare una scelta sfuggono alle nostre previsioni e programmi.
ciò che scrivi è molto saggio. non esistono vie preferenziali e ognuno deve imparare da sè quale percorso compiere, è inappropiato giudicare la strada altrui.
nel post precedente ho spiegato che per me la vita merita di essere vissuta in giardino, all'aria aperta, e non nell'oscurità ovatta della propria camera
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Old 28-04-2006, 00:15   #67
^TiGeRShArK^
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insomma reputo sia più che sia più conveniente vivere, continuare a camminare, senza fretta perchè non esiste un vero obiettivo: il mio traguardo si compie in ogni istante della mia esistenza.
la mia strada mi ha insegnato che è più appagante l'azione piuttosto che un certo tipo di riflessione. certo anche la riflessione può risultare appagante, ma non se scaturisce da paure o rimorsi.
è proprio questo il problema
non c'è una via ASSOLUTA.
Ognuno deve scoprire la propria.
Per te magari è + importante l'azione, ma per qualcun'altro potrà essere anche importante vivere una parte della propria vita "nell'oscurità ovattata della propria cameretta".
Come è importante l'azione, è importante anche la riflessione.
La giusta via di mezzo è la cosa migliore poichè gli eccessi in un senso o nell'altro non portano a niente.
Alla fine quello che conta veramente è non fermarsi ma continuare a camminare, e se si cade o si è stanchi l'importante è rialzarsi e proseguire il proprio cammino
Quote:
Credo che l'uomo dovrebbe imparare a trarre esperienza dal passato scaricandosi dai pesi che opprimono la coscienza, fardelli inutili da portarci dietro. Questo è più o meno ciò che intendo per "leggerezza".
su questo sono d'accordo.
L'importante non è "dimenticare" il passato, ma da esso trarne lezioni per il futuro.
Il passato è importante tanto quanto il futuro.
Senza di esso, noi non avremmo alcun modo di andare avanti, perchè senza imparare dai propri errori si finisce sempre per commeterli nuovamente (e io sono il primo che non impara dai propri errori.. però piano piano sto imparando ad imparare )
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Old 28-04-2006, 00:17   #68
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cosa che, almeno che i testi orientali non mi stupiscano radicalmente, è comunque un' illusione.

la realtà è davvero quello che percepiamo.
ed essendo spesso in continua evoluzione ci sfugge perchè non siamo sincronizzati con essa.
imho la realtà coincide con la nostra coscienza, con la consapevolezza del nostro esserci. per questo la vita la sento come ricerca di sè stessi, per riconciliarsi con le infinite sfacettature di quella realtà che ci appare come lontana ed esterna a noi.
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Old 28-04-2006, 00:33   #69
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La giusta via di mezzo è la cosa migliore poichè gli eccessi in un senso o nell'altro non portano a niente.
Alla fine quello che conta veramente è non fermarsi ma continuare a camminare, e se si cade o si è stanchi l'importante è rialzarsi e proseguire il proprio cammino
solo una considerazione: proprio perchè della vita ognuno ne fa quello che vuole, ed ognuno ne coglie insegnamenti individuali, io non direi assolutamente che la cosa migliore sia la via di mezzo lontana dagli eccessi, di riflessione o di azione. dipende dalla persona, dal suo passato, dalla sua inclinazione e dalla situazione in cui ci si trova.
ad esempio non giudicherei per forza negativamente chi si ferma per riposare se si sente stanco, anzi il rialzarsi subito e per forza io personalmente lo ritengo una forzatura, in contrasto con quella che è la mia concezione di "leggerezza" di cui ho parlato prima.

per il resto condividiamo le medesime idee mi sembra
__________________
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Old 28-04-2006, 11:13   #70
^TiGeRShArK^
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Originariamente inviato da Krammer
solo una considerazione: proprio perchè della vita ognuno ne fa quello che vuole, ed ognuno ne coglie insegnamenti individuali, io non direi assolutamente che la cosa migliore sia la via di mezzo lontana dagli eccessi, di riflessione o di azione. dipende dalla persona, dal suo passato, dalla sua inclinazione e dalla situazione in cui ci si trova.
ad esempio non giudicherei per forza negativamente chi si ferma per riposare se si sente stanco, anzi il rialzarsi subito e per forza io personalmente lo ritengo una forzatura, in contrasto con quella che è la mia concezione di "leggerezza" di cui ho parlato prima.

per il resto condividiamo le medesime idee mi sembra
yes.
Comunque col fermarsi non intendevo il fermarsi per riposare, ma il fermarsi *troppo a lungo* per riposare.
Così facendo in quel modo si lascia passare gran parte della propria vita fermi nello stesso punto senza nemmeno rendersene conto.
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Old 28-04-2006, 12:04   #71
Fil9998
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Originariamente inviato da Krammer
.... imho la realtà coincide con la nostra coscienza....

La Coscienza (universale a cui tutti abbiamo accesso anche se non ne siamo consapevoli) genera l'ego come "coscienza più piccola (non universale).

Il piccolo io letteralmente si crea una realtà tutta sua solo sulla base delle sue supposizioni (esempio i testimoni di un certo evento descrivono sempre in maniera magari leggermente diversa l'evento poichè ognuno è influenzato dal suo punto d'osservazione, dalle sue idee e preconcetti)


Questo piccolo io si convince (nella sua incompletezza/ignoranza/illusione) di essere "completo", anche se ammette di non averele risposte a tutto e di soffrire per questo .

il piccolo io egoico si confronta/scontra con gli altri piccoli io egoici (le altre persone) e riflette sul risultato di questi confronti (pacifici o violenti, piacevoli o spiacevoli) ...
molti non ci si raccapezzano e non trovano "un senso"
altri riescono ad intuire che questi "confronti" durantre tempi lunghissimi fra ego idividuali ed oggetti percepiti con i sensi sono solo un gioco illusorio all'interno della unica Coscienza unitaria universale (a cui nella parte più profonda di Sè stessi i piccoli Ego individuali hanno accesso).

Il piccolo Io egoico allarga sempre più il concetto di cosa esso considera come parte di Sè stesso... prima con l'amore di coppia, poi con l'amore dei figli, della collettività, della natura tutta... fino a ritrovare la Coscienza Universale svincolandosi definitvamente dallo spazio-tempo visti come illusione in quanto mutevoli ed impermanenti.
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Ultima modifica di Fil9998 : 28-04-2006 alle 12:07.
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Old 28-04-2006, 14:46   #72
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Originariamente inviato da Fil9998
La Coscienza (universale a cui tutti abbiamo accesso anche se non ne siamo consapevoli) genera l'ego come "coscienza più piccola (non universale).
[cut]
mi ripeto: la realtà "normale" che percepiamo, a livello fenomenologico quindi, coincide con la propria coscienza (con l'io se preferisci)
poi religione, filosofia o il semplice pensiero personale possono costruire teorie di qualsiasi tipo, sulla verità, sulla finalità, sull'essere ontologico ma si trascende inevitabilmente ad un livello metafisico, è un salto nell'oscurità in cui qualsiasi idea fideistica anche irrazionale può prendere consistenza. non dico che sia sbagliato farsi ipotesi o teorie di carattere prettamente metafisico (anzi!), ma è un errore di arroganza spacciarle come verità assolute.
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Old 28-04-2006, 14:52   #73
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Originariamente inviato da Fil9998
Il piccolo Io egoico allarga sempre più il concetto di cosa esso considera come parte di Sè stesso... prima con l'amore di coppia, poi con l'amore dei figli, della collettività, della natura tutta... fino a ritrovare la Coscienza Universale svincolandosi definitvamente dallo spazio-tempo visti come illusione in quanto mutevoli ed impermanenti.
dimenticavo: questo passaggio non è diverso da quanto ho scritto rispetto alla mia concezione: la vita la sento come ricerca di sè stessi, per riconciliarsi con le infinite sfacettature di quella realtà che ci appare come lontana ed esterna a noi.
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Old 28-04-2006, 15:49   #74
-Ivan-
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Bella discussione davvero, mi sono salvato su un file di testo molti dei vostri interventi che mi hanno fatto pensare.
Tornando al concetto di felicità, ho un idea mia che sto cercando di seguire della quale però non sono del tutto convinto, anzi a dire il vero mi lascia parecchi dubbi, e per quanto ne sappia poco sull'argomento mi sembra di aver capito anche dai vostri post sia totalmente contraria a quello che è l'insegnamento buddista.
L'idea che ho maturato fondamentalmente consiste nel fatto che, giunti alla fine della propria vita, si tende a guardarsi indietro e valutare se si è riusciti a vivere una vita piena o meno. Quello che ci caratterizza maggiormente a mio parere sono la memoria e le emozioni e sono strettamente legate tra loro.
Penso quindi che per avere una vita piena si debba necessariamente aver provato molte emozioni, di ogni tipo senza paura del dolore e della sofferenza perchè anche queste ci improntano una memoria che ci fa rendere conto di essere vivi.
Per estremizzarlo al massimo cadendo forse un po' nel paradossale per me è meglio un giorno in cui esci di casa per comprare il latte e ti sparano in una gamba piuttosto che un giorno in cui stai davanti al computer a fare niente perchè quel giorno entrerà a far parte delle memorie della tua vita nel primo caso mentre nel secondo no.
Questo porta a vivere le emozioni buone e cattive senza distinzione piuttosto che cadere nell'oblio dell'esistenza piatta.

Mi spaventa un po' la cosa e non ne sono del tutto convinto perchè prende piede la paura di cadere in una sorta di vitalismo insensato dove ci si fissa di più sulla ricerca che sul fine, alimentando quella ossessione della ricerca della felicità che non possiamo raggiungere come diceva mi sembra tiger con il paragone del bambino che vuole le caramelle e quindi ritrovarsi alla fin fine che non si riesce più a correre dalla stanchezza senza aver raggiunto alcun obiettivo.

Voi cosa ne pensate? Come cercate di vivere?
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Old 28-04-2006, 18:40   #75
trokij
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Originariamente inviato da -Ivan-
...Voi cosa ne pensate? Come cercate di vivere?...
C'è un libro di cui ho sentito parlare un po di tempo fa, un libro di uno scrittore inglese!
La trama narra di uno che ad un certo punto della sua vita decide che ne ha abbastanza di avere rimpianti e che da ora in poi dirà sempre si a qualsiasi domanda!
Mi aveva colpito questo libro perchè io invece dico quasi sempre no, il punto è che invece spesso mi pento di aver detto si!!

Io cerco di vivere seguendo le mie voglie, facendo le cose che mi piacciono, entro i limiti delle mie possibilità!
In pratica sono un orso, fosse per me non uscirei mai di casa
Non dico che sia un bene, ma non trovo nulla di costruttivo nel fami sparare mentre vado a prendere il latte e sopratutto potrei vivere mille vite nell'attesa che si verifichi un evento eccezionale prima che capiti realmente!
Insomma potresti comprarti tonnellate di latte prima che ti sparino
trokij è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 28-04-2006, 19:24   #76
Fil9998
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Originariamente inviato da Krammer
... è un errore di arroganza spacciarle come verità assolute...
riprendevo l'argomento principale del post: il punto di vista del Buddismo (e del Vedanta su cui esso si fonda) su Realtà, Coscienza, Felicità.

ovviamente... ognuno poi in base alla sua natura ed alle sue esperienze matura le proprie idee ...

alla fin fine son più gli accadimenti innescati da noi stessi o da altri e le reazioni che suscitano che non i "mega filosofismi" che ci fanno evolvere.




nessuno o pochi di noi ritengono sufficiente l'esperienza indiretta... e a ragione, sapere non è conoscere, conoscere non è essere.
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Old 30-04-2006, 13:58   #77
Fil9998
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copio-incollo dal web:


Una storia zen sulla mente inquieta

Mentre Bodhidharma fissava un muro in stato di meditazione, Hui-ko, il monaco che sarebbe divenuto il secondo Patriarca dello Zen, gli si avvicinò per chiedergli un insegnamento. Insistette più volte, ma Bodhidharma rifiutò di dargli alcuna istruzione. Tuttavia Hui-ko non si diede per vinto e rimase lì, seduto in meditazione tra la neve, fuori della grotta dove Bodhidharma stava fissando il suo muro, nella speranza che il maestro cambiasse idea. Alla fine, come gesto di disperazione e di estrema supplica, si tagliò il braccio sinistro e lo presentò a Bodhidharma. Allora, finalmente, Bodhidharma gli diede udienza, Hui-ko poté parlare e disse: "La mia mente non è in pace. Ti prego: acquietala". Bodhidharma rispose: "Fammi vedere la tua mente inquieta e io te la pacificherò". "Ma - obiettò Hui-ko - quando cerco la mia mente, non riesco ad afferrarla". "Ora - urlò Bodhidharma - la tua mente è in pace". Hui-ko ebbe un'importante realizzazione.


In un altro insegnamento dato sempre da Bodhidharma al suo successore, egli dice: "Lascia andare tutti i pensieri discorsivi e tutti gli attaccamenti. Fa riposare la tua mente".

La mente è inquieta. Ma lo scherzo diabolico che ci fa continuamente è l'inquietudine provocata dal fatto che essa stessa è inquieta: è il problema di Hui-ko. Dice: ho la mente inquieta. Ma dirlo vuol dire perpetuare quella situazione. Preoccuparsi dell'inquietudine: è l'inquietudine al quadrato! Come abbiamo già detto, la risposta zen ben poche volte è alla domanda posta. Che senso avrebbe avuto se Bodhidharma avesse detto: calmala? E infatti Bodhidharma conduce Hui-ko in se stesso, verso quel vuoto che pure abita in lui, senza che ne sia consapevole. Quella mente di cui ti lamenti, cos'è? dov'è? È come nella vipassana: osservo il mio stato di rabbia, ed ecco che si scioglie impercettibilmente, dolcemente. Eppure c'era, sì: c'era qualcosa, ne sono sicuro. Ma ora?

La ricerca della pacificazione della mente è un ulteriore atteggiamento dualistico. È per questo che è importante meditare senza perché: altrimenti saremmo sempre degli schiavi, degli accattoni. Ma anche la ricerca stessa della mente fa ricadere in un'analoga situazione: Hui-ko si era dato a disquisizioni interiori di tipo filosofico sulla sua mente. Com'è la mia mente? Di che natura è? È calma? Si era creato il suo concetto, si era costruito la sua prigione, il suo trabocchetto. Appena dici: ho una mente; e poi la guardi e la vedi inquieta, è ovvio: il problema sorge, ma sei solo tu la sua causa.
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Old 08-05-2006, 00:18   #78
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Old 08-05-2006, 05:04   #79
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Originariamente inviato da jumpermax
Un articolo breve, ma che mi ha dato parecchio da pensare... http://www.psicoanalisi.it/psicoanal...coli/edi14.htm

soprattutto in relazione a quanto leggevo l'altro giorno in un libro del Dalai Lama:
"Dal punto di vidta buddhista, il motivo risiede nel fatto che abbiamo alcuni modi sostanzialmente sbagliati di percepire e metterci in relazione con noi stessi e con il mondo. Alla radice di tutto ciò stanno quelle che il buddhismo identifica come quattro concezioni sbagliate. La prima è quella di considerare cose ed eventi che sono in realtà impermanenti e transitori come eterni, permanenti e immutabili. La seconda è quella di considerare cose che in realtà sono fonte di insoddisfazione e di sofferenza come piacevoli e come la vera fonte della felicità. La terza concezione sbagliata è quella di considerare spesso come pure e desiderabili quelle cose che in realtà sono impure. E la quarta concezione sbagliata è la nostra tendenza a proiettare un'idea di esistenza reale su eventi e cose che in realtà non hanno tale autonomia"

Che la questione sia alla fine che si cercano cose impossibili, irreali o irrealizzabili? Che il punto sia accontentarsi di quel che ci da il presente senza pensare a quanto sia effimero?
uhm ... jumper... guardami negli occhi... da uomo ad uomo.. senti... ma da quant'e' che non trombi ?




comunque , pure io sono un incontentabile... ho sempre bisogno di nuovi "stimoli"...



Ciaozzz
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FINCHE' C'E' BIRRA C'E' SPERANZA !!!
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Old 08-05-2006, 08:08   #80
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mmm .... guardandoci meglio...

mmm ... da quant'è che non salta fuori una trombata soddisfacente, di quelle che non ti lasciano il senso del "già bevuto il cappuccino di sto bar... "
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