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#41 | |
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Iscritto dal: Jul 2004
Messaggi: 2989
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Re: hanno abolito il Servizio militare, e questi propongono il S Civile obbligatorio!
Quote:
si tratta di aiutare le persone , non imparare ad ucciderle
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"Le masse sono abbagliate più facilmente da una grande bugia che da una piccola." (Adolf Hitler) |
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#42 |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 1999
Città: Arona
Messaggi: 7413
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Cazzo una volta, quando l'ho fatto io (io ho fatto la naja però), si dovevano fare 12 mesi altro che 6 mesi.
Ti davano 150 mila lire al mese e dovevi pure farlo e startene zitto. Adesso dovete farne solo 6 e vi lamentate pure. |
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#43 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 1999
Città: Arona
Messaggi: 7413
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Ma come mai tutti quelli che devono partire per la naja hanno sempre il lavoro pronto? C'è gente che rimane disoccupata per anni e invece quelli che devono partire tutti che perdono il lavoro. Magari ci sono quelli che vanno a scuola fino a 25-30 anni però poi quando c'è da andare a fare il militare perdi il lavoro. Ma cos'è tutti che hanno voglia di lavorare? Cioè c'è tempo una vita per lavorare. Da adesso fino a quando avrai 65-70 anni hai voglia a lavorare Boh non capisco. A me la cosa della perdita del lavoro la vedo un po' come una scusa per non fare la naja. Che sia giusta o sbagliata la naja e il servizio civile ok ognuno ha le sue idee, ma venire a dire che uno perde il lavoro per la naja mi pare un po' una pagliacciata. Ultima modifica di paditora : 25-09-2004 alle 13:35. |
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#44 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2001
Città: Brescia, via le ma dal cul
Messaggi: 489
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Penso che ci sia un discorso un pelino più ampio da affrontare.
Lo stato ha il dovere di garantire alcuni servizi base. Non sto a discutere su come lo faccia ( decisamente male ), ma è uno dei suoi compiti, almeno qui in Italia. Non è sufficiente pagare le tasse ( ammesso che la gente lo faccia, e premesso che sono INDECOROSAMENTE alte ) è necessario un comportamente adeguato e un'educazione al rispetto. Se butto una carta in terra ci sarà qualcuno che dovrà raccoglierla, e quel qualcuno lo dovremo pagare (NOI). Se corro in macchina come un cretino e mi faccio male ci sarà qualcuno che le spese le dovrà pagare (NOI). E visto che conosciamo l'efficienza dello stato in certe cose, è meglio che le evitiamo a priori dove possibile. Ci sono poi alcuni servizi dove la "manovalanza a basso prezzo" è necessaria, sopratutto dove chi recepisce il servizio ( malati cronici, anziani ) non ha spesso la forza di far valere le proprie ragioni e lo stato non ha "convenienza" a intervenire. In poche parole sarebbero soli. Se questo lo si valuta come un tempo rubato, forse partite proprio con il piede sbagliato.
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" O Signore, fa' che non vada tutto a puttane " |
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#45 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2000
Città: Formia
Messaggi: 6899
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Sarà ma a 27 anni io nn vedo l'ora di lavorare ed essere autonomo, che tu ci creda o no. Ora ho in ballo una situazione un po' particolare, se parto perdo una buona opportunità.... Se poi x te perdere il lavoro x la naja è una pagliacciata non lo so... Ripeto, se ero disoccupato, mi andavo a fare il volontario x 1 anno, almeno prendevo un po' di €. Che poi a tutti quelli che hanno fatto leva e servizio civile girino le palle x la nuova legge è un'altro paio di maniche.... Paditora spiegami un po', se mi chiamano e perdo così un'opportunità di lavoro, mi faccio 10 mesi a 3€ al giorno gravando ancora sulla mia famiglia x 1 altro anno dovrei fare i salti di gioia? Boh...nn capisco.
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"La birra è la prova che dio ci ama e vuole che siamo felici" |
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#46 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2000
Città: Formia
Messaggi: 6899
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Appunto, capisco che ti girino xkè tu hai fatto un anno, ma nn è un buon modo di ragionare...
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#47 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 1999
Città: Como
Messaggi: 1495
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Di che altro hai bisogno? Per un anno (6 mesi o quant'è) puoi far a meno della frenesia consumistica e campare con quello che già hai (abbigliamento, ecc) Io mi son proprio rilassato quell'anno (e non perchè non sgobbassimo come muli risistemando i boschi), praticamente non spendevo denaro perchè non ne sentivo la necessità di farlo e la mia famiglia non mi percepiva affatto come un peso, anzi!
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#48 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 1999
Città: Como
Messaggi: 1495
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Sembra che qui abbiano tutti già il lavoro pronto! e allora chi sarebbero i disoccupati? Berlusconi ha fatto davvero il miracolo!!!
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#49 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2000
Città: Formia
Messaggi: 6899
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Vabbè chiaro il concetto quell'anno ci si riposa, scemo io che nn voglio andarci Che scemo a trovare il lavoro, meglio fare 10 mesi di svago... Ops scusate ora vado a fare 2 ore di lezioni private, x arrangiare, se vado a fare il milite ignoto perdo anche questi pochi € settimanali che arrangio
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#50 |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 1999
Città: Arona
Messaggi: 7413
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gotam non conosco la tua situazione.
Si probabilmente per te è una rottura specie se hai trovato un ottimo lavoro. Però alcuni mi sembra che hanno la scusa del lavoro per evitare la naja. |
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#51 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2000
Messaggi: 747
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ecco un' estratto di ciò che scrisse nella sua lettera l' obiettore totale vice presidente di NE' GIUSTA NE' UTILE, che trovate sempre su www.ngnu.org:
"Perché rifiuto di svolgere il servizio civile. Non posso d'altra parte accettare di svolgere un servizio civile che, oltre ad essere parte integrante del sistema della coscrizione, mi appare ancor più ingiusto, inutile e dannoso della leva militare obbligatoria. Del resto anche se volessi svolgerlo non potrei più chiederlo senza commettere un reato, perché secondo la legge il termine utile per la domanda era il 31 dicembre 1999: in altre parole la mia coscienza e la mia libertà di pensiero e di opinione potevano essere esercitate solo prima di tale data (mentre quelle delle nuove reclute possono liberamente esplicarsi solo entro 15 giorni dalla data di arruolamento). Non contesto l'importanza della solidarietà e del volontariato, ai quali dedico io stesso parte del mio tempo, ma contesto che tali valori, pur lodevoli, possano legittimare l'imposizione di un servizio così gravoso e una tale limitazione della libertà dei cittadini, spacciandolo per un "sacro" dovere di difesa. Questo è in effetti ciò che sta accadendo: malgrado lo si presenti come alternativo a quello militare il servizio civile è una forma di lavoro obbligatorio in campi di pubblica utilità che nella maggior parte dei casi nulla hanno a che vedere con tale dovere. Gli obiettori di coscienza impiegati nella protezione civile o in altre concrete forme di "difesa civile" sono solo una esigua minoranza. Su questo si è continuato a tacere negli anni per legittimare la giusta tutela della libertà di coscienza e garantire parità di trattamento agli obiettori sulla base dell'equivalenza del servizio militare e di quello civile. Non credo che sia più necessario né possibile andare oltre con questa finzione. Ormai soltanto il meccanismo dell'obiezione di coscienza e della domanda di ammissione evitano che il servizio civile si trasformi in una palese violazione delle norme internazionali che bandiscono i lavori forzati. Il fatto stesso che per l'opposizione di certe forze politiche l'abolizione della leva non possa avvenire senza la contestuale istituzione di un servizio civile volontario (ma non manca chi ne propone uno obbligatorio) è un segno chiarissimo: le preoccupazioni di fondo non riguardano più la tutela della libertà di coscienza né le esigenze di difesa. Gli interessi che si intendono tutelare sono la assegnazione di obiettori agli enti ed associazioni che già oggi li impiegano ed una vaga finalità pedagogica verso i cittadini che, oltre a non avere nulla a che vedere con l'art.52 della Costituzione, appare alquanto sospetta in una democrazia liberale. Dobbiamo riconoscere alla legge la facoltà di convertire a piacimento gli obblighi militari in "servizi" del tutto eterogenei nei fini? Il servizio civile è un semplice onere per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza il cui contenuto può essere arbitrariamente determinato dal legislatore? Come alternativa, per continuare a dipingere il servizio civile come modo di adempiere il dovere di difesa, si propongono interpretazioni così larghe del concetto di "difesa della Patria" da essere ancora più allarmanti. Nel dibattito in corso manca qualunque riflessione sul tema delle obbligazioni politiche, dei loro limiti e dei rapporti tra stato e cittadino: questa superficialità è estremamente preoccupante. E' giusto aiutare il volontariato, ma per farlo esistono altri mezzi rispetto all'assegnazione di personale coatto e non retribuito. Quanto all'educazione dei giovani non la si può certo imporre con la minaccia del carcere e spacciandola per una forma di difesa. Chiedo di essere condannato anche per solidarietà con quanti, obiettori di coscienza o contrari all'uso delle armi, pur desiderando essere riconosciuti come tali in questo discutibile sistema, sono invece costretti a svolgere il servizio militare da una legge che non dà loro neppure la possibilità di svolgere quel servizio civile che contesto. Un giovane cacciatore, un disoccupato che in passato abbia disperatamente cercato di svolgere il servizio nella Guardia di Finanza, un ragazzo che sia stato accusato e condannato soltanto in primo grado di un reato che magari non ha commesso, non possono neppure chiedere di essere riconosciuti come obiettori di coscienza. Chiedo di essere condannato anche per altrettanta solidarietà con quanti non sono riconosciuti come obiettori a causa degli stretti termini di decadenza che la legge ha imposto per esercitare un fondamentale diritto della persona. Chi maturi le proprie convinzioni etiche, filosofiche o religiose oltre il termine stabilito dalla legge, o durante il servizio militare non ha alcuna speranza di vederle rispettate. A questi giovani la legge non lascia alternativa tra un servizio militare contrario alla loro coscienza e la commissione di un reato. L'Italia anche per questi motivi figura nel rapporto annuale di Amnesty International tra i paesi che violano i diritti umani. A questa associazione ho dedicato anni ed anni di impegno volontario, e non potrei oggi dare il mio sostegno ad una legge e ad un sistema che la più importante associazione mondiale per la difesa dei diritti umani ha giudicato e giudica inadeguati ad una piena tutela della libertà di coscienza degli individui. Chiedo di essere condannato per il rispetto che ho verso il volontariato e l'associazionismo, la cui libertà e la cui indipendenza sono oggi minate alle fondamenta dallo sconsiderato utilizzo di obiettori di coscienza assegnati dallo stato e addetti ad ogni sorta di attività senza considerazione alcuna della loro reale adesione agli scopi e ai valori delle associazioni che li impiegano. Nelle stesse associazioni di cui faccio parte rifiuto di avvalermi del lavoro né libero né spontaneo di obiettori obbligati a stare lì dalla alternativa tra carcere e servizio militare. Svolgere il servizio civile in un certo settore o in un certo ente non è un diritto dell'obiettore riconosciuto dalla legge, ma un interesse che solo occasionalmente viene soddisfatto dalla burocrazia ministeriale. Credo che sia una violazione della libertà negativa di associazione e un affronto alla libertà di pensiero costringere qualcuno a lavorare per valori e obiettivi che neppure condivide, così come credo che lo sia pretendere di educarlo a tali valori con la minaccia del carcere. Ciò nonostante moltissime associazioni continuano a collaborare con questo sistema e ad impiegare obiettori nascondendosi dietro al fatto che ciò è previsto dalla legge e che in base ad essa il servizio civile è formalmente scelto e richiesto dall'obiettore. Io tuttavia non vedo come si possa parlare di libero associazionismo, di solidarietà e di volontariato se si accetta di trarre vantaggio da un servizio imposto con la minaccia del carcere. Esistono molte associazioni di volontariato che oggi non sarebbero più neanche in grado di funzionare se lo stato non costringesse gli obiettori a lavorare per loro, e mi addolora vederne alcune che addirittura difendono la leva obbligatoria pur di tenere in piedi il servizio civile. In molti casi l'assegnazione ad associazioni private di ampi poteri sugli obiettori è inoltre riuscita a corrompere dei volontari onesti rendendoli autoritari e dispotici e facendo loro dimenticare la dignità di persona dei cittadini che svolgono il servizio di leva. Questo è il peggiore danno che si possa fare al mondo dell'associazionismo e del volontariato, che proprio sulla libertà e sul rispetto dell'individuo poggiano le loro fondamenta. Ma non meno duro è il mio giudizio sull'impiego di obiettori presso gli enti pubblici, dove il loro lavoro consente di risparmiare sui costi del personale. È un oltraggio a un obiettore autentico imporgli questo servizio civile, ed è un artificio riprovevole proporlo a tutti i giovani come alternativa a un servizio militare ormai lontano dalla coscienza del Paese e privo di qualsiasi utilità. Meglio sarebbe prendere atto del cambiamento dei tempi e abolire il servizio di leva. In definitiva non credo che costituisca una valida ed accettabile alternativa, né individuale né generale, lo svolgimento dell'attuale servizio civile, la cui natura e le cui dimensioni hanno stravolto e distorto gli obblighi di leva. La sua dilatazione, lungi dal costituire il doveroso riconoscimento della libertà di coscienza degli individui, ha ormai snaturato il concetto di "difesa della Patria", offende gli autentici obiettori di coscienza, umilia il volontariato, e scardina nei fatti la stessa obbligatorietà del servizio militare, sostituendola con un pericoloso obbligo, a carico di una minoranza di cittadini, di servire lo stato per 10 mesi della propria vita. Come obiettore di coscienza non posso accettare che per il rifiuto di essere addestrato alle armi contro la mia volontà, nell'esercizio dei miei diritti fondamentali, lo stato voglia obbligarmi a svolgere questo servizio civile. Se non ritenessi anacronistica la stessa idea della leva militare obbligatoria (almeno in tempo di pace) potrei ritenere accettabile soltanto un servizio alternativo realmente finalizzato alla difesa (chissà ormai da che cosa) del Paese. Non ha senso conservare un servizio militare obbligatorio per tenere in piedi una obiezione di coscienza generalizzata e di massa ad esso. Se gli obblighi di leva riguardano ormai soltanto una minoranza di cittadini e se l'obiezione di coscienza non è più un fenomeno marginale ma collettivo e in crescita continua, con tutta evidenza siamo di fronte ad un assurdo: la legge considera ormai ordinaria la disobbedienza alla legge e eccezionale il suo rispetto. Siamo al capolinea di un percorso storico che ha visto nascere la leva militare nei singoli stati nazionali, ne ha fatto lo strumento di una "religione civile", l'arma a basso costo per combattere sanguinose guerre di conquista, ed infine lo strumento più economico per assicurare la partecipazione italiana alla NATO. Oggi, svanite le ultime minacce di una invasione armata dell'Italia, si cercano nuove fondamenta per un obbligo costituzionale che non ha più ragione di esistere. Vagheggiando progetti di solidarietà, volontariato coatto e servizio civile non si vuole prendere atto dei cambiamenti che sono avvenuti nel mondo e nella società. Mi batto da anni perché la leva militare sia abolita non solo in Italia ma in ogni parte del mondo. Non posso subire silenziosamente l'imposizione di un obbligo anacronistico che deve essere abolito, non posso rendermi complice di un sistema ingiusto che deve essere cancellato. Qualche falsa "alternativa", l'inerzia del legislatore e le vuote promesse della classe politica non possono mettere a tacere la mia coscienza. Né la mia inidoneità al servizio militare è un valido alibi per essere indifferente al destino di migliaia di giovani ogni anno. Non svolgerò il servizio militare perché non voglio usare armi, ma non chiederò neppure di essere graziosamente riconosciuto come obiettore di coscienza ed assegnato al servizio civile. Vi chiedo di applicare la legge e di condannarmi. Certo la legge impone una punizione per la mia scelta. Come dispone la legge 230/98: "L'obiettore ammesso al servizio civile che rifiuta di prestarlo e' punito con la reclusione da sei mesi a due anni. Alla stessa pena soggiace chi, non avendo chiesto o non avendo ottenuto l'ammissione al servizio civile, rifiuta di prestare il servizio militare, prima o dopo averlo assunto, adducendo motivi di coscienza che ostano alla prestazione del servizio militare." In fin dei conti devo considerarmi già un privilegiato dal momento che la mia condanna dovrebbe comportare l'esonero dal servizio di leva. Non così invece per quanti commettano lo stesso identico reato adducendo motivi diversi dalla contrarietà alle armi o senza addurre motivi: secondo il 5° comma dell'art.14 costoro, anche dopo la condanna, continueranno ad essere chiamati a svolgere il servizio di leva e reiteratamente saranno processati e condannati finché non avranno da scontare almeno 10 mesi di reclusione (con tutte le gravi conseguenze). Non mi convince l'idea che per una condotta praticamente identica si riservino ai cittadini dei trattamenti così diversi. Si tratta di una irragionevole disparità di trattamento: se si ritiene che i motivi del gesto debbano avere qualche rilevanza, essi dovranno averla come circostanze attenuanti o aggravanti del reato, senza che da essi dipenda l'innescarsi di una spirale di condanne. D'altra parte quand'anche chiedessi ed ottenessi il riconoscimento dello "status" di obiettore non accetterei di svolgere questo servizio civile e mi si dovrebbe pertanto condannare non solo e non tanto per il mio (presunto) rifiuto di difendere il Paese, ma anche, a quanto sembra dalla giurisprudenza, perché dimostrerei "avversione ai doveri di solidarietà sociale di cui all'art.2 Cost." Tanto che in questo tipo di reati non si potrebbe mai neppure applicare la circostanza attenuante dei motivi di particolare valore morale e sociale: la "immoralità" e "asocialità" del comportamento dovrebbero desumersi dal fatto stesso che l'imputato rifiuti di adempiere tali "doveri di solidarietà" che caratterizzerebbero il servizio civile. Io svolgo regolarmente volontariato, ho lavorato intensamente per anni in Amnnesty Internatonal, associazione che impiega tuttora obiettori di coscienza, e ad altre associazioni sono iscritto. Sarebbe stato estremamente semplice per me (burocrazia permettendo e tralasciando la mia inidoneità fisica al servizio di leva) svolgere il servizio civile presso qualcuna delle associazioni per cui mi sono impegnato attivamente. Avrei in tal modo potuto fare per 10 mesi quello che già faccio ed ho intenzione di continuare a fare: ma allora che senso ha che la legge mi obblighi a farlo? E perché condannare al carcere chi già svolge liberamente ciò che lo stato vuole imporgli? Impegnandomi per i diritti umani e sostenendo come posso altre associazioni io credo di aver già svolto e di continuare a svolgere il mio "servizio civile": si chiama volontariato. Evidentemente il reato per cui devo esser condannato è il fatto che voglio svolgerlo liberamente e per tutta la vita anziché per 10 mesi sotto l'egida della burocrazia ministeriale. Se rifiuto le armi per motivi di coscienza la legge scritta dice che avrei dovuto richiedere ed accettare la conversione dell'obbligo militare in lavori forzati o volontariato coatto che solo nella fantasia del legislatore difendono la Patria. Mi dispiace, ma io non posso presentare una domanda falsa e chiedere cose che giudico assurde e irragionevoli. Non posso assecondare un sistema contraddittorio ed anacronistico solo per limitare i miei danni personali. Allo stesso modo in cui non ho chiesto nuovi accertamenti sanitari per far rilevare la mia inidoneità fisica, ho deciso di non chiedere l'ammissione a quel servizio che giudico offensivo della mia libertà di coscienza e contrario alla nostra Costituzione. Per tranquillizzare la coscienza e garantire un sano riposo al giurista giuspositivista, la mia condanna si fonda sul mio rifiuto di un obbligo costituzionalmente imposto e la mia disobbedienza alle leggi che ne regolano modi e limiti. Il mio rifiuto del servizio di leva militare e civile comporta una pena da 6 mesi a due anni di carcere, e poiché la Corte Costituzionale ha già respinto alcune sporadiche eccezioni di legittimità sulla sanzione penale per questi reati, io dovrei corrispondere in pieno al tipico "soggetto deviante", che dimostra "avversione ai doveri di solidarietà sociale" e alle leggi, e che deve essere "rieducato" e "recuperato alla comunità nazionale" cercando di convincerlo con il carcere ad adempiere obblighi di solidarietà sociale (a condizione ovviamente che siano quelli gestiti dall'apparato burocratico dell'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile). Signor Giudice, signor Pubblico Ministero, Sono imbarazzato per voi, che siete chiamati ad applicare la legge, sono imbarazzato per la Corte costituzionale, che cerca di spiegare come può le leggi che si ritrova sulla Gazzetta Ufficiale, sono imbarazzato per il nostro Parlamento, in cui giacciono da tempo proposte di superamento della leva obbligatoria inizialmente sbandierate alla stampa e alle televisioni e poi serenamente cadute in oblio. Il Parlamento in verità sembra ora intenzionato a discutere seriamente una riforma della leva, ma essa prevede comunque tempi biblici. Mentre mi accingo a commettere questo reato la Camera dei Deputati ha approvato il testo di una legge delega che, se attuata, potrebbe forse portare ad una "sospensione" della leva in tempo di pace. Non è dato sapere se a questo primo importante passo ne seguiranno altri, né possiamo sapere quando. Mi appello ai nostri rappresentanti in Parlamento e al Governo affinché si assumano le loro responsabilità approvando ed attuando, concretamente ed in tempi rapidi, una riforma ormai indifferibile, e mi auguro che presto nessun cittadino sia più costretto a commettere questo reato. Nel frattempo io dovrò subire questa condanna alla reclusione. Non mi sembra peraltro che un carcere (sia pure civile) possa essere un posto adatto alla "rieducazione" di un obiettore di coscienza, e ho ormai seri dubbi sul fatto che questo reato produca ancora qualche allarme sociale. Proprio per questo invoco una pena. Voglio essere condannato come se fossi un ladro, uno spacciatore, uno scippatore. Se questa è l'opinione che lo stato e la legge hanno di me e dei miei valori voglio la condanna che mi spetta. Accetterò con serenità la sentenza di condanna perché so che il giudice non ha nessun'altra possibilità. Io sono in pace con la mia coscienza: le coscienze che dovrebbero tormentarsi sono quelle di chi scrive certe leggi o tarda nel cambiarle, di chi è costretto ad applicarle e di chi, ai sommi vertici del sistema giuridico, è costretto a voli pindarici per giustificare la propria (colpevole?) neutralità. Ha un senso tutto ciò? Alle mie domande e ai miei dubbi, Vostro Onore, signor Pubblico Ministero, gentile Avvocato, non esistono risposte che possiate darmi leggendo la legge. Le risposte stanno solo nelle vostre coscienze, e nelle leggi che devono ancora venire e che non potete applicare: le leggi che ancora nessuno si decide a scrivere, perpetuando la sopravvivenza di quelle attuali, inaccettabili per la mia coscienza e per chi veramente ami il nostro Paese e lo voglia libero e democratico. Le contraddizioni del sistema stanno scoppiando evidenti sotto gli occhi di tutti. Nel linguaggio comune non sono altro che un obiettore di coscienza ad una legge sorpassata e ingiusta che non posso accettare e che voglio cambiare, ma la mia coscienza non si limita ad una semplice obiezione: in realtà essa afferma la mia scelta, il mio rifiuto delle armi e della cieca obbedienza. Afferma l'ingiustizia del sistema e l'urgenza del suo cambiamento. Afferma la mia volontà di non sentirmi né complice, né indifferente spettatore, né rassegnata vittima della leva obbligatoria. E' in realtà la legge che obietta ai miei valori, è la legge che obietta e si contrappone a ciò che afferma anche la coscienza del nostro stesso Paese, ormai nettamente orientato per l'abolizione dell'anacronistico servizio di leva. Cambiare la legge è aldilà delle mie possibilità, così come delle vostre. L'ordinamento democratico in cui mi riconosco non conferisce ai singoli il potere di riscrivere le leggi, ma certo ciascuno di noi ha il potere di esprimere il proprio pensiero su di esse e di chiedere di cambiarle. Quando però una legge offende la coscienza dell'individuo, e stride ormai anche con la coscienza della maggioranza dei cittadini, quando essa è palesemente superata dalla storia, e nonostante ciò, senza alcun motivo, continua ad imporre violazioni della vita e della libertà dei cittadini, questo potere si trasforma in un dovere. Per rispetto alla mia coscienza, per amore della democrazia e del Diritto io scelgo di adempiere questo dovere morale e civile commettendo questo reato. Sono pienamente consapevole della responsabilità penale che esso comporta, ma non esistono per me altre scelte possibili. Per ciò che ho studiato, per la mia coscienza e per i valori a cui desidero dedicare la mia stessa vita, come cittadino italiano ed europeo, come obiettore di coscienza, come essere umano, chiedo a questo Tribunale di condannarmi.
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#52 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 1999
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A comprarti la casa? ad avviare un'azienda? Dubito fortemente. E il lavoro l'hai già? no, lo stai cercando. Sai che differenza ti farà cominciare a lavorare domani (spero che tu lo trovi presto) o tra 10 mesi. A me continuano tanto a sembrar semplici scuse. Io mi son fatto 12 mesi e li rifarei volentieri perchè è stato tempo speso bene: un anno di lavoro in più per accumular i soldi per la "macchinetta" non avebbe inciso così sulla mia breve esistenza.
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#53 | |
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Se poi ti sei trovato bene sotto le armi e vuoi farti anche i miei 10 mesi nn mi offendo.
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