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#41 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2002
Città: centro Italia
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Chi è sazio non crede che qualcuno possa aver fame. |
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#42 | |
Bannato
Iscritto dal: Apr 2004
Città: Non riesco a trovare il giusto aggettivo dispregiativo per descriverla... STATUS: In stand-by, aspettando il peggio. AUTO: Fiat Grande Punto 1.4 T-Jet. MOTO: Honda cbr600rr 2003. MUSICA PREFERITA: In Trance I Trust!
Messaggi: 260
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#43 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2002
Città: Londra
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Guarda....una medusa!!! |
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#44 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: Roma
Messaggi: 372
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macchè è la pura verità, lo avevo scritto tempo fa in un altro post, il giorno dopo di questa performance, ne discutevo con GPC anch'esso alibito, aspetta che forse lo ritrovo. |
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#45 | |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2001
Messaggi: 1009
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Guarda, Sacconi ha davvero riassunto, in poche parole, la loro filsofia. Penso che dovremmo ringraziarlo, per questo. E dire che sto qua è stato anche socialista. |
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#46 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: Roma
Messaggi: 372
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con l'aggiunta di "Vorremmo far notare al sottosegretario che una cosa può farla. Anzi, dovrebbe farla. Andarsene." ![]() comunque ecco i riferimenti, carta canta. da Metro del 9.2.2004 Metro, pagina 14: Dom. Chi si occuperà di queste persone [si sta parlando di lavoratori precari],quando si vedranno rifiutare l'erogazione del mutuo perché non hanno una busta paga fissa? Risp. Non posso preoccuparmi di chi non è abbastanza bravo da non potersi comprare la casa. Io non ci posso fare niente. Per chi volesse scrivere a Maurizio Sacconi sottosegretariosacconi@welfare.gov.it[/email] E poi ci si stupisce che ogni volta che c'è sto tizio al tavolo delle trattative, non si riesce mai a cavare un ragno dal buco, sua anche in parte la responsabilità dei mega scioperi dei tranvieri a Milano, quella volta il genio esordì con un'altra delle sue perle, "devono sapere i tranvieri che se verranno tutti licenziati domattina posso trovare altrettante persone disposte a fare il loro lavoro per molto meno" ![]() Ultima modifica di parax : 22-09-2004 alle 14:44. |
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#47 | |
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Iscritto dal: Feb 2000
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#48 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: Roma
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leggi il post sopra, quella è la frase esatta che ha detto. |
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#49 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2000
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#50 | |
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Iscritto dal: Apr 2002
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#51 | |
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Iscritto dal: May 2001
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#52 | ||
Senior Member
Iscritto dal: May 2001
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Perchè mai i sindacati firmano accordi separati con le aziende per mantenere i co.co.co. (anche per ancora 5 anni!)? Spiegamelo, perchè se le cose stanno come dici proprio non riesco a capirlo. |
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#53 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2001
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E tu? Quanti anni hai? Studi o lavori? |
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#54 | ||
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#55 | |
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Iscritto dal: May 2001
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La legge Biagi spiazza tutti sul nodo dei precari di PIETRO ICHINO Se esiste un inferno per i faziosi, lì rischiano di finire, dopo il giudizio universale, s'intende, almeno un giornalista dell'Unità e due alti dirigenti della Cgil. Motivo della condanna: il modo in cui sull'Unità del 25 maggio hanno presentato e commentato l'accordo sindacale stipulato il giorno prima alla Telecom, col quale circa 4 mila lavoratori, finora precari e non protetti, sono stati «promossi» lavoratori subordinati regolari. La notizia vera è questa: la riforma del settembre scorso che va comunemente sotto il nome di legge Biagi (ma, a sinistra, «legge Maroni») non consente più le collaborazioni coordinate e continuative (i co.co.co); e la Telecom, per mettersi in regola con la nuova norma, ha dovuto negoziare con Cgil, Cisl e Uil l'assunzione come dipendenti regolari di migliaia di co.co.co. del call centre del gruppo. Non occorre essere esperti della materia per sapere che, senza quella legge, nessun sindacato avrebbe tolto quei lavoratori da quella scomoda posizione; anche perché, prima d'ora, nessun sindacato aveva mosso un dito perché questo avvenisse. Vediamo invece come dà la notizia l'Unità : sotto il titolo a tutta pagina «Il call centre esce dal precariato», il sottotitolo recita: «Un accordo che aggira la legge Maroni» (aggira??). Segue l'articolo, nel quale l'accordo sindacale viene presentato come frutto, nientemeno, di una «scelta di merito rivoluzionaria»: «la vera novità è che le parti sociali scelgono la prospettiva della qualità e stabilità del rapporto di lavoro». E prosegue: «nonostante una legislazione particolarmente negativa, l'accordo conferma l'impostazione scelta dalla Cgil»; «in barba alla controriforma Maroni, la vertenza... sembra destinata ad aprire strade nuove anche in un ambito di lavoro da sempre precarizzato come quello dei call centre». Subito sotto, un commento di due segretari nazionali della Cgil intitolato «Un passo nella giusta direzione»: e anche qui l'accordo è presentato come frutto esclusivo della mobilitazione del sindacato, senza una sola parola sulla nuova norma che impone questa soluzione. Già, perché quella legge - l'odiatissima «legge Biagi» - è stata presentata per tutto lo scorso anno dall'Unità e dalla Cgil, e tuttora viene presentata, come una scelta di «liberalizzazione selvaggia», di «destrutturazione del tessuto produttivo», di «mercificazione del lavoro». Si capisce che ora, per chi quegli slogan ha proclamato con accorato sdegno nelle piazze e nelle assemblee sindacali, sarebbe molto imbarazzante dover riconoscere che ai quattromila co.co.co. della Telecom le porte della cittadella del lavoro protetto sono state aperte proprio da quella legge. Qualche cosa di analogo, del resto, sta accadendo anche altrove, pur se in modo più graduale. Nel marzo scorso un accordo sindacale ha disposto un differimento di due anni della regolarizzazione delle decine di migliaia di co.co.co. del settore dei call centre, in cambio dell'anticipazione di alcune, peraltro assai modeste, protezioni. Scelta, questa, probabilmente necessaria per attutire l'impatto della riforma, per evitare il rischio di licenziamenti o di fughe nel lavoro nero; ma, anche qui, onestà avrebbe imposto di dire che la nuova legge, almeno per questo aspetto, lungi dallo smantellare il diritto del lavoro, è fin troppo rigida nella protezione offerta ai lavoratori più deboli, tanto che il sindacato deve intervenire ad «ammorbidirla». E invece la Cgil si fa bella con le penne del pavone, presentando sulla propria rivista Rassegna sindacale quei modesti miglioramenti di trattamento come un successo della propria iniziativa e glissando sul ruolo decisivo svolto dalla nuova legge nella vicenda. Altrove, peraltro, le cose non stanno andando altrettanto lisce. In tutti i casi - e sono la maggior parte - nei quali i vecchi co.co.co. dipendono da imprese meno forti, queste non riescono ad assorbire il brusco aumento del costo della regolarizzazione del rapporto. Non è facile eliminare dall'oggi al domani un grande polmone di flessibilità, che, insieme a quello del lavoro nero, nei decenni passati si era sviluppato proprio per compensare l'eccesso di rigidità del settore del lavoro regolare. Il governo, accortosene troppo tardi, ora medita di fare marcia indietro. Ma se lo farà, farà male: il problema non si risolve ricacciando i lavoratori più deboli nel ghetto del precariato e del lavoro irregolare. Lo si risolve eliminando gli eccessi di rigidità là dove ci sono e così dando vita a un sistema di protezione capace di essere davvero universale. Questa era la parte più importante del disegno di Marco Biagi; e su questa strada c'è ancora moltissimo da fare: al di là delle dichiarazioni propagandistiche di sinistra e di destra, ben poco di quegli eccessi di rigidità è stato intaccato dalla nuova legge. |
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#56 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: Roma
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Ma come non sai che ora non si possono + abolire è a rischio l'intera economia italiana, che oramai si basa sullo sfurttamento di questi 2 milioni di persone. Assumerli a tempo indeterminato ![]() Vai nella sezione scuola lavoro, per un part time arrivano ad offrirti la sensazionale cifra di 200 Euro. Che chiudessero se le condizoni sono queste, ne gioveremmo tutti. Ultima modifica di parax : 22-09-2004 alle 17:00. |
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#57 |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Padova
Messaggi: 1638
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Scusa SaMu ma quella della Telecom è una falsità... ho recentemente lavorato come tecnico alla TIM di Padova (divisione Nord-Est) e ti assicuro, anche perchè ne conosco più di uno, che sono quasi tutti a progetto!
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#58 |
Senior Member
Iscritto dal: May 2001
Messaggi: 991
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Dato che a Ghepeu Pietro Ichino non piace (dato che a Ghepeu chi non la pensa come lui non piace) ecco la stessa cosa detta da Repubblica.
Rischia di finire nel sommerso l'80 per cento dei Co.co.co La legge prevede contratti a progetto, ma pochi vi rientreranno Le imprese dovranno decidere se assumere o licenziar tutti gli altri di RICCARDO DE GENNARO ROMA - Sono due milioni e 400mila, la categoria di lavoratori più "pesante" in assoluto, il "nocciolo duro" del pianeta-precari, che è fatto di sei milioni di "atipici". Oggi rappresentano l'11 per cento del totale occupati, ma hanno poche certezze, pochi diritti e, in prospettiva, un trattamento pensionistico risibile. È dura la vita del giovane Co.co.co., il collaboratore coordinato e continuativo, altrimenti detto parasubordinato: non può programmare il futuro, gli è quasi impossibile un mutuo, trova duro persino firmare un contratto di affitto e, nel 60 per cento dei casi, guadagna meno di 7.500 euro l'anno. Come se non bastasse, adesso rischia di perdere anche il "posto" di precario e di scivolare all'ultimo gradino della scala occupazionale, quello nel lavoro nero. Nel decreto attuativo della riforma del mercato del lavoro, che abolisce le collaborazioni coordinate e continuative per sostituirle con i contratti a progetto, si legge che i rapporti di collaborazione instaurati senza l'individuazione di uno specifico progetto (nel contratto devono essere precisati durata, contenuti del progetto o programma di lavoro, corrispettivo salariale) saranno considerati "rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dalla data di costituzione del rapporto". Ecco allora che mentre il governo parla di "stabilizzazione del rapporto di lavoro", la Confindustria lancia l'allarme-rigidità e alcuni giuristi del lavoro paventano addirittura un automatismo dalle conseguenze drammatiche: se non sei lavoratore a progetto sarai assunto a tempo indeterminato. Un terremoto, dicono. Tanto più sconvolgente in quanto, secondo gli economisti on line della Voce.info, solo un quinto dei Co.co.co. è riconducibile, oggi, a un lavoro "a progetto". Tutti gli altri (circa due milioni) potranno essere considerati dipendenti a tempo indeterminato. Ma sarà veramente così? In realtà l'articolo 86 del decreto, contenuto nelle norme transitorie e finali, offre una "via d'uscita" ai datori di lavoro: "Le collaborazioni coordinate e continuative che non possono essere ricondotte a un progetto o a una fase di esso mantengono efficacia fino alla loro scadenza e in ogni caso non oltre un anno dalla data di entrata in vigore del presente provvedimento", dice. Insomma, i datori di lavoro avranno un anno di tempo per decidere se espellere quei lavoratori (senza articolo 18) o assumerli. In questo secondo caso, però, dovranno farlo a tempo indeterminato. Di qui la tentazione di cominciare a pagarli in nero o in alternativa di allontanarli. L'Ulivo già parla di prevedibile esplosione del lavoro nero. E la "Voce.info" prevede lunghi e inevitabili strascichi di contenzioso per molti di quei due milioni di parasubordinati a rischio di cessazione del rapporto di lavoro. Di fronte a questa generale incertezza, i soli Co.co.co. che avranno un sicuro paracadute saranno quelli "già tutelati". Chi sono? Sono quelli che hanno anche un lavoro di dipendente o una pensione. Nel suo "Terzo rapporto sul lavoro atipico in Italia", l'Ires-Cgil rileva infatti che il 23,1 per cento dei collaboratori coordinati e continuativi è anche lavoratore dipendente e l'11,1 per cento è pensionato. Il rapporto fotografa l'intero universo degli atipici e in particolare dei Co.co.co. Vi si legge che oltre il 55 per cento dei parasubordinati è occupata al Nord, il 23% al Centro, il 20 al Sud, dove la media del reddito si abbassa drasticamente. È a Roma e nel Lazio, tuttavia, che i parasubordinati pesano di più sul totale dell'occupazione: sono il 13,3, a fronte del 6,6 per cento della Calabria, ultima in classifica. Il 38,1 per cento, la fascia più nutrita, sono amministratori e sindaci di società e questo alza un po' la media dei compensi. (20 giugno 2003) |
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#59 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2001
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Telecom: più stabilità per i co.co.co. Quello firmato il 24 maggio è un accordo che potrebbe spianare la strada ad altri contratti e dare una maggiore stabilità del rapporto di lavoro di tanti collaboratori coordinati e continuativi. Stiamo parlando dell’ipotesi di accordo siglata dalla Atesia, il call center della Telecom e i sindacati. La società verrà scorporata in due unità. La prima si occuperà della telefonia fissa e verrà trasferito alla Telecontact, totalmente di proprietà di Telecom. Dei 1.350 lavoratori trasferiti 600 avranno un contratto di apprendistato o di inserimento, mentre ai restanti 750 sarà stipulato un contratto di somministrazione a tempo determinato. Per chi continuerà a lavorare per Atesia, 1.100 avranno un contratto di apprendisti, 1.350 lavoratori a progetto e i restanti 550 saranno contratti di inserimento. “L’accordo Telecom è la prima grande intesa che realizziamo dopo l’approvazione della riforma Biagi – ha commentato il segretario confederale della Uil Paolo Pirani -, che può fare da apripista per gli altri che dovranno seguire. È stato possibile grazie al rapporto unitario e non ideologico che si è trovato tra le organizzazioni sindacali”. Il testo dell’accordo: http://www.uil.it/pol_contrattuali/A...%20Telecom.pdf (27 maggio 2004) |
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#60 |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: Roma
Messaggi: 372
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Samu è inutile che posti ste pappardelle iperfaziose, te ne trovo 25 scritte da persone altrettanto autorevoli che dicono l'esatto contrario, purtroppo al di fuori della propaganda la realtà è tutt'altra, la cosa scandalosa è che tutta questa gente ha una paura fottuta di rivpolgersi mentre sta lavorando ai sindacati, visto che il contratto prevede il licenziamento in tronco, è strano poi che ancora non sia arrivato il benpensante di turno che dice che il cococo serve per inserirsi nel mondo del lavoro.
Quegli accordi e quelle intese che ora si stanno cercando di fare, servono solo a migliorare la condizione di chi è vittima di questo contratto, ben vengano le aziende con decine o centinaia di cococ che collaborano con i sindacati, ma non puoi venirmi a dire che allora va bene così. Ultima modifica di parax : 22-09-2004 alle 17:10. |
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