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#41 | |
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#42 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
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http://www.osservatorioiraq.it/modul...articleid=4382 se poi la tua politica estera si basa su bush....non so che dirti... |
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#43 | |
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Iscritto dal: Feb 2007
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#44 |
Senior Member
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Per come vedo io la vicenda e' stato un errore clamoroso anche liberare 5 terroristi per liberare il giornalista, hanno salvato una vita rimettendo in giro gente che ne stronchera' piu' d'una, e' triste da dire, ma forse sarebbe stato meglio non cedere nella trattativa, cosi' come non avrebbero dovuto pagare il riscatto di cui parla Strada, e' inutile liberare un uomo finanziando gente che ne ammazzera' piu' d'uno.
Sulla missione in Afghanistan sono contrario al rifinanziamento per una questione economica, quei 650mln/anno ci farebbero comodo in patria, d'altronde capisco che e' un impegno preso con l'ONU, e non con cespuglio, e sarebbe poco conveniente tirarsi indietro. Gia' l'immagine dell'Italia non e' esattamente quella di uno stato affidabile, sarebbe il caso di mostrare un minimo di coerenza e proseguire, per come e' formulata rientra anche nella nostra costituzione una azione del genere.
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"E' un lodo che potrebbe essere chiamato lodo Orwell; lodo “Fattoria degli animali”. Ricordate forse che nella “Fattoria degli animali” c’era una specie di animali più uguali degli altri. Erano i maiali." cit.:Marco Travaglio Questa non è la destra, questo è il manganello. Gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello - Montanelli |
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#45 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
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Eppure D'Alema si è precipitato a ricucire strappi e "fraintendimenti" con la Rice.
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#46 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2005
Città: Palermo
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la cosa divertente/sconcertante è che Prodi quando le vicende vanno a buon fine si prende tutti i meriti "abbiamo fatto di tutto", quando invece vanno male di dissocia e prende le distanze.
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Utente gran figlio di Jobs ed in via di ubuntizzazione Lippi, perchè non hai convocato loro ? |
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#47 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
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![]() Peccato che gli stessi sciacalli della dx se ne stessero ben zitti quando il precedente governo MUOVEVA GLI STESSI IDENTICI PASSI per la liberazione degli allora ostaggi in Iraq. Addirittura l'ex premier è dovuto intervenire per sconfessare certi suoi ultras della propaganda... ![]() A chi blatera a vanvera di ostaggi di serie A e di serie B vorrei solo ricordare che la distinzione è fra ostaggi CONNAZIONALI e ostaggi ESTERI, trattenuti da organizzazioni criminali in un paese ESTERO. Se per un ostaggio italiano il governo nazionale può direttamente trattare (e secondo me ha sempre fatto bene a tenere questa linea, visto che la vita umana vale più di tutto), si è mai visto un governo di un paese fare di più che esercitare pressioni in favore di cittadini di altri paesi, sopratutto di quelli tenuti prigionieri da governi legittimi "alleati"? ![]() Ciao Ciao Federico |
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#48 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
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ma mica è scemo ![]() |
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#49 | |||||
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![]() http://www.corriere.it/Primo_Piano/E...i_Karzai.shtml Quote:
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#50 |
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Enzo Baldoni... opss...
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#51 |
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#52 | |
Senior Member
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Enzo Baldoni...opssssss capisco perche qualcuno frena.. e dice, "prima l'interesse dell'italia" opsssssilvio
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#53 | ||||
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«Il prestigio e il buon nome dell'Italia vengono prima di ogni polemica politica e che perciò vicende come questa vanno trattate con senso di responsabilità e massima coesione». Proprio uguale uguale alle ragliate degli sciacalli...... ![]() Quote:
![]() Suppongo per la foga di non farsi sfuggire l'occasione per fare propaganda ti devono essere del tutto sfuggite le parole di Strada (e il senso delle stesse) Dall'articolo di Repubblica: "Usa toni forti Strada. Chiama in causa Prodi e Karzai ("Responsabili per la prigionia di Rahmatullah"), e alcune agenzie di stampa rilanciano frasi con le quali il chirurgo imputa ai leader di Roma e Kabul la morte di Adjmal. Frasi che lo stesso chirurgo smentirà poco dopo: "Non l'ho mai detto, ho parlato solo di loro responsabilità per la prigionia del nostro collaboratore". " Dall'articolo del Corriere che hai linkato ed evidentemente non letto: Il fondatore di Emergency punta ora il dito contro Prodi e Karzai, considerandoli responsabili della piega che ha preso la vicenda, anche se poi, in telefonata a Corriere.it, ha tenuto che a chiarire che non stava «accusando Roma e Kabul della morte di Adjmal». Quote:
![]() L'annotazione era: Se per un ostaggio italiano il governo nazionale può direttamente trattare (e lo ha fatto), cosa può fare di più che esercitare pressioni in favore di cittadini di ALTRA NAZIONALITA', sopratutto se tenuti prigionieri dal loro governo "legittimi" e NOSTRO "alleato"? Qualcosa da dire su questo? Ciao Ciao Federico |
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#54 |
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http://www.repubblica.it/2007/04/sez...sequestri.html
Il vicepremier rilancia l'idea di una commissione d'inchiesta sui rapimenti in Iraq e in Afghanistan. Una proposta concordata col presidente del Consiglio D'Alema sfida la Cdl: "Il Parlamento indaghi su tutti i sequestri all'estero" di CLAUDIO TITO ROMA - "Siamo pronti a dar vita ad una commissione d'inchiesta su tutti i sequestri avvenuti in Afghanistan e in Iraq. Anche eliminando il segreto di Stato". Massimo D'Alema sfida il centrodestra e fa sapere che il governo non ha nulla da nascondere sul sequestro Mastrogiacomo. Quindi per porre fine alle polemiche che il governo considera "strumentali e pretestuose" è possibile persino istituire un organismo parlamentare che svolga tutti gli accertamenti possibili. Naturalmente verificando le procedure seguite in tutti i rapimenti che dal 2001 ad oggi gli italiani hanno dovuto affrontare sia a Kabul che a Bagdad. Una disponibilità che il ministro degli Esteri ha concordato con Romano Prodi punto per punto. In una pausa durante il suo viaggio in Libia, infatti, il capo delle Feluche si è messo in contatto telefonicamente con il premier mettendo a punto la linea del governo, pure sulla commissione d'inchiesta. Definendo così la "disponibilità" che è nello stesso tempo una "sfida" perché un buon numero di rapimenti si è svolto proprio sotto il governo Berlusconi. E, ricordano a Palazzo Chigi, anche nel corso della prigionia dell'inviata di Repubblica sono state adottate "le medesime modalità". Già durante il dibattito al Senato per l'approvazione del decreto che rifinanziava le missioni all'estero, il capo della Farnesina aveva replicato con lo stesso argomento agli attacchi della Casa delle libertà: "Se proprio si vuole andare a fondo in questa vicenda - aveva scandito in aula - si deve fare una commissione d'inchiesta e il Parlamento ne ha i poteri". Un ragionamento che ieri ha accompagnato tutti i contatti tra maggioranza e opposizione. Il presidente del Consiglio, infatti, ieri si è messo all'opera per attivare tutti i possibili canali di comunicazione con l'opposizione. E in particolare con Silvio Berlusconi. La diplomazia dei due Letta, Gianni e Enrico, si è messa in movimento come capita spesso nelle occasioni più delicate. Obiettivo: far sapere proprio al Cavaliere che l'esecutivo è pronto a rimuovere il segreto di Stato su tutti i sequestri. Un gesto che per l'esecutivo vuole essere distensivo. Ma che ha in sé anche un effetto deterrente nei confronti della Cdl. Più volte impegnata nel quinquennio 2001-2006 in operazioni per salvare la vita di connazionali civili in Afghanistan e in Iraq. In più, proprio questa settimana, il ministro degli Esteri e il direttore del Sismi, Bruno Branciforte, saranno ascoltati dal Copaco, il comitato di controllo sui Servizi, sul sequestro Mastrogiacomo. L'appuntamento è fissato per giovedì prossimo e in quella occasione alcuni elementi complessivi, appunto, potrebbero rientrare nell'audizione. Non solo. Dopo l'assassinio di Adjmal lo scontro tra maggioranza e opposizione si è impennato nuovamente. Un duello che è rimasto tesissimo fino al tardo pomeriggio. Sia il Professore che D'Alema hanno bocciato gli argomenti del centrodestra: "infondati, vogliono solo sfruttare la morte dell'interprete afgano per mere beghe politiche". A Palazzo Chigi ricordano pure che prima di compiere ogni passo per la liberazione di Mastrogiacomo, i vertici della minoranza sono stati sistematicamente avvertiti. "Il dialogo è stato costante e sono stati sempre informati", ripetono. Tanti segnali, insomma, recepiti nel tardo pomeriggio dal leader forzista. La dichiarazione ufficiale di Berlusconi ha invertito i termini del confronto. La nota ha bacchettato e richiamato all'ordine i suoi "colonnelli", e aperto un fronte comune con il governo. Un intervento per abbassare la temperatura dello scontro. Anche perché quel "riferimento" fatto da Prodi e D'Alema a "tutti i rapimenti", in qualche modo ha richiamato alla memoria dell'ex presidente del consiglio le polemiche sul rapimento di Giuliana Sgrena, sulla drammatica vicenda Calipari, sul ruolo dell'ex capo del Sismi, Nicolò Pollari, e sul rapporto con gli Stati Uniti. "Non possiamo fare la figura di quelli che polemizzano senza alcun senso dello Stato - ha spiegato ai suoi l'ex premier -. Serve senso di responsabilità da parte di tutti. E poi: conviene davvero aprire un fronte su questo terreno? Ci serve veramente entrare dentro queste vicende? Noi non abbiamo nulla da nascondere, ma si leverebbe un polverone indegno per tutti". Non a caso, dopo l'invito a difendere in primo luogo il "buon nome dell'Italia", tutto il centrodestra ha bloccato qualsiasi attacco al governo. L'ipotesi della commissione d'inchiesta resta comunque in campo come anche l'invito a riferire alle Camere al più presto. Un'ipotesi che fino al pomeriggio il Professore aveva escluso. Ma che, proprio dopo il comunicato del Cavaliere, ha iniziato a valutare. "Se ci sarà una richiesta formale in Parlamento - è la sua posizione - noi non ci sottrarremo". Insomma si deve trattare di un'esortazione da presentare non in televisione ma nelle sedi ufficiali. Anche perché a questo punto una discussione a Montecitorio e a Palazzo Madama potrebbe essere la soluzione migliore per confermare la linea bipartisan cui ha accennato ieri pomeriggio pure Berlusconi. (10 aprile 2007) -------------------------------- Non credo che serva aggiungere altro.... Ciao Federico |
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#55 | |
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![]() no prima speiegare l'operato della morte di Enzo Baldoni......
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#56 |
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#57 | ||
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Si, stai facendo esercizi di dialettica.
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#58 |
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L'editoriale di Ezio Mauro di oggi
http://www.repubblica.it/2007/04/sez...ro-adjmal.html Uno di noi di EZIO MAURO I tagliatori di teste hanno infine ucciso Adjmal Nashkbandi dopo un mese di sequestro, chiudendo nel sangue - così com'era cominciata con l'assassinio dell'autista Sayed - la tragedia del rapimento di un giornalista italiano e del suo piccolo gruppo, che si era spinto nel sud dell'Afghanistan per un reportage giornalistico. noi di "Repubblica" è la morte di un compagno di lavoroe per quindici giorni e quindici notti è rimasto incatenato ai polsi e alle caviglie come Daniele, che è stato frustato dai taliban insieme con lui, come insieme è stato costretto ad assistere alla decapitazione di Sayed. Ad Adjmal sono stati tolti a colpi di pietra i ceppi nel momento in cui venivano tolti a Mastrogiacomo, ad entrambi è stato detto dai carcerieri taliban che erano liberi, e due convogli armati avviati in due diverse direzioni li hanno portati fuori dal campo di prigionia. Per questo Daniele è rientrato in Italia pensando che con lui anche il suo interprete fosse finalmente libero: e per qualche giorno lo abbiamo pensato tutti. Invece i taliban lo hanno sequestrato nuovamente, per giocare al rialzo con Karzai: o forse lo hanno "ceduto" a qualche banda sotto la loro sovranità ma autonoma, interessata a chiedere al governo il rilascio di qualche suo componente prigioniero a Kabul. Resta il fatto che Adjmal, questo free lance che nell'ultimo mese aveva accompagnato quattro volte giornalisti inglesi e francesi nell'area taliban, come ha fatto il 5 marzo con Mastrogiacomo, è tornato ad essere prigioniero dopo essere stato illuso di tornare in libertà. E infine è stato ucciso, quando era ormai accertato che non era una spia ma soltanto un giornalista-interprete, quando si è verificato che per il presidente Karzai non c'era un nuovo spazio negoziale, dopo che si sono rivelati inutili anche l'estremo appello di Gino Strada e la campagna di "Repubblica" per salvargli la vita. I taliban si sono dunque confermati, all'inizio e alla fine di questo dramma, non solo dei tagliagole ma dei terroristi nel senso tecnico del termine, come avevamo scritto il giorno in cui presero prigioniero Mastrogiacomo. Ma terroristi fanatici, che credono nella morte come testimone della loro causa, che non hanno una politica diversa dalla jihad, che non sanno mostrare all'occidente - attraverso i reporter che li raggiungono - nient'altro che il filo della loro spada. Una conferma, per chi ne avesse ancora bisogno, di quanto scriviamo da tempo, e cioè che l'estremismo terroristico non distingue tra politiche, culture o professioni perché travolge tutto, ragioni, identità e missioni dentro la categoria ideologica del nemico occidentale, che tutti ci comprende. E' per questa esatta ragione che nel primo giorno del sequestro avevo chiesto alla politica italiana di non strumentalizzare la vicenda Mastrogiacomo, senza sapere ancora come sarebbe finita: perché di fronte alle vite in pericolo e alla libertà personale negata la politica deve fare come sempre tutto il possibile per liberare gli ostaggi, ma deve mantenersi libera da ogni costrizione strumentale per poter essere all'altezza della sfida che ci interpella tutti, se solo vogliamo capirlo, senza distinzioni di parte. Non è stato così. Quando Mastrogiacomo rischiava la vita, davanti a tre ultimatum che lasciavano ben poco spazio per trattative e speranze, nessuno ha parlato, nessuno ha detto oscenamente quel che dice oggi impunemente: e cioè che l'ostaggio doveva morire. Anzi, molti hanno dato carta bianca al governo, dall'opposizione, restituendo quell'appoggio bipartisan che era venuto a Gianni Letta e a Silvio Berlusconi durante i sequestri che il loro governo aveva dovuto fronteggiare. Ripeto, essendone stato testimone, che il governo italiano non ha mai parlato con i taliban. I terroristi hanno aperto due canali, uno con Emergency (a cui avevo chiesto aiuto fin dai primi minuti del sequestro, per la presenza umanitaria che ha da anni in Afghanistan) e l'altro con "Repubblica", che ha trasmesso ogni contatto, ogni minaccia, ogni prova, ogni ultimatum alle istituzioni del Paese, attraverso l'unità di crisi della Farnesina. Il governo, con Prodi e D'Alema, ha fatto conoscere a Karzai le condizioni poste dai taliban per la liberazione dei prigionieri, e gli ha chiesto aiuto. Karzai, nella sua autonomia, ha deciso di accettare quelle condizioni, e si è avviata una fase di scambio dei prigionieri, che prevedeva il rilascio di cinque taliban in mano al governo di Kabul contro la liberazione di Mastrogiacomo e del suo interprete Adjmal. Il gruppo di lavoro che era stato sequestrato insieme (come Emergency ha sempre ripetuto ai suoi "contatti" taliban, come conferma adesso Karzai) doveva essere liberato insieme, purtroppo privo dell'autista trucidato. Qui sono nate le polemiche italiane. Guardiamole da vicino. Karzai dice che Prodi, chiedendogli aiuto, ha sottolineato anche i rischi che la vicenda proiettava sulle sorti del governo e dunque sull'impegno della missione italiana a Kabul. Prodi dice di non aver mai parlato del suo governo, ma solo della vita degli ostaggi. Mi sembra di poter dire che il premier italiano non avrebbe agito né contro la morale, né contro la politica, né contro il buon senso se avesse spiegato al presidente afgano che un esito tragico del sequestro avrebbe potuto avere conseguenze imprevedibili, con ripercussioni anche sul governo e sulla missione militare italiana. Sarebbero state parole di verità, e basta vedere le polemiche di queste ore per averne la conferma. Io credo, in realtà, che la fragilità del contesto politico italiano abbia in qualche modo consigliato a Karzai di accettare le condizioni dei taliban, e agli americani - per usare le parole di una fonte molto autorevole - di voltarsi dall'altra parte, lasciando che lo scambio andasse in porto. Anche perché è ora di dire che i servizi alleati occidentali hanno monitorato le diverse fasi del sequestro, hanno intercettato telefonate, hanno seguito gli spostamenti: dunque americani e inglesi non potevano non sapere. E in ogni caso, nulla di quel che il governo italiano poteva dire o fare era in grado di coartare la scelta di Karzai: non ne avevamo i mezzi. Il presidente afgano ha deciso autonomamente, in un calcolo bilanciato di rischi, svantaggi e benefici. E ha deciso di accettare le condizioni poste dai taliban, che probabilmente si attendevano un no, e hanno provato a forzare, giocando la vita di Adjmal, strappato alla libertà pattuita e promessa e trasformato in ultima carta disperata. L'altra polemica riguarda il ricorso a Gino Strada. Chi obietta a questa scelta "non istituzionale" avrebbe il dovere di essere conseguente, fino in fondo. Chi sarebbe andato a prendere Mastrogiacomo (e, si sperava, Adjmal) direttamente dalle mani dei taliban, nella zona controllata militarmente dai terroristi? Chi se non l'organizzazione che opera in quella zona con l'ospedale di Lashkar Gah, e dunque ha una sorta di immunità umanitaria per l'azione che svolge tra la popolazione? Chi d'altra parte ha lavorato con efficacia nella fase finale del sequestro Torsello, per la sua liberazione? Solo Emergency garantisce la possibilità di un movimento tra le linee in quelle province afgane. Chi non voleva Emergency deve indicare una tra queste tre opzioni alternative, le uniche possibili: a) un blitz militare, con tutti i rischi che questa azione comporta, e non affidato ai soldati italiani, che non operano in quella zona; b) una liberazione teorica da parte dei taliban dei due ostaggi, che poi sarebbero stati abbandonati a se stessi, pronti a essere catturati da una banda di criminali comuni, come quella che ha rapito Torsello; c) l'uccisione degli ostaggi, pur di non ricorrere ad Emergency. Dopo l'assassinio senza ragione di Adjmal, è nata l'ultima polemica, la più odiosa. La riassumo in una formula vergognosa: la liberazione di Mastrogiacomo è costata la vita ai suoi due compagni afgani, quasi come se ci fosse stata un'alternativa, addirittura uno scambio. Come se fosse stato possibile, in quei giorni, distinguere tra le sorti dei prigionieri, legati dalle stesse catene, minacciati dalle stesse spade. Come se si intravvedesse un vantaggio per qualcuno, in questo scambio osceno - diciamola tutta - tra la vita dell'occidentale e la morte degli afgani. A chi poteva venire in mente un'idea così rivoltante? E per chi sarebbe mai stata di qualche utilità, pratica o politica? A chi avrebbe potuto essere proposta? E a quale scopo? In nome di quale maledetta furbizia? Quale politica, quale trattativa, prevede uno scambio così odioso, impossibile da pronunciare, e capace di procurare svantaggi per tutti, come dimostrano le richieste di dimissioni del governo Prodi, proprio in queste ore? Non si vede il senso di questa polemica, che ha però un risultato politico, tutto italiano. Quello di trasformare Mastrogiacomo, appena liberato da un sequestro che con ogni evidenza era un mattatoio, in colpevole per non essere morto. Ci vuole molto ad avere una reazione da esseri umani, e a piangere nello stesso tempo i due compagni di lavoro afgani trucidati, che non siamo riusciti a salvare, provando gioia per quella vita salvata e scampata alla furia omicida? Era meglio contare oggi tre morti? Chi adesso strepita (fino al richiamo serale all'ordine di Berlusconi, in nome della responsabilità nazionale di chi ha gestito altri sequestri) sa immaginare cosa sarebbe capace di dire se Mastrogiacomo non fosse tornato vivo dalla sua prigione talibana? La realtà, per quanto ci riguarda, è che sarà difficile liberarci del peso di questa vicenda, e dei suoi lutti. Nessuna solidarietà, né quelle che arrivano al giornale, né quelle che dalla redazione partono nei confronti delle famiglie di Sayed e Adjmal, vale a scaricare il peso improprio di una tragedia che ha trasformato dei giornalisti in attori per qualche giorno di una partita di vita e di morte, una partita più grande di noi, che rimette in gioco ogni cosa. La stessa prova, e con più responsabilità, vale - io credo - per gli uomini di governo direttamente impegnati in questa crisi infinita, per Gino Strada (che vede ancora prigioniero del governo afgano il mediatore materiale del sequestro, Rahmatullah Hanefi) per i leader dell'opposizione che hanno voluto partecipare con una condivisione dell'impegno del governo, dal loro ruolo distinto. Una storia che rimette in gioco ogni cosa. Anche la linea cosiddetta della fermezza, si chiedono in molti, che ebbe in "Repubblica" un punto di forza negli anni del terrorismo italiano, con il caso Moro al suo culmine? Voglio dire di no, dal mio punto di vista, e vorrei in due parole spiegare perché. Io ero un giovane cronista senza responsabilità particolari, in quegli anni, ma ho condiviso nel mio lavoro la posizione che tenne questo giornale, insieme con altri. E oggi non ho cambiato idea. Premetto che non sarebbe scandaloso farlo, perché davanti ad una questione che chiama in causa la sopravvivenza di un uomo o la sua morte non si può tirare fuori una busta chiusa per recuperare un'astratta "linea", ma bisogna avere l'umiltà e la forza di rimettere ogni volta tutto in discussione ricominciando da capo a domandarsi dove passa la strada per la salvezza, dell'individuo e delle istituzioni, e se quelle salvezze sono davvero inconciliabili oppure no. Quando hanno rapito Mastrogiacomo, un giornalista di "Repubblica", così come quando hanno rapito in Iraq Giuliana Sgrena, ho scritto le stesse cose: che bisognava fare tutto il possibile per liberare l'ostaggio (allora sembrava uno solo), sapendo però che nel ricatto di un sequestro umano c'è lo spazio intero della nostra libertà e della nostra sovranità, dunque dell'autonomia della politica occidentale e delle sue scelte. Questo significa che se le condizioni dei taliban per la liberazione di Mastrogiacomo e dei suoi compagni avessero chiamato in causa la sovranità del nostro Paese e la sua autonoma libertà nel decidere sul caso afgano, noi di "Repubblica" per primi - come ci siamo detti in quei giorni - avremmo risposto di no. Chiedendo nello stesso tempo di reimpostare tutto il quadro negoziale. Per non rinunciare fino all'ultimo a ciò che sentiamo come un dovere: salvare la vita ai prigionieri innocenti di un potere arbitrario e assassino. (10 aprile 2007) ------------------------ Le parti evidenziate naturalmente sono opera mia e riflettono i punti che codivido in toto e/o che reputo di maggiore importanza. Ciao Federico |
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#59 | |
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Questo a maggior ragione vale per il capo di un governo.
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#60 | |
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![]() però UMANAMENTE cerca sempre di scaricare le colpe... aoooo ebbasta che sembra che giustifico prodi ![]() |
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