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Old 06-11-2007, 09:27   #21
ania
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Quote:
Italia in lutto, è morto Enzo Biagi
maestro di libero giornalismo
Aveva 87 anni, era ricoverato in una clinica di Milano
Accanto a lui, al momento del decesso, le figlie Carla e Bice
La camera ardente aperta oggi e domani, i funerali giovedì a Pianaccio
Il cordoglio di Napolitano: "Con lui scompare una grande voce di libertà"


MILANO - Enzo Biagi è morto questa mattina. Il decano dei giornalisti italiani, che aveva 87 anni, da oltre una settimana era ricoverato nella clinica Capitanio di Milano. Accanto a lui, al momento dell'addio, le due figlie, Carla e Bice. Il mondo dell'informazione perde così una delle sue voci più celebri, esempio di libertà di pensiero e autorevolezza. La camera ardente è stata aperta alle ore 10, e sarà visitabile fino a domani.

Secondo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, "Scompare con Enzo Biagi una grande voce di libertà. Egli ha rappresentato uno straordinario punto di riferimento ideale e morale nel complesso mondo del giornalismo e della televisione, presidiandone e garantendone l'autonomia e il pluralismo. Il suo profondo attaccamento - sempre orgogliosamente rivendicato - alla tradizione dell'antifascismo e della Resistenza lo aveva condotto a schierarsi in ogni momento in difesa dei principi e dei valori della Costituzione repubblicana".

Ad annunciare per primo il decesso è stato il medico Giorgio Massarotti, all'ingresso della clinica: "Per incarico della famiglia - ha dichiarato, davanti ai cronisti presenti - e con estremo dolore, annuncio che il dottor Biagi si è spento alle 8 di questa mattina con serenità". Poi hanno parlato le figlie: "Si è addormentato sereno - ha raccontato Bice - devo dire che aveva programmato come sempre tutto anche per noi. Ci ha fatto dormire qualche ora, a me e a mia sorella, e ci ha aspettati. Siamo stati insieme". Ai giornalisti che le hanno chiesto un ricordo del padre, la donna ha risposto: "Mi rendo conto che voi tutti ricordate Enzo Biagi. Io mi ricordo mio padre e sono grata a tutti quelli che in questi giorni mi hanno dimostrato tanto bene. Non dico che per noi è una scoperta, ma certo, noi siamo le sue figlie e ci ha stupito. Io ho perso un padre, sono solo più sola".

Biagi, che aveva sei by-pass, era stato ricoverato per problemi cardiaci, ma venerdì scorso si erano manifestate anche complicazioni renali e polmonari. Sabato le sue condizioni sono apparse migliori. Stamattina presto, però, c'è stato il peggioramento. E poi la morte. Tra i primi ad accorrere in clinica, dopo la notizia del decesso, i colleghi Sergio Zavoli e Ferruccio De Bortoli (direttore del Sole 24 ore).

I funerali si terranno giovedì a Pianaccio, il piccolo borgo di Lizzano in Belvedere, sull'appennino bolognese, dove il giornalista era nato.

(6 novembre 2007)

fonte:
http://www.repubblica.it/2007/11/sez...dio/addio.html

Quote:

Sulla carta o in tv era "il cronista"
Contro di lui l'antigiornalismo

di MICHELE SERRA

Enzo Biagi era un cronista. Lo ripeteva sempre e pareva il vezzo di un giornalista famoso, popolarissimo, pluridirettore, che si rifugiava dietro un abito professionale ordinario. Ma non era un vezzo, era la sostanza viva del suo mestiere. Testimoniata da uno stile tutt'altro che letterario, scarno, efficace, che gli impedì (per sua fortuna) di diventare mai un opinionista o un elzevirista come ce ne sono tanti.

Anche i suoi commenti e le sue rubriche erano fatti di spunti di cronaca, di memorie personali, un montaggio "dal vivo" che raramente assumeva la forma tradizionale dell'editoriale in punta di penna. Era capace di lavorare solo sui materiali empirici, toccati con mano. La sua esperienza, i suoi incontri, i suoi appunti. Un giornalismo "di strada", anti-intellettuale, direttamente indirizzato alla sostanza delle vicende umane, al senso comune, a una "normalità" così rara nel mondo barocco dei media, che riusciva a toccare le corde del pubblico popolare e che gli aprì le porte di un clamoroso successo televisivo.

Il titolo del suo programma di maggiore impatto e di maggiore ascolto non per caso fu "Il fatto", una sorta di rivendicazione asciutta della materia prima del giornalismo. Usava la televisione come un foglio di carta, ovviamente conoscendone la potenza centuplicata, ma ignorandone ostentatamente tutto l'armamentario di effetti, il linguaggio pletorico e/o aggressivo, la rumorosità e la lucentezza eccessiva. In video era quasi monastico, una scrivania e poche parole, e quella mezza figura inquadrata - il famoso "mezzobusto" di Saviane - trovò attraverso l'understatement di Biagi una sorta di fantastico riscatto. Come se il tono basso, l'abito grigio, l'espressione pacata, servissero soprattutto a scardinare la presunzione televisiva e ridare centralità assoluta alla parola, alle facce e alle persone.

Nei primi anni Novanta, quando lui era uno dei primi tre giornalisti italiani (gli altri erano Bocca e Montanelli) e io poco più che un pivello, mi chiese se poteva venire nella redazione di "Cuore" per intervistarmi a proposito della satira. Si presentò con un impermeabile chiaro e una borsa di cuoio, tirò fuori penna e taccuino e cominciò a farmi domande. Poca conversazione informale, pochi convenevoli, quella era un'intervista e dunque una situazione professionale. Quello era mestiere. Rimasi sbalordito dallo spettacolo del vecchio gigante che appuntava diligentemente sul taccuino le parole di un ragazzo. Capii che Enzo Biagi era davvero un cronista, che quello voleva essere ed era sempre stato.

L'ostracismo da lui patito negli ultimi anni non è stato dunque rivolto contro una posizione culturale o politica. E' stato rivolto contro il giornalismo, che lui personificava come pochi altri.


(6 novembre 2007)

fonte:
http://www.repubblica.it/2007/11/sez...rdo-serra.html
Quote:
L'editto Bulgaro, le scuse di Berlusconi
"Rifarei tutto quello che ho fatto"
Biagi, con Luttazzi e Santoro, nel 2002 venne accusato dal Cavaliere
di "uso criminoso" della tv per una intervista a Benigni. Nel 2007 il ritorno
Rifiutò di partecipare a Rockpolitik nel 2005, dove lo aveva invitato Celentano
per non tornare, scriveva, su Raiuno, la rete ancora diretta da chi lo aveva cacciato


di GIOVANNI GAGLIARDI

ROMA - "Berlusconi ha detto da Bucarest che ho fatto un 'uso criminoso' della tv. Dalla Rai dopo 41 anni di servizio mi hanno mandato una disdetta con la ricevuta di ritorno. Bene, rifarei tutto quello che ho fatto. Sono sempre stato dalla parte di quelli che non vincono". Così parlava del suo 'esilio' dalla televisione Enzo Biagi in una intervista al Corriere nell'agosto del 2004.

Era il 18 aprile del 2002 quando il neo presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, da Sofia, dopo una durissima campagna elettorale, puntò il dito contro Biagi, Luttazzi e Santoro, per quello che passerà alla storia come "l'editto bulgaro". "Vorrei sapere quale reato ho commesso: stupro, assassinio, rapina?" chiedeva Biagi a caldo commentando in quel giorno le affermazioni di Silvio Berlusconi. In quel momento il giornalista firmava 'Il fatto', in onda dal 1995 su Raiuno subito dopo il Tg1 con grandi risultati di ascolto. Quella sera, in diretta, Biagi disse: ''Questa potrebbe essere l'ultima puntata del Fatto dopo 814 trasmissioni, ma non tocca a lei Berlusconi licenziarmi''.

'Il Fatto' concluderà la sua storia il 31 maggio dello stesso anno. A scatenare le ire di Berlusconi fu la puntata in cui Biagi, il 10 aprile del 2001, in piena campagna elettorale, intervistava Roberto Benigni e il comico non risparmiava battute all'allora leader dell'opposizione. "Il contratto di Berlusconi con gli italiani? Ormai è un cult. Quella cassetta lì l'ho registrata proprio. L'ho messa tra Totò e Peppino, e Walter Chiari e Sarchiapone". O ancora: "Non voglio parlare di politica, sono qui per parlare di Berlusconi". E il commento di Berlusconi il giorno dopo fu a lettere di fuoco: ''Ieri sera è stata una cosa terribile''.

Fu una ferita profonda. "Cara Lucia penso che la mia vita si stata felice", ha scritto nel libro dedicato alla moglie Lettera d'amore a una ragazza di una volta, "ma il conto è arrivato tutto d'un colpo. Tu mi hai lasciato, Anna (la figlia ndr) è morta all'improvviso, sono stato calunniato e offeso nel mio lavoro".

Da allora il giornalista non è comparso in Rai che pochissime volte. La prima a Che tempo che fa, il 22 maggio del 2005. In diretta, con gli occhi lucidi, disse: ''Rifarei tutto come prima''. Poi il 21 ottobre come ospite a Primo piano per raccontarsi, con oltre due milioni di ascolto. Rifiutò di partecipare a Rockpolitik, dove lo aveva invitato Celentano per non tornare, scriveva, su Raiuno, la rete ancora diretta da chi lo aveva cacciato. Al suo posto una sedia vuota. Il 13 ottobre 2006, dopo quattro anni di assenza, il ritorno sull'ammiraglia, intervistato al Tg1 da David Sassoli. Poi il 10 dicembre 2006, ancora una volta da Fazio, l'annuncio del ritorno in tv con un programma dedicato agli italiani.

Da vecchio partigiano, Enzo Biagi scelse la Resistenza come tema della prima puntata di RT - Rotocalco televisivo, il programma - realizzato in coproduzione con il Tg3 - che dal 22 aprile su Raitre lo riportò sugli schermi della tv pubblica. "Buonasera, scusate se sono un po' commosso e, magari, si vede - disse aprendo la puntata -. C'è stato qualche inconveniente tecnico e l'intervallo è durato cinque anni".

E oltre alla soddisfazione del ritorno in tv, Biagi ebbe anche quello della marcia indietro, seppur parziale, di Berlusconi. "Ho assistito alla prima delle due puntate e l'ho trovata veramente avvincente, quindi complimenti al dottor Biagi per questa nuova trasmissione", - disse il Cavaliere dai microfoni di "Radio anch' io", negando, però, di aver mai chiesto la chiusura di "Sciuscià", "Il fatto" e "Satyricon". E tuttavia, per la prima volta, Berlusconi ammise un errore: "Forse ho calcato la mano quando dissi che Biagi e gli altri facevano un uso criminoso della tv pubblica".

E, come sempre, la risposta del giornalista fu di grande classe. Poche righe per ringraziare "tutti quelli che hanno apprezzato il nostro lavoro e in particolare Silvio Berlusconi per il giudizio lusinghiero espresso su RT rotocalco televisivo".

(6 novembre 2007)

fonte:
http://www.repubblica.it/2007/11/sez...o-bulgaro.html
Quote:
Enzo Biagi, una vita a raccontare fatti all'insegna della coerenza e del rigore
Dal giornalino della scuola chiuso dal fascismo ai grandi giornali fino alla Rai
sempre pronto a pagare per mantenere integro il proprio punto di vista
Nel 1951 la prima accusa di 'comunismo'. Aderì al manifesto di Stoccolma contro l'atomica
e venne allontanato dal resto del Carlino. Nel 1961 nuovi attacchi dal Psdi e dalla destra


ROMA - Enzo Biagi è nato il 9 agosto 1920 a Pianaccio di Lizzano in Belvedere, un paesino dell'Appennino tosco-emiliano. A nove anni si trasferì a Bologna, dove il padre Dario lavorava, come vice capo magazziniere, in uno zuccherificio. Appena diciottenne iniziò la carriera giornalistica come cronista al Resto del Carlino. Ma la passione per la notizia gli nacque da ragazzino, dopo aver letto Martin Eden di Jack London. All'istituto tecnico Pier Crescenzi con altri compagni diede vita ad una piccola rivista studentesca, Il Picchio. Ma nonostante si occupasse soprattutto di vita scolastica, fu soppresso nel giro di pochi mesi dal regime fascista. Una censura che diede a Biagi una forte indole antifascista.

A 21 anni diventò professionista, età minima per entrare nell'albo professionale. In quegli anni conobbe Lucia, il grande amore della sua vita. "Mia madre ha sempre raccontato che che come lo vide le fu molto antipatico perché - come si direbbe oggi - se la tirava. Lui faceva già il giornalista e lo esibiva un po', e poi per prima cosa le disse: Con il lavoro che faccio non mi sposerò mai", così raccontava la figlia Bice, giornalista e direttore di Novella 2000.

Enzo Biagi prese parte alla guerra partigiana combattendo nelle brigate "Giustizia e Libertà" legate al Partito d'Azione. Entrò a Bologna con le truppe di liberazione. Fu lui ad annunciare la fine del conflitto dai microfoni del Pwb, (l'ente americano addetto alla propaganda di guerra nei tenitori occupati). Poco dopo fu assunto come inviato speciale e critico cinematografico al Resto del Carlino. Nel 1951 aderì al manifesto di Stoccolma contro la bomba atomica e venne accusato dal suo editore di essere un "comunista sovversivo", fu allontanato dal giornale.

Nel dopoguerra si trasferì a Milano. Dal 1952 al 1960 è stato direttore del settimanale "Epoca" che trasformò da rivista di pettegolezzi a giornale impegnato, balzando all'attenzione del grande pubblico grazie ad inchieste e reportage esclusivi. Ma nel 1960 un articolo sugli scontri di Genova e Reggio Emilia contro il governo Tambroni provocò la dura reazione dello stesso presidente del Consiglio e Biagi fu costretto a dimettersi. Qualche mese dopo fu assunto dalla Stampa come inviato speciale.

L'ingresso in Rai è del 1961 come direttore del Telegiornale. Ma ben presto l'accusa di 'comunista' torna a riaffacciarsi. Critiche durissime arrivarono dal Psdi di Giuseppe Saragat e dalla destra. Nel 1962 lanciò RT-Rotocalco Televisivo, il primo settimanale della televisione italiana e curò la nascita del telegiornale del secondo canale Rai. Nel 1963 fu costretto a dimettersi.

Successivamente è tornato alla carta stampata come inviato della Stampa (di cui è inviato per una decina d'anni) e in seguito come columnist della Repubblica, del Corriere della Sera e di Panorama, alternando il lavoro in televisione con l'attività di scrittore di libri di successo.

La collaborazione con la Rai riprende nel '68. Tra i programmi più seguiti ci sono Dicono di lei (1969), una serie di interviste a personaggi famosi, tramite frasi, aforismi, aneddoti sulle loro personalità.

Nel 1971 di nuovo una parentesi come direttore del Resto del Carlino con l'obiettivo di trasformarlo in un quotidiano nazionale. In questo periodo riprese la sua collaborazione con la Rai. Terza B, facciamo l'appello è di quell'anno: personaggi famosi incontravano dei loro ex compagni di classe, amici dell'adolescenza, i primi timidi amori. E ancora Proibito, inchiesta di attualità sui fatti della settimana.

Il 30 giugno del 1972 fu allontanato di nuovo dalla direzione del Resto del Carlino e tornò quindi al Corriere della Sera. Nel 1975, pur senza lasciare il Corriere, collaborò con l'amico Indro Montanelli alla creazione del Giornale. Nel 1978 e nel 1980 la tv lo vide impegnato in due grandi cicli di inchieste internazionali: Douce France (1978) Made in England (1980) e un serie di servizi sul traffico d'armi, la mafia ed altri temi di stretta attualità della società italiana. Con lo scandalo P2, Biagi lasciò il Corriere della Sera per collaborare come editorialista con Repubblica. Ritornerà in via Solferino nel 1988.

Nel 1982 ha ideato e presentato il primo ciclo di film dossier e l'anno dopo Questo secolo: 1943 e dintorni, trasmissione che attraverso documenti, fotografie, filmati e ricordi cercava di ricostruire gli avvenimenti che avevano caratterizzato un periodo di radicali cambiamenti, quello dal gennaio del 1943 alla primavera del 1945. Linea diretta (1985), era diventato il suo appuntamento fisso con il pubblico.

Nel 1986 ha presentato le quindici puntate del settimanale giornalistico Spot, nell'87 e nell'88 Il caso (rispettivamente undici e diciotto puntate), nell'89 ancora Linea diretta (cinquantacinque puntate), seguita in autunno da Terre lontane (sette film e sette realtà) e Terre vicine, sui mutamenti dei paesi ex comunisti dell'Est.

Dal 1991 al 2001 Biagi ha realizzato con la Rai un programma l'anno: I dieci comandamenti all'italiana (1991), Una storia (1992), Tocca a noi, La lunga marcia di Mao (sei puntate sulla Cina), Processo al processo su tangentopoli, Le inchieste di Enzo Biagi e Il Fatto, programma giornaliero di cinque minuti su avvenimenti e personaggi italiani (1995-98). Nel 1998 due nuovi programmi, Fratelli d'Italia e Cara Italia. Nell'ottobre 1999 è partita la sesta edizione de Il Fatto.

Nel luglio 2000 è stato autore e volto del programma di RaiUno Signore e Signore, mentre nell'ottobre dello stesso anno era di nuovo in video con la settima edizione di Il Fatto. A febbraio 2001 è la volta del nuovo programma di Rai Uno, Giro del mondo, un viaggio tra arte e letteratura con alcuni tra i protagonisti del Novecento. Quindi, a settembre dello stesso anno, ottava, ed ultima, edizione de Il Fatto. "Se si vuole raccontare una storia - diceva - è necessario, prima di tutto, che questa storia interessi alla gente; ma non si riescono a raccontare storie se non si ha un punto di vista".


(6 novembre 2007)

fonte:
http://www.repubblica.it/2007/11/sez...biografia.html
Grande giornalista, ma -prima di tutto- persona di grande autonomia ed onestà intellettuale, rigorosa e coerente, che ha difeso con fermezza e strenuamente ciò in cui credeva, consapevole del prezzo che gli sarebbe costato il suo esporsi, e ha pagato per le proprie idee e scelte.
Una persona in meno -su questa Terra- fra le poche davvero che stimo.


Ania

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Old 06-11-2007, 09:42   #22
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un grande che se ne và.
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Old 06-11-2007, 09:44   #23
Imrahil
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Old 06-11-2007, 09:44   #24
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Old 06-11-2007, 10:00   #25
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Un grande dei nostri giorni,uno dei migliori di sempre....fatto fuori lavorativamente perchè troppo bravo ed onesto nel fare il suo lavoro.
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Old 06-11-2007, 10:02   #26
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Un maestro di intelligenza, onestà, equilibrio e abilità.

Grave perdita per il nostro - in buona parte - corrotto e meschino giornalismo.
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Old 06-11-2007, 10:03   #27
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Sono dispiaciuto per la sua morte perchè era persona intelligente ed acuta.
Professionalmente è stato però un giornalista di parte (non sempre la stessa per altro).
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Old 06-11-2007, 11:38   #33
greasedman
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Originariamente inviato da Gemma Guarda i messaggi
questa è un'immagine molto simbolica: sappiamo tutti che i due giornalisti erano politicamente divisi da opposte "appartenenze", eppure la loro grandissima professionalità li faceva stimare l'un l'altro.
Secondo me, anche politicamente, erano moooolto meno distanti di quanto si pensi.

Abbiamo perso due grandissimi. Vespa invece è sempre più sano.
greasedman è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 06-11-2007, 11:48   #34
reptile9985
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L'Avatar di reptile9985
 
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grave perdita
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Old 06-11-2007, 12:01   #35
HYPERR
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"La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso". (Igor Sikorsky) MyAnobii
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Old 06-11-2007, 12:05   #36
sander4
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L'Avatar di sander4
 
Iscritto dal: Jun 2005
Messaggi: 367
Uno dei pochissimi giornalisti indipendenti e coraggiosi di questo paese, un grande...epurato proprio perchè faceva il suo lavoro con onore e a testa alta... bruttissima perdita
__________________

Ultima modifica di sander4 : 06-11-2007 alle 12:08.
sander4 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 06-11-2007, 12:21   #37
||ElChE||88
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Iscritto dal: Dec 2003
Messaggi: 4907
RIP
||ElChE||88 è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 06-11-2007, 12:22   #38
fxsensive2
Utente sospeso
 
Iscritto dal: Oct 2007
Messaggi: 552
mi spiace ne sono venuto a conoscenza solo ora
vabbè cmq non dobbiamo dispiacerci per lui aveva anche una certa età
__________________
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Old 06-11-2007, 12:36   #39
zuper
Senior Member
 
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Messaggi: 3851
Quote:
Originariamente inviato da greasedman Guarda i messaggi
Vespa invece è sempre più sano.
ironizzare sulla NON morte di qualcuno in un 3d così mi pare talmente di cattivo gusto che non merita neanche una segnalazione.
__________________
"W la foca, che dio la benedoca"
poteva risolvere tutto la sinistra negli anni in cui ha governato e non l'ha fatto. O sono incapaci o sta bene anche a "loro" cosi.
L'una o l'altra inutile scandalizzarsi.[plutus]
zuper è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 06-11-2007, 12:41   #40
Sisupoika
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Concordo con chi ha parlato di una grande perdita. Un simbolo del giornalismo
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