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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 2/8/2006 11.51
ELEZIONI: SI VA VERSO BALLOTTAGGIO TRA BEMBA E KABILA? Malgrado ripetuti inviti a non diffondere alcun tipo di risultati parziali in attesa che la Commissione elettorale indipendente (Cei) termini il conteggio delle schede relative alle presidenziali e legislative di domenica scorsa, continuano a circolare risultati “infomrali”, diffusi in particolare da un partito. Il quartier generale di Jean-Pierre Bemba, il businessman ed ex-capo ribelle che negli ultimi tre anni ha ricoperto l’incarico di vicepresidente, ha reso noto un conteggio di tutte le 9 province dell’ex-Zaire e della circoscrizione della capitale Kinshasa: al ballottaggio – previsto per il 29 ottobre – arriverebbero lo stesso Bemba (auto-accreditato del 43%) e il presidente uscente Joseph Kabila, che avrebbe ottenuto circa il 34% dei suffragi a livello nazionale, mentre non vi è alcun accenno agli altri 30 candidati; si tratta comunque di cifre del tutto prive di qualsiasi conferma indipendente o di altri partiti. L’analisi geografica di questi risultati non ufficiali – che la MISNA non è in grado di confermare con altri riscontri - sembrerebbe indicare tendenze previste già prima del voto: Bemba si affermerebbe nella capitale e nell'ovest, mentre Kabila prevarrebbe nettamente nell’est del Paese. Ieri il Comitato internazionale di appoggio alle istituzioni di transizione (Ciat) aveva denunciato la “preoccupante questione della strumentalizzazione abusiva” di risultati parziali e incompleti delle elezioni del 30 luglio. I risultati dei 49.746 seggi, si legge in un comunicato, “stanno per essere inviati ai 62 centri locali di registrazione della Cei, dove si procederà alla raccolta dei dati prima della pubblicazione”. Parlando alla MISNA, un responsabile del ‘Cadre de concertation de la société civile pour l’observation des elections’ (Cdce) - il coordinamento di osservatori elettorali che riunisce 24 reti della società civile di tutto il Congo – ieri aveva deplorato le “pericolose manipolazioni della volontà popolare” dei candidati che diffondono risultati parziali.
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CIAD 3/8/2006 9.49
‘DIALOGO POLITICO’ PROCEDE, MALGRADO BOICOTTAGGIO OPPOSIZIONE La revisione delle liste elettorali e la modifica della composizione della Commissione elettorale sono tra le decisioni adottate dai 54 partiti del Ciad che partecipano al ‘Dialogo politico’, convocato dal presidente Idriss Deby ma boicottato dai due principali coalizioni dell’opposizione. È stata inoltre deliberata la sovvenzione di un contributo straordinario ai partiti legalmente riconosciuti alla data odierna e una sovvenzione annua sulla base dei voti ottenuti alle elezioni. I partecipanti al dialogo hanno anche adottato un ‘codice di condotta’ che prevede il rispetto dei risultati delle urne. L’iniziativa voluta dal governo, aperta nella capitale N’Djamena lo scorso 28 luglio, è stata criticata dal ‘Cordinamento dei partiti politici in difesa della Costituzione’ (Cpdc) e ‘Federazione azione per la Repubblica’ (Far), che avevano invece auspicato e ripetutamente chiesto un ‘grande dialogo nazionale’ con la partecipazione della società civile, dei gruppi ribelli dell’est e dei cittadini del Ciad della diaspora. Le coalizioni dell’opposizione – che riuniscono una ventina di partiti di minoranza in Parlamento – avevano invocato la presenza di testimoni della comunità internazionale (Unione Africana ed Europea, Onu) per garantire l’applicazione di eventuale accordi. La mancata convocazione del ‘grande dialogo nazionale’ aveva spinte l’opposizione a boicottare le presidenziali del 3 maggio, vinte da Deby.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 3/8/2006 10.53
ELEZIONI, RESPONSABILE OSSERVATORI SOCIETÀ CIVILE: “TRIONFALISMI PREMATURI” “Nessun partito, nemmeno quelli più organizzati, è stato in grado di garantire il monitoraggio di tutti i 49.746 seggi elettorali del paese, perciò la diffusione di dati parziali è solo una strumentalizzazione”: lo ha detto oggi alla MISNA padre Rigobert Minani, gesuita, responsabile del ‘Cadre de concertation de la société civile pour l’observation des elections’ (Cdce), il coordinamento di osservatori elettorali che riunisce 18 reti della società civile di tutto il Congo. “Qualsiasi trionfalismo da parte di chiunque è prematuro: stiamo trasportando le schede nei 62 centri di voto nazionali per il conteggio e la verifica di tutti gli elementi” aggiunge il gesuita, una figura molto conosciuta della società civile congolese. Ieri gli osservatori internazionali – dall’Unione Europea a quella africana, dal Centro Carter ai sudafricani – si sono dichiarati “impressionati per la forte mobilitazione” di elettori congolesi e per “la partecipazione dei rappresentanti di lista dei partiti politici, ma anche degli osservatori nazionali” allo storico voto di domenica scorsa, che si è svolto in modo pacifico a parte pochi e isolati incidenti. “Senz’altro è stato compiuto un passo da gigante in direzione della democrazia” dice ancora padre Minani alla MISNA, al telefono dalla capitale Kinshasa. “Bastava osservare la grande partecipazione popolare per il voto, lo sforzo organizzativo e l’alto tasso di affluenza che ha superato il 60% e anche oltre” sottolinea il responsabile della Cdce. Gli osservatori europei, in un comunicato diffuso ieri sera, insistono sulla necessità che le procedure di scrutinio delle presidenziali e legislative del 30 luglio si svolgano “in modo decentralizzato e con la massima trasparenza”, cioè con la pubblicazione dei dati in ogni singolo seggio. “Adesso servono risultati consolidati – spiega il gesuita – perché occorre verificare se ci sono stati errori durante la trascrizione nei seggi: è necessario un lavoro accurato”, che potrebbe richiedere anche una ventina di giorni, per evitare così le accuse di brogli o dichiarazioni di presunta vittoria. “I partiti hanno potuto prendere visione delle trascrizioni dei verbali pubblicate all’esterno di ogni seggio – conclude il responsabile del coordinamento degli osservatori locali – ma non hanno avuto la capacità di raccogliere dati a livello nazionale, dai villaggi più sperduti alle zone isolate. La legge elettorale prevede che sia la Commissione elettorale indipendente (Cei) a indicare i risultati parziali. Non bisogna avere fretta”
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UGANDA – Sei ribelli dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra) sarebbero stati uccisi negli ultimi giorni dalle forze governative nel nord Uganda, malgrado i colloqui di pace in corso a Juba, in Sud Sudan, e l’offerta di una tregua avanzata dal loro comandante Joseph Kony: lo ha detto oggi un portavoce dell’esercito.
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SUDAN 3/8/2006 14.41
DARFUR: INSICUREZZA, NUOVE DENUNCE DEGLI OPERATORI UMANITARI Gli operatori umanitari attivi in Darfur, la regione occidentale del Sudan teatro dal febbraio del 2003 di scontri e violenze che hanno causato una delle più gravi crisi umanitarie del pianeta, continuano a denunciare il grave clima di insicurezza che nelle ultime settimane si è tornato a respirare nella regione. Nelle ultime 24 ore due delle più grandi organizzazioni non governative (ong) impegnate nell’area - Oxfam e Medici senza frontiere (Msf) - hanno denunciato di aver subito attacchi e saccheggi. Con una nota diffusa ieri, la britannica Oxfam ha comunicato l’uccisione di un suo dipendente, il sudanese Nouraldeen Abdalla Nourein, avvenuta molto probabilmente venerdì scorso. Secondo le informazioni raccolte dalla ong, Nouraldeen sarebbe stato ucciso durante i combattimenti in corso nei giorni scorsi nei pressi del villaggio di Helelat, non lontano da Kulbus, nel Darfur occidentale. In una nota diffusa oggi, invece, Msf ha fatto sapere che in seguito a una serie di attacchi e incidenti è stato evacuato il personale dalla centro di Serif Oumra (Darfur occidentale, abbandonato nei mesi scorsi anche da Oxfam) e quello attivo in due progetti nel Jebel Marra. L’ong fa sapere di aver subito attacchi “in tutte le regioni del Darfur”. Incidenti che hanno portato alla “sospensione delle attività delle nostre cliniche mobili e la riduzione dell’attività trasferimento dei pazienti bisognosi di cure chirurgiche d’urgenza” si legge nella nota in cui si “chiede che in Darfur venga garantito e rispettato l’accesso alle cure per la popolazione”. La gravità dell’insicurezza in Darfur è stata sottolineata la scorsa settimana sia dalla Missione Onu nel paese (Unmis) sia dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur/Unhcr), che coordina molte delle operazioni nei campi per sfollati che da qualche mese sono diventati sempre più teatro di violenze. A Metà luglio, l’Onu aveva annunciato la sospensione delle attività umanitarie in alcune zone del Darfur a causa dell’insicurezza interna ai campi. Secondo recenti stime diffuse dall’Unmis oltre il 20% dei quasi due milioni di sfollati che vivono in Darfur non riceve più aiuti umanitari a causa della grave insicurezza. Si tratta della peggiore percentuale registrata negli ultimi due anni.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 3/8/2006 18.45
ELEZIONI: KINSHASA, “DRONE” ABBATTUTO DA ARMA DI PICCOLO CALIBRO È stato abbattuto da un’arma di piccolo calibro, il “drone” - piccolo velivolo senza pilota destinato a ricognizioni del territorio - belga in dotazione all’Eufor, la forza europea dispiegata in Congo per il periodo delle elezioni, schiantatosi a terra il 28 luglio scorso alla periferia di Kinshasa, provocando il ferimento di 8 persone. Lo ha fatto sapere oggi il portavoce del ministero belga della Difesa, precisando che il mezzo presentava il foro di una pallottola di piccolo calibro che ha distrutto “i componenti fondamentali dell’apparecchio”. “Si tratta quindi di un atto deliberato” ha aggiunto il rappresentante del ministero escludendo presunte “cause tecniche o logistiche”. Il ministero della Difesa ha confermato che il piccolo velivolo è caduto (finendo nel cortile di un’abitazione nel quartiere Kingabwa, periferia nord est di Kinshasa) a meno di due chilometri dalla base aerea di Ndolo (dove ha sede il comando della Eufor). Una commissione d’inchiesta della procura belga arriverà sabato a Kinshasa per “determinare le responsabilità” dell’attacco al velivolo. Intanto oggi il capo delle operazioni della Eufor, David Pincet, ha fatto sapere che “i suoi uomini hanno la capacità di dissuadere chiunque tenterà di contestare i risultati con vie illegali”.
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REP. DEM. DEL CONGO - Un aereo di una compagnia privata congolese è precipitato oggi nei pressi di Bukavu, capoluogo del Sud Kivu, nell’est della Repubblica democratica del Congo. Secondo le prime informazioni, nell’impatto sarebbero morti tutti i 14 passeggeri e i 3 membri dell’equipaggio a bordo del velivolo. L’aereo, un Antonov 28 della compagnia Air Traset, è caduto una cinquantina di chilometri a nord di Bukavu mentre si preparava alla fase di atterraggio nell’aeroporto locale.
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UGANDA 4/8/2006 10.03
‘NUMERO 2’ RIBELLI LRA NON ANDRÀ A COLLOQUI PACE IN SUD SUDAN Vincent Otti, il ‘numero due’ dell’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s resistance army, Lra), non parteciperà ai colloqui di pace in Sud Sudan con il governo, come gli avevano invece chiesto i mediatori. Lo scrive stamani il ‘Monitor’, quotidiano indipendente di Kampala. Otti – che insieme al comandante Joseph Kony e ad altri tre capi ribelli è ricercato dalla Corte penale internazionale dell’Aja (Cpi) - in una conversazione telefonica con il giornale ha detto di temere una “trappola”. “Se mi presento ai colloqui, verrò catturato a mandato all’Aja” ha detto Otti, che era stato invitato a prendere parte al negoziato tra ribelli e governo a Juba, con la mediazione del vicepresidente del Sud Sudan Riek Machar, che nei giorni scorsi ha condotto una delegazione ugandese – insieme ad alcuni giornalisti – a un incontro con Kony nella foresta al confine tra Repubblica democratica del Congo e Sudan. I colloqui, interrotti nei giorni scorsi per consultazioni, dovrebbero riprendere lunedì. Kony ha avanzato l’offerta di un cessate-il-fuoco, che il governo apprezza ma ritiene necessario inserirla in un accordo complessivo di pace. Il presidente ugandese Yowei Museveni ha garantito ai vertici dello Lra un’amnistia in caso di un’intesa entro la metà di settembre; la Corte penale internazionale, invece, chiede che i 5 ricercati vengano arrestati.
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ERITREA/SUDAN – Una delegazione militare dell’Eritrea è arrivata nella città di Kassala per monitorare la tregua tra l’esercito sudanese e i ribelli del Fronte orientale, che denunciano di essere emarginati da parte del governo centrale e chiedono maggiori risorse.
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SENEGAL – Il presidente Abdulaye Wade ha iniziato oggi una visita di cinque giorni in Ciad e Sudan per proporre colloqui di pace diretti tra i due governi, dopo la recente firma di un accordo che ha posto fine a mesi di tensioni e accuse reciproche tra Khartoum e N'Djamena.
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#351 |
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 4/8/2006 11.47
ELEZIONI: CONSIGLIO SICUREZZA ONU CHIEDE “SENSO CIVICO” IN ATTESA RISULTATI Un invito ad accettare i risultati delle presidenziali e legislative di domenica scorsa con lo “stesso senso di responsabilità civica” mostrato al momento del voto è stato rivolto ai congolesi dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. In una dichiarazione letta dal presidente di turno dei Quindici – Nana Effah-Apeteng, del Ghana – viene “reso omaggio” ai cittadini della Repubblica democratica del Congo per aver preso parte “in gran numero, in modo libero e pacifico” alle elezioni del 30 luglio, “di importanza storica” per l’ex-Zaire. Le crescenti tensioni politiche dei giorni immediatamente successivi alla chiusura delle urne – con denunce di brogli da parte di un candidato e l’annuncio di vittoria da parte di un altro – hanno spinto il Consiglio di sicurezza a chiedere a tutti i leader politici “di evitare discorsi provocatori”, esortando le autorità e i dirigenti dei partiti a garantire un processo elettorale “libero, trasparente e pacifico. Pur apprezzando il generale svolgimento pacifico del voto, il massimo organo decisionale dell’Onu ha comunque deplorato gli isolati incidenti Mbuji Mayi e Mweka, nel Kasai Orientale ed occidentale, e nella capitale Kinshasa. La Commissione elettorale indipendente (Cei) ha fatto sapere che il conteggio delle schede – raccolte in 62 centri di voto per i circa 50.000 seggi – potrebbe richiedere fino a tre settimane.
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UGANDA 4/8/2006 15.38
COLLOQUI PROSEGUIRANNO ANCHE SENZA ‘NUMERO 2’ RIBELLI -2 I delegati del governo ugandese ai colloqui di pace con l’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s resistance army, Lra) hanno fatto sapere oggi che si recheranno comunque in Sud Sudan per partecipare ai negoziati col movimento ribelle, anche se Vincent Otti, il numero due del gruppo armato non parteciperà all’incontro. “Il governo sta cercando la pace, non verremo distratti da argomenti che non sono centrali” ha detto il capo della delegazione governativa, il ministro degli Interni Ruhakana Rugunda, il quale ha precisato che la presenza di Otti avrebbe accorciato i tempi per la compilazione di un’agenda definitiva, ma che comunque i negoziati proseguiranno anche in sua assenza. Il ministro ha poi fatto sapere di attendere l’invito dal vice presidente dell’autorità amministrativa del Sud Sudan, Riek Machar, che sta mediando tra Kampala e Lra e che i negoziati dovrebbero riprendere lunedì prossimo sempre nella città di Juba.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 4/8/2006 16.53
ITURI, CONDANNTO A VENTI ANNI DI PRIGIONE CAPO MILIZIANO Un tribunale militare del distretto dell’Ituri ha condannato a 20 anni di prigione per crimini contro l’umanità il leader di un movimento armato e il capo di una comunità locale. Yves Panga Mandro Khawa è stato riconosciuto colpevole di aver compromesso la sicurezza del distretto dell’Ituri attraverso il gruppo armato da lui fondato nel 2002 a Tchomia, 60 chilometri sudest di Bunia (capoluogo della provincia dell’Ituri), il ‘Partito per l’unità e la salvaguardia dell’integrità del Congo’ (Pusic). Khawa, che svolge anche funzioni di capo della comunità di Bahema Banywagi nel territorio di Djugu, è stato condannato per la morte di dieci persone, perite tra il 15 e il 16 ottobre 2002 in seguito all’ordine da lui dato di appiccare il fuoco a un centro sanitario, scuole e chiese nelle località di Zumbe e Bedu Ezekere, non lontano da Bunia; Khawa dovrà pagare anche risarcimenti tra i 2.500-75.000 dollari a 14 delle sue vittime. L’imputato, il cui processo è iniziato il 19 giugno scorso, è stato inoltre riconosciuto colpevole del sequestro nel 2002 dell’allora ministro per i diritti umani Ntuba Luaba. Del rapimento del ministro è accusato anche il capo ribelle Thomas Lubanga dell’Unione dei patrioti congolesei (Upc), di cui lo stesso Khawa aveva fatto parte con il grado di ‘maggiore. Lubanga è attualmente in custodia presso il Tribunale penale internazionale dell’Aja, dove attende l’apertura del processo a suo carico per crimini contro l’umanità. Khawa ha fatto sapere tramite i suoi avvocati che ricorrerà in appello.
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UGANDA 4/8/2006 17.39
RIBELLI LRA RIBADISCONO “CESSATE-IL-FUOCO” UNILATERALE I vertici dell’Esercito di resistenza del signore (Lord’s resistance army, Lra) hanno ribadito oggi, in un documento letto dal numero due del movimento Vincent Otti, di aver dichiarato un “cessate il fuoco unilaterale”, come anticipato alla MISNA il 4 agosto scorso da uno dei mediatori del governo di Kampala, Walter Ochora. “Affermiamo il nostro impegno nei negoziati di pace e a nome del generale Joseph Kony, capo di tutti i comandi del Lra, dichiariamo una cessazione unilaterale delle ostilità” recita la nota del movimento protagonista di vent’anni di violenze nei distretti settentrionali ugandesi e, seppur in misura minore, in quelli meridionali del Sudan. “Con questo documento, con effetto immediato, ordiniamo ai nostri comandi di interrompere qualsiasi forma di ostilità contro le posizioni dell’esercito (ugandese, Updf, ndr)…speriamo che anche il governo dichiari una tregua così che le parti possano finalmente firmare un accordo bilaterale” si legge ancora nel documento diffuso oggi dai vertici del Lra. Già il 1 agosto scorso la MISNA aveva raccolto una conferma alla tregua unilaterale offerta da Kony direttamente da Henry Oryem Okello, viceministro degli Esteri dell’Uganda, contattato a Kampala. “Prima di essere accettata questa proposta deve essere inclusa nei colloqui di pace a Juba, in Sud Sudan, dove riprenderanno gli incontri tra una delegazione del governo e una dei ribelli” aveva detto alla MISNA il vice-ministro riferendosi ai negoziati che riprenderanno la prossima settimana nel Sudan meridionale. La posizione del governo ugandese - che pur esprimendo apprezzamento per la proposta di tregua avanzata afferma che può essere accettata solo all’interno di un negoziato più ampio - è stata ribadita oggi anche dal ministro degli Interni ugandese Ruhakana Rugunda, che guida la delegazione del governo di Kampala a Juba.
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SUDAN 7/8/2006 10.59
DARFUR: CAPO RIBELLI A KHARTOUM PER NOMINA GOVERNATIVA Con un decreto firmato ieri dal presidente sudanese Omar Hassan el Beshir, Minni Minnawi - il capo del principale movimento ribelle attivo in Darfur, l’Esercito di liberazione del Sudan (Sla/m) – è diventato ufficialmente “assistente del presidente”: ricoprendo quella “quarta carica dello Stato” (come recitava anche l’accordo di pace sottoscritto a maggio e rifiutato da altri due gruppi armati anti-governativi) che in realtà era stata creata appositamente per Minnawi, visto che le iniziali richieste dei ribelli per una vicepresidenza non erano state accolte. L’insediamento del ribelle ai vertici delle Istituzioni sudanesi non è avvenuta però come ci si aspettava: la prevista cerimonia di sabato non si è svolta e anzi per poco Khartoum e Sla-m non sono arrivati a un nuova rottura. La mattina di sabato, infatti, una nota dello Sla-m annunciava l’annullamento della visita di Minnawi a Khartoum, accusando il governo di ostacolare l’accordo di pace e di non voler procedere alla nomina. La situazione si è risolta solo qualche ora più tardi con la firma da parte di Beshir del decreto che nominava Minnawi suo assistente. Il capo dell’ala maggioritaria dello Sla-m è arrivato solo ieri nella capitale sudanese e nelle prossime ore, non è ancora chiaro quando, dovrebbe partecipare alla cerimonia per il suo insediamento. Intanto un appello a sottoscrivere l’accordo firmato a maggio da Minnawi è stato lanciato dal presidente Abdoulaye Wade ai due gruppi che ancora non lo hanno fatto: la corrente minoritaria dello Sla-m che fa capo ad Abdelawhid Mohamed al-Nur e il Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (Jem), il più piccolo dei movimenti armati che nel 2003 si sollevarono contro Khartoum denunciandone soprusi e discriminazioni. Entrambi questi gruppi ritengono “inaccettabile” l’accordo presentato dai mediatori, dal momento che non ha accolto alcuna delle richieste avanzate: maggiore rappresentanza politica e militare dei gruppi originari del Darfur.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 7/8/2006 17.22
ELEZIONI: DA OGGI AFFISSI I PRIMI DATI AGGREGATI Verranno affissi oggi davanti ai centri dei compilazione, uffici in cui confluiscono i voti dei seggi, i primi dati relativi allo scrutinio delle elezioni presidenziali tenute in Repubblica democratica del Congo il 30 luglio scorso. Entro la fine della settimana, i vari centri di compilazione sparsi per il paese (e che hanno raccolto i conteggi di oltre 50.000 seggi) dovranno aver pubblicato i primi dati aggregati da quando si è votato. Il presidente della Commissione Elettorale (Cei), Apollinaire Malu Malu, ha spiegato che i risultati affissi conterranno la «totalità dei voti di ciascun candicato» e che « non dovranno essere confusi con risultati provvisori », invitando inoltre le parti a non fare annunci prematuri. Sono giorni ormai che la Commissione elettorale, alcune associazioni interne, ma soprattutto organismi e organi di controllo della comunità internazionale chiedono ai candidati, ai partiti, ma soprattutto ai media congolesi di non diffondere i dati raccolti dai rappresentanti delle varie formazioni politiche in lizza, nel timore che queste cifre possano accendere incidenti, disordini e polemiche. Seppur comprensibili, le preoccupazioni degli osservatori (in alcuni isolati casi espresse con toni eccessivi) hanno però causato malcontento in esponenti politici (i primi che si erano lanciati nel diffondere dati che ‘ovviamente’ li vedevano vincitori), ma soprattutto in molta gente comune. La MISNA in questi giorni ha ricevuto molte testimonianze di questa frustrazione. «Sono perplesso di fronte a questo fronte compatto di ingiunzioni nei confronti dei congolesi e dei loro media, privandoli del diritto di fare proiezioni su un’elezione che è stata definita democratica e trasparente » scrive un lettore. «I risultati degli scrutini sono stati affissi all’indomani del voto di fronte a ogni seggio del paese. Non abbiamo neanche il diritto di fare un semplice calcolo di addizione aritmetica. Qualcuno per caso pensa che tutti i congolesi siano analfabeti ?» gli fa eco un altro lettore di MISNA in Congo. «Per una volta rispettate la libertà dei congolesi» scrive un altro, riferendosi alla comunità internazionale, Europa in testa, che alcuni accusano di eccessiva intromissione. Non tutti però la pensano così : «Nessun partito, nemmeno quello più organizzato è stato in grado di garantire il monitoraggio di tutti i 49.746 seggi elettorali del paese, perciò la diffusione di dati parziali è solo una strumentalizzazione” ha detto alla MISNA padre Rigobert Minani, gesuita, responsabile del ‘Cadre de concertation de la société civile pour l’observation des elections’ (Cdce), il coordinamento di osservatori elettorali che riunisce 18 reti della società civile di tutto il Congo. “Qualsiasi trionfalismo da parte di chiunque è prematuro (…) I partiti hanno potuto prendere visione delle trascrizioni dei verbali pubblicate all’esterno di ogni seggio, ma non hanno avuto la capacità di raccogliere dati a livello nazionale, dai villaggi più sperduti alle zone isolate. La legge elettorale prevede che sia la Commissione elettorale indipendente (Cei) a indicare i risultati parziali. Non bisogna avere fretta” ha concluso Minani.
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#357 |
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 8/8/2006 8.49
ELEZIONI: “ORDINATE E REGOLARI” NEL BAS-FLEUVE PER OSSERVATORI ITALIANI Un clima generale di “ordine e regolarità, che ha soddisfatto nell’insieme i criteri di trasparenza del processo elettorale” ha caratterizzato il voto del 30 luglio – primo turno delle presidenziali e legislative parziali – nella regione del Bas-Fleuve, all’estremità occidentale dell’ex-Zaire, una zona non coperta dagli osservatori internazionali. Lo ha riferito in un documento inviato alla MISNA un piccolo gruppo di osservatori indipendenti italiani concludendo la loro missione, nata da un’iniziativa degli studenti dell’Università di Firenze col sostegno dell’organizzazione non governativa ‘Movimento Shalom’. Gli otto “osservatori di pace” hanno analizzato lo svolgimento dello scrutinio, lo spoglio delle schede, la compilazione dei dati e la loro trasmissione in 50 seggi dei comuni di Tshela e Lukula con un totale di 205.000 aventi diritto al voto iscritti. “Il tasso di affluenza può essere stimato tra il 60 e il 70%” ha detto alla MISNA il capo-missione Stefano d’Errico, sottolineando “il buon livello di preparazione e gli sforzi visibili degli addetti ai seggi elettorali nell’esercizio del loro lavoro”. L’alto tasso di analfabetismo degli abitanti non ha tuttavia sempre permesso il rispetto della segretezza del voto, mentre alcune insufficienze a livello amministrativo hanno provocato l’esclusione di osservatori nazionali privi di documenti di identificazione. Irregolarità comunque ritenute “minori”: “In tutte le fasi del processo elettorale le operazioni hanno dimostrato la determinazione del popolo congolese a costruire la pace” hanno scritto gli osservatori italiani nel loro rapporto trasmesso alla Commissione elettorale indipendente (Cei) e per conoscenza a una rappresentanza dell’Onu.
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SUDAN 8/8/2006 13.25
DARFUR: INSICUREZZA OPERATORI UMANITARI SENZA PRECEDENTI Sono otto gli operatori umanitari morti sul lavoro a luglio in Darfur, la regione occidentale sudanese teatro dal febbraio 2003 di scontri e violenze che hanno causato una grave crisi umanitaria. Lo hanno fatto sapere fonti delle Nazioni Unite, le quali hanno denunciato che sono stati uccisi più operatori umanitari nelle ultime due settimane che negli ultimi due anni. “Il livello di violenza a cui sono costretti a far fronte gli umanitari in Darfur non ha precedenti. Molti degli attacchi avvengono proprio mentre i cooperanti stanno lavorando per aiutare la popolazione” ha detto Manuel da Silva, coordinatore degli affari umanitari e vice-rappresentante del segretario generale dell’Onu in Sudan. “È completamente inaccettabile – ha continuato – tutte le parti devono rispettare la neutralità degli operatori umanitari. Se questa situazione prosegue, rischiamo di perdere tutto quello che siamo riusciti a ottenere negli anni passati”. Ma a preoccupare funzionari Onu e esponenti delle molte organizzazioni non governative (ong) attive in Darfur sono anche i numerosi attacchi, le rapine a mano armata, imboscate, sequestri e saccheggi registrati in maniera crescente negli ultimi mesi e che hanno portato alcune agenzie Onu e ong a sospendere le proprie attività o a ritirare il personale da aree specifiche. “La situazione si fa ancora più seria per il fatto che la capacità di operare delle organizzazione umanitarie viene sempre più ristretta, proprio in un momento in cui la popolazione ha un crescente bisogno di assistenza” ha aggiunto da Silva, riferendosi al riacutizzarsi della violenza e dei combattimenti in corso in alcune zone della vasta regione occidentale sudanese.
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#359 |
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SUDAN 8/8/2006 16.10
RIAPRONO I NEGOZIATI AD ASMARA PER LA PACE NELL’EST É in corso ad Asmara, capitale eritrea, il secondo incontro negoziale tra i rappresentanti del governo sudanese e la delegazioni dei ribelli dell’est, riuniti nel ‘Fronte Orientale’. Iniziata ieri sera tardi, la riunione è cominciata con una ‘sessione aperta’ tenutasi nella notte, mentre l’agenda odierna prevede si discuta della distribuzione delle risorse nelle regioni del Sudan orientale. Fissati inizialmente per il 31 luglio, i colloqui erano stati rimandati per ampliare le consultazioni cui partecipa l’Eritrea nel ruolo di mediatore. Miniere d’oro e soprattutto la gestione del porto di Port Sudan, l’unico del paese attraverso il quale partono le esportazioni petrolifere, sono le principali ricchezze della regione, che resta per altro molto povera, da cui le minoranze locali dei Beja e dei Rashaida si sento escluse. Il 20 giugno scorso è stato firmato ad Asmara un accordo di cessate-il-fuoco che ha dato il via al processo di pace per porre fine alla ribellione che dura da circa dieci anni, con intensità alterna.
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#360 |
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UGANDA 8/8/2006 16.41
RIPRESI A JUBA COLLOQUI GOVERNO-RIBELLI LRA “I colloqui sono ripresi come da programma”: lo hanno detto poco fa alla MISNA fonti della Comunità di Sant’Egidio contattate a Juba, capitale del Sud Sudan, dove è stato riaperto il negoziato tra il governo di Kampala e i ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lord’s resistance army, Lra), sotto l’egida delle autorità locali. Alcune agenzie di stampa internazionali avevano invece pubblicato nel pomeriggio la notizia del rifiuto dei ribelli a proseguire il dialogo, citando il portavoce della delegazione dei negoziatori dello Lra, Obonyo Olweni. “Confermiamo che tutto procede come previsto; già ieri, nonostante alcuni problemi logistici le consultazioni erano state riavviate. L’intenzione è quella di affrontare domani l’argomento del cessate-il-fuoco tecnico” hanno aggiunto le stesse fonti della Comunità, coinvolta in qualità di mediatrice nei colloqui di Juba. Venerdì scorso i ribelli del nord Uganda avevano proclamato unilateralmente una sospensione delle ostilità, argomento al vaglio del governo che intende integrarlo in un accordo più ampio, “verificabile ed effettivo”, come aveva detto già ieri Robert Kabushenga, portavoce dell’esecutivo; Kabushenga si è anche detto ottimista sulla firma di un’intesa entro la data-limite del 12 settembre posta da Kampala.
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