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Old 27-03-2009, 00:06   #82201
miciopazzo198x
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Old 27-03-2009, 07:26   #82202
FA.Picard
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Old 27-03-2009, 07:36   #82203
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Città: Milano ANNI 50.... nel Bronx S.leonardo-Gallaratese-QuartoGGiaro... se vuoi proprio.. be allora ti infilo lo stuzzicadente con l'attack nel citofono alle 3 del mattino....GOBBO E BIANCONERO FINO AL MIDOLLO
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Old 27-03-2009, 07:57   #82204
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wow sei vivo pensavo ti fossi sparato per la schedina persa per il gol del Napoli annullato
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Old 27-03-2009, 08:07   #82205
jimmywarsall
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Old 27-03-2009, 08:10   #82206
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Old 27-03-2009, 08:10   #82207
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Old 27-03-2009, 08:15   #82208
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Old 27-03-2009, 08:17   #82209
alex10
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D'ONOFRIO: "Svolta a Napoli, ora gli scudetti vanno restituiti alla Juve"

Martedì Teresa Casoria, presidente della giuria, ha escluso la Juventus dal processo di Calciopoli: essendo un procedimento soltanto penale, il dibattimento riguarderà esclusivamente le responsabilità individuali dei singoli soggetti coinvolti e non quella oggettiva attribuibile al club bianconero. La Juventus esce così di scena: non ci potrà essere nei suoi riguardi alcuna delle richieste risarcitorie avanzate da club, associazioni di consumatori o privati cittadini. L’avvocato Paco D’onofrio ha mandato il suo parere su questa vicenda al quotidiano torinese Tuttosport. «Non può non sottolinearsi che al momento, sulla base di quanto deciso dal collegio partenopeo, non è dato rinvenire alcun profilo di responsabilità del club bianconero, che, quindi, esce dall’agone processuale. Gli scudetti revocati alla Juventus andrebbero riassegnati, quale effetto reversibile (ormai la retrocessione in serie B è stata effettivamente espiata) di una pronuncia della giustizia sportiva che si è fondata su un erroneo presupposto di fatto. Si ricorderà, infatti, che l’accanimento sanzionatorio della Figc nei confronti della società bianco*nera si spinse oltre la semplice attribuzione di punti di squalifica (come per le altre tre squadre coinvolte), ma si decise di retrocedere la squadra appena di*venuta Campione d’Italia, revocandole anche lo scudetto conquistato nel corso di un campionato non sottoposto ad procedimento di*sciplinare! Per il solo primo esito processuale napoletano, la Juventus sarebbe legittimata a chiedere la revisione del processo sportivo, chiedendo la rassegnazione degli scudetti illegittimamente revocati (effetto ancora reversibile), quale atto moralmente doveroso nei confronti dei tifosi che ancora si interrogano sulla rinuncia al ricorso al Tar e giuridicamente doveroso nei confronti dei piccoli azionisti che hanno sofferto l’andamento al ribasso del titolo, per le note vicende».


Gisto caxxo giusto ....
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Old 27-03-2009, 08:22   #82210
domthewizard
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bonjour

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Juventus Giovinco show in allenamento
Gio 26 Mar, 06:09 PM



Applausi per Giovinco in partitella. Prima un assist smarcante alla cieca per il gol di Iago, poi una rete di tacco al volo, su assist di Zanetti. All'uscita dal campo Camoranesi gli ha chiesto scherzosamente la maglia.
Solo palestra per Nedved e Chimenti, Manninger ha fatto mezz'ora di differenziato, il preparatore dei portieri Pellizzaro ha lavorato con Pinsoglio e Nocchi.


che gruppo
cioè, il nostro Swarowsky?

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"Juve su vice-Nedved,ma Cassano..."Cobolli: "Crisi? Io non ho l'autista"


Campionato e mercato. Sono questi i temi che stanno più a cuore a Giovanni Cobolli Gigli. "La Juve ha il 30% di possibilità di vincere lo scudetto. Sono ridotte, ma ci crediamo. Cassano? Nulla è impossibile, è un buon giocatore, ma noi vogliamo sostituire Nedved. Nessuno però ha le sue caratteristiche", ha detto il presidente bianconero. Poi, parlando di crisi, una battuta: "E' banale, ma mi avete mai visto arrivare con un autista?".

Per il futuro "ci saranno movimenti di assestamento, ma non partenze importanti. Che venga fuori un grande nome è certo, continuiamo a discuterne per fare la scelta giusta. Nomi non intendiamo farne, ma anche Blanc ha ripetuto che il nostro primo problema e' trovare un degno sostituto di Nedved".

Del Piero e Ranieri? "Del Piero ha ancora da vincere questo scudetto, se ce la fa, la Champions dell'anno prossimo, andare ai Mondiali. Insomma, c'è tanta strada. Per il resto, sicuramente avanti con Ranieri''.

Discorso scudetto. Cobolli Gigli sa che servirebbe un miracolo e che molto dipenderà dalla sfida con l'Inter all'Olimpico di metà aprile: "Teniamo conto che abbiamo lo scontro diretto in casa che dobbiamo vincere e che può far aumentare quel 30%''.

Inevitabile parlare di soldi in questo periodo: "La Juve quest'anno pareggerà i suoi conti grazia agli ottavi di Champions, che è importante anche dal punto di vista economico oltre che sportivo. Tutte le società devono guardare all'equilibrio tra ricavi e costi. Faccio un piccolo esempio: mi avete mai visto venire con un autista? Io guido la macchina per i fatti miei. E' solo un segnale dello stile che vogliamo tenere".

Ma come giudica la Juventus la vicenda Ibrahimovic-Inter? "Ibrahimovic chiede ciò che pensa di meritare. Di quello che succede leggo fra le righe dei giornali, sicuramente ho potuto constatare che Ibrahimovic è un grande campione, un ragazzo con un carattere molto forte e determinato. Riportarlo a Torino? Nella vita bisogna guardare avanti''.
bravo cobollo
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(cit.)
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Old 27-03-2009, 08:24   #82211
alex10
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ALEX DEL PIERO NON MOLLA: "IL MIO EREDE PUO' ATTENDERE"



Il capitano bianconero si confessa in una lunga intervista concessa a "Repubblica": l'infanzia, i sogni, le vittorie, le paure. Tanta voglia di vincere e nessun turbamento dalle voci di mercato.


La stanza è tutta bianca. Alessandro Del Piero vi entra sorridendo, con un giocattolo in mano: un taglia erba di plastica. Un bimbo piccolo, un altro in arrivo, un papà che ha solo voglia di giocare. Ed è da laggiù che si parte.
C'è questo bambino, avrà sette, otto anni e si chiama Alessandro.
Te lo ricordi? Cosa sta facendo?
"Sta pensando al pallone. Lo sport mi è sempre piaciuto, giocavo un po' a basket, a tennis senza maestro, però lo sport era il calcio e basta. Una passione irrefrenabile. Ero a scuola e pensavo alla palla, mangiavo con la palla e poi via, fuori".
Chissà che contenti, mamma e papà.
"Sono stati fantastici perché non mi hanno mai forzato né gasato. È quello l'errore grande. Il comportamento dei genitori è decisivo, per i figli sportivi. Io avevo anche l'esempio di mio fratello Stefano, più grande: era alla Samp, nella Primavera, con Lippi. Lui l'ha visto prima di me".
Cosa succedeva, nel tuo cortile?
"Spesso giocavo da solo: serve tanta immaginazione. Ero un campione della Juve, passavo la palla a Cabrini, a Tardelli, a Scirea, duettavo con Platini".
Uno scoop: Del Piero e Platini insieme.
"E la mia Juve del cortile era anche piena di stranieri: oggi Maradona, domani Van Basten, dopodomani Zico o Gullit".
E tu, lì il mezzo?
"Io facevo gol".
Ce l'hai il primo ricordo col pallone?
"Il primo torneo con una vera divisa, gialla e blu: scuola Comunale di Saccon. Il gialloblù era anche il colore del Conegliano. Le magliette tutte identiche vogliono dire squadra. Quel torneo lo perdemmo in finale ai rigori, vabbè, succede, non sarebbe neanche stata l'unica volta".
Com'era la vita al paese, nella provincia veneta?
"Semplice, ordinata. I ritmi regolari. Le famiglie, tutte, consideravano la scuola come la cosa più importante. La gente si scambiava favori, ricordo tanta solidarietà. Oggi si pensa che una persona buona sia una persona fessa, invece la bontà è fondamentale. In città è più difficile, altri ritmi, tutti cercano sempre il "di più". C'è confusione".
Sei andato via di casa a tredici anni: lacrime?
"No, ero affascinato, stavo al Padova, era un'altra dimensione: necessaria, per provare ad essere davvero un calciatore. Però il primo anno è stato difficile, io sono un ragazzo timido, ancora adesso lo sono. Si viveva in quattordici dentro una stanza, il pranzo arrivava scotto dalla mensa, al ritorno dalla scuola era immangiabile: però, così cresci. Ero il più piccolo, di età e di corporatura: poi, oddio, non sono diventato Shaquille O'Neal però mi difendo. L'inizio, devo dire, fu un po' traumatico".
Mai pensato di tornare dalla mamma?
"Io no, ma il Padova aveva una mezza idea. Dopo quel primo anno, forse si aspettavano di più. Ora sono contento di essere rimasto".
Quando ti sei accorto di essere Del Piero?
"Giocando con la prima squadra del Padova dove affrontavo gente come Albertini, Di Livio, Benarrivo, Galderisi. Mi misuravo con loro, e c'ero. Una cosa del genere accadde durante il primo ritiro con la Juventus: se mi danno un po' di tempo, pensai, ne caverò qualcosa di decente".
Credi di essere stato un buon figlio?
"Un buon figlio, sì, direi di sì. Mia mamma ricorda di quando andavo a prendere il treno e si raccomandava, "stai vicino alle altre persone, fai attenzione". Dovevo cambiare a Mestre, aspettavo la coincidenza anche trenta, quaranta minuti. Poi, mamma e papà vennero a trovarmi a Padova, e io: "Occhio al cambio di binario a Mestre". Ecco, mia mamma dice che in quel momento capì che ero diventato grande. Succede quando sono i figli a preoccuparsi per i genitori, e non viceversa".
Invece come ti senti, da padre?
"Beh, non è un mondo facile, anche se i miei figli avranno dei vantaggi. Però cercherò di insegnargli che la pagnotta bisogna guadagnarla".
Un'esperienza personale?
"Sono fiero di mio padre che si spaccò la schiena come elettricista, e di mia madre che avrà lavato per terra in tutte le case di Conegliano. Sono strafelice di avere avuto quell'infanzia, dove i desideri erano in rapporto alle possibilità, mai di più. E quando cominciava a venire il bel tempo, come adesso, si usciva nei prati, si faceva la casetta sull'albero, si rubavano le ciliegie e le pannocchie, c'era sempre il benedetto pallone. Bellissimo".
A cosa pensi quando senti la parola crisi?
"Anche se sono diventato ricco, l'approccio alla vita credo sia il medesimo. I soldi risolvono un bel po' di problemi pratici, però conosco un sacco di ricchi tristi, anche nel calcio e non è retorica: è la verità. In questo mondo c'è solitudine, a volte depressione. Siamo persone con dei sentimenti, persone anche fragili. Vedo gente che ha doni e li spreca, e si butta via".
C'è mai l'esigenza di staccare?
"Spessissimo, lo esigo: non posso sempre essere Alex Del Piero, il numero 10 della Juve. Bisogna pensare alla vita quotidiana, al futuro, anche se davvero non riesco a vedermi tra dieci, vent'anni".
Tu sei una specie di reperto fossile, un giocatore-bandiera.
"Felice di esserlo stato, nessun rimpianto anche se resta il fascino del Real Madrid, del Manchester United, cioè dei campionati stranieri in cui non ho giocato e non giocherò mai".
E in nazionale giocherai ancora?
"Lippi è stato molto chiaro, adesso ha necessità di vedere altri, da me si aspetta che giochi e faccia bene. Ho assorbito la cosa, non la vivo come un problema e neanche come una perdita definitiva: almeno, Lippi non me l'ha trasmesso".
Pensi che la Juve abbia scelto il tuo erede? Che succede se veramente arriva Cassano?
"Senza offesa, la mia vita calcistica non teme l'arrivo di Cassano e di nessun altro. Comunque, non vedo concorrenza spietata: abbiamo ruoli diversi e potremmo benissimo coesistere. Finché arrivano i campioni, tutto a posto".
E le vittorie, quando arrivano?
"Ecco, ne ho proprio bisogno. In queste tre stagioni è successo tutto ed è ora di rivincere qualcosa. Io penso che quest'anno una vittoria ci scapperà. Se l'Inter rallenta, noi ci saremo".
Quale partita vorresti rigiocare?
"Una delle tre finali perse di Champions, una a caso. E magari la finale dell'Europeo 2000".
Tu sei appassionato di calcio inglese e basket americano: cos'hanno, più di noi?
"In Inghilterra è tremendamente bello andare allo stadio, persino i colori delle maglie brillano di più. E gli americani sono spettacolo puro, forse condito da troppo contorno e troppa tivù. Poi, è chiaro che la passione latina è qualcosa di fenomenale: servirebbe un mix, ma con più attenzione alla bellezza da parte nostra. Da noi, nessuna moviola ripete le dieci azioni migliori della domenica, solo i mancati rigori o i fuorigioco".
Cosa significa essere un modello per tanti bambini?
"Una responsabilità, però di quelle belle. Ne sono fiero, e so di maneggiare un materiale delicato. Perciò provo a mordermi la lingua, qualche volta, e mantenere il controllo: lo stress offusca la mente".
Chi è, oggi, Alessandro Del Piero?
"Un professionista del calcio che ama tutto lo sport, si prepara bene e cerca di impegnarsi. Spero di essere anche una persona seria che ha avuto un dono, una grande fortuna e lo sa: per questo, ogni giorno prova a meritarla".
È pesante essere una star?
"Quando arriva uno all'aeroporto e ti fa il ganascino, sì. O quando sei al ristorante e ti tirano una foto sul piatto per l'autografo dicendo "dài, firma che non è neanche per me". Poi, viene il giorno in cui capisci che c'è sempre qualcuno più Del Piero di te: a me è successo quando ho conosciuto Bono. Ero paralizzato dall'emozione, non riuscii neanche a parlargli. Poi siamo diventati amici. Dopo Chelsea-Juve è sceso negli spogliatoi insieme agli U2: Tiago e Molinaro erano impietriti. Se non intervengo io, non gli stringono neppure la mano".


Beh ... che Tiago sia impietrito non è una novità .....

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domthewizard
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D'ONOFRIO: "Svolta a Napoli, ora gli scudetti vanno restituiti alla Juve"

Martedì Teresa Casoria, presidente della giuria, ha escluso la Juventus dal processo di Calciopoli: essendo un procedimento soltanto penale, il dibattimento riguarderà esclusivamente le responsabilità individuali dei singoli soggetti coinvolti e non quella oggettiva attribuibile al club bianconero. La Juventus esce così di scena: non ci potrà essere nei suoi riguardi alcuna delle richieste risarcitorie avanzate da club, associazioni di consumatori o privati cittadini. L’avvocato Paco D’onofrio ha mandato il suo parere su questa vicenda al quotidiano torinese Tuttosport. «Non può non sottolinearsi che al momento, sulla base di quanto deciso dal collegio partenopeo, non è dato rinvenire alcun profilo di responsabilità del club bianconero, che, quindi, esce dall’agone processuale. Gli scudetti revocati alla Juventus andrebbero riassegnati, quale effetto reversibile (ormai la retrocessione in serie B è stata effettivamente espiata) di una pronuncia della giustizia sportiva che si è fondata su un erroneo presupposto di fatto. Si ricorderà, infatti, che l’accanimento sanzionatorio della Figc nei confronti della società bianco*nera si spinse oltre la semplice attribuzione di punti di squalifica (come per le altre tre squadre coinvolte), ma si decise di retrocedere la squadra appena di*venuta Campione d’Italia, revocandole anche lo scudetto conquistato nel corso di un campionato non sottoposto ad procedimento di*sciplinare! Per il solo primo esito processuale napoletano, la Juventus sarebbe legittimata a chiedere la revisione del processo sportivo, chiedendo la rassegnazione degli scudetti illegittimamente revocati (effetto ancora reversibile), quale atto moralmente doveroso nei confronti dei tifosi che ancora si interrogano sulla rinuncia al ricorso al Tar e giuridicamente doveroso nei confronti dei piccoli azionisti che hanno sofferto l’andamento al ribasso del titolo, per le note vicende».


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D'ONOFRIO: "Svolta a Napoli, ora gli scudetti vanno restituiti alla Juve"

Martedì Teresa Casoria, presidente della giuria, ha escluso la Juventus dal processo di Calciopoli: essendo un procedimento soltanto penale, il dibattimento riguarderà esclusivamente le responsabilità individuali dei singoli soggetti coinvolti e non quella oggettiva attribuibile al club bianconero. La Juventus esce così di scena: non ci potrà essere nei suoi riguardi alcuna delle richieste risarcitorie avanzate da club, associazioni di consumatori o privati cittadini. L’avvocato Paco D’onofrio ha mandato il suo parere su questa vicenda al quotidiano torinese Tuttosport. «Non può non sottolinearsi che al momento, sulla base di quanto deciso dal collegio partenopeo, non è dato rinvenire alcun profilo di responsabilità del club bianconero, che, quindi, esce dall’agone processuale. Gli scudetti revocati alla Juventus andrebbero riassegnati, quale effetto reversibile (ormai la retrocessione in serie B è stata effettivamente espiata) di una pronuncia della giustizia sportiva che si è fondata su un erroneo presupposto di fatto. Si ricorderà, infatti, che l’accanimento sanzionatorio della Figc nei confronti della società bianco*nera si spinse oltre la semplice attribuzione di punti di squalifica (come per le altre tre squadre coinvolte), ma si decise di retrocedere la squadra appena di*venuta Campione d’Italia, revocandole anche lo scudetto conquistato nel corso di un campionato non sottoposto ad procedimento di*sciplinare! Per il solo primo esito processuale napoletano, la Juventus sarebbe legittimata a chiedere la revisione del processo sportivo, chiedendo la rassegnazione degli scudetti illegittimamente revocati (effetto ancora reversibile), quale atto moralmente doveroso nei confronti dei tifosi che ancora si interrogano sulla rinuncia al ricorso al Tar e giuridicamente doveroso nei confronti dei piccoli azionisti che hanno sofferto l’andamento al ribasso del titolo, per le note vicende».


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ma i giornalai ne parlano? ...
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ma i giornalai ne parlano? ...
ovviamente no, altrimenti perdono la fornitura annuale gratis di benzina/diesel per le loro auto
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ALEX DEL PIERO NON MOLLA: "IL MIO EREDE PUO' ATTENDERE"



Il capitano bianconero si confessa in una lunga intervista concessa a "Repubblica": l'infanzia, i sogni, le vittorie, le paure. Tanta voglia di vincere e nessun turbamento dalle voci di mercato.


La stanza è tutta bianca. Alessandro Del Piero vi entra sorridendo, con un giocattolo in mano: un taglia erba di plastica. Un bimbo piccolo, un altro in arrivo, un papà che ha solo voglia di giocare. Ed è da laggiù che si parte.
C'è questo bambino, avrà sette, otto anni e si chiama Alessandro.
Te lo ricordi? Cosa sta facendo?
"Sta pensando al pallone. Lo sport mi è sempre piaciuto, giocavo un po' a basket, a tennis senza maestro, però lo sport era il calcio e basta. Una passione irrefrenabile. Ero a scuola e pensavo alla palla, mangiavo con la palla e poi via, fuori".
Chissà che contenti, mamma e papà.
"Sono stati fantastici perché non mi hanno mai forzato né gasato. È quello l'errore grande. Il comportamento dei genitori è decisivo, per i figli sportivi. Io avevo anche l'esempio di mio fratello Stefano, più grande: era alla Samp, nella Primavera, con Lippi. Lui l'ha visto prima di me".
Cosa succedeva, nel tuo cortile?
"Spesso giocavo da solo: serve tanta immaginazione. Ero un campione della Juve, passavo la palla a Cabrini, a Tardelli, a Scirea, duettavo con Platini".
Uno scoop: Del Piero e Platini insieme.
"E la mia Juve del cortile era anche piena di stranieri: oggi Maradona, domani Van Basten, dopodomani Zico o Gullit".
E tu, lì il mezzo?
"Io facevo gol".
Ce l'hai il primo ricordo col pallone?
"Il primo torneo con una vera divisa, gialla e blu: scuola Comunale di Saccon. Il gialloblù era anche il colore del Conegliano. Le magliette tutte identiche vogliono dire squadra. Quel torneo lo perdemmo in finale ai rigori, vabbè, succede, non sarebbe neanche stata l'unica volta".
Com'era la vita al paese, nella provincia veneta?
"Semplice, ordinata. I ritmi regolari. Le famiglie, tutte, consideravano la scuola come la cosa più importante. La gente si scambiava favori, ricordo tanta solidarietà. Oggi si pensa che una persona buona sia una persona fessa, invece la bontà è fondamentale. In città è più difficile, altri ritmi, tutti cercano sempre il "di più". C'è confusione".
Sei andato via di casa a tredici anni: lacrime?
"No, ero affascinato, stavo al Padova, era un'altra dimensione: necessaria, per provare ad essere davvero un calciatore. Però il primo anno è stato difficile, io sono un ragazzo timido, ancora adesso lo sono. Si viveva in quattordici dentro una stanza, il pranzo arrivava scotto dalla mensa, al ritorno dalla scuola era immangiabile: però, così cresci. Ero il più piccolo, di età e di corporatura: poi, oddio, non sono diventato Shaquille O'Neal però mi difendo. L'inizio, devo dire, fu un po' traumatico".
Mai pensato di tornare dalla mamma?
"Io no, ma il Padova aveva una mezza idea. Dopo quel primo anno, forse si aspettavano di più. Ora sono contento di essere rimasto".
Quando ti sei accorto di essere Del Piero?
"Giocando con la prima squadra del Padova dove affrontavo gente come Albertini, Di Livio, Benarrivo, Galderisi. Mi misuravo con loro, e c'ero. Una cosa del genere accadde durante il primo ritiro con la Juventus: se mi danno un po' di tempo, pensai, ne caverò qualcosa di decente".
Credi di essere stato un buon figlio?
"Un buon figlio, sì, direi di sì. Mia mamma ricorda di quando andavo a prendere il treno e si raccomandava, "stai vicino alle altre persone, fai attenzione". Dovevo cambiare a Mestre, aspettavo la coincidenza anche trenta, quaranta minuti. Poi, mamma e papà vennero a trovarmi a Padova, e io: "Occhio al cambio di binario a Mestre". Ecco, mia mamma dice che in quel momento capì che ero diventato grande. Succede quando sono i figli a preoccuparsi per i genitori, e non viceversa".
Invece come ti senti, da padre?
"Beh, non è un mondo facile, anche se i miei figli avranno dei vantaggi. Però cercherò di insegnargli che la pagnotta bisogna guadagnarla".
Un'esperienza personale?
"Sono fiero di mio padre che si spaccò la schiena come elettricista, e di mia madre che avrà lavato per terra in tutte le case di Conegliano. Sono strafelice di avere avuto quell'infanzia, dove i desideri erano in rapporto alle possibilità, mai di più. E quando cominciava a venire il bel tempo, come adesso, si usciva nei prati, si faceva la casetta sull'albero, si rubavano le ciliegie e le pannocchie, c'era sempre il benedetto pallone. Bellissimo".
A cosa pensi quando senti la parola crisi?
"Anche se sono diventato ricco, l'approccio alla vita credo sia il medesimo. I soldi risolvono un bel po' di problemi pratici, però conosco un sacco di ricchi tristi, anche nel calcio e non è retorica: è la verità. In questo mondo c'è solitudine, a volte depressione. Siamo persone con dei sentimenti, persone anche fragili. Vedo gente che ha doni e li spreca, e si butta via".
C'è mai l'esigenza di staccare?
"Spessissimo, lo esigo: non posso sempre essere Alex Del Piero, il numero 10 della Juve. Bisogna pensare alla vita quotidiana, al futuro, anche se davvero non riesco a vedermi tra dieci, vent'anni".
Tu sei una specie di reperto fossile, un giocatore-bandiera.
"Felice di esserlo stato, nessun rimpianto anche se resta il fascino del Real Madrid, del Manchester United, cioè dei campionati stranieri in cui non ho giocato e non giocherò mai".
E in nazionale giocherai ancora?
"Lippi è stato molto chiaro, adesso ha necessità di vedere altri, da me si aspetta che giochi e faccia bene. Ho assorbito la cosa, non la vivo come un problema e neanche come una perdita definitiva: almeno, Lippi non me l'ha trasmesso".
Pensi che la Juve abbia scelto il tuo erede? Che succede se veramente arriva Cassano?
"Senza offesa, la mia vita calcistica non teme l'arrivo di Cassano e di nessun altro. Comunque, non vedo concorrenza spietata: abbiamo ruoli diversi e potremmo benissimo coesistere. Finché arrivano i campioni, tutto a posto".
E le vittorie, quando arrivano?
"Ecco, ne ho proprio bisogno. In queste tre stagioni è successo tutto ed è ora di rivincere qualcosa. Io penso che quest'anno una vittoria ci scapperà. Se l'Inter rallenta, noi ci saremo".
Quale partita vorresti rigiocare?
"Una delle tre finali perse di Champions, una a caso. E magari la finale dell'Europeo 2000".
Tu sei appassionato di calcio inglese e basket americano: cos'hanno, più di noi?
"In Inghilterra è tremendamente bello andare allo stadio, persino i colori delle maglie brillano di più. E gli americani sono spettacolo puro, forse condito da troppo contorno e troppa tivù. Poi, è chiaro che la passione latina è qualcosa di fenomenale: servirebbe un mix, ma con più attenzione alla bellezza da parte nostra. Da noi, nessuna moviola ripete le dieci azioni migliori della domenica, solo i mancati rigori o i fuorigioco".
Cosa significa essere un modello per tanti bambini?
"Una responsabilità, però di quelle belle. Ne sono fiero, e so di maneggiare un materiale delicato. Perciò provo a mordermi la lingua, qualche volta, e mantenere il controllo: lo stress offusca la mente".
Chi è, oggi, Alessandro Del Piero?
"Un professionista del calcio che ama tutto lo sport, si prepara bene e cerca di impegnarsi. Spero di essere anche una persona seria che ha avuto un dono, una grande fortuna e lo sa: per questo, ogni giorno prova a meritarla".
È pesante essere una star?
"Quando arriva uno all'aeroporto e ti fa il ganascino, sì. O quando sei al ristorante e ti tirano una foto sul piatto per l'autografo dicendo "dài, firma che non è neanche per me". Poi, viene il giorno in cui capisci che c'è sempre qualcuno più Del Piero di te: a me è successo quando ho conosciuto Bono. Ero paralizzato dall'emozione, non riuscii neanche a parlargli. Poi siamo diventati amici. Dopo Chelsea-Juve è sceso negli spogliatoi insieme agli U2: Tiago e Molinaro erano impietriti. Se non intervengo io, non gli stringono neppure la mano".


Beh ... che Tiago sia impietrito non è una novità .....



Vogliamo Alex ALMENO fino ai 40 anni... ALMENO



Ultima modifica di jimmywarsall : 27-03-2009 alle 08:43.
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Old 27-03-2009, 08:33   #82216
jimmywarsall
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Old 27-03-2009, 08:36   #82217
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Cosa succedeva, nel tuo cortile?
"Spesso giocavo da solo: serve tanta immaginazione. Ero un campione della Juve, passavo la palla a Cabrini, a Tardelli, a Scirea, duettavo con Platini".




Capitanooooo
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Cosa succedeva, nel tuo cortile?
"Spesso giocavo da solo: serve tanta immaginazione. Ero un campione della Juve, passavo la palla a Cabrini, a Tardelli, a Scirea, duettavo con Platini".
Cacchio pure io duettavo con Platini... dove avrò sbagliato?
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C'è solo un Capitano

Un uomo vero

Un Campione con la "C" maiuscola.

Dentro e fuori dal campo.

Simbolo della nostra squadra.

Pilastro della nostra storia

Miglior juventino di tutti i tempi.

Esempio per i giovani.

Grazie di esistere Capitano.
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Old 27-03-2009, 08:50   #82220
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Cacchio pure io duettavo con Platini... dove avrò sbagliato?
I tuoi duetti () con Platinì non c'entravano col calcio

Lì hai sbagliato
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