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Il Mancato Duopolio Rai Mediaset[post lungo e noioso]
Quote:
Sappiamo che i ricavi pubblicitari sono il prezzo chiesto dai media in cambio della possibilità di comunicare con i consumatori: i media offrono lo spazio di trasmissione, i pubblicitari lo domandano.
E ricordiamo, fin dai tempi di scuola, che il rapporto fra offerta e domanda può dare luogo a equilibri diversi (fra prezzo, ricavi, produzione e guadagno) a seconda che sia in vigore:
1) la concorrenza perfetta, in cui molti sono quelli che offrono;
2) la concorrenza oligopolistica, quando a offrire sono in pochi;
3) il monopolio, quando chi offre è uno solo.
Quale è, fra questi, il modello che meglio esprime la situazione del mercato italiano?
Possiamo scartare, senza stare a pensarci su, il modello della concorrenza più o meno perfetta, che postula la esi¬stenza di tante piccole imprese in concorrenza tra loro.
Le 700 tv "minori" che popolano il panorama italiano non influiscono sulla configurazione del mercato secondo l'uno 0 l'altro modello.
Non costituiscono infatti una alternativa a RAI e Mediaset e sono ben lungi dall'avviamento produtti¬vo e editoriale che sarebbe richiesto per svolgere un ruolo più rilevante.
Il monopolio, è stato superato alla fine degli anni '70, quando nacquero le tv private.
E dunque non resta che concentrare l'esame sull'unico modello che resta, e cioè sull'oligopolio, che sembra calzare particolarmente a pennello all'Italia, dove sulla esistenza del Duopolio (la forma più semplice di oligopolio) fra RAI e Mediaset tutti sarebbero disposti a scommettere anche la vita dei propri figli.
Secondo dottrina i requisiti di esistenza, dell'Oligopolio/Duopolio sono:
1) OmeoEteropolio circolare di chi vende;
2) Omeopsonio Atomistico di chi acquista;
3) Marginalità Dei Terzi;
4) Principio Di Indeterminazione.
Vediamo se secondo dottrina questi principi sono realizzati:
1)OmeoEteropolio circolare di chi vende
Gli oligopolisti possono essere :
a) Omeo
b) Etero
a seconda che vendano merci:
1) Uguali
2) Non del tutto identiche.
L'attributo “Circolare" sta a dire semplicemente che i veri oligopolisti si comportano allo stesso modo con tutti i clienti che hanno intorno.
Nel caso RAI-Mediaset le condizioni di dottrina effettivamente si verificano perché la merce venduta è :
a) omeo,
b) tutt'al più simile,
c) Clienti non subiscono Discriminazioni.
Rai e Mediaset infatti, vendono contatti pubblicitari. Che questi siano la merce televisiva è noto, anche se l'attenzione dei commentatori tende a cogliere piuttosto il fenomeno degli "ascolti". Tuttavia l'ascolto non è sotto l'aspetto commerciale, il fine della programmazione, ma solo il mezzo per realizzare i contatti pubblicitari. Ed è proprio nel mercato dei contatti pubblicitari che le due aziende si rivelano omeo, consentendoci così di parlare di duopolio.
Se invece, come gli omologhi inglesi ITV e BBC, l'una vendesse pubblicità e l'altra se ne guardasse, non ci sarebbe duopolio' ma la semplice convivenza di due offerte di programmazione finanziate diversamente: in competizione verso gli ascoltatori, per averne di più, ma non verso gli investitori pubblícítarí, per contenderne il denaro. Vendendo ambedue contatti pubblicitari non c'è dubbio, per contro, che RAI e Mediaset trattino la stessa merce, e dunque siano omeopoli, tanto più che i contatti forniti dall'uno sono qualitativamente intercambiabili con quelli forniti dall'altro.
Come detto quindi questo principio è realizzato.
2)Omeopsonio Atomistico di chi acquista
L'omeopsono (dal greco colui che acquista) atomistico postula che tutti i compratori si intendano di ciò che acquistano e che compiano le loro scelte in libertà.
Grazie al'auditel , gli investitori pubblicitari , riescono a conoscere realmente quanto vale uno spazio pubblicitario e lo acquistano in assolutà libertà.
Anche in questo caso quindi il pricipio è realizzato.
3) Marginalità dei terzi
I terzi esterni a Rai e Mediaset (reti private) non influiscono minimamente sugli assetti.
Principio assolutamente soddsfatto
4) Principio di Indeterminazione
E cioè il fatto che i protagonisti nel mercato non debbono sentirsi sicuri di quanto può accadere nel medesimo.
Non è difficile capire perché 1'indetermínazione è richiesta, dalla dottrina, agli oligo-duopolisti, e non in altre configurazioni di mercato. Se in un'altra vita vi foste incarnati in un piccolo produttore di grano, in mezzo a tanti altri piccoli come voi e senza nessun gigante fra i piedi, non sareste un oligopolista ma un "concorrente perfetto": il mercato vi direbbe il prezzo della merce e non potreste farci niente; se anche smetteste di produrre nessuno se ne accorgerebbe; non vi resterebbe che essere molto efficienti nell'arare, seminare, irrigare e, infine, mietere, in maniera da guadagnare il più possibile, grazie ai bassi costi. Non soffrireste di nessuna indeterminazione circa il da farsi perché avreste solo il problema di riuscirci.
Ma la minacciosa indeterminazione starebbe lontana da voi anche nel caso, per voi più fortunato, che vi fosse toccato in sorte di essere un monopolista, ad esempio del servizio telefonico (ogni paese europeo ne aveva uno fino a poco fa) nel periodo in cui l'unica azienda nazionale decideva quasi tutto, dalla quantità di allacci al prezzo delle chiamate, e poteva conseguentemente star certa che nessuno le avrebbe insidiato la clientela.
Anche in questo caso, essendo voi, da buon monopolista, a decidere tutto, avreste saputo benissimo cosa fare, per sfruttare al meglio gli indifesi consumatori, senza che ci fosse nulla di indeterminato da chiarire prima di compiere ogni scelta.
Se però il destino avesse fatto di voi un oligo-duopolista, non avreste potuto decidere tutto in solitudine, e nella vostra testa si sarebbero affollati una quantità di interrogativi: quanti clienti punta a conquistare l'odiato rivale? A quale prezzo venderà?; Come difenderò la quota di mercato? Come posso aumentarla diminuendo quella dell'antagonista? E, a proposito, cosa starà macchinando, adesso?. Sono questi gli assilli che rendono nervosi tutti gli oligo-duopolisti del mondo e li spingono a escogitare ogni sorta di rimedi, per essere oligopolisti nella forma e monopolisti nella sostanza, in barba alla fede liberale degli amministratori delegati (liberali si, ma ingenui no).
Ecco perché, per rilasciare ufficialmente a RAI e Mediaset il certificato di Vero Duopolio Realizzato, dobbiamo essere scrupolosi e andare a verificare se esse vivono davvero le angosce della Indeterminazione, dove esso si nasconde e quale forma ha
Lo chiameremo Potenziale di comunicazione Pubblicitaria, d’ora in poi PCP, ed e’ quella entita’ che spezzettata in spot, viene venduta agli investitori pubblicitari dopo essere stata fabbricata mediante l'impasto, di tre materie prime e cioe’: ascolto, (A), efficacia della pubblicità (E), durata della medesima (D).
In Formula
PCP = A*E*D
Questo è il campo dell'angosciante indeterminazione, se ce n'è; questo è il campo di battaglia degli oligoduopolisti, se riescono a darsi battaglia.
Passiamo allora in rassegna gli obiettivi e le tecniche dell'ipotetico combattimento.
Ascolto (A) e’ il tempo di vita che una collettivita’ passa davanti al teleschermo.
Ogni oligopolista vorrebbe attirare quantita’ crescenti di spettatori, ma puo’ rastrellarne le teste solo togliendole all’altro.
Efficacia (E) è la capacità di un messaggio pubbliciatario di toccare per davvero l'attenzione dello spettatore.
Durata (D) è il tempo di trasmissione dedicato alla pubblicità nell'ambito delle ore totali trasmesse.
è evidente che in un duopolio a denominazione garantita, i protagonisti , per controllare e vendere una quota più alta del Pcp , esclusa la possibilità di costruire una maggiore efficacia (che si potrebbe realizzare solo rendendo gli spot publicitari evento raro) dovranno badare essenzialmente ad aumentare il numero dei contatti agendo sugli ascolti (impresa sicuramente ardua in quanto gli ascolit sono un "gioco a somma zero") oppure sulla durata della pubblicità (impresa semplice)...
indi per cui la forumula del combattimento è
PCP = A% * D + a% * d
dove i valori percentuali "A" e "a" sono pari alla somma conseguite dai duopolisti in italia e "D"e "d" sono le quantità di pubblicità trasmesse.
Messo così il duopolio sembrerebbe perfetto perchè ciascun duopolista vorrebbe sapere se ò'altro farà questo o quella mossa per strappare ascolto, se aumenterà o non aumenterà la frequenza di pubblicità. (quindi ci sarebbe un'ottima indeterminazione)...
ma purtroppo in ITALIA la formula non è la precedente ma bensì questa:
PCP = A%* D/4 + a% * d
in cui la durata delle pubblicità trasmesse dal primo duopolista(RAI) è quattro volte inferiore al secondo (Mediaset)....
In questo caso il duopolio non è realizzato in quanto non tutte e quattro i principi di dottrina sono realizzati.
Infatti se l'attore più debole (RAI ) attacca (semmai investendo in programmi per rubare quote di ascolto) i guadagni sono pochi e le perdite del forte sono ancora meno.
Quindi l'attore debole ha convenienza a starsene buono.
Se invece è l'attore forte (mediaset) ad attaccare corre il rischio di annientare l'avversario (e chi glielo ridà poi un avversario così debole?)
Quindi anch'esso ha tutta la convenienza a starsene buono.
e quindi ovvio che non si è in un campo di battaglia ma in un luogo in cui nessuno ha convenienza ad attaccare e quindi appare tutto ben predeterminato.
In Italia risulta quindi esserci un mancato duopolio...
ma quali sono le conseguenze?
In conseguneza di ciò si verifica in italia una distorsione del quadro competitivo.
Infatti in Italia si rileva la massima divergenza tra le quote di ascolto realizzate rispetto alla quote di mercato controllate.
I mancati duopolisti (RAI) che non possono o non vogliono puntare allo sviluppo mediante la conquista di quote di mercato si concentrano sulla ottimizzazione della gestione e sono particolarmenti disincentivati nel fare investimenti in produzione.
Il soggetto privilegiato (mediaset) inoltre, grazie alla calma piatta che le regole impongono si dedica alla massimizzazione dell'utile al fine di soddisfare gli azionisti e sostenere la valorizzazione dello stock azionario.
Il risultato è che Mediaset esprime un utile operativo di dimensione mirabile dichiarando una cifra pari al 26.3% del fatturato (ndr oggi 2008 molto di più) che messo in confronto ad altri colossi dell'industria audiovisia americana (come cbs e viacom che dichiarano un utile operativo del7% e del 6% del fatturato ) più che un semplice utile è una vera e propria rendita.
Per concludere due osservazioni:
In Francia e Spagna , dove le aziende pubbliche come la Rai, percepiscono un canone sono assoggettate ad alcuni limiti nelle modalità di trasmissione della pubblicità che provocano a danno del loro fatturato una penalizzazione del 5% rispetto all'ascolto (in Italia è del 15%)...se anche la rai fosse assoggettata ad analoghe limitazioni la spazio di rendita del privato sarebbe solo di 300 miliardi e non di 900 miliardi (ndr oggi 2008 è molto di più)...
In Italia , inoltre, l'operatore privato è anche l'unico operatore dominante e quindi agisce in assoluta assenza di tensioni concorrenziali.
Questo risultato per chi lo consegue (mediaset) è ottimo ma dimostra che quando il mercato è distorto ciò che è buono per un'azienda non lo è per il sistema paese.
é così che si fanno i soldi giovani...
Mr B stranamente non ha mai parlato di abolizione del canone..in quanto se lo facesse rischierebbe di dover togliere anche la limitazione nella trasmissione della pubblicità e quindi creare i presupposti per un libero mercato dove la Rai potrebbe davvero battagliare con Mediaset...
me poi la rendita che gliela da????
mi scuso per gli errori di battitura ma lo ho fatto tutto di un fiato....
ringrazio il professore Balassone per avermi dato l'occasione di apprendere ciò che ho scritto.
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Mi rendo conto che non si tratta propriamente di articolo da forum..ma è sicuramente un qualcosa su cui riflettere in particolare quando si parla di servizio pubblico e canone senza conoscere minimamente la materia...
fateci caso...
questo argomento è sconosciuto ai più..eppure...
p.s. ci terrei a precisare che quello che leggete nel quote non è stato preso da nessun giornale...
è semplicemente uno schema (fatto di mio pugno stamane) prelevato dal libro "la tv nel mercato globale" di Stefano Balassone. (mio docente universitario).
Ultima modifica di Iron10 : 17-05-2008 alle 11:17.
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